È appena passata la metà di questo settembre 2019, dove il clima romano si fa (fortunatamente) un po’ più indeciso, ma ad alzare la temperatura ci penserà lo show di questa sera, imperniato su una decade (gli ‘80s) che nessuno di noi è in grado di dimenticare, quindi, come diceva qualcuno, “piatto ricco mi ci ficco…”, andiamo a tuffarci nelle note di ben tre band romane, veramente molto valide, che scalderanno le assi del palco ad Adam “Bomb” Brenner e le sue chitarre!
Massimo Canfora MC Vision
Ad aprire la serata ci pensano i Mc Vision di Massimo Canfora. Con la massima naturalezza questo progetto musicale ci da la spinta per tuffarci in quello stile misto compreso fra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ’90. Dopo una intro, spazio a “Crysis” che ci avvolge con un turbine di note che sembrano non finire mai. L’ispirazione nei confronti del maestro Joe Satriani si sente, ed è resa ancora più appetibile dalla maestria tecnica e creativa che Massimo Canfora ci va a palesare sulla sua sei corde, sostenuto a dovere dai MC Vision. La musica non manca, e l’atmosfera all’interno del locale si colora di quelle bellissime tinte hard rock tanto care a quei geni solistici della sei corde che ancora oggi ci deliziano il palato. Massimo in questo contesto da ampia dimostrazione di avere fatto sua la lezione e ci regala “Transmission, Valiant & Valiant” e “Screamers Part. 2”. Sono brani in cui ci mette tutta la sua anima, gioca con gli effetti sulla chitarra, corre tra le pieghe della sua musica arricchendola con tecnica, gusto e melodia, cosi che gli applausi dei presenti (in realtà non molti) non si fanno attendere. Si prosegue con “Sun In The Box” , che si apre con sonorità che sembrano dedite a musica di proviene dagli anni 50 o 60; ma il cambio di connotati, seppur di diversa estrazione, non ci lascia per niente insoddisfatti, anzi fa da preludio alla tonante batteria di Gianluca che introduce il pezzo che potrebbe essere tranquillamente gustato a cavallo di una moto con i capelli al vento. Siamo in dirittura finale, il primo dei due brani che va a completare questa esibizione è “Fake Papirus”. Una ballad dove Massimo ci riversa dentro tutto se stesso, le chitarre sia stridenti che ricche di armonici, hanno un suono fresco e positivo, i colori si susseguono in tante sfumature, rendendo l’insieme unico ed emozionale come solo qualcosa di impronta anni ’80 sa fare. Si chiude l’hard rock blues totale di “Pay The Ticket”. Senza se e senza ma, tutto fatto e suonato per il godimento delle orecchie, la sezione ritmica è sempre sul pezzo pronta a sostenere i cambi ritmici che sono veramente di pregevole fattura, fino ad arrivare ad un funambolico assolo di chitarra, il tutto tributato dai doverosi applausi di chi era sotto palco. Prestazione maiuscola e molto diretta, posso affermare che gli MC Vision e Massimo Canfora sono una garanzia, bravi ragazzi.
