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RUBEN MINUTO – The Larsen’s Session – Live in Studio

Avete presente quando siete di fronte ad una scoperta sconvolgente ed inaspettata di qualsivoglia natura, manifestatasi a dir poco casualmente sulla vostra strada? Ebbene per il sottoscritto è andata proprio così di fronte a questo nuovo, coraggioso e quantomai originale album dell’artista Ruben Minuto, nome conosciuto ed assai apprezzato nell’ambito blues e country rock italiano ed internazionale. Il presente ‘The Larsen’s Session’ ha costituito per il sottoscritto una folgorante scoperta, all’interno di un panorama musicale odierno quantomai scontato e spesso inflazionato con troppe produzioni scontate e banali.

Sin dal primo ascolto infatti, questo disco sprigiona un’aurea di passione, amore innato e incondizionato verso una musica che ti penetra nell’anima, eseguita ed interpretata con sincerità, senza orpelli di qualsiasi sorta o sovraincisioni (come invece purtroppo spesso avviene in tantissime recenti produzioni – n. d. r.), da parte di chi ha da sempre un approccio quasi viscerale e simbiotico verso un genere che lo rappresenta e lo caratterizza quasi fosse insito nel proprio DNA genetico. Ebbene si, perché Ruben Minuto, milanese classe 1970, è considerato a tutti gli effetti, come lui stesso afferma, «il più americano dei bluesmen italiani o il più italiano dei bluesman d’oltreoceano» a seconda dei punti di vista. Artista rinomato dunque nel panorama musicale non solo nazionale, bensì europeo ed internazionale, è sulle scene oramai da poco meno di quarant’anni, durante i quali ha collaborato con molti musicisti di diversa estrazione ma soprattutto con nomi noti della scena blues e country a stelle e strisce (Ian Foster, Jake Walker, Kellie Rucker, Steve Arvey solo per citarne alcuni – n. d. r.). La sua poliedricità e conoscenza del genere lo hanno portato alla partecipazione in esclusiva a due importantissimi eventi statunitensi, quali l’Owensboro (KY) Bluegrass IBMA Festival nel 2001 e al Festival Blues di Chicago nel 2008. Da sempre sospeso tra la ricerca artistica in chiave acustica anche in duo unplugged e la permanenza in diverse formazioni in elettrico, il nostro ha registrato ad oggi più di tredici dischi in studio, tra collaborazioni e partecipazioni come ospite, dei quali ben quattro a firma sua: ‘I Hate To Sind The Blues’ (2004), ‘This’ (2011), ‘Think Of Paradise’ (2019) e questo ultimo ‘The Larsen’s Session’, uscito il 15 Gennaio scorso. In particolare, il presente disco che ci stiamo apprestando a recensire risulta una diretta e naturale continuazione del precedente ‘Think Of Paradise’, costituendo una sorta di vero e proprio “best of” eseguito in presa diretta, senza ulteriori take e sovraincisioni ridondanti.

I dieci brani presenti in ‘The Larsen’s Session’ sono frutto di ben due sessioni di registrazioni presso  i RecLab Studios di Buccinasco (MI), registrati, mixati e masterizzati da Larsen Premoli (da cui probabilmente, come si evince, proviene il nome del disco – n. d. r.) – in collaborazione con la DELTA Promotion – prodotti e arrangiati dallo stesso Ruben e dal suo fido amico e compagno di avventure musicali Luca Andrea Crippa, con il quale è stato rinnovato un connubio artistico che va avanti da oltre un decennio! Relativamente al contenuto specifico di questo interessantissimo full lenght, si tratta di ben sette brani tratti dalla precedente produzione di Ruben, qui riarrangiati e riproposti in una chiave nuova e differente, oltre alla presenza di tre cover rilette e totalmente rivisitate in modo originale. Insomma un prodotto ricco di contenuti e di interessanti spunti musicali, che ha visto appunto la collaborazione di diversi rinomati musicisti che da anni accompagnano l’avventura musicale di Minuto: oltre al già citato Luca Crippa (chitarre), Ricky Maccabruni (hammond & piano), Alessio Gavioli (batteria) e Paolo Roscio (basso), ai quali si sono aggiunti come combo-lineup Ale Porro (contrabbasso) e Nico Roccamo (batteria e percussioni). Non possiamo non citare anche le tre bellissime voci femminili che si sono qui avvicendate rispettivamente in eccezionali duetti canori con Ruben: Jane Jeresa, Sophie Elle e Lucia Lombardo.

