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MARCO GARAU’S MAGIC OPERA – The Golden Pentacle

GRUPPO: Marco Garau’s Magica Opera

TITOLO: The Golden Pentacle

ANNO: 2021

ETICHETTA: Autoprodotto

GENERE: Power Metal /Symphonic Metal

VOTO: 8/10

PAESE: Italia

“… Questo genere musicale, il power metal sinfonico, parliamoci chiaro o lo ami o lo odi …” In queste parole, proferite da Marco c’è l’essenza di quella che sarà la recensione che andrete a leggere. Qualche tempo fa ho avuto modo di conoscere (anche se solo per mail) Marco Garau, sì proprio lui tastierista e compositore storico dei DERDIAN, e nella nostra breve chiacchierata mi ha raccontato un po’ di sé e della sua vita costantemente immersa tra note e pentagrammi. Come dicevo, mille note, mille ascolti di generi differenti tra loro, studi musicali che hanno attraversato il classico, il moderno e il jazz hanno contribuito ad illuminare il suo cammino professionale ed artistico fino ad oggi.

Ma l’oggi per Marco è anche rappresentato dal quel virgulto di idee personali che sono cresciute ed hanno preso forma in questi anni, una forma tutta personale e con un’unica matrice sonora quale il power metal sinfonico. E così che, senza scendere a compromessi con altre eminenze grigie ma con mille dubbi, ha messo in gioco il suo personale estro provando a creare musica così per come l’aveva in testa perché per sua stessa ammissione “… era arrivato il momento di togliermi ogni dubbio …”. Nasce così la sua Magic Opera, in cui viene narrato un conflitto fra maghi in una epoca ed in mondo non precisato. Mi fregio del piacere, per voi che leggerete, di aprire la porta che ci condurrà nel nella realtà fantastica di “The Golden Pentacle” . SeguitemI …

“The Golden Pentacle” è la traccia con cui si inizia il cammino. Si odono pochi rumori e servono pochi attimi per tornare in una specie di medioevo fantastico, intanto lievi accenni di folk danno forza all’epicità che si dipana sin da subito. Velocità e orchestrazioni si fondono in una stupenda e immaginifica cavalcata verso il pendaglio dorato, le influenze caratteristiche del metal epico italiano di cui marco fa orgogliosamente parte, si sentono ben forti e imperiose. Coesione e compattezza della band che lo accompagna sono percepibili da subito. Al minuto 4:08 Marco fa sentire i suoi bellissimi suoni accompagnato e sorretto da Gabriel che suona un assolo di chitarra perfetto. Anton alla voce narra l’epicità di questo brano. Si prosegue in maniera sostenuta e veloce, le ritmiche vanno a cavalcare e i nostri padiglioni auricolari allietati anche dalle note cantate da Anton ed Enrico che sanno alternare impostazioni vocali diverse che vanno dai cori a espressioni al limite dello scream/growl. Lo scenario fantasy oramai è tutt’intorno a noi, i suoni sono classicheggianti e anche quì perizia e tecnica non mancano, gli assoli sono veramente ben fatti e vanno ad intrecciarsi ad hoc al tema di “Elixir Of Life”.

Con “Keepers Of The Night” si segue sempre coerentemente il percorso di quanto sentito fino ad ora, il drumming sempre potente e roccioso di Salvatore sostiene gli effluvi barocchi su cui vola questa Magic Opera, mentre i cantori optano per qualcosa di più vicino alle cadenze folk, il pezzo risulta ammiccante, misterioso, teatrale e lucente al tempo stesso. Gli intermezzi strumentali racchiudono un po’ tutto quello che si è sentito fino ad ora e cioè potenza, folk, metal, neoclassicismo, epicità, ma anche, al minuto 2:50, lineamenti un po’ orientaleggianti. Ancora spazio in primo piano ai narratori canori, che a circa metà brano gli conferiscono con la loro ugola un carattere molto teatrale che andrà ad aprire ai colori strumentali dai lineamenti più metallici, che ci portano per mano alla conclusione del brano lasciandoci a corto di fiato (brano che personalmente ho apprezzato molto). Dopo una intro in tema, troviamo ancora delle sonorità dai tratti orientali con “Never Ending Pain” e i tre narratori di nuovo vanno a mescolare abilmente le loro vocalità. Abbiamo ritmi più quadrati e leggermente meno forsennati ma sempre tanto epici e teatrali. Ma……che sorpresa, ad un certo punto si ode qualcosa di molto simile ad un tango e di colpo sembra essere catapultati in mezzo ad una danza dove appare un growl assolutamente non invasivo. E poi c’è Marco che grazie ai suoi tasti bianchi e neri “spazza” via la brutalità gutturale del growl ed insieme alle chitarre si torna alla purezza delle voci.

