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Live Report SOMMARIO

STEVE HACKETT: The Lamb Stands Up & Others Stories @ Teatro di Verdura (Palermo)

PALERMO, Teatro di Verdura, 09/09/2025 – A distanza di ormai poco più di due anni dall’ultimo memorabile concerto a cui ebbi l’onore di partecipare (in veste di fotografo e addetto stampa, n.d.r.) tenutosi nella suggestiva location del Teatro Romano di Ostia Antica (Roma, 8 luglio 2023), eccomi nuovamente al cospetto di uno dei più grandi compositori e musicisti che hanno scritto pagine indelebili della storia del progressive rock e della musica più in generale. Stiamo ovviamente parlando di un “alieno”, Mr. Steve Hackett, nuovamente in Italia per un tour estivo di ben 7 date lungo tutta la penisola del Bel Paese, da Nord a Sud nessuno escluso, nell’ambito del suo “Genesis Greats – The Lamb Highlights & Solo European Tour 2025”. Il leggendario ex chitarrista dei Genesis del periodo aureo (a detta di molti fan e anche del sottoscritto, n.d.r.) anche in questa occasione si è esibito, nella sua penultima data italiana di questo tour, su di un palcoscenico storico a dir poco pregevole: ubicato all’interno del giardino palermitano di Villa Castelnuovo (risalente alla metà del XVIII sec.), nei dintorni del Parco della Favorita, l’area è utilizzata durante il periodo estivo per le rappresentazioni e gli eventi organizzati dal Teatro Massimo.

Non poteva che essere altrimenti, vista l’importanza della calda serata settembrina, durante la quale il nostro beniamino ha ripercorso, come di consueto, alcuni classici storici unitamente a brani della sua più recente produzione da solista, fino a riproporre alcune immancabili pietre miliari dei Genesis, in occasione del 50esimo anniversario di uno dei capolavori più discussi di tutta la storia del rock. L’altisonante ‘The Lamb Lies Down On Broadway’ ha infatti da poco compiuto le nozze d’oro (essendo uscito nel lontano novembre del 1974, n.d.r.), pur mantenendo intatta la sua bellezza e la sua freschezza a distanza di ormai oltre mezzo secolo di distanza! Riascoltare questo disco, per alcuni divisivo, ad opera di uno dei suoi principali artefici e compositori è certamente un’occasione imperdibile che merita di essere celebrata nel migliore dei modi e in una location appunto “storica” come questa! Ad accompagnare il nostro in quest’avventura sonora, ci sono con lui sul palco alcuni dei musicisti più preparati dell’intera scena progressive (e non solo) internazionale: alle tastiere Roger King (Gary Moore, The Mute Gods); alla batteria, percussioni e voce Felix Lehrmann (The Flower Kings, Jon Anderson, Gloria Gaynor, ecc.); al sax, flauto e percussioni Rob Townsend (Bill Bruford); al basso e chitarra Jonas Reingold (The Flower Kings); alla voce Nad Sylvan (Agents of Mercy). Tanti i presenti all’evento, nonostante il torrido caldo siciliano, che hanno letteralmente invaso la cava del Teatro: tra fan più attempati e giovani leve in compagnia dei propri familiari, è stato registrato quasi il sold out!

Come da tradizione, alla quale Steve ci ha ormai abituati già da diversi tour, lo show è stato suddiviso in due atti più un immancabile encore finale: il primo set, incentrato su brani del suo repertorio solista, tra classici d’annata e composizioni tratte dagli ultimi dischi; il secondo e terzo set, dedicati invece interamente a estratti da ‘The Lamb’ e ad altre perle sempre di matrice genesisiana. Insomma, non resta altro che gustarci un vero e proprio spettacolo, nel vero senso del termine, per una durata complessiva di oltre due ore! Sono da poco passate le ore 21:15, quando ecco entrare sul palco tutti i musicisti accompagnati dall’attesissimo Steve in grande spolvero, accolto da un boato di tutta l’audience: sull’incalzante sinfonia di archi, lo show si apre con l’arrembante “People of the Smoke” (dall’ultimo lavoro in studio ‘The Circus and the Nightwale’ del 2024, n.d.r.)! Sempre da questo disco, la successiva “Circo Inferno”, aperta da un’intro di clarinetto ad opera del poliedrico Rob Townsend: siamo letteralmente catapultati in un vero e proprio “girone infernale”, dove al riff oscuro di chitarra fa da contraltare un pregevole solo di sax con un contraltare di cori epici all’unisono nel bridge centrale.

Non c’è nemmeno il tempo per rifiatare, ad eccezione di un breve quanto sincero ringraziamento da parte di Steve a tutto il pubblico presente, che eccoci adesso cullati dalle melodie sognanti della strumentale “These Passing Clouds”, vera e propria elegia per chitarra e orchestrazioni: il solo della sei corde è a dir poco da brividi, accompagnato anche questa volta da un elettrizzante sax baritono. Dal non troppo lontano ‘Surrender Of Silence’ (2021), viene riproposta la monumentale “The Devil’s Cathedral”, introdotta questa volta da un organo di chiesa su cui Roger King si destreggia sapientemente: l’intera composizione, tra le più articolate della recente produzione solista, si conferma un vero e proprio tripudio di suoni e colori, cangiante nelle sue mille sfaccettature, fino alla conclusione affidata sempre ad un solenne organo!