Ma la particolarità che rende speciale questa nuova uscita discografica risiede soprattutto, come già precedentemente accennato, nell’approccio esecutivo in presa diretta che ha costituito il leitmotiv dell’intero album, nonché nella ben riuscita e calibrata alternanza dei musicisti presenti che ci regalano un’alternanza di brani in elettrico e in acustico, condite dalla presenza delle tre splendide voci femminili citate. Il tutto è permeato al contempo da una profonda vena di malinconia, certamente dovuta al tragico periodo che stiamo vivendo a livello globale, ma al contempo da una serenità e positività che porta l’ascoltatore in uno stato di rilassatezza e contemplazione riflessiva sulle attuali condizioni che stiamo vivendo e sul futuro che ci attende.

E proprio dall’impossibilità di riproporre in sede live queste stupende reinterpretazioni musicali, è nata l’esigenza da parte di Ruben, Luca e di tutti i musicisti coinvolti, di eseguire e registrare, sia in versione audio che video, tutti i dieci brani presenti in questo disco, un esperimento che, a parere del sottoscritto, si è rivelato veramente ben riuscito soprattutto per la qualità della resa finale a dir poco professionale e che ben immortala tutto il pathos presente durante l’esecuzione dei singoli pezzi. Tutto questo e molto altro ancora costituiscono gli ingredienti perfetti di questo appetitoso piatto che ci viene servito e che merita tutta l’attenzione non soltanto degli addetti ai lavori e dei media, bensì da parte dei tantissimi appassionati del genere che spesso, a torto o ragione, sono maggiormente interessati alle produzioni di nomi ultrablasonati (Lynyrd Skynyrd, All Man Brothers, Molly Hatchet, 38 Special, ecc.) e non si soffermano sul conoscere e scoprire nuove interessantissime realtà musicali, meritevoli di attenzione e rispetto. Insomma, per i neofiti ed in particolare quelli avvezzi a sonorità a stelle e strisce di matrice southern rock/country/bluegrass et similia, questo prodotto potrà certamente risvegliare la mente e l’apparato audiovisivo, catapultandovi in roventi terre selvagge d’oltre oceano, in un viaggio entusiasmante ed avvincente!

Sulle note crepuscolari di “Molly & Tenbrooks”, reinterpretazione di un brano tipico della tradizione bluegrass statunitense (le cui prime versioni risalgono addirittura al 1870 – n. d. r.) siamo catapultati in questo viaggio sonoro a stelle e strisce. Ma, come già accennato in apertura, non si tratta di una mera riproposizione di un brano storico, bensì di una vera e propria reinterpretazione, rielaborata con uno stile assai diverso dalla versione originale. Mentre infatti il brano nasce come composizione bluegrass, dalle tinte sonore melodiche e maggiori pur trattando di un argomento tragico, il buon Ruben ha avuto qui l’idea originale di rileggerlo in una chiave “minore e malinconica” che ben si adatta alle tematiche trattate. L’atmosfera sognante e triste viene espressa magistralmente in una catarsi che vede la presenza di arrangiamenti sublimi in chiave acustica, tanto negli arpeggi che negli arrangiamenti centrali.