Con un titolo come “Fight For The Victory” (altro brano preferito da chi scrive) cosa ci possiamo attendere? Una canzone dal mood epico e battagliero, cadenzata come la marcia che fà un esercito quando avanza in battaglia, l’incedere iniziale fa muovere le teste, e il narratore canoro ci aiuta a fare un po’ di headbanging. Il ritornello arriva dritto in faccia e sotto pelle epicamente energico, potente e con pathos, insomma quì sembra di vedere un direttore d’orchestra, nella fattispecie Marco che dirige la battaglia, e non si risparmia con il suo strumento disegnando il carattere emotivamente forte della canzone …”fight! Into the night ready to die under the moonlight …” . Altro brano, altro frammento di storia dove il cantato sembra veramente ricalcare quello che è l’impeto e il segreto delle acque marine, impeto che il pianoforte và a calmare, ma poi il mare si gonfia di note che raccontano il suo segreto “… hidden into the sea whit all is energy …”, e le chitarre rendono le acque agitate corredate dall’ennesimo assolo stupendo di Gabriel. Questa è “The Secret Of The Sea”. Con “The Sacred Legacy” sembra come se ci trovassimo di fronte ad una canzone leggermente più morbida, dove vengono mascherate velocità, pathos ed emozioni vocali. Barocche tastiere e una chitarra tagliente si muovono a loro agio nelle pieghe musicali solitarie fino a deflagrare in un finale potente e roccioso. A questo punto del disco faccio un plauso particolare a Salvatore, l’uomo dietro i tamburi, e ad Enrico (e qui sono di parte), alle oscurità bassistiche, poiché in “Free Again” hanno dato conferma di essere instancabili e costanti, dimostrando che anche a questo punto del disco, grazie al loro lavoro tecnico e ritmico, sostengono il tutto senza problemi delineando in questa opera quel tocco metallico in più. E non importa quale sia la velocità, il pathos ritmico o i cambi vari, loro rispondono presenti. E poi mi viene da dire che “The Other Side” mi piace tantissimo. Sonorità diverse? No, sono soltanto i giri del motore che essendo più lenti disegnano sensazioni diverse, e quì sembra veramente una ballad dove le sonorità appaiono meno epiche ma pur sempre di forte impatto emotivo. Questa canzone appare come fosse un piccolo racconto intimo, il più intimo di tutta questa storia narrata fino a questo momento, in più ci mettiamo il fatto che ci avviciniamo più verso tinte metalliche classiche accompagnate da una solida base hard e in essa ci troviamo (secondo me) l’assolo di chitarra più bello del disco.

Siamo alla fine della battaglia, ma l’energia di questo disco si concentra bene nell’epilogo lasciato alle due canzoni finali. “Thief Of Souls” basta poco per descriverla, poiché dopo la breve parentesi precedente la musica torna a tutta forza a colorarsi di epicità, e con “Until The End Of Time” danziamo su note folk e neoclassiche che ci portano alla fine di questa opera. Danza tutta da ascoltare e godere per quanto fatto fino ad ora, e nel finale non poteva mancare ancora una bella alternanza vocale tra growl/scream che fanno da contraltare alla voce pulita “…you tell this is the end / your place is in the hell…”. Ed ecco che il suono del clavicembalo ci dice che tutto finisce, e allora si riprende fiato e si torna nel mondo reale.

Una band meritevole e molto competente ha messo a disposizione tutta la sua forza e ha coadiuvato nella buona riuscita di questa Magic Opera il suo condottiero. Marco oltre a metterci il piglio del leader ha agito senza paura perché è veramente un buon disco da cui emerge la sua grande passione, e ci ha messo dentro tutto se stesso in musica. Le sue idee si sono riversate in maniera molto naturale sui suoi tasti bianchi e neri, orchestrando bene il tutto, essendo così sempre molto presente ma senza mai prevaricare i suoi compagni di viaggio con cui si è integrato perfettamente dando vita così ad un connubio che con i suoi decibel ha sollecitato fortemente i nostri timpani.

Bravo Marco only the brave!

Dico che suggerisco vivamente ai cultori del genere e soprattutto agli amanti del genere di italica fattura, ma se qualcun altro volesse ascoltare questo disco basta premere il bottoncino con il triangolino play e via di gusto!

Stay Rock

TRACKLIST:

01) The Golden Pentacle
02) Elixir of Life
03) Keepers of the Nigh
04.) Never-ending Pain
05.) Fight for the Victory
06) The Secret of the Sea
07) The Sacred Legacy
08) Free Again
09) The Other Side
10) Thief of Souls
11) Until the End of Time

LINE UP:

Marco Garau: Keyboards and Orchestrations
Anton Darusso: Vocals
Gabriel Tuxen: Guitars
Matt Krais: Guitars
Enrico Pistolese: Bass
Salvatore Giordano: Drums

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