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Interviste SOMMARIO

INTERVISTA CON KOBI FARHI – Orphaned Land, una band in tempi di guerra

Quella che di solito è una passione (intervistare le persone a me vicine nel mondo musicale), si è trasformata in qualcosa di molto difficile stavolta, viste le circostanze.

Gli Orphaned Land sono sulla scena da più di 30 anni ed il messaggio che hanno sempre portato con la loro musica è un messaggio di pace ed uguaglianza tra ebrei, musulmani e cristiani, oltre a discostarsi da alcune azioni del loro governo in diverse occasioni. L’attacco da parte di Hamas (forza terroristica palestinese islamista) del 7 ottobre è stato qualcosa di orribile, soprattutto per l’efferatezza delle uccisioni; donne stuprate e poi uccise, ragazzi giovanissimi sgozzati, bambini legati e dati alle fiamme, cadaveri deturpati, anziani uccisi e così via… (una descrizione accurata degli attacchi è fornita da Repubblica a questo link: https://lab.repubblica.it/2023/7-ottobre-attacco-hamas-israele/) E’ la guerra mi dite? No, questo va ben oltre.

Come ogni cosa poi, soprattutto dai tempi del Covid, dove abbiamo visto che molta gente ha iniziato a mostrare le proprie lauree in virologia, legge, geopolitica, etc. prese direttamente da Facebook sparando sentenze essenzialmente ripetute a pappagallo (“spiegazioni incluse”), i fatti sono passati sulla tavola dei Social Network, dove la band è stata attaccata con tanto odio immeritato, per il puro fatto di essere israeliani. Gli hater da tastiera sono la specie più pericolosa, come diceva Umberto Eco: “I social danno la parola a legioni di imbecilli”, gente senza alcuna idea reale di quello ciò che giudicano ed a mio avviso, con tanta frustrazione interiore da non trovar niente di meglio da fare che attaccare chi non si conosce. Per tutti questi discorsi, preparatevi ad un’intervista discretamente lunga, che affronterà stavolta anche tematiche complicate, ma che in ogni caso tornerà poi anche a parlare di musica, forse l’unica cosa che dà un po’ di speranza alle nostre vite, quando tutto è nero.

Ciao Kobi, oggi a circa 10 anni di distanza dalla prima intervista che ti ho fatto in assoluto, le parole “come stai”, che normalmente sono così semplici, mi sembrano molto complicate.

Dimmi come stai.

Stiamo bene in un certo senso, ma i nostri cuori sono spezzati dagli eventi del 7 ottobre; c’è questa brutta sensazione che ti accompagna ovunque tu vada. Non è solo il massacro che Hamas ha compiuto nel sud di Israele (e tra le vittime c’è anche un fan degli OL che è stato massacrato), è stato anche il modo in cui l’hanno fatto, come se uccidere non bastasse, hanno bruciato la gente e fatto altre cose orribili che non voglio ripetere. Molto pesante da sopportare, per il nostro spirito e la nostra situazione mentale. Penso che tutto il popolo di Israele non abbia potuto ascoltare musica per due mesi; non abbiamo potuto fare nulla di normale per molto tempo. A dicembre abbiamo fatto due show a Tel Aviv durante i quali le persone hanno pianto tutto il tempo. C’erano canzoni che non abbiamo suonato, perché siamo una di quelle band con canzoni particolari che in questo momento i fan non vogliono sentire. La situazione era così triste che ad esempio i fan ci hanno chiesto: “Per favore, non suonate Brother”, che è una cosa molto strana da chiedere agli Orphaned Land, o “Per favore, non suonate All Is One”; ciò mostra quanto le speranze e le convinzioni delle persone siano infrante dopo quello che è successo. Di solito ho la mia kefiah sul microfono che è la sciarpa araba; la band mi ha detto di non portarla. Unito a ciò c’è anche il post-trauma dell’Olocausto, che ci ritorna in mente a causa di ciò che è accaduto e sta ancora accadendo, la gente vuole ancora spazzare via gli ebrei. La guerra è orribile ed ovviamente anche quello che sta succedendo dall’altra parte mi spezza il cuore. Chiedere come stiamo è una risposta davvero lunga.

