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Interviste SOMMARIO

DAVID FOLCHITTO: A Life behind the Drum!

Classe 1978, con ben settecento live finora raggiunti nella sua carriera, militanza in più di cinquanta gruppi, all´attivo in almeno in una decina di band tra cui i Fleshgod Apocalypse, nonché insegnante ed endorser di marchi come Tama, Zildjian, Evans, Vic Firth e Markline. Umiltà, determinazione, passione, talento e bravura ecco la nostra intervista a un grande batterista: David Folchitto!

Ciao David! Grazie per aver accettato l´intervista e per concederci un po´ del tuo tempo! Iniziamo con le domande: quando hai scoperto che la batteria sarebbe diventata il tuo strumento?
(David):”Cominciai a suonare intorno all´età di 16 anni nel 1994/95, nel 1998 riuscii ad avere la mia prima batteria. In realtà all´inizio ero attratto maggiormente dalla chitarra poi scoprii di non esserne portato, sarei voluto diventare un chitarrista ritmico. Mi piaceva molto la componente ritmica di gruppi come Helloween, Gammaray, Stratovarius, insomma delle band power metal con le quali ero cresciuto. Un giorno presi le bacchette in mano e iniziai a cimentarmi con la batteria, con la sorpresa dei miei amici i quali sostenevano che secondo loro ero adattissimo a suonare proprio quello strumento. Iniziai così a suonare per gioco fino ad arrivare ad oggi, dove, anche se per certi versi la vedo ancora come un gioco, questa passione è divenuta con orgoglio il mio lavoro.”

Perché hai deciso che il genere nel quale ti saresti cimentato sarebbe stato proprio il metal?
(David):”Negli anni in cui iniziai ero molto vicino al metal. Ascoltavo gruppi come Metallica, Helloween, Pantera“Creeping Death” dei Metallica fu la prima canzone metal in cui provai a cimentarmi e mi piacque molto suonarla. Soprattutto suonare la batteria con il doppio pedale.. quello che ne veniva fuori mi faceva impazzire: tutti questi colpi, queste note, questa energia, non potevo farne più a meno.”

Ci sono altri generi che ami suonare?
(David):”Anche se ho iniziato col metal ci sono stati ovviamente altri generi che ho suonato col tempo.
Mi piace molto il pop rock, i Roxette ad esempio sono uno dei miei gruppi preferiti di quel genere. Mi è capitato di suonare anche cose più melodiche, leggere, generi diversi dal metal. Io penso che quando sono sul palco sono lì per suonare il mio strumento e questo mi aiuta molto a farmi piacere tutto quello che faccio perché fondamentalmente amo quello che faccio ed è tutto lì il segreto.”

Parlaci della tua nuova avventura con i FLESHGOD APOCALYPSE
(David):”Sono entrato nei FleshGod l´anno scorso, poco prima che iniziasse il tour in Sud America. Ci fu un cambio di lineup: il cantante e chitarrista Tommaso Riccardi lasciò la band e fu sostituito dal frontman originario, l´allora batterista del gruppo: Francesco Paoli. Per la batteria la scelta ricadde su di me. Mi sentivo onorato, uno dei miei gruppi preferiti, con brani che mi piacciono tantissimo, allora ho pensato: “darò il massimo per loro!”. Così iniziai a chiudermi in sala prove per alzare tantissimo i miei limiti, alle volte arrivando a starci dalle 8 di mattina alle 21 di sera. Da quando sto con loro ho notato miglioramenti pazzeschi, sono sempre lì per dare il massimo. Con gli altri componenti ci siamo trovati benissimo fin da subito. Francesco è un frontman fantastico: lo trovo d´impatto, viscerale . Nel tour in Sud america ci siamo divertiti come matti , ci siamo emozionati e quando lasci emozioni anche alla gente che è sotto il palco hai la riprova che lavori nel modo giusto. Noi componenti della band per quello che facciamo siamo serissimi e l´idea è sempre quella di superare i nostri limiti, poi però sul palco il divertimento e la passione sono componenti che non mancano mai.”

