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KALEDON – Antillius: The King Of The Light (studio report)

Dopo poco più di un anno e cinque mesi dall´uscita dell´ultima loro release, “The King´s Blacksmith”, uscito il 23 Aprile 2013 sempre per la Scarlet Records, i Kaledon hanno il piacere di presentarci in anteprima assoluta il loro nuovo album, finito di registrare, e di imminente pubblicazione, prevista per il prossimo 18 Novembre.

Il pomeriggio di sabato 20 Settembre 2014 abbiamo dunque l´onore di ascoltare e di conoscere direttamente l´ultimo venuto, partorito dalla band capitolina, e insieme a loro di discutere ed avere delucidazioni in merito al processo di registrazione di ciascun brano, alle idee di base, sia dal punto di vista musicale che lirico, e a molti aneddoti relativi alla loro ultima fatica discografica! All´evento hanno preso parte, oltre al sottoscritto per VeroRock Italia, anche altri colleghi di testate e webzine quali Gianluca Grazioli (Metal Hammer), Stefano Bonelli (Tempi Duri) e Serena Vitaliano (Coming Soon Television), con cui è stato molto piacevole prendere parte all´ascolto, oltre a scambiare interessanti pareri musicali in compagnia della band! Verso le ore 16.30 circa, presso gli Outer Sound Studios, iniziamo la nostra avventura sonora, guidati dai racconti e delucidazioni dei diretti interessati, ovvero dai Kaledon in persona: Marco Palazzi (voce), Alex Mele (chitarra), Tommy Nemesio (chitarra), Paolo Campitelli (Tastiere), Paolo Lezziroli (basso) e l´ultima new entry del gruppo, Massimiliano Santori (batteria). Dopo un breve ma piacevole rinfresco, gentilmente offertoci per l´occasione, entriamo nella sala di registrazione, pronti per goderci il nuovo album. Come illustratoci dal mastermind, nonchè membro fondatore della band, Alex Mele, mentre con il precedente lavoro si era definitivamente conclusa la saga, interamente scritta da lui, “Legend Of The Forgotten Reign”, l´ultimo “Antilius: The King Of The Light” ci racconta invece la storia di uno dei personaggi presenti nel precedente concept: la figura di Antillius, re di Kaledon. Va precisato come in tutti i pezzi del disco, tanto le parti liriche quanto quelle strumentali sono state ideate proprio per raccontarci le vicende, narrate dal punto di vista del re in persona.

Ecco di seguito un sunto di quelli che sono, a nostro avviso, le peculiarità e le caratteristiche offerte da ciascun brano, presentatoci in anteprima, e che noi vi riproponiamo, track by track!

1. “In Aeternum”: e come ogni Power/Epic album che si rispetti, anche qui non manca ovviamente un´intro sinfonico, preludio a quella che sarà una vera e propria “tempesta sonora”, già a partire dal brano successivo! Siamo di fronte al loro primo intro interamente sinfonico, senza alcuna voce narrante: l´intera composizione è stata ideata dal nuovo tastierista, Paolo Campitelli, con la band già nel precedente album e tour di supporto. Da notare il gran lavoro con i pad e le orchestrazioni, che rendono al massimo dell´epicità questo breve, seppur intenso preludio.

2. “The Calm Before The Storm”: dopo un intro strumentale, basato su un crescendo, ecco tutta l´energia e la carica sprigionata in questa tempesta: ottima speed-opener, con buoni stacchi e refrain precisi, soprattutto nel bridge centrale, e duelli di chitarra/tastiera al fulmicotone. Dal brano in questione è stato tratto inoltre un video (presentatoci a fine ascolto), girato live in studio, dove possiamo ammirare tutta la band in gran forma! Insomma, un´apripista in pieno stile Kaledon, dove, sia dal punto di vista degli arrangiamenti che delle linee melodiche, si denota un notevole lavoro, unito al prezioso contributo della sezione ritmica, qui assai presente.

