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Interviste SOMMARIO

VISIONS OF ATLANTIS: la musica tira le somme ad un anno dal virus!

Tutto il mondo della musica è ormai abbastanza fermo, per quanto riguarda la parte LIVE; si è visto qualche show in streaming, ma sappiamo che le vere emozioni torneranno quando sarà sicuro per tutti uscire da questo lockdown, che per quanto più rilassato rispetto ai primi tempi, ci impone ancora tanti sacrifici e ci ha resi un po’ più solitari.
Sulle pagine di Verorock ripercorriamo oggi tutto quello che è successo grazie ai Visions Of Atlantis, band molto nota agli estimatori del Symphonic Metal, che ci parleranno di quello che hanno dovuto affrontare quando l’emergenza è iniziata e si trovavano in pieno tour e qualche altro loro punto di vista sulla situazione in generale.


Ciao ragazzi, come state? Spero bene, sia voi che le vostre famiglie.
Ciao e grazie mille per ospitarci su verorock.it. Considerando la situazione globale, stiamo tutti bene. Ci mancano moltissimo i palchi e la vita on the road a cui ci eravamo abituati prima della pandemia e non vediamo l’ora di poter ripartire, ma al di là di ciò tutto va bene e fortunatamente siamo tutti in salute ed al sicuro.

Con quest’intervista mi piacerebbe parlare di diverse cose che coinvolgono tutte le band del mondo, in questo momento, per via di questo maledetto Covid; penso sia interessante conoscere il vostro punto di vista e come vi siete organizzati in questo periodo. Iniziamo facendo un punto sulla situazione.
Speriamo di poter condividere con te quanto più possibile, soprattutto considerando che abbiamo affronta-to l’inizio di questa pandemia in maniera piuttosto intensa e che le sue conseguenze ci hanno colpito più volte, non solo per quel che concerne la nostra programmazione ma anche per quanto riguarda la nostra normale vita da band visto che siamo divisi tra Austria, Francia ed Italia…e viaggiare oltre i confini oggi non è più così facile.

Avete dovuto cancellare degli show? E se sì, quanti?
Quando tutto è iniziato noi eravamo in tour negli Stati Uniti in supporto a Dragonforce ed Unleash the Ar-chers. Avremmo dovuto suonare per circa 20 date, subito dopo in programma c’era una breve serie di date da headliner in Canada. Una volta tornati, a distanza di circa due settimane, saremmo dovuti ripartire per la seconda parte del nostro primo tour Europeo da headliner a marzo/aprile. Eravamo anche confermati a diversi festival estivi (Wacken, Masters of Rock, Metal on the Hill ed altri) ed il piano era di ripartire poi a settembre con una nuova tournée. C’erano anche diverse cose non ancora annunciate che speriamo si possano pianificare nuovamente in futuro, ma dovremo riorganizzarci quando tutto tornerà nuovamente “normale”.

Vi siete visti cancellare anche dei voli, durante quei giorni?
Si, è stato il problema più grosso. Il tour negli Stati Uniti è stato bloccato dopo soli 6 spettacoli e ci siamo trovati nel bel mezzo degli USA con i nostri voli di ritorno dal Canada due settimane dopo e con il tour-van che avevamo noleggiato già pagato per il 14 giorni successivi. Le compagnie aeree sono cadute nel caos: visto che i nostri voli non erano stati ancora CANCELLATI, non potevamo chiederne il rimborso. L’unica cosa fattibile era tentare a nostre spese di CAMBIARE voli, anticipandoli, ma nessuna compagnia in quelle ore poteva aiutarci in quanto nessuno voleva riprogrammare dei biglietti senza sapere quali voli sarebbero partiti e quali invece sarebbero stati cancellati. Nel giro di 24 ore la situazione è poi diventata critica in quanto il governo degli Stati Uniti ha vietato a tutti i cittadini dello Schengen di volare all’interno del paese: potevamo uscire dagli USA, ma non ci era permesso nemmeno prendere voli di collegamento all’interno del territorio americano. Alla fine siamo volati in Messico dove abbiamo suonato l’ultimo con-certo: fortunatamente nel routing c’era già in programma un festival, e da lì abbiamo acquistato gli ultimi (e costosissimi!!!) voli per l’Europa disponibili. Potevamo viaggiare solamente verso Parigi, ed una volta a Parigi abbiamo acquistato degli altri biglietti per raggiungere Vienna.
Un’esperienza davvero folle.