Qual è la situazione tra la tua gente?

Stiamo cercando di essere il più normali possibile, ma è un periodo molto difficile per noi, per ogni israeliano. Penso che sia difficile essere ebreo adesso, ovunque si trovino, gli ebrei hanno paura.

Sì, ho visto dichiarazioni stupide che definiscono nazisti gli ebrei, questo è completamente folle!

Penso che le persone tendano a descrivere le cose in modo molto sproporzionato. Israele non è lo stato migliore, la popolazione di Gaza soffre, c’è un conflitto e molti palestinesi stanno morendo (non sono cieco di fronte a questo). Ma questo non è un genocidio perché durante un genocidio la popolazione diminuisce. Ad esempio, la popolazione ebraica in Europa durante la seconda guerra mondiale è diminuita. Quindi questa è una guerra molto brutta, enorme, troppi palestinesi stanno morendo, ma non è un genocidio e lo dico senza mancare di rispetto a nessuno. Israele non ha inventato la guerra e questo non è nemmeno il più grande conflitto in Medio Oriente. Se prendiamo la guerra civile in Siria, sono morte mezzo milione di persone; nemmeno questo è un genocidio, ma sono morte così tante persone, inclusi 50.000 bambini. Ciò non è nemmeno paragonabile a ciò che sta accadendo qui, ma nessuno nei media o nelle strade ha trattato la guerra civile in Siria come tratta questa guerra. È questo perché sono coinvolti gli israeliani? I bambini siriani e quelli palestinesi sono bambini, sono la stessa cosa. Non riesco a capire, condivido le lacrime per la morte dei bambini palestinesi. Me li immagino sentire i boati delle bombe, è così spaventoso. Quando li sento salto! Quindi non sono cieco di fronte a questa sofferenza, ma ci sono cose che vedi solo verso gli ebrei; hanno messo una svastica sulla bandiera israeliana. Non l’hanno fatto, ad esempio, con la Russia. Molti paesi sono andati in guerra, come USA, Francia, Inghilterra… nessuno ha mai messo un cartello su un negozio come “divieto di ingresso per gli inglesi” o “divieto di ingresso per gli italiani”… Lo stanno facendo con noi. Diversi paesi europei nella storia hanno ucciso così tante persone o anche i turchi, cosa hanno fatto con gli armeni? Non vedo i cartelli “divieto di ingresso per i turchi”. Nel 2005 eravamo sul Lago di Como con la band (eravamo in tournée con i Paradise Lost) e sono rimasto molto colpito dal posto; “Guarda qua, guarda là, che meraviglia, questo attore vive laggiù,..blablabla…” e poi siamo arrivati ad un muro con dei graffiti e abbiamo visto: “Morte a Israele”. Ci siamo chiesti: “Ma perché?” Questa non è una cosa comune da vedere. Perché alcune persone hanno nel profondo della loro anima questo problema dell’antisemitismo? La sensazione di essere israeliano è quella di essere sempre trattati in modo diverso, a volte hai anche paura della tua nazionalità, del tuo background: questo non ha senso. Non l’hai mai sperimentato, non sei mai andata in un Paese e hai visto “Morte agli italiani”, è una sensazione molto brutta.

Sì, penso che sia lo stesso di quello che succede alle persone di colore. Non ha senso e non è giusto.

Sì, molto simile. Comunque, è molto strano ma anche molto importante essere un musicista di questi tempi, abbiamo visto nei concerti che abbiamo fatto quanto fosse importante cantare per abbracciare le persone, per stare con loro. Ho capito quanto sia importante la musica più durante questi due spettacoli che in 33 anni di carriera.

Ho visto molti hater nei vostri post. Contestualizzo: prima di quest’ultimo attacco, quando postavate messaggi di pace tra ebrei, palestinesi e musulmani, ricevevate molte critiche e non solo. Dal 7 ottobre, però, avete giustamente protestato contro questo orribile attacco e parlato di ciò che Hamas ha causato e la gente vi ha incolpato per il motivo opposto. Non è una cosa che mi sorprende, visto che durante il Covid abbiamo sperimentato come le persone cerchino sempre di portare odio. Vuoi ripetere/dire qui quali sono i tuoi pensieri?

