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Album 2022 Recensioni SOMMARIO

REAPTER – Blasted

GRUPPO: Reapter

TITOLO: Blasted

ANNO: 2022

ETICHETTA: Buil2kill records

GENERE: Technical trash metal

VOTO: 8/10

PAESE: Italy

Era il lontano 2008, se la memoria non mi inganna, che conobbi Jury, Emiliano, Max e Claudio e tra le mani avevo una copia di “The Storm Approaches”. Da allora tale copia fa parte della mia personale collezione di dischi, ma ho avuto anche la fortuna ed il piacere di vedere crescere artisticamente questi ragazzi. Oggi invece la mia collezione si arricchisce con “Blasted”. In questo momento vi starete chiedendo chi sono questi ragazzi, ed è presto detto. A Max, Emiliano, Claudio e Jury nel tempo si aggiunge Daniele che và a completare e a stabilizzare la line up dei Reapter. Ed è proprio di questi ragazzi romani che si parlerà nelle prossime righe. Righe in cui bisogna prestare molta attenzione a questa nuova fatica in studio, poiché se tutti attendevano che “Cymatics” avesse un seguito è stato accontentato, ma le sorprese sono appena iniziate. Sappiate che le casse del vostro stereo saranno presto sgretolate da questo lavoro in totale chiaro scuro, dove viene dismesso l’abito unicamente thrash e viene indossato un vestito più impulsivo e viscerale che sfocia in un granitico death/thrash che non perde mai di vista la tecnica.

La detonazione non si fà attendere, e si parte con un muro di suono imponente maestoso che ti trita le ossa. “No Backwards Step” è un robusto death thrash che non ha la minima intenzione di fare prigionieri, il riffing delle due asce è tagliente (a dir poco) e viene sostenuto anche da una buona componente melodica. Troviamo subito un assolo veramente epico che ci riporta tra le grinfie vocali di Claudio, pezzo talmente forte e improvviso che ti fa sobbalzare ovunque ti trovi. Senza respiro si continua con quanto di più metallico ci possa essere, l’introduzione di “Cold War” è uno spettacolo puro che apre ad una potenza sonora massiccia, che pone in evidenza il fatto che i ragazzi della band non si risparmiano nemmeno un secondo infuocandoci e spappolandoci per bene i timpani. Nella parte degli assoli troviamo melodia e ruvidezza con un orientamento più classic metal, ma niente paura la fredda guerra ritorna e resta su coordinate sempre molto nette e feroci. I giri del motore si fanno un po’ (ma non troppo) più contenuti, “Riot” è quanto di più coeso si possa chiedere ad una band dalle metalliche fattezze. Le asce sono lame affilate e assetate di sangue, la sezione ritmica di Jury ed Emiliano è esplosiva, ma Claudio si erge su tutti, potente, tecnico passando dal growl al clean con una facilità impressionante senza invidiare nulla a nessuno. Il tutto poi ti resta nella testa. “10 Days” si veste di thrash, e richiama alla memoria i Testament. Potenza cristallina, riffing secco e preciso e anche quì troviamo una piccola componente melodica, che si tatua nei timpani, sostenuta dalle superbe asce di Daniele e Max, mentre al minuto 2:11 un intermezzo strumentale si dipana in un perfetto connubio tra brutalità e gocce melodiche al sapore di piombo fuso.

Ed ecco quella che per me è la canzone che in questo disco mi è piaciuta di più. Lei è “Eve”, è un bel mid tempo che va a poggiare su note scure, quasi horror, per poi scendere giù negli inferi, grazie alla narrazione canora di Claudio che risulta più enfatica che mai, a cui aggiunge la giusta dose di pathos trascinando l’ascoltatore negli oscuri solchi di questo brano in cui il buio e la luce si alternano. La macchina distruttiva dei Reapter non si ferma, anzi si và verso la chiusura del disco, con gli ultimi pezzi, in maniera sempre più deflagrante. Ecco “The Way Out” che mette in luce tutta l’ispirazione e lo stato di grazia compositivo di questi ragazzi, che grazie ad una formazione fissa e ben rodata, ormai da anni, consente loro di tirar fuori questa concretezza sonora. Concretezza che sicuramente fa felici gli appassionati e non di questo genere musicale. “Timeless” è uno speed thrash a mille all’ora che scorre via così senza pensare a nulla. Anche quì si va giù pesante, a suon di metalliche badilate, condite con i puntuali e superbi assoli impregnati di forza e melodia, così tanto per mettere in chiaro che quando sono sul palco comandano loro punto e basta. Il finale è tutto per “Wall Of Death”. Maestosa, furibonda, epica, un brano che va a cementare il muro sonoro fin quì esposto, una macchina distruttiva che non conosce ostacoli e azzardo anche a dire che, se il pezzo in questione, viene suonato nel giusto contesto potrebbe creare un devatsante moshpit che resterebbe impresso nelle menti e nelle ossa di chi, in quell momento, sarà sotto palco a scapocciare. Che dire? Un degno finale per un disco superbo.

Bravi in tutte le direzioni, ritmicamente Jury ed Emiliano sono semplicemente imponenti, Max e Daniele ci tritano con il loro riffing trita ossa e Claudio con le sue stoccate, è la degna punta affilata di questa potente freccia metallica. Un combo veramente molto ispirato, con una fase tecnica sempre molto pregevole, ma anche in fase di songwriting i ragazzi si attestano a livelli qualitativamente molto alti, questa ispirazione ha consentito così allo stile Reapter di evolversi nel tempo. La produzione è a dir poco eccellente. Che dire di più? L’underground Romano è vivo.

Complimenti Reapter.

Stay metal, stay rock!

Blasted – setlist:

1 No Backwards Step

2 Cold War

3 Riot

4 10 Days

5 Eve

6 The Way Out

7 Timeless

8 Wall of Death

Reapter – lineup:

Claudio Arduini – Voce

Max Pellicciotta – Chitarra

Daniele Bulzoni – Chitarra

Jury Pergolini – Basso

Emiliano Niro – Batteria

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