Quand’è che avete realizzato quello che stava succedendo?
Sinceramente, dopo l’esperienza di cui sopra, possiamo tranquillamente dirti che ci siamo resi conto tutti assieme durante quei giorni che questa pandemia sarebbe stata inserita nei libri di storia. Finché eravamo “on the road” non potevamo certo immaginare che sarebbe stata così d’impatto, ma quando ci siamo ritrovati a correre per l’aeroporto alla ricerca di un volo di ritorno, ricevendo chiamate da amici e parenti in tutto il mondo, sentendoci chiedere in maniera preoccupata informazioni su come saremmo tornati… abbiamo capito. Solo una settimana dopo il nostro rientro sono iniziati i lockdown in Italia, Austria e Francia, quindi siamo stati tutti più o meno in sincronia, anche se all’inizio probabilmente l’Italia è stato il paese più colpito.

Diverse band hanno subito grosse perdite in termini economici ed hanno iniziato una campagna Go-FundMe, ma non tutti hanno propriamente dato qualcosa in cambio, come show in streaming, merch o altro.
Ne è nata una grande polemica; che cosa ne pensate?
Noi siamo proprio una delle band che si è appoggiata a GoFundMe in quanto abbiamo DAVVERO sofferto una GIGANTESCA perdita. Abbiamo deciso già al tempo di essere totalmente trasparenti a riguardo e di spiegare pubblicamente i dettagli, per evitare voci di corridoio o incomprensioni. Noi non eravamo la band headliner negli USA ed era il nostro primissimo tour in America con questa formazione. Questo significa che non avevamo i “vantaggi” di una band headliner e come già detto abbiamo suonato solamente per sei concerti. Abbiamo stampato a nostre spese delle magliette specifiche per il tour e come per ogni tournée abbiamo acquistato dalla divisione statunitense di Napalm Records il merchandise necessario (non va dimenticato che CD, DVD, Ear-Book & co sono articoli che le band COMPRANO dalle etichette appositamente per le varie occasioni, ed il netto delle vendite dalle varie serate, una volta detratto il costo d’acquisto, è il ricavato per la band!). Il VISTO per gli stati uniti era a nostro carico (visto lavorativo, visto che l’ESTA non è sufficiente quando si va a suonare negli USA), il tour-van per tutto il periodo era a nostro carico (fortunatamente la compagnia da cui abbiamo effettuato il noleggio alla fine ci ha fatto pagare solo la metà, ma si parla comunque di un band-wagon con 9 posti letto per 12 giorni)… e tutti i voli di ritorno sono stati pa-gati a nostre spese per noi e per i nostri tecnici. In tutto abbiamo perso circa 20.000 €, che è la cifra che abbiamo fissato come goal su GoFundMe e che abbiamo fortunatamente raggiunto. Pensate che solo i voli di ritorno sono costati circa 10.800 €.
Parlando poi delle varie polemiche in relazione alle campagne di crowdfunding partite in quei giorni… da un lato il nostro pensiero è che troppe volte le meccaniche dietro al mondo del music business siano ancora troppo poco chiare ai più. A volte si sente dire che “le band prendono un sacco di soldi dalle etichette” e trovo che nel 2020 sia incredibile che ci sia ancora chi non ha capito questo meccanismo: le band (a volte!) ricevono degli ANTICIPI, le famose “advance” dalle etichette. Questo significa che le etichette “prestano”, e solo in determinate circostanze, dei soldi alle band. Soldi che vanno SEMPRE ridati in qualche maniera: tramite le vendite, tramite gli streaming ecc. ecc.. Nessuno regala nulla a nessuno e se la band non vende a sufficienza per rientrare dell’advance, questa va ridata di tasca propria. Nel nostro caso specifico poi stiamo parlando di qualcosa che non ha senso perché trattiamo di un tour, non di un album da produrre, e nei tour le etichette contano pochissimo. A volte le label danno un advance anche per aiutare le proprie band a coprire le spese iniziali per grossi tour, ma questo ovviamente non è il caso di un tour CANCELLATO come quello in cui eravamo noi VoA. Non abbiamo ricevuto alcun advance dalla Napalm Records per l’occasione. Sono stati i NOSTRI risparmi come band a permetterci di volare in America, così come per moltissime altre band in moltissime occasioni simili. Se non avessimo trovato un modo di vendere quantomeno il merch che avevamo preparato per l’occasione, saremmo andati in bancarotta. È un concetto semplicissimo ma, purtroppo, vero. Dall’altro lato della medaglia, siamo d’accordo sul fatto che quando CHIEDI qualcosa a qualcuno è giusto che tu DIA qualcosa indietro. Questo è il motivo per cui abbiamo utilizzato GoFundMe come una sorta di “web-store alternativo” visto che noi non abbiamo un negozio online e tutto il nostro merch è sempre venduto tramite Napalm. Chi ci ha supportato utilizzando GoFundMe per acquistare le magliette, i CD ed il nostro merch in generale, in quell’occasione ha acquistato direttamente da noi, senza passare per l’etichetta, in maniera che il ricavato arrivasse direttamente al nostro conto per recuperare il debito creatosi. Sappiamo che alcune band non hanno offerto niente in cambio, e questo non è il massimo, ma onestamente… se hanno passato quello che abbiamo passato noi, possiamo capire. Alla fine nessuno punta una pistola in testa ai fan obbligandoli a supportare le band. Chi vuole lo fa, chi non vuole… non lo fa!