Sì, questa è la cosa più strana che ci è capitata: quando abbiamo scritto sui social media che stiamo dalla parte del popolo israeliano (non abbiamo scritto che stiamo dalla parte del governo israeliano), abbiamo semplicemente scritto che stiamo dalla parte del nostro popolo, dei nostri amici, parenti, etc. Abbiamo anche scritto che non siamo contro i palestinesi, ma solo contro Hamas. Se fossi a Gaza, starei con la gente di Gaza. Questo è bastato perché migliaia di fan ci abbandonassero, ci denigrassero. I social media sono molto tossici, le persone si permettono di diffondere cose che non ti diranno mai in faccia. Per loro siamo diventati i sostenitori della morte dei bambini, del genocidio, del sionismo (che per me significa essere israeliano). Dipende anche da come le persone definiscono le cose. Era semplicemente impossibile, molti fan se ne sono andati e noi abbiamo detto “ciao, ciao”. Se non vuoi ascoltare la nostra musica va bene, lo faranno i tuoi figli. Ad un certo punto ci siamo detti: se avessimo postato sul nostro Facebook “Palestina libera” il tour di gennaio (ora rinviato) sarebbe avvenuto in modo naturale! Sono dei bei soldi per la band, non potevamo che pubblicarlo oppure “From the river to the sea, Palestine will be free”. Non ho nulla contro la Palestina, ma non sono contro il mio popolo. Il nostro cuore è pulito e ciò non significa che sosteniamo la guerra, né la morte dei palestinesi. Quindi perdiamo il tour, perdiamo i soldi, ma non vendiamo le nostre anime. In realtà mi va bene.

Sì, penso che le persone che non conoscono la guerra dovrebbero giudicare così in fretta. Tutto quello che canti da anni sembra dimenticato. Il tuo messaggio di pace, di uguaglianza, ora lo hanno dimenticato.

Guarda, nel mondo arabo c’è ancora la cultura secondo cui se tua sorella esce con qualcuno, fa sesso senza essere sposata con lui, può essere uccisa. Sai da chi? Dal fratello, dal padre,… questo accade anche in Israele tra gli arabi, molte donne vengono assassinate dai mariti, in altri casi sono costrette a sposare chi le ha violentate perché ora non sono più vergini. Non prendo queste informazioni pessime scagliandole contro ogni arabo che incontro, dicendo loro: “Perché non andate contro la vostra cultura araba, la vostra nazione araba, la vostra identità?”. Non metto insegne nei negozi. Però se sto con la mia gente vengo giudicato.

Israele è l’unico paese del Medio Oriente che non ha una mentalità chiusa. Non hai l’hijab compulsivo, non è contro i gay o altre religioni,…

Sì, permettiamo alle persone di essere quello che sono: gay, lesbiche, musulmani, cristiani, ebrei, atei. Israele è l’unico posto dove ciò è possibile. Abbiamo giudici arabi, medici arabi, infermieri e persino soldati arabi nell’esercito. Le persone vedono davvero il 5% di tutto il quadro e poi giudicano. È completamente sbagliato. Ci hanno dato la colpa anche del Covid!

Haha no! Noi italiani siamo stati incolpati del Covid. Perché siamo stati i primi dopo la Cina.

Ah davvero?

Sì, quindi abbiamo sperimentato cosa significa essere schifati da tutto il mondo solo perché è successo qui prima.

Sì, è una brutta situazione. Abbiamo cancellato il tour anche perché non sappiamo com’è la sicurezza in Europa, nei locali, il terrorismo, ricordo ancora cosa successe al Bataclan. Spero che a settembre vada meglio.

Non siamo qui solo per parlare di guerra e di cose negative. Il 13 dicembre c’è stato il consueto spettacolo dell’Hanukkah a Tel Aviv (tutto esaurito come sempre) e credo che questa volta sia stato un concerto molto importante, con sul palco anche tanti bambini. Raccontaci come è andata.