Con “This Hour of the Day” ci troviamo invece di fronte alla reinterpretazione in chiave elettrica di un brano della produzione solista di Ruben (tratto dal suo disco ‘This’ del 2011 – n. d. r.), dal sapore southern, condito dal pregevole arrangiamento del fido Luca “Curtis Loew” Crippa alla sei corde, artefice di un solo iniziale da brividi, tanto per intensità quanto per gusto della melodia, che ti entra dritto nelle vene! Anche l’esecuzione da parte di tutti gli altri musicisti presenti è a dir poco superba, con un eccellente assolo di hammond da parte di Ricky Maccabruni, degno del miglior Jimmy Smith. Il tema della composizione è riferito al tramonto, uno dei momenti più intensi e riflessivi della giornata, ma è più in generale un monito a riscoprire le piccole gioie che questa vita ci offre e a cui spesso noi rinunciamo o vi riponiamo scarsa attenzione.

Si prosegue poi nella rielaborazione di un altro brano tratto dalla carriera solista del bluesman lombardo, “Jimmy Two Steps” (direttamente dal suo album d’esordio a suo nome, ‘I Hate To Sing The Blues’ del 2004 – n. d. r.), qui rivisitato in una frizzante chiave twist’n’blues elettrica. Il ritmo andante e l’alternarsi di assoli di chitarra e hammond sono da manuale del genere, le cui parti però sono qui seguite con perizia e maestria strumentale, mentre la voce di Ruben condisce il tutto assieme all’ottimo lavoro della sezione ritmica.

“Along the Way” è invece una sorta di semi-ballad elettrica, su cui le tonalità baritone ci cullano in una dolce melodia, così come il pregevole, essenziale ma ben riuscito solo nel bridge centrale prima della sei corde e poi di pianoforte, per poi passare nuovamente ad un solo con il lapsteel. L’atmosfera sognante e quasi metafisica ci trasporta, come afferma lo stesso Ruben “in another world”. Dopo questa dolce composizione solista, tratta dal suo secondo lavoro, passiamo adesso alla seconda delle cover qui proposte ma completamente rivisitata in una nuova veste country soul: si tratta nientedimeno che della celebre hit “You Are The One That I Want”, scitta dal compositore australiano John Farrar ed interpretata nella versione originale da John Travolta e Olivia Newton-John nel musical ‘Grease’ (1978). Ma, come per la precedente cover di apertura, siamo di fronte ad una vera e propria versione originale con arrangiamenti e melodie rivisitate, nonché si segnala la partecipazione in veste di ospite da parte della cantante Jane Jeresa, capace di regalarci un duetto da brividi assieme a Ruben: chapeau!

Si torna poi su territori più prettamente southern rock con “High Heel Shoes” (dall’album ‘Ruben Minuto & the Good’ole Manners’ del 2013 – n. d. r.), con la voce di Ruben che torna a farla da padrona, che a più riprese ricorda qui quella del leggendario e compianto Ronnie Van Zandt, in un fiammante mid-tempo che ricorda a più riprese le atmosfere presenti nei primi Lynyrd Skynyrd. Lapsteel ed assoli infuocati, supportati da un’ottima risposta di Maccabruni al piano, rimandano ai bei tempi che furono quando Gary Rossington e soci scrissero pagine immortali della musica rock americana. “Be Alive” ci riporta in una veste acustica, solo voci e chitarra, con la presenza questa volta di Sophie Elle che canta all’unisono con il bluesman: il brano, già presente nel penultimo lavoro in studio (‘Think Of Paradise’ – n. d. r.), viene qui reinterpretato in una veste differente. Infatti il brano è suddiviso in due sezioni quasi distinte, la prima cantata e con un ritmo più lento, ed una seconda invece dal ritmo scandito dall’acustica e da un altro assolo magistrale di chitarra. La bella e sensuale voce di Sophie è presente anche nella successiva “Who Cares”, altra ballad acustica dove le due voci presenti ci cullano accompagnate dalle sei corde di Ruben e Luca, il quale ci delizia poi in un assolo stupendo e malinconico con il lapsteel: il pathos emotivo qui raggiunge livelli altissimi, certamente tra le composizioni migliori dell’intero lavoro.