Questo periodo vi sta facendo intravedere una sorta di “nuovo futuro” per la musica?
Molte porte si sono aperte. La cultura della musica online si è aperta al mondo. Non che prima non esistesse, ma oggi come oggi sta diventando “normale” guardare un concerto online e questo potrebbe esse-re d’aiuto per il futuro visto che molte compagnie sono focalizzate su questa tecnologia ora. Magari prossimamente si pianificherà lo stream di alcune date dei vari tour in maniera regolare. Alcuni locali potrebbero addirittura installare una zona di regia fissa per lo streaming delle date delle band che ospitano e questo consentirebbe a persone dall’altra parte del mondo di vedere lo spettacolo. Immagina una band che annuncia un tour dove alcuni paesi (o continenti) sono esclusi. Se alcune venue trasmettessero delle date, chiunque potrebbe comunque evitare di perdersi quel tour seguendolo da casa. Se più date poi vengono trasmesse, si potrebbe addirittura scegliere la migliore in base ai propri impegni. Con un prezzo ragionevole, ne può sicuramente valere la pena. Di certo, anche se ci vorrà un po’, la musica dal vivo non svanirà in quanto è un tipo di esperienza che non è sostituibile con altro.

Immagino che in ogni caso, al momento stiate andando avanti con qualche idea per il prossimo album. Se è effettivamente così, come vi state organizzando per la produzione?
Presto verrà rivelato molto a riguardo. Durante la pandemia abbiamo lavorato sodo su nuovo materiale ed anche se dal punto di vista promozionale ci siamo concentrati sul nuovo live album che abbiamo pubblicato in CD/DVD e Blu-Ray lo scorso autunno, le nostre menti sono sempre state focalizzate sul nuovo disco che ha raggiunto una fase decisamente avanzata del suo processo di creazione. I brani sono pronti e come detto molte news stanno per arrivare… seguiteci sulle nostre pagine social e presto ne saprete di più!