3. “Friends Will Be Enemies”: l´avvio è affidato nuovamente ai pad di tastiera, con cori dal sapore melanconico, conditi da orchestrazioni sinfoniche a cui successivamente si aggiunge un´intro di batteria e a seguire tutto il resto della band. Ottima l´interpretazione canora di Marco Palazzi, sia sui toni alti che su quelli medi/bassi. Ritornelli molto veloci e coinvolgenti, con riff monolitici di chitarra, e un raffinato bridge centrale, in cui spicca uno stacco con l´organo da chiesa e cori. Assoli di tastiera/chitarra in pieno stile neoclassico.

4. “Elisabeth”: ed eccoci di fronte ad una inaspettata quanto dolce sorpresa: una ballad! Qui un´intro di sole chitarre, acustica arpeggiata, accompagnata da un solo, ci regala delle atmosfere sognanti, a cui si aggiunge un cantato profondo. Ma la novità inaspettata di questo brano è la presenza della voce femminile di Angela Di Vincenzo,vocalist dei Secret Rule (a breve la pubblicazione dell´album di debutto, prodotto da Timo Tolkki), nelle melodie del ritornello centrale: proprio questa alternanza di voce maschile (nelle strofe) e femminile (ritornello) risulta essere una scelta ben riuscita, e che soprattutto arricchisce la proposta musicale, in un brano in cui evidenziamo inoltre un solo di tastiera con un synth che ricorda vagamente in alcuni punti qualcosa degli ultimi Dream Theater. Insomma sicuramente uno dei punti più alti dell´intero lavoro!

5. “New Glory For The Kingdom”: breve intro parlato, e subito siamo di fronte ad un mid-tempo iniziale, in cui notiamo un pregevole arrangiamento di tastiera (synth), sostenuto dalle due chitarre. Nonostante il brano sembra proseguire su questi binari, ecco all´improvviso un cambio di tempo, con uno stacco di batteria, che ci catapulta in un pezzo molto veloce e tirato, in cui si evidenzia un duetto all´unisono tra le due chitarre (in pieno stile “Helloween”) nel bridge centrale, prima di un duello di chitarra/tastiera: cambi di tempo ben riusciti, con un uso intelligente ed efficace delle parti sinfoniche, in favore della riuscita complessiva dell´intero pezzo, che a tratti ci fa ritornare alla mente alcuni picchi degli Angra con Edu Falaschi alla voce.

6. “The Party”: una part iniziale allegra e veloce, con reminescenze folk irlandesi e atmosfere in stile “banchetto reale”, ci porta a uno stacco di chitarra, da cui prende poi il via tutto il brano: da sottolineare, anche qui, una buona prova della sezione ritmica, soprattutto nell´alternanza di parti meno veloci al refrain del ritornello. Nuovamente assoli veloci di chitarra/tastiera, in cui si denota tutta la perizia tecnica e il background neoclassico di Alex mele e Paolo Campitelli. Bridge centrale molto “Happy Metal”, che si lega bene alle parti cantate, rendendoci partecipi di questa “festa”!

7. “The Evil Conquest”:
 un arpeggio di tastiera (con l´uso di synth e strings) viene qui sorretto da una ritmica incalzante di chitarra, controtempata, per poi arrivare ad uno stacco di chitarra che ci trasporta in un brano speed-sinfonico: si nota infatti un bel connubio, nonchè compromesso, tra velocità e melodia, con un pre-ritornello basato su un mid-tempo. Stacco centrale di chitarra arpeggiata e assolo sono tra gli altri punti di forza. Qui è infatti la batteria che detta i tempi e le ritmiche tra i vari soli: dopo un bridge centrale antemico, ecco un nuovo solo tastiera/chitarra su ritmiche più sincopate, prima di arrivare al ritornello conclusivo.

8. “Light After Darkness”: un parlato iniziale fa spazio subito a un muro sonoro di chitarre, che ci riporta su tempi speed, ma non eccessivamente: il ritornello è una cavalcata dal sapore epico, caratterizzato da stacchi di organo prima delle strofe. La parte centrale invece è caratterizzata da orchestrazioni che rendono il brano pregno di pathos e di sinfonia, e da un fraseggio tra le due chitarre, in pieno stile Gamma Ray. Un ultimo ritornello, sempre più andante, ci conduce “verso la luce, dopo l´oscurità”!