Ci racconti brevemente dei tantissimi altri gruppi di cui fai parte? sappiamo che sono tantissimi…
(David): StormLord: “Il mio gruppo storico! A settembre faccio 20 anni di militanza con loro. Adesso siamo a lavoro su nuovo materiale, proponiamo un ritorno alle origini con dei brani nuovi, idee concrete che ci soddisfano veramente tanto. Siamo parecchio autocritici e se il pezzo non soddisfa al 100% tutti i membri della band il pezzo non esce. Ad esempio Hesperia (2013) è un disco dove alcune parti di batteria sono state fatte e rifatte molte volte. Tutta questa precisione è assolutamente motivo di crescita per me e per tutti noi. Sappiamo che se mi spronano tiro giù la parte giusta, che posso fare sempre meglio ed io voglio sempre essere spronato per dare il massimo e superare nuove sfide.”

Screaming Banshee: “Sono con loro dal 2011. Eravamo partiti come tributo ai Death , successivamente Luca Ficorella, il chitarrista della band, mi ha fatto sentire un paio di pezzi inediti che mi sono piaciuti, li abbiamo arrangiati ed è così uscito il nostro primo disco nel 2014. Ora siamo a lavoro su brani nuovi per il nuovo disco, oltre la metà sono già pronti. Come genere ci stiamo spostando verso un death metal più tecnico. La cosa particolare di questo gruppo è la fiducia reciproca, nessuno ha quasi mai da obiettare sul lavoro dell´altro; io mi fido di come scrivono, loro mi danno il pezzo e io ci lavoro per la batteria, già sanno che ci metterò del mio facendo la parte giusta per la song, per i riff del pezzo.”
Nerodia: “Anche con loro mi trovo benissimo. Marco Montagna, il chitarrista, sa suonare anche la batteria, fa quindi dei riff molto belli e si adattano meravigliosamente alla batteria, tra a me e lui c´è una bella sintonia, come col resto della band.”

Gravestone: “Ci collaboro da un paio d´anni. Abbiamo fatto un EP che è uscito l´anno scorso, dovrebbe uscirne un altro a breve e stiamo lavorando a pezzi nuovi. Un´altra band che mi lascia un largo margine di libertà col mio strumento.”

Prophilax: “Beh per loro non c´è bisogno di presentazioni.. ! ci collaboro da ben 14 anni. Nei Prophilax sono migliorato tantissimo. All´inizio oltre ad essere contentissimo di essere stato chiamato, pensavo che avrei fatto quasi esclusivamente metal invece loro cercavano a tutti gli effetti un batterista a tutto tondo. Sono uno dei gruppi dove è più difficile rendere al 100% perché non è un solo genere sono molti generi diversi insieme anche nella stessa song: c´è la parte metal, la parte rock, la parte funky, la parte fusion e diventa ogni volta difficile interpretare il brano con l´intenzione giusta. Con loro mi sono dovuto smussare tantissimo e li ringrazio perché se ora faccio il batterista come professione e se riesco ad essere più poliedrico è anche grazie a loro che mi hanno fatto fare un grande lavoro su me stesso.”
Arkana Code: “Un gruppo di Pescara con cui lavoro da 4 anni, è uscito un disco l´anno scorso si chiama Brutal Conflict. Come genere facciamo un technical death metal anni 90 anche un po´ trash se vogliamo (tra Carcass e Coroner per intenderci). Paolo Ponzi, il chitarrista fondatore, è molto vecchia scuola, molto amante del genere ma non delle cose super moderne. A me i pezzi che proponevano sono piaciuti fin da subito. Anche in questa band ho tantissima libertà, Paolo si fida molto, anche con loro mi viene affidata tutta la parte degli arrangiamenti di batteria. Tutte le volte che Paolo è intervenuto per correggermi o darmi dei consigli ci ha spesso azzeccato, è lui che scrive tutti i pezzi e li ha già nella sua testa ben chiari, e in effetti le sue correzioni funzionano e per me è sempre interessante confrontarmi con lui.”

Mesosphera: “In procinto di far uscire il disco di debutto. Proponiamo un death metal tecnico molto particolare, molto veloce ma non è il solito death metal tecnico ha qualcosa di più singolare. Il disco dovrebbe uscire a breve.”