Il primo show ha fatto il tutto esaurito e il secondo ci è andato vicino. È stato molto difficile realizzare lo spettacolo; abbiamo prima postato qualcosa su Facebook, chiedendo alla gente se fosse stata cosa gradita farlo. Ci hanno implorato di farlo. Non ci rendevamo conto di quanto ne avessimo bisogno. La scaletta era davvero speciale, anche se non abbiamo potuto suonare nulla che includesse parti in arabo, perché dobbiamo rispettare la richiesta dei nostri fan. Ad esempio il padre di un ragazzo che combatte a Gaza (muoiono anche soldati israeliani), tifoso da 30 anni, ha detto: “Per favore, non cantare niente in arabo. Sono di sinistra, non sostengo la guerra e guarda cosa ci hanno fatto?” Volevamo semplicemente illuminare i loro cuori e lo spettacolo era wow, la gente piangeva. Sono salito sul palco e ho chiesto di abbracciarci. È stata una sorta di esperienza new-age di meditazione consapevole!

Ahah!

Ho fatto queste cose che non faccio mai perché siamo in guerra, perché siamo in una strage, perché c’è una strage anche dall’altra parte. È stato un momento molto diverso e speciale. Ho dovuto trattenere le lacrime sul palco. Il sentimento in Israele in questo momento è di depressione. I bambini sono stati fantastici sul palco. Era così bello avere una sorta di spettacolo “normale”.

All’inizio del mese è uscito “A Heaven You May Create”, un cd live per il 30esimo anniversario della band, suonato da un’orchestra di 60 musicisti (filmato nel 2021 in piena Covid).

Come sono state scelte le canzoni? Vuoi dirci qualcosa in più di questo album?

Sì, ai tempi del Covid non sapevamo se il concerto ci sarebbe stato ma poi abbiamo avuto la fortuna di realizzarlo in un intervallo senza restrizioni. Alla fine era pieno, 2.500 persone! Non l’abbiamo filmato per un DVD perché all’inizio non potevamo impegnarci con una società di registrazione, avendo appunto l’incognita di tutto. Abbiamo mandato il live streaming dello spettacolo ed è stato così bello che alla fine abbiamo deciso di fare questo DVD (purtroppo non in qualità 4K), che però dà veramente l’idea di quello che è successo. È stato bello riarrangiare classicamente tutte queste canzoni, dare loro una nuova vita, come Sapari per esempio. Abbiamo preso le canzoni che il pubblico ama di più. La cosa più coraggiosa è stata aprire lo spettacolo con entrambe le canzoni “Mabool” e “The Storm Still Rages Inside”, con una durata di 16 minuti ed inizio pieno di growl, ma sempre belle da eseguire, perché iniziano con gli arrangiamenti classici anche nell’album. Una grande esperienza, un lavoro davvero estenuante e si è rivelato il più grande spettacolo che abbiamo mai fatto in Israele, era come in una Hall of Fame a Tel Aviv! Bellissima emozione e serata indimenticabile!

Sì, da quel live mi hai fatto scoprire la band israeliana Scardust, che ho visto in tour con i Blind Guardian, Noa è una bravissima cantante!

Sì, Noa è con noi da 5 anni, sostituisce Shlomit e dirige anche il coro di Hellscore con cui hanno registrato l’ultimo album, ragazza molto ambiziosa!

Come ti senti con più di 30 anni di carriera musicale alle spalle?

Molto bello, penso che la musica Metal e la musica Classica comunichino molto bene, alle persone Metal piace il pathos della musica Classica, molti di loro amano musicisti come Paganini ed io personalmente amo Giuseppe Verdi. La musica ti dà molta forza nella vita, quindi sì, voglio continuare a farne!

Prevedi presto un nuovo album in studio? Se sì, puoi già dirmi se lo stile sarà più quello che abbiamo visto nell’ultimo lavoro (Unsung Prophets & Dead Messiahs) o qualcosa di diverso?