Non tutti i membri dei VOA vivono nello stesso luogo. Come vedete la situazione nei vostri rispettivi paesi? Cosa pensate avrebbe potuto essere gestito meglio dai governi o, in caso, cosa ritenete sia stato ben gestito?
Herb per l’Austria: È complicato. La situazione in Austria è gestita in una maniera che definirei “OK”. Alcune cose si sarebbero potute affrontare meglio, altre peggio. Penso sia così in ogni paese, non esiste una maniera perfetta per confrontarsi con qualcosa del genere, ma io non sono assolutamente un esperto in questo campo quindi non me la sento di dire se il governo ha preso delle decisioni giuste o meno. In generale il mio non sentirmi “dentro” la politica è uno dei motivi per cui preferisco di norma astenermi dal commentare sulle questioni. Voglio credere che comunque quello che si cerchi è un bene comune e nell’interesse della gente… ma in fin dei conti sempre di politica si parla e tutto quello che gira attorno al Covid sta diventando sempre più una faccenda politica, per cui chi o sa?
I nostri leader hanno cercato di essere onesti nel comunicare, quantomeno all’inizio. Una delle primissime cose che ci hanno detto è stata “Questa sarà una maratona, non uno sprint. Non sappiamo molto e dobbiamo vedere come il tutto si evolverà, apprendendo man mano nuove informazioni riguardo a questo vi-rus. Possiamo solo affrontarlo insieme, quindi per piacere fate la vostra parte”.
Ho amici che lavorano negli ospedali sia come dottori che come staff medico e in base a quanto loro han-no detto il nostro sistema sanitario non è mai stato vicino al collasso, abbiamo avuto addirittura posti extra per ricevere pazienti da altri paesi. In una o due occasioni la situazione stava diventando leggermente più tesa, ma il nostro governo ha attivato dei lockdown in tempo per calmare le acque.
Quello che davvero non capisco è chi protesta e chi si schiera contro le piccole incombenze di questo periodo, come ad esempio il mettersi la mascherina. Chiunque è libero di esprimere la propria opinione, ma bisogna farlo senza diventare un pericolo per gli altri.
Ovviamente abbiamo avuto ed abbiamo ancora delle restrizioni nella vita quotidiana, ed abbiamo ancora dei lockdown. Ai miei occhi trovo tutto normale e giustificato. Uno dei miei desideri attuali è di certo quel-lo di andare in un pub e bere una (o sette) birre con gli amici o con chiunque trovi nel locale, ma in questa situazione si deve aspettare. All’inizio della pandemia, che ora sembra un momento così lontano nel tempo, c’era un grosso senso di unione in Austria, con la gente che voleva provare a fare la propria parte, sembra quasi come se tutto il paese stesse vivendo un’avventura assieme. Presto però, la gente ha iniziato a lamentarsi ed ha smesso di fare cose che oggi sono fondamentali come l’indossare la mascherina e mantenere le distanze minime. Di conseguenza il governo ha dovuto essere più severo nelle restrizioni, cosa che a sua volta ha portato ad un lamentarsi ancora di più. Anche in questo caso trovo sia tutto nor-male, è un diritto dei cittadini esprimersi, anche se sembra che sempre più gente stia un po’ perdendo di vista la situazione globale. Come detto prima: è una maratona, non uno sprint. Credo che purtroppo il Co-vid toccherà le nostre vite ancora per molti anni in qualche maniera.