T.I.R.: “Gruppo storico nato negli anni ´80. Da una costola dei T.I.R. è nato il progetto con Edoardo Taddei: L´“Edoardo Taddei Trio”.

Engelstein (tributo ai Ramnstein): “Con loro lavoro dal 2011. E´ come se fosse una famiglia è uno di quei gruppi dove c´è un´ amicizia talmente forte, un´alchimia che per me è come fosse una band originale a tutti gli effetti, la sento proprio mia. Ci divertiamo anche quando andiamo in trasferta e facciamo i viaggi.”

Edoardo Taddei Trio: “Edoardo secondo me è mostruoso, un talento come pochi. Dino Gubinelli dei T.I.R. mi propose l´anno scorso di fare una data con Edoardo per farlo vedere al pubblico proponendo brani di chitarristi quali Jason Becker, Malmsteen e altri, non ti dico che ero scettico però pensavo vediamo un po´ come li suonerà questo ragazzo di 17 anni; quando ha suonato mi sono reso conto del suo talento e ho deciso di far parte di questo trio a tutti gli effetti. Talento, bravura, umiltà, dedizione.. secondo me certi talenti non vanno tenuti nascosti, vanno promossi e ho quindi intenzione di portare avanti questa collaborazione nel tempo.”

Space Eaters (tributo Helloween e Gamma Ray): “Ci siamo riuniti per gioco l´anno scorso dopo quasi 20 anni di inattività, dopo tanto tempo che volevamo risuonare ma si rimandava. L´anno scorso suonammo a “Rock per Amatrice” a Let It Beer, Roma ,fu l´occasione per tornare insieme. Durante la prima prova ero così contento, emozionatissimo, con loro siamo cresciuti insieme. Suonammo dopo 17 anni come se non fosse cambiato nulla, sembrava non avessimo mai smesso.”

Judas´Kiss (tributo Stratovarius): “Prima ci chiamavamo i Southern Cross ed eravamo il tributo officiale del fan club poi ci siamo staccati dal fan club e abbiamo cambiato nome ma la formazione è rimasta più o meno quella.”

Per quanto riguarda le sostituzioni:
Tractors: “Gruppo trash metal di Viterbo. Col cantante/bassista Emiliano Natali e il chitarrista Michele Arnone abbiamo un´altra band: gli Halpyn Fraiser di genere metal classico , un po´ alla Mercyful Fate e King Diamond se vogliamo, con cui io ho registrato un disco anni fa e non vedo l´ora che venga pubblicato perché merita tanto.

Exiled on Earth: “Band di genere trash, technical metal. Sostituisco Piero Arioni nei live in cui lui non può esserci.”

La domanda qui sorge spontaneamente: come riesci a dedicarti a tutti questi progetti contemporaneamente?
(David):”Dice un proverbio cinese: “Se il perché è forte, il come lo trovi”. Nel mio caso credo che sia un misto tra pazzia e volontà. Ci vuole impegno, costanza, pazienza, se una cosa la vuoi fare la fai. A me piace suonare al di là del fatto che è il mio lavoro quindi spesso faccio le prove da una parte poi corro a farle da un´altra. A volte mi succede di fare una serata dove suono con più gruppi contemporaneamente. La bravura in realtà è anche delle band con cui suono perché comunque ho constatato che se uno a casa i pezzi se li studia per bene, arriva poi in sala prove che è preparato e bastano veramente una prova o due fatte bene. Cerco di organizzarmi anche a seconda dell´attività live e studio dei gruppi e in qualche modo riesco a programmare i periodi da dedicare in base a quelli che sono i loro e i miei impegni.”