Penso che ci vorrà forse un anno o due. Per noi la musica è il problema più piccolo; il problema più grande è il concept, di cosa parlare. La sensazione che ho avuto negli ultimi anni è quella della disperazione, quindi forse il prossimo sarà più pessimista? Sai, tra un anno e mezzo avrò 50 anni! Quando il tempo passa e vedi che nulla è cambiato, diventi un po’ depresso. I nostri album non erano così ottimisti in ogni caso, anche se prendi “All Is One”, il messaggio lo è, ma il brano “Let The Truce Be Known” è una tragedia, “Children” è una tragedia, “Fail” è una tragedia riguardo il fallimento dei politici… quindi penso che saremo cupi e disperati nel prossimo album.

Per quanto riguarda “Unsung Prophets & Dead Messiahs”, con tutte le allegorie che sono state inserite, direi che molte scene possono descrivere molto bene la situazione reale, cosa ne dici?

L’ultimo album è già una sorta di depressione. Il filosofo Platone predisse il comportamento umano 2.500 anni fa e gli esseri umani si comportano ancora così: vivono nella caverna e ogni volta che qualcuno vuole portarli fuori, lo uccidono! Potrebbe essere Gesù Cristo, Gandhi, Martin Luther King o il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, che era così vicino a fare la pace con la Palestina e fu assassinato, o il primo arabo a fare la pace con Israele, Sadat, fu assassinato. Che Guevara, che è un eroe per il Sud America, è stato assassinato. Platone scrisse l’allegoria per Socrate, anche lui assassinato. Lo schema continua, non vogliamo lasciare la grotta. Ho cominciato con la depressione già con quell’album, è come un’opera, finisce sempre con una tragedia. Usando temi distopici come “1984” di Orwell o “Brave New World” di Huxley, usiamo anche motivi di un progetto chiamato “The Venus Project”, di Jaque Fresco, morto all’età di 100 anni; prima che morisse abbiamo registrato i suoi battiti cardiaci, ad esempio, che abbiamo inserito all’inizio della canzone “Only the Dead Have Seen the End of War”! Abbiamo utilizzato anche i motivi del cantante cileno Victor Jara, assassinato dal regime in Cile. Quanti elementi in quell’album! Penso che il prossimo sarà più semplice. Orwell e tutte queste persone sono stati profeti di ciò che è accaduto e che accadrà.

C’è qualche nuova sperimentazione musicale che ti piacerebbe fare?

Penso che a 50 anni quello che mi piacerebbe fare, a parte OL, sarebbe cantare solo con la chitarra e cantare solo con la mia voce bassa, come Leonard Cohen per esempio. Non so perché, sto invecchiando credo, ahah!

Sai suonare la chitarra?

No.

Bene, hai un po’ di tempo per prendere lezioni!

Vedo che siete sulla piattaforma Patreon; nelle mie interviste sto raccogliendo vari feedback in merito, perché secondo me non tutte le band l’utilizzano in maniera interessante. Come vi state trovando? Cosa possiamo vedere lì su di voi? Questa piattaforma è utile visto che al momento, per ovvi motivi, tutti i tour sono stati rinviati?

È una buona piattaforma, dal libero arbitrio! Puoi decidere se vuoi aderire e con quale importo. Non prometti la salvezza o il paradiso a queste persone (la religione lo fa e prende molti soldi)… mettiamo spettacoli in live streaming, contenuti speciali… le persone partecipano. Naturalmente aiuta, ma non copre gran parte di ciò che abbiamo perso nell’ultimo periodo. Mi piace davvero in realtà.

Ultimo messaggio da lasciare ai lettori di Verorock?

Voglio dire ai nostri fan italiani che li amiamo e ci mancano e speriamo di incontrarci presto in un mondo più normale in cui le persone celebrano la vita e l’esistenza. Sono sempre stupito nel vedere quanto la tecnologia e la scienza siano avanzate, ma le persone continuano a fare guerre. Spero di vivere in un mondo di pace ed essere quello che sono. Questo è molto semplice. Dedico a tutti gli italiani che sostengono questo messaggio un saluto e un grande abbraccio e mi auguro di incontrarli molto presto!

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