Massimo Canfora MC Vision lineup:
Massimo Canfora – Chitarra
Marco Maisano – Chitarra
Marco Fiormonti – Basso
Gianluca “CataBoom” Catalani – Batteria
Massimo Canfora MC Vision setlist:
“Intro”“Crysis”
“Transmission”
“Valiant & Valiant”
“Screamers Part. 2”“Sun In The Box”
“Fake Papyrus”
“Pay The Ticket”
Road Syndacate
Gli anni ’80 in maniera ruffiana e sinuosa, anche grazie alla voce di Lorenzo, sono stampati a fuoco nelle note (dove compaiono suoni tanto affini ai Bon Jovi) che ci introducono il secondo combo di questa serata. Ci troviamo di fronte i Road Syndacate, che con “Why e Smoke” due canzoni fatte di poche note, ma bollenti, rendono tributo con la loro musica ad un decennio favoloso. Dalle chitarre di Fabio e Lorenzo escono fuori altre note, questa volta comuni ad un certo Angus Young, e ci verrebbe da dire che non c’è nulla di nuovo sotto il sole, ma noi ci piace ed è bello così. “Getaway” con i suoi assoli taglienti e veloci, ci fa muovere la testa a ritmo di musica. Il battito delle mani che parte da parte del pubblico, sottolinea come un groove accattivante, Jimy Hendrix style, avvolge il locale e ci ritroviamo nel bel mezzo di una commistione sonora tra gli anni 70 e 80. “Not Coming Back” è un pezzo veramente fico, acido quanto basta per tenerci ancorati saldamente alle radici della nostra musica preferita. Lorenzo ancora una volta è protagonista in primo piano, infatti ora che le note si fanno più soffuse, grazie anche alla sua sua abilità vocale ci prende per mano e ci accompagna per tutta la durata di “Silent Scream”, un brano di pregevole fattura. Si arriva alla fine anche di questa setlist. L’ultimo pezzo che viene suonato si intitola “Out Of My Head”; pezzo che ad onor del vero è stato il preferito di chi scrive, qui la sezione ritmica composta da Salvo ed Emiliano ha fatto sentire la sua solida e costante presenza, ma soprattutto ciò che rendeva il tutto accattivante all’orecchio degli ascoltatori, era il fatto di come anche qui fossero presenti tante e belle influenze sonore (Ac/Dc, Bon Jovi e anche Cinderella secondo me) miscelate con bravura dalla band. Complimenti ai Rod Syndacate che ci hanno proposto, senza troppi fronzoli la loro musica frutto di tanta passione e di un lavoro ben curato. well done!
Rod Syndacate lineup:
Lorenzo Cortoni – Voce e Chitarra
Fabio Lanciotti – Chitarra solista
Emiliano Laglia – Basso
Salvo Scarano – Batteria
Rod Syndacate setlist:
“Why””
“Getaway”
“Smoke”
“Not Coming Back”
“Silent Scream”
“Out Of My Head”
Alive
“N0”, è con questo titolo un po’ strano che parte il terzo combo della serata, gli Alive. La voce di Marco si fà subito sentire con tanta ruffianeria sparandoci in faccia questo brano che fa da opener alla loro scaletta, e anche qui gli stupendi anni 80 trasudano da ogni nota. Si continua e si corre, ma sempre con un attitudine irriverente in pieno Crue style. Con “Hated If”, possiamo gustarci degli assoli veloci e fulminanti, grazie alle chitarre di Giuseppe e Simone, sempre nel totale rispetto del mood della serata. Basta poco e si arriva al primo tributo che questi ragazzi fanno ad una delle band più iconiche di quegli anni, i Motley Crue, le note che arrivano alle nostre orecchie sono quelle di “Live Wire” che non ha bisogno di presentazioni. Le tinte si fanno leggermente più hard rock, ma sempre ammiccanti con “Leave Me”, dove traspare un po’ di quello che era il sound che usciva fuori dagli strumenti degli Hanoi Rocks. Le chitarre ancora sugli scudi, ma un plauso al bell’intermezzo bassistico di Mattia, che insieme ai tamburi, martellati a dovere da Dario, ci dicono che è arrivato il momento di “Money & Control”, uno dei due pezzi preferiti dal sottoscritto, dove la ricetta è composta anche da un bel po’ di blues. Insomma ci arriva in pieno petto un bel brano molto variegato, anche perchè la lezione che i Mr. Big insegnano da tanto tempo, questi ragazzi l’hanno imparata a dovere e le nostre orecchie ringraziano. “Crazy Train”, è il secondo tributo in scaletta, pezzo storico su cui è superfluo soffermarsi con le parole. Si viaggia rapidamente verso la fine, con “Our Last Time” pezzo semplicemente diretto che grazie a suoi cori molto molto efficaci, ti si stampa nel cervello da subito così da far muovere la testa anche a chi non è un amante al 100% del genere. Gli anni 80 non finiscono mai, ma la performance di questi ragazzi purtroppo sì, e allora tutti in piedi grazie alla carica esplosiva di “Lookin’ For A Future” (il mio secondo brano preferito), dove cori, melodie assoli e ritmica sono praticamente perfetti. Dal canto suo Marco mette tutto se stesso nella sua voce, facendosi perdonare qualche incertezza precedente (sul brano di Ozzy), causata ovviamente da un po’ di affaticamento. Insomma i complimenti finali per questa band sono d’obbligo, sia per la loro capacità tecnica sia per la loro musica, composta con tantissima carica e passione. A presto ragazzi.