Sappiamo che oltre a suonare con tutte le tue band insegni anche come maestro di batteria…quali sono le cose che reputi più importanti da trasmettere ai tuoi allievi?
(David):”Innanzitutto che non esistono trucchi! I social come youtube e facebook portano la gente ad una visione della realtà molto distorta, poca voglia di fare gavetta, di mettersi in condizioni scomode, di sacrificarsi, molti vogliono la strada spianata ma la gavetta è importante, necessaria anzi. Non puoi volere imparare a correre se non sai prima stare in piedi e camminare. I ragazzi che vogliono imparare a suonare spesso arrivano e fanno le domande più sbagliate del mondo: “Quanto ci metto a diventare come questo batterista?”, “Quanto ci metto a diventare come te?”, “Quanto tempo ci vuole?”, “Qual è il segreto?”.. Sicuramente con queste domande si parte nel modo sbagliato! Io rispondo semplicemente: Umiltà, serietà, dedizione, partire dal basso per arrivare in alto, niente fretta, studiare tantissimo, suonare con un gruppo, farsi vedere. Studiare ma anche e soprattutto fare pratica . La pratica è fondamentale, ti migliora molto più un tour in condizioni disastrate che stare solamente 10 ore al giorno sulla batteria senza suonare con altre persone, la teoria è importantissima ma va sicuramente applicata. Ai miei allievi cerco di far capire che bisogna essere umili e lavorare col profilo basso, è importante, io l ho imparato anche dai grandi musicisti che più stanno in alto, più volano basso.. questo è un grande insegnamento. Se uno studia, suona in continuazione e si fa vedere prima o poi l´ occasione arriva.”

Nella tua lunghissima esperienza di concerti dal vivo (ricordiamo che sei arrivato a un totale di circa 700 concerti) ce n´è uno che ricordi per qualche curiosità, aneddoto o comunque che ti ha lasciato qualcosa in più a livello personale?
(David):”Un concerto al Jailbreak nel 2009 quando abbiamo suonato col tributo Stratovarius, che era ancora legato al fan club, eravamo ancora i Southern Cross. Quello era il periodo in cui era uscito il disco Polaris e gli Stratovarius sono venuti a promuoverlo. Mentre noi suonavamo, durante un loro brano è salito sul palco Lauri Porra il loro bassista, poi al momento di suonare Black Diamond sono saliti Matias Kupiainen (chitarrista Stratovarius) e Timo Kotipelto (cantante Stratovarius) ed io mi sono ritrovato a fare uno dei miei pezzi preferiti di uno dei miei gruppi preferiti col loro cantante originale che lo faceva con me. Sono letteralmente impazzito, il pezzo l´ho suonato con un´energia assurda, a un certo punto Kotipelto si gira verso di me in segno di approvazione, con tutto che un cantante in realtà non dovrebbe dare le spalle al pubblico; io mi sono sentito privilegiato come pochi, sono impazzito di gioia. Quello poteva essere il mio ultimo concerto per quanto ero soddisfatto, avrei detto: “va bene basta così!”. Un ricordo che non sbiadirà mai. Timo Kotipelto che ti guarda in segno di approvazione su un pezzo suo. La cosa più bella. Un altro concerto che ricordo volentieri fu un live coi Gambler, gruppo romano con cui ho collaborato in passato, per il live fu fatta poca promozione e per assurdo suonammo per sei paganti, mi ricordo però che me la son fatta prendere talmente a bene che ho detto agli altri membri della band: “saliamo sul palco e spacchiamo tutto!”. Uno dei concerti in cui mi sono divertito di più in vita mia. Lì mi sono reso conto del fatto che se sotto al palco ci sia una persona o che ce ne siano mille devi dare sempre il massimo. Se vedi mille persone pensi ad essere al top ma quando ci sono pochi spettatori la sfida aumenta perché non c´è il coinvolgimento della grande folla e devi saper entrare in sintonia con quelle poche persone. Uno dei live più divertenti, ho un bellissimo ricordo. A fine serata i ragazzi sono venuti là e ci hanno ringraziato perché la nostra energia è arrivata a loro e viceversa.”

Come ti prepari solitamente per affrontare un tour?
(David):”solitamente faccio quella che si chiama la classica “chiusa” in sala prove, suono ogni pezzo della scaletta del concerto per due/tre volte di fila o tutta la scaletta di seguito sempre per due tre volte di fila. Quando ho fatto la preparazione per il tour con i Fleshgod mi sono messo nel garage dove ho la batteria e dove fa veramente fa caldo, ho voluto ricreare la peggior condizione in cui potessi suonare sapendo che andavamo in Sud America e sapendo che probabilmente durante il tour avrebbe fatto caldo. Ho anche suonato per tre ore di seguito senza bere mai perché ho pensato ad abituare il corpo a suonare nella condizione peggiore possibile, mi dovevo preparare mettendomi tre volte di più nelle difficoltà che ipoteticamente avrei trovato.”

