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Live Report SOMMARIO

ELLEFSON-SOTO + SUPERHORROR: una notte tra titani @ Legend Club (Milano)

MILANO, Legend Club, 16/09/22 – E’ al Legend Club di Milano il luogo in cui si tiene il secondo debutto live del nuovo progetto che vede protagonisti Jeff Scott Soto (Talisman, W.E.T., Eyes, Sons of Apollo, Malmsteen) e David Ellefson (Megadeth) i quali, accompagnati da una formazione totalmente nostrana, presentano il loro primo album “Vacations in The Underworld”. Difatti, è il celebre Andy Martongelli (Arthemis, Power Quest), che già abbiamo visto collaborare con svariati artisti del panorama metal mondiale, il direttore creativo del mini tour italiano e della produzione del disco stesso; con lui, si affiancano altri professionisti del medesimo calibro quali Paolo Caridi, formidabile batterista conosciuto per i suoi lavori coi Killing Touch, Arthemis, Angels & Demons, e Valerio de Rosa, l’eccelso chitarrista noto per il suo lavoro nei Zeitgeist, Soul of Steel ed Elegy of Madness.

Superhorror

In apertura alla serata troviamo la band veneta Superhorror, i quali, nonostante presentino un genere e un’attitudine per certi versi differente rispetto agli headliner, non mancano di talento o capacità coinvolgitiva, anzi: sebbene il pubblico fosse composto principalmente da ascoltatori “ più estremi”, il gruppo horror punk/rock riesce a catturare vivacemente l’entusiasmo dei presenti.

Si aprono le danze con la title track dell’ultimo disco “Italians Die Better”, riscaldando gli spettatori con la loro carica esplosiva. Per loro, non è una serata come le altre: celebrano la dipartita del  loro bassista Mr.4, uno dei fondatori della band, che proprio in questa occasione si esibisce per l’ultima volta insieme a quelli che sono stati i suoi compagni di musica ed esperienze per svariati anni. Mentre lo show continua con alcuni dei loro brani migliori, come “Nice to Meat You”, “Ready,Steady… die!” o “Sultan of Sin”, il pubblico inizia a farsi più folto, e man mano che la gente entra incuriosita da quella che, per molti, potrebbe essere erroneamente considerata come la semplice “band di apertura”, ci accorgiamo in modo ancor più significativo della grande energia sprigionata dai ragazzi ma soprattutto anche della loro compattezza in termini di suoni e identità. Un particolare che chi vi scrive ha particolarmente apprezzato è stata la particolare definizione di ciascuno strumento a livello di suoni: era infatti possibile distinguere perfettamente ciascuno strumento senza che nessuno sovrastasse l’altro. Il risultato è stato uno show lodevole sia dal punto di vista visivo che dal punto di vista musicale e qualitativo. Edward J. Freak è sicuramente uno dei frontman migliori della scena underground italiana sia per la particolarità del suo modo di cantare e del suo timbro tagliente, che per il personaggio che si è creato; i chitarristi, Didi e Jimi, talentuosi, accompagnano l’atmosfera horror, o meglio dire, “superhorror”, con un sound compatto, deciso e dinamico. La sezione ritmica, composta da Mr. 4 al basso e Frankie alla batteria, costituisce le fondamenta per uno show così ben riuscito. Il livello è alto e continua ad esserlo per l’esecuzione di tutti i brani in scaletta. Ci salutano con “Graveyard Dolce Vita” mentre noi ci auguriamo di poterli rivedere presto alla prossima occasione e promuoviamo la loro esibizione al 110%.

Formazione:

Vox: Edward J. Freak

Bass: Andrea Quattro (Mr. Four)

Guitars: Andrea Jimi, Didi Devanvera

Drums: Frankie Voltage

Setlist:

1. Italians Die Better

 2. Nice To Meat You

3. Death Becomes Us

4. Sultans Of Sin

5. Happy Dead

 6. Down At My Graveyard

7. Ready Steady…Die

8. Pensiero Violento

9. Horrorchy III

10. Graveyard Dolce Vita

Ellefson-Soto

Si spengono le luci e la curiosità si fa sempre più intensa; la band sale sul palco e viene accolta da un pubblico entusiasta di poter assistere ai propri idoli in azione in una venue così intima. L’attacco è con la title track del loro disco di debutto, Vacations in the Underworld, che verrà rilasciato il 7 ottobre per Rat Pak Records. Batteria imponente, chitarre taglienti,  basso martellante: sono tutti ingredienti che miscelati regalano un forte impatto allo spettatore. La voce di Jeff, tuttavia, per i primi brani, presenta un qualche problemino tecnico, che ci fa subito pensare a un probabile colpo di freddo preso nei giorni antecedenti al live; complici sono in generale l’inadeguata regolazione dei suoni  degli strumenti altrui, inconveniente che, ahimè, rimarrà una costante per tutta la serata. Comunque, il pubblico non si lascia coinvolgere da tali faccende e rimane in curioso ascolto dei nuovi brani presentati. Seguono così “Sharpen the World” e “Like a Bullet”, il cui video è uscito il giorno stesso del concerto. Nel frattempo, la voce di Jeff si riscalda e la sua prestazione e resa migliorano. Menzione d’onore va però a David Ellefson, forse l’elemento più prestante del quintetto: il suo sound si distingue rispetto a quello degli altri musicisti così come, per certi versi, il suo modo di stare sul palco. Oltretutto, si presta in un duetto con Jeff in “If we were god”, e noi rimaniamo colpiti, nonostante già ce lo ricordassimo dai live con i Megadeth, dalla sua maestria per quanto riguarda le backing vocals.

Emoziona anche l’intro suonata dalle sue corde su “The Day Before Tomorrow”, brano che prevede la collaborazione sul palco con la brava e bella Giada Etro, cantante dei Frozen Crown: è un pezzo solidamente costruito, ma, duole dirlo, la resa live è penalizzata forse dalla non appropriata regolazione dei volumi o da qualche spia non funzionante che crea un dislivello acustico facilmente udibile e  che genera un po’ di confusione nelle orecchie degli ascoltatori. Gli assoli stratosferici di Martongelli, che ben conosciamo per maestria e talento,  e la ritmica di Valerio de Rosa, anche lui di certo non da meno del suo collega, ne escono perciò penalizzati. Lo spettacolo, comunque, continua: questa volta, a essere chiamato sul palco è il grandioso Alessandro del Vecchio, artista targato frontiers, che presenta svariate collaborazioni con parecchi artisti di tutto il mondo e che riteniamo essere sicuramente uno dei migliori professionisti nel suo campo; “Swords and Tequila”, dei Riot, viene cantata e coverizzata impeccabilmente. Rimarrà on stage anche per la “rivisitazione “ in chiave metal di Rebel Yell insieme a Giada Etro: di per sé, l’idea di arrangiamento su questo brano non ci ha fatto impazzire, ma si tratta pur sempre di uno dei pezzi più accattivanti e coinvolgenti mai scritti, quindi “sorvoliamo” sui dettagli tecnici già discussi in precedenza e ci godiamo lo show.

Lo spettacolo si conclude con un medley di alcuni dei più conosciuti riff del genere: vengono suonati in sequenza e con grande abilità nel collegarli l’un l’altro alcuni “spezzoni” di The Hellion, Breaking the Law(Judas Priest), Paranoid (Black Sabbath),Crazy Train(Ozzy Osbourne) Enter Sandman(Metallica), Run to the Hills (Iron Maiden) e, dulcis in fundo, I’ll See the Light Tonight di Yngwie Malmsteen. 

E’ l’intera esecuzione di Peace Sells a chiudere le danze, lasciandoci molta curiosità per il futuro di questo progetto e, in parte, anche un po’ rammaricati per i problemi tecnici che i musicisti hanno dovuto affrontare durante lo show: siamo comunque consci di aver assistito all’esibizione di 5 giganti del settore su cui nulla si può rimproverare in quanto carriera o abilità e speriamo di potere, in futuro, assistere di nuovo a un altro live in condizioni migliori, poiché valida è la proposta musicale, così come lo sono il talento e la bravura dei musicisti in gioco.   

Formazione:

Guitars: Andy Martongelli, Valerio de Rosa

Bass: David Ellefson

Vox: Jeff Scott Soto

Drums: Paolo Caridi

Setlist:

1.Vacation In The Underworld

 2. Sharpen The World

3. Like A Bullet

4. The Reason

5. Celebrity Trash

6.If You Were God

7.The Day Before Tomorrow

8.S.T.N.

9.Swords And Tequila (Riot)

10. Rebel Yell (Billy Idol)

11.The Hellion,Breaking the Law, Paranoid,Crazy Train,Enter Sandman, Run to the Hills, I’ll See the Light Tonight (Medley)

12. Peace Sells… But Who’s Buying? (Megadeth)

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