Ci avviciniamo verso la conclusione di questo fantastico viaggio sonoro d’oltreoceano, con la sognante “In the Hands of Time”, introdotta dalla chitarra acustica e dai vocalizzi ispirati di Ruben, qui accompagnato invece da un’altra voce stupenda, quella di Lucia Lombardo, che a più riprese ricorda quella leggendaria di Stevie Nicks dei Fleetwood Mac. Un brano che ci descrive alla perfezione questa veste intimista dell’artista milanese, e che dimostra tutta la sua poliedricità sia come interprete che come strumentista. La coda della composizione è un rincorrersi repentino delle due voci,a riconferma dell’esperimento ben riuscito che ci da l’idea di cosa significa fare musica col cuore: senza orpelli e virtuosismi, senza sovraincisioni ma con il cuore e l’anima che si aprono al mondo!

L’ultimo sussulto che ci viene regalato in questo fantastico disco è una rivisitazione del classico di Jimmie Rodgers, “Why Should I Be So Lonely”, affidato alla chitarra acustica e alla lapsteel di Luca, mentre il caro Ruben ci saluta con la sua voce profonda ed ispirata, ancora una volta protagonista indiscussa nell’interpretare un classico senza tempo. Migliore finale non poteva esserci per concludere questo veriegato ed avvincente viaggio nell’epopea a stelle e strisce, capace di regalare all’ascoltatore momenti di grandissimo spessore artistico ed interpretativo.

Siamo di fronte all’ennesimo disco maturo di un artista che meriterebbe molta più visibilità di quella riservatagli sino ad oggi, che riesce a ripercorrere con sagacia ed originalità diversi momenti importanti della sua carriera, grazie certamente anche al prezioso supporto di tutti i musicisti coinvolti, in particolare il fido compare Luca Crippa che si rivela nuovamente fondamentale e prezioso nella resa finale con i suoi arrangiamenti semplici ma mai scontati che arricchiscono le singole composizioni, sia in elettrico che in acustico, così come i tappeti sonori sapientemente architettati da Ricky Maccabruni. Infine va sottolineata anche la scelta azzeccata dell’utilizzo di differenti voci femminili, capaci di arricchire con un proprio timbro distintivo i diversi brani che compongono questo gioiello musicale. Tirando le somme, non possiamo che consigliare vivamente il presente disco non soltanto a chi da anni segue con passione le gesta musicali di un decano del country blues quale è Ruben Minuto, bensì anche a tutti gli ascoltatori e amanti di quelle sonorità tipicamente americane, con particolare riguardo al southern vecchia scuola, che certamente troveranno pane per i loro denti in questo lavoro. Spesso sono proprio le cose semplici e genuine a regalarci delle piccole ma al contempo grandi emozioni, capaci di rinnovarsi ad ogni ascolto senza mai stancare!

“The price I pay for what I bought…The hand that got you back in lineHurled all of us stuck in our time

And gave the time for me to findWe’re little secrets in the hands of time”

Tracklist:

1) Molly & Tenbrooks (traditional bluegrass song)

2) This Hour of the Day

3) Jimmy Two Steps

4) Along the Way

5) You Are The One That I Want (John Farrar cover)

6) High Heel Shoes

7) Be Alive

8) Who Cares

9) In the Hands of Time

10) Why Should I Be So Lonely (Jimmie Rodgers cover)

Lineup:

Ruben Minuto: vocals, acoustic & electric guitars

Luca Andrea Crippa: lead guitars (lapsteel/acoustic/electric)

Riccardo Maccabruni: keyboards (hammond) & piano

Alessio Gavioli: drums

Paolo Roscio: bass

Guests:

Jane Jeresa: vocals & chorus

Sophie Elle: vocals & chorus

Lucia Lombardo: vocals & chorus

Ale Porro: double-bass

Nico Roccamo: drums & percussions

VOTO: 8,5/10

ANNO: 2021

GENERE: Southern Rock / Country Blues

ETICHETTA: DELTA Promotion

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