Alive lineup:
Marco Patrocchi – Voce
Giuseppe Ricciolino – Chitarra
Simone Aversano – Chitarra
Mattia Tibuzzi – Basso
Dario Di Pasquale – Batteria
Alive setlist:
“N0”
“Hated If”
“Live Wire” (Motley Crue cover)
“Leave Me”
“Money & Control”
“Crazy Train” (Ozzy Osbourne cover)
“Our Last Time”
“Lookin’ For A Future”
Adam Bomb
Giusto qualche anno fà, in America, e se non erro, più precisamente a Seattle venne alla luce Adam Brenner, e da grande farà il chitarrista. Ad oggi nel 2019, ce lo ricordiamo con il suo eclatante pseudonimo di Adam Bomb. Sì proprio lui, il piccolo ragazzo prodigio, così definito dagli addetti ai lavori dell’epoca (e anche oggi non scherza con la sua chitarra), è presente al Let It Beer di Roma ed è pronto ad infiammarci, in tutti i sensi, con il suo show pirotecnico! La performance è fatta di luci, tante luci che sono dappertutto sul palco e sugli strumenti, la formazione in classic power trio vede il buon Adam anche dietro il microfono che con la sua voce a tratti acida è perfetta per quello che è un rock/hard rock essenziale. A sostenere la sua verve ci pensa il giovanissimo Leo dietro le pelli che non si risparmia fin dall’inizio della serata. La musica proposta, spazia anche attraverso il glam e l’atmosfera che la band trasmette ai presenti è bella e selvaggia così che non ci resta che applaudire. “I Want My Heavy Metal”, “Into The Night”, e “Pure Sex”, si sono susseguite in un mare di note, (ovviamente ottantiane) e assoli degni del miglior guitar hero a corredo di ogni pezzo. Largo alle cover. Eh sì perchè anche Adam a modo suo rende omaggio ad altri suoi colleghi. Si comincia con “Eruption” e “You Really Got Me” e subito le teste si muovono freneticamente, sono applausi per “Voodoo Child” e “Hey Joe”, e la voce di mister Bomb va che è un piacere. Veloce cambio di strumento e via, si susseguono anche giochini con le fiamme che escono dai bengala attaccati alle palette delle sue chitarre sempre super illuminate. E dopo un breve accenno all’inno americano “Star Spangled Banner”, veniamo avvolti da una fortissima carica hard blues che prende il nome di “Crash Boom Bam” dove Adam tiene banco per l’ennesima volta con la sua voce ed una presenza scenica di altissimo livello. Adesso però è il turno del giovanissimo Leo che in un misto di influenze (Bonham e Paice su tutti) ci bombarda con un bell’intermezzo rumoroso sulla sua batteria, terminato con tanto di piatto incendiato, conquistandosi i meritati applausi a scena aperta. Il trio, per la gioia di tutti noi, continua a macinare hard rock grezzo, incurante anche dei piccoli inconvenienti che possono avvenire sul palco, e lo fa con tanto hard blues, intanto Adam suona e gioca con le bacchette insieme a Leo. C’è ancora tempo a disposizione per mister Brenner, e allora giù con “L. A. Woman” e “Whole Lotta Rosie”, e anche Doors e AC/DC sono stati chiamati in causa dal nostro guitar hero, intanto vengono fatti brillare dalle sue chitarre gli ultimi due giochini pirotecnici per salutarci con “Crazy Motherfucker”, “Rock Like Fuck” e “King Of The World”, tutto il pubblico applaude soddisfatto e appagato da una performance, un po’ sopra le righe, ma assolutamente maiuscola e carica di energia e rock’n’roll allo stato puro. Si aprono le finestre