Andando sempre a ritroso nel tempo, eccoci ammaliati dalla sempreverde “Every Day”, parzialmente riarrangiata rispetto alla versione originale (presente su ‘Spectral Mornings’ del 1979, n.d.r.). Dal suo esordio solista (quel capolavoro di ‘Voyage Of the Acolyte’ del 1975, n.d.r.), Steve tira fuori una sontuosa versione di “A Tower Struck Down”, durante la quale il nostro ci offre il meglio di sé in termini di arrangiamenti e di sperimentazioni chitarristiche, il tutto supportato sempre da un parterre di musicisti incredibili: oltre al già menzionato Jonas, è proprio il neo subentrato Felix Lehrmann (al posto di Craig Blundell, n.d.r.) a dare spettacolo dietro le pelli, rivelandosi un vero e proprio metronomo sui repentini stacchi e cambi di tempo!

Tra un brano e l’altro di questa prima parte, c’è spazio anche per un pregevole lungo assolo di basso affidato a Jonas Reingold: il musicista svedese si conferma nuovamente una garanzia, riuscendo nella sua “Basic Instincts” con maestria a riarrangiare estratti dal “Preludio Suite I per Violoncello” di Johann Sebastian Bach o addirittura un’inaspettata “Io Che Amo Solo Te” di Sergio Endrigo per tributare il pubblico nostrano presente anche questa sera. Dal sottovalutatissimo ‘Highly Strung’ (1983), viene riproposta un’altra perla della produzione solista di Hackett: “Camino Royale” su cui un meditativo e carismatico Steve si destreggia finalmente anche alla voce solista, meritando decisamente gli applausi di tutti i presenti. Altro highlight della serata, certamente la suadente ed epicheggiante “Shadow of the Hierophant”, qui riproposta nella sua sezione strumentale in un crescendo continuo di atmosfere oniriche, sancendo così la conclusione della prima parte dello show, seguito da una meritata pausa di venti minuti.

Dopo aver ampiamente rifiatato, avendo modo di incontrare vecchi amici e fare nuove conoscenze, eccoci nuovamente pronti all’attesissima riproposizione, seppur non in versione integrale, del monolitico ‘The Lamb Lies Down On Broadway’: inizia così il viaggio in questo capolavoro assai discusso, sulle note introduttive di “The Lamb” su cui svetta l’ugola del biondocrinito Nad Sylvan. Onde evitare di tentare inopportuni confronti con la figura e la voce di Peter Gabriel, va chiarito sin da subito come il vocalist scandinavo cerchi di interpretare al meglio delle sue forze il repertorio dell’ex storico frontman, a volte con non poche evidenti difficoltà ma senza mai risparmiarsi a livello canoro. Personalmente, ho apprezzato molto la sua esibizione sulle successive “Broadway Melody of 1974” e “Fly on a Windshield”, mentre il resto dei componenti ha saputo egregiamente rielaborare con personalità le varie sezioni create a suo tempo da Tony Banks e Mike Rutherford.

La sublime “Hairless Heart” ci mostra tutta la vena poetica di Steve alla sei corde, in grado di dipingere panorami sonori inimitabili, accompagnato dalle orchestrazioni sinfoniche ad opera della premiata ditta Townsend & King. Arriviamo così ad un altro picco della serata con l’immancabile “Carpet Crawlers”, cantata in coro da tutta l’audience: stiamo parlando di una composizione che non ha certo bisogno di presentazioni, tra le più rinomate di tutto il repertorio Genesis, dove Sylvan si alterna nella non facile interpretazione canora di Gabriel (nelle strofe) e di Phil Collins (nei bridge centrali). Su “The Chamber Of 32 Doors”, è nuovamente Hackett a riprendersi la scena sull’assolo introduttivo, mentre il resto della truppa riesce a rielaborare in chiave moderna questa meraviglia sonora, tanto nelle parti più ritmate che nelle lunghe sezioni più rallentate. Altra perla di questo show, la rockeggiante “Lilywhite Lilith”, capace di destare anche gli animi più assopiti: vedere sul palco Steve alla non più giovanissima età di 75 anni destreggiarsi e divertirsi come un giovanotto vale da solo il prezzo dello spettacolo! L’introspettiva “The Lamia”, tra i brani del repertorio con Gabriel in formazione che ho sempre adorato sin da ragazzino, è anch’essa eseguita filologicamente rispetto agli arrangiamenti originali ma sempre con un tocco di freschezza che non guasta mai.