Qual è la cosa più strana che ti è successa durante un live?

(David):”nel ´97 durante uno dei miei primi live, avevo lo sgabello che praticamente ha ceduto e sono caduto ma ho continuato a suonare pensando:“The show must go on!” E ho così finito il pezzo in piedi. Quella è stata divertente. Più o meno divertente è stata la serata in Colombia Con i Fleshgod Apocalypse l´anno scorso dove mi sono sentito male durante il concerto. C´è questo video dove vomito e mi sento male ma nonostante tutto vado avanti e non mollo, continuo a suonare, la gente l´ha condiviso sui social ed è diventato virale io invece non l´ho condiviso, me ne vergognavo. Mi hanno scritto in centinaia per sapere come stavo dicendomi che ero stato un eroe, io invece mi sono sentito un incosciente che aveva una congestione ed ha rischiato di rimetterci le penne; certo la salute è più importante della gloria però mi sono sentito di andare avanti, non me la sono sentita di fermarmi nonostante tutto. Un altro concerto dove è successa una cosa curiosa è stato coi Prophilax nel 2012 a Olevano Romano(RM), in un parco all´aperto. Durante uno degli ultimi pezzi mi è salito uno strano insetto verde tipo mantide sulla bacchetta e non se ne voleva andare più così ho dovuto suonare con questi insetto che mi ha fatto compagnia per tutta la fine del concerto.”

Quali sono i batteristi che stimi di più (internazionali e non)?
(David):”uno fra tutti Gene Hoglan: per me è il numero uno e la mia fonte d´ispirazione più grande. Poi i grandi batteristi power metal come Ingo Schwichtenberg (è stato batterista e uno dei fondatori degli Helloween), Jorg Michael (Running Wild e Stratovarius), Dan Zimmermann (Gamma Ray) per citarne alcuni.”

Cosa pensi della scena metal mondiale? E di quella italiana? Cosa manca (sempre se manca) per fare il salto di qualità definitivo rispetto ad altre realtà nordiche da sempre più ricettive a questo genere musicale?

(David):”Io penso che in realtà all´Italia non manchi niente, abbiamo visto dagli anni ´90 in poi gruppi come i Rhapsody ad esempio o i Lacuna Coil, gli stessi Fleshgod che hanno il loro seguito e sono gruppi rispettati anche all´estero. Ad esempio citando il genere brutal abbiamo gruppi come gli Hour of Penance, i Bloodtruth che sono delle band fantastiche, nel genere gotico i Novembre, e sono solo alcuni. Per qualsiasi realtà svedese, tedesca, americana puoi contrapporre benissimo nomi italiani senza sfigurare. Ultimamente ho scoperto gruppi underground come gli Hellslave, gli Hellucination,i Jumpscare e tanti altri validissimi.All´ underground in Italia non manca nulla anzi è ricchissimo e non mancano i musicisti, il talento, il livello compositivo e tecnico. Io stesso la scena la amo, la seguo e la supporto. Il problema è che mentre le realtà nordiche hanno più successo anche in casa loro perché il pubblico guarda più quello che ha piuttosto che quello che viene da fuori, noi invece facciamo un po´ il contrario, forse da noi è più un problema di mentalità. Ci vorrebbe un po´ più di supporto in generale da parte dei locali, dei promoter, del pubblico, etc… Insomma supportare di più i gruppi di casa nostra, anche ascoltando le cose che vengono dall´esterno, ma senza trascurare quello che di bello abbiamo.”

Cosa consiglieresti ad un artista che vuole addentrarsi oggi nel mondo della musica?
(David):”bisogna crederci, andare avanti senza fermarsi, non avere fretta, avere pazienza e costanza.”

Grazie per il tempo che ci hai dedicato! Vuoi lasciare un messaggio ai lettori di Vero Rock Italia?
(David):”grazie a chi leggerà quest intervista e grazie per il tempo che mi è stato concesso. Lavorate con passione, con costanza e con umiltà e inseguite sempre i vostri sogni che prima o poi se insistete e persistete qualcosa si avvera!”

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