del locale per far uscire il fumo creato dalle varie “fiammate” chitarristiche, e mentre le luci sembrano affievolirsi ci avviciniamo al palco per ringraziare Adam, lui apprezza moltissimo e contento di tanto affetto da parte nostra ci ringrazia così “…you want another song? Yes?” e neanche a dirlo rispondiamo “yeeeeeees…”. Allora noi ultimi e instancabili superstiti siamo lì sotto palco con i telefonini pronti a catturare gli ultimi attimi in cui suonerà ancora per noi, semi improvvisando altri brani, con l’aiuto dell’instancabile Leo dietro le pelli. Quindi che rock’n’roll sia. “…Which song you prefer of kiss???”, e siccome non abbiamo saputo rispondere immediatamente poichè siamo stati colti di sorpresa, ecco che partono “Detroit Rock City”, “Strutter” e “Rock’n’Roll All Nite” a concludere (ora per davvero) con totale esaltazione, una prestazione da numero 1 che va, se ce ne fosse ancora bisogno, ad affermare la perizia tecnica, la bravura e la genuinità rock’n’roll di mister Adam Bomb. Io posso solo dire che ho avuto l’onore e l’opportunità di assistere allo spettacolo di un guitar hero vecchia scuola, quindi…what else?
Adam Bomb lineup:
Adam Bomb – chitarra e voce
Konrad Kozzy Kozerawsky – basso
Leonard “Leo” Cakolli – batteria
Adam Bomb setlist:
“Into The Night”
“I Want My Heavy Metal”
“Pure Sex”
“Eruption” (Van Halen cover)
“You Really Got Me” (The Kinks cover)
“Hey Joe” (Jimi Hendrix cover)
“Voodoo Child” (Jimi Hendrix cover)
“Star Spangled Banner”
“Crash Boom Bam”
“Je T’aime Baby”
“Little Bit Of Whore”
“Whole Lotta Rosie” (AC/DC cover)
“SST”
“Crazy Motherfucker”
“L.A. Woman” (The Doors cover)
“Rock Like Fuck”
“Fuck You Lorraine”
“King Of The World”
Encore:
“Detroit Rock City” (Kiss cover)“Strutter” (Kiss cover)
“Rock’n’Roll All Night” (Kiss cover)
E anche questa volta siamo giunti alla fine di un altro concerto dove la parola d’ordine è stata semplicemente “…ROCK’N’ROLL…” dove le note trasudavano anni 80 da qualunque lato venissero ascoltate. I miei complimenti vanno in primis a Massimo Canfora e ai suoi MC Vision, Road Syndacate e Alive che hanno aperto una serata a tema rock/hard/glam/blues, perchè come ripeto gli ‘80s non sono morti, e questi ragazzi con tutta la loro energia ci hanno fatto vibrare grazie alla loro musica, meritandosi così ogni applauso loro tributato. Che dire di mister Adam Brenner? Rock, hard, glam, blues, e tanti omaggi a grandi artisti e colleghi. E gli effetti speciali? C’erano, ed erano i più semplici del mondo, giochini fiammanti attaccati alle chitarre, ogni tipo di luci e led colorati sulla strumentazione, una formazione in classic power trio con Kozzy al basso ricordava per lo stile un primo Nikki Sixx, ma soprattutto la musica e la voglia (tanta anzi tantissima) di suonarla con tutta l’anima, il cuore e il sudore come solo i veri guitar hero old style sanno fare. E come sempre l’ultimo grazie, ma non meno caloroso, va al Let It Beer e a tutti i ragazzi dello staff sempre al top, nello specifico un ringraziamento a Stefano Amendola e Alessandro Danese che hanno consentito a noi di VeroRock.it di poter essere presenti a documentare questo concerto a modo nostro, con le foto e le parole sperando di regalare una bella istantanea per chi vorrà leggere!
Fonte: Rocco Faruolo