9. “The Angry Vengeance”: siamo ora di fronte ad un altro dei punti cardine di questo full-lenght: un mid-tempo, con alcuni stacchi più veloci, nel pre-ritornello e ritornello, condito da un ricercato uso degli arrangiamenti. Ma la vera novità di questo brano è il cantato in italiano, per la prima volta in assoluto nella loro carriera, che richiama alla mente alcuni spunti di matrice rhapsodyana, o qualcosa dei primi Domine. Altra nota veramente interessante è sicuramente il bridge centrale, con sola voce, piano e orchestrazioni, prima di un refrain di tastiera/batteria, preludio ad altri duelli strumentali ( chitarra/tastiera). Speriamo che anche questo secondo esperimento possa costituire uno spunto ulteriore per nuove “evoluzioni sonore” da parte del sestetto romano!

10. “My Will”: un bellissimo arpeggio di chitarra, in pieno stile medievale, accompagnata da flauti e orchestrazioni, ci conduce, attraverso un salendo strumentale all´unisono, al cuore di questo pezzo, molto particolare, soprattutto perchè alterna parti più lente ad autentiche sfuriate: i refrain e stacchi di batteria, sono anche in questo brano efficaci, insieme agli arrangiamenti di tastiera. Il ritornello è concepito con un cantato con cori a più voci, per rendere la giusta epicità cercata! Molto bello l´assolo che Alex Mele ci propone, supportato in un fraseggio di chitarre, dall´amico Tommy Nemesio. Come ci spiega lo stesso Alex, il brano è una reprise di “Voltures In The Air” (dal loro terzo album “Legend Of The Forgotten Reign – Chapter 3: The Way Of The Light”), questa volta però visto non dalla parte del narratore, come nel brano di origine, scritto quasi dieci anni or sono.

11. “The Glorious Blessing”: proseguendo nel nostro viaggio insieme al re Antillius, arriviamo ad un pezzo, il cui intro di sole voce/chitarra/tastiere ci porta su lidi sempre più sinfonici: da sottolineare qui un´ottima prova canora di Marco Palazzi, prima dello stacco di chitarra e batteria, che ci catapulta in un brano in pieno stile kaledoniano. Gli ingredienti sono sempre ben amalgamati, e a ritornelli carichi di epicità, fanno da contrappunto fraseggi di chitarra e assoli di tastiera (lead synth). Ben riuscito anche l´assolo di chitarra, caratterizzato da un buon uso dei legati e del tapping.

12. “The Fallen King”: e arriviamo quindi al brano di chiusura dell´album. Dopo un preludio strumentale con arpeggi di chitarra e parti sinfoniche, dal carattere dolce ma al contempo melanconico, e dopo un refrain molto spinto, a seguire, ritorniamo su parti più soft, col cantato che ci riporta alla calma. L´interpretazione canora è alquanto struggente , proprio per evidenziare l´epitaffio del re Antillius, prima della sua imminente fine. E invece, eccoci tornare su ritmiche tirate e un bridge centrale invece più in crescendo, dove viene sprigionata tutta la vena epica della band. La parte conclusiva è riservata ad un assolo di chitarra, accompagnata da un arpeggio e da orchestrazioni con violini, proprio a simboleggiare il commiato del sovrano dal regno di Kaledon!

BONUS TRACKS JAPANESE EDITION

13. “The Loneliness Of The Long Distance Runner” (Iron Maiden Cover): per il pubblico e i fan nipponici, la band ha pensato di proporre la rilettura di due cover, sicuramente assai gradite, di due delle band che hanno influenzato il loro sound nel corso di questi sedici e più anni di onorata carriera. Il brano in questione, uno dei pezzi forse più sottovalutati ma più riusciti di “Somewhere In Time” (1986), viene infatti rivisitata in pieno stile Kaledon, con l´uso quindi di pad e orchestrazioni che arricchiscono la composizione originale di Harris & soci: soprattutto l´utilizzo di cori nel bridge centrale e la riproposizione del bellissimo solo dell´accoppiata Murray/Smith sono delle carte vincenti nella scelta di questa cover, che comunque risulta vicina alla versione che tutti noi conosciamo.