Il nostro viaggio con “The Lamb” si conclude con il leggero finale di “It”, intonata da tutto il pubblico nei cori centrali: pur trattandosi di un brano che ha diviso profondamente molti dei fan storici, la sua riproposizione in sede live è riuscita sicuramente piacevole e allegra (“Cause It’s Only knock and know all, but I like it…”). Non poteva che concludersi con un ennesimo capolavoro anche questa seconda ed ultima sezione dello show: “Supper’s Ready” è da sempre uno dei brani preferiti di Steve, come lui stesso ci rivela all’inizio dell’esecuzione. Non ci sono aggettivi per descrivere questo piccolo grande gioiello sonoro, durante la cui esecuzione il pathos in crescendo diventa quasi catartico nei momenti che ne compongono le diverse e lunghe sezioni, fino alla coda conclusiva durante la quale Steve si lancia in un immancabile lungo assolo ricco come sempre di eleganza e varietà accolto da una standing ovation da parte di tutta l’audience per tributargli il giusto riconoscimento! Lo spettacolo sembra essersi concluso con i saluti finali dei musicisti, quando ecco richiamare a gran voce tutti sul palco per i bis finali: la risposta di Hackett & co. non si fa di certo attendere, con il celeberrimo intro di pianoforte ad aprire l’inossidabile “Firth Of Fifth”, acclamata da tutti i presenti per quest’ultimo scampolo di concerto tutto dedicato alla sua storica band. Sulla scia finale del brano, dopo l’ennesima presentazione di tutti i musicisti presenti in scena, è ancora Lehrmann a ritagliarsi un meritatissimo solo di batteria da far impallidire tutti: il drummer tedesco si conferma, per chi non lo conoscesse, un vero fenomeno dietro le pelli, grazie ad una perizia strumentale e ad un innato senso ritmico!

Con l’immancabile medley “Los Endos / Slogans / Los Endos” si conclude la serata, suggellata da un’esecuzione al fulmicotone capace di tramortire anche i più assopiti vista l’ora: non poteva esserci epilogo migliore, con una performance sugli scudi da parte di Steve e dei suoi fedeli compagni di avventura che, ancora una volta, si sono rivelati all’altezza del loro Maestro nell’accompagnarlo in questo lungo viaggio sonoro fuori dallo spazio-tempo. Una serata a dir poco memorabile quella appena vissuta in questa suggestiva location, mentre tutti i presenti escono in coda verso l’uscita ampiamente soddisfatti e appagati dallo show che Steve e i suoi discepoli hanno saputo regalarci per oltre due ore, pause comprese. Non è mai facile restare sulla cresta dell’onda per così tanto tempo senza mai scadere nel banale, soprattutto nel riproporre brani epici che ancora oggi suonano moderni, ma Hackett è riuscito, ancora una volta, a stupirci per la sua immortale passione e la bravura dimostrata nella rivisitazione di molte hit del suo glorioso passato con i Genesis!

A differenza di molti suoi colleghi, Steve si dimostra ancora in gran forma e capace di saper rileggere la sua storia musicale senza proporre l’ennesima operazione nostalgica, bensì aprendosi sempre verso nuove frontiere sonore e mondi inaspettati grazie all’amore sempre vivo per la musica in tutte le sue sfaccettature senza pregiudizi di sorta. In attesa di rivederlo, speriamo presto, nel prossimo tour di supporto al suo futuro album da solista (in uscita probabilmente agli inizi del prossimo anno solare, n.d.r.), non ci resta che rallegrarci per questa ennesima prova sublime che il nostro amato Steve ci ha regalato.

Un ringraziamento speciale e doveroso va ovviamente a Jo Lehmann per la sua infinita cortesia e disponibilità e all’amico Raffaele Sestito per aver reso possibile tutto ciò e avermi reso partecipe di questa indimenticabile avventura! Un ultimo riconoscimento a tutto lo staff del Teatro di Verdura per l’organizzazione impeccabile e la disponibilità ricevuta, nonché alla Musical Box 2.0 Promotion anche per aver portato nuovamente in terra sicula uno degli artisti più amati dagli appassionati di progressive e di tutta la buona musica!

Steve Hackett setlist:

Set 1- Hackett Highlights

“People of the Smoke”

“Circo Inferno”

“These Passing Clouds”

“The Devil’s Cathedral”

“Every Day”

“A Tower Struck Down”

“Basic Instincts” (Jonas Reingold bass solo)

“Camino Royale”

“Shadow of the Hierophant”

Set 2 – Lamb Selection & more

“The Lamb Lies Down On Broadway” (Genesis song)

“Broadway Melody of 1974” (Genesis song)

“Fly on a Windshield” (Genesis song)

“Hairless Heart” (Genesis song)

“Carpet Crawlers” (Genesis song)

“The Chamber Of 32 Doors” (Genesis song)

“Lilywhite Lilith” (Genesis song)

“The Lamia” (Genesis song)

“It” (Genesis song)

“Supper’s Ready” (Genesis song)

Encore:

“Firth Of Fifth” (Genesis song)

“Drum Solo” (Felix Lehrmann)“Los Endos / Slogans / Los Endos” (Genesis song)

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