14. “Swords In The Wind” (Manowar Cover): questa seconda rilettura, di un classico del combo statunitense capitanato da Joe De Maio, risulta, a mio parere, anche più riuscita della cover precedente: la suggestiva e toccante interpretazione canora, accompagnata da un intro con pianoforte e archi, arricchisce sicuramente quella che già di per se è una delle composizioni di maggiore pathos concepita dai Manowar. A questo va ricordato l´ottimo lavoro alle chitarre dell´accoppiata Alex Mele/Tommy Nemesio, nonchè di Paolo Lezziroli, che riesce ad imprimere il giusto groove all´intero brano.

Al termine di questa bellissima anteprima, che ci ha consentito di tastare l´ottimo stato compositivo della band romana, abbiamo il tempo anche per gustarci in loro compagnia il video del brano “The Calm Before The Storm”, girato in presa diretta, oltre a scambiare dei pareri e giudizi insieme a tutti i componenti. Sicuramente questo “Antillius: The King Of The Light”, rispetto anche ai lavori precedenti, risulta un prodotto di gran qualità e classe, e anche l´aver osato proporre alcune soluzioni nuove (il cantato femminile e il ritornello in italiano) ci offrono una composizione mai scontata, che non ha mai delle cadute durante tutto lo scorrere del disco, nonostante quasi tutti i brani abbiamo un minutaggio superiore ai quattro/cinque minuti. Si percepisce anche una sempre maggior cura negli arrangiamenti e nell´uso sapiente delle orchestrazioni, nonchè una più che positiva prova della sezione ritmica, soprattutto del nuovo arrivato, Massimiliano Santori, in grado di imprimere l´energia giusta a ciascun brano, sia nelle parti più tirate, che in quelle più controtempate. Infine, va ricordato il prezioso e ben riuscito lavoro da parte di Giuseppe “Mozul” Orlando, che da anni collabora con la band al mixaggio e alla produzione, che in questo nuovo album risulta ben bilanciata, soprattutto nei suoni di chitarra/tastiera e di batteria.

Non ci resta dunque che consigliarvi l´acquisto di questo interessante prodotto, che va ad aggiungersi a una lunga serie di perle targate Kaledon: questo ottavo sigillo, proprio per la freschezza e sperimentazione di alcune soluzioni, pur mantenendo la sua matrice classica di base, è sicuramente un avanzamento e miglioramento nel sound del combo capitolino. Speriamo quindi che possiate apprezzare questa nuova release, e ci auguriamo di poter rivedere presto in sede live, magari in qualche festival estivo, la band, che da tempo ci ha abituato a ottime performance, condite dal giusto tocco di epicità: sarà infatti interessante vedere quali dei brani dell´ultimo disco saranno riproposti in sede live. Perciò non ci resta che aspettare e intanto di goderci questo appassionante, a tratti struggente, e ben riuscito prodotto targato Kaledon!

TRACK LIST:

1. In Aeternum
2.The Calm Before The Storm
3. Friends Will Be Enemies
4. Elisabeth
5. New Glory For The Kingdom *
6. The Party
7. The Evil Conquest *
8. Light After Darkness
9. The Angry Vengeance
10. My Will
11. The Glorious Blessing *
12. The Fallen King

13. The Loneliness Of The Long Distance Runner **
14. Swords In The Wind **

* Bonus Tracks Digipack Version
** Bonus Tracks Japanese Version

LINE UP:
Alex Mele: chitarra solista
Tommy Nemesio: chitarre
Paolo Lezziroli: basso e cori
Paolo Campitelli: tastiere, piano e orchestrazioni
Marco Palazzi: voce
Massimiliano Santori: batteria

Fonte: Raffaele Pontrandolfi

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