Clémentine per la Francia: Oh, beh…credo che oggi nessuno vorrebbe essere nei panni del nostro presidente o del governo, dovendo gestire una situazione come questa, senza precedenti nell’epoca moderna. Ognuno ha la sua opinione su come i leader politici dovrebbero gestire la situazione e tutt’ora nessuno si è preso la responsabilità di fare qualcosa di concreto ed affrontarne le conseguenze. È sempre facile giudicare dall’esterno, non avendo idea di cosa significhi davvero prendere una decisione politica. Tutti diventano immediatamente esperti in biologia, epidemiologia, medicina, logistica. I social media danno voce a tutti quelli che vogliono esprimersi. Siamo stati inondati di opinioni ed i fatti veri e propri sono stati sepolti da speculazioni e disinformazione. Credo che tutto questo non aiuti per nulla. La Francia ha gestito alcune cose meglio di altri ed altre peggio. Lo stesso vale per molti altri paesi Europei. Una cosa che avrei sinceramente apprezzato dagli scienziati, dai media e dai leader politici sarebbe stata più umiltà e la capacità di essere onesti nel dire: “questo virus è qualcosa di nuovo, ne sappiamo pochissimo a riguardo, abbiamo bisogno di maggiori ricerche prima di poter dare delle risposte, dobbiamo chiedervi di avere pazienza mentre facciamo del nostro meglio”. Avrei apprezzato maggiore onestà e trasparenza sulle cose che non hanno gestito propriamente, piuttosto che le bugie dette alla popolazione. Ad esempio, quando la Francia aveva esaurito le mascherine nei negozi, il primo ministro ha detto “tanto le mascherine sono inutili in ogni caso” … per poi renderle obbligatorie solo poche settimane dopo. È così che perdi credibilità e fiducia da parte del popolo, alimentando la diffidenza verso il tuo paese.

Michele per l’Italia: Mi sento fortunato di poter rispondere a questa domanda mettendo ascoltando e paragonando la mia risposta con quella dei miei compagni di band da altri paesi. In generale mi sento fortunato ad essere parte di questa band in quanto mi permette di condividere esperienze e di guardare a mol-te cose da prospettive differenti. Clementine ci ha appena fatto notare come sta vivendo la situazione in Francia e la sua testimonianza mette in luce chiaramente come ogni paese sta vivendo la pandemia alla stessa maniera. In Italia in molti hanno accusato il governo di essere il peggiore, in Slovacchia è lo stesso, in UK è lo stesso, probabilmente in Francia è lo stesso. Alla stessa maniera molti hanno supportato il go-verno per aver avuto “le palle” di affrontare in maniera bilanciata una situazione così difficile. Credo davvero che siamo tutti nella stessa condizione. Ognuno nei momenti difficili si preoccupa dei fatti propri. Do-ve c’è nervosismo si accusa il proprio paese e il proprio governo, se invece si è positivi si guarda al lato positivo e si è contenti di ciò che viene fatto. Ognuno ha le sue teorie, ognuno le sue opinioni. La triste verità è che questa pandemia è fuori dal nostro controllo. Tutti vorremmo avere una bacchetta magica per cancellarla e riprenderci le nostre “normali vite”, ma non possiamo e l’unica cosa che serve davvero è la pazienza. Non c’è nessun governo capace di salvarci perché, semplicemente, non dipende da loro. La mente umana ha bisogno di “un colpevole” da accusare, ma questo oggi non è possibile e la cosa ci fa impazzire. Anche se scoprissimo che il virus è stato rilasciato da qualche scienziato pazzo per una cospirazione… cosa cambierebbe? Niente. Il virus è qui ora, ed anche se capissimo come è nato e se c’è qualcuno da accusare, non sparirebbe. Nessun politico lo farà svanire. Abbiamo bisogno di tempo e pazienza, e di capire che nessun partito può cambiare questo fatto. Il tempo invece cambierà le cose e ci riporterà alla normalità.


C’è stato qualcosa che, nonostante tutto, vi ha ispirato in questo lungo periodo?
Tutto sommato possiamo dire che c’è stato un aspetto in cui siamo stati fortunati. Ci riferiamo alla nostra programmazione. Essendo stati costretti a stare a casa, lontani dalla vita on the road, abbiamo potuto focalizzarci totalmente sul nuovo album, come anticipato prima. Non abbiamo dovuto correre per trovare il tempo di comporlo e registrarlo in mezzo a un tour o ad una data. Abbiamo avuto un anno da dedicare in toto al songwriting. C’è qualcosa che può ispirare di più dell’immergersi nella musica? Questa è la ragione per cui crediamo fortemente che il prossimo disco sarà un passo avanti gigante per i VoA.

Quale sarà la prima cosa “normale” che farete quando tutto questo sarà finito? Certo, speriamo tutti al più presto, ma vorrei raccogliere i vostri messaggi di speranza, per i vostri fan, come per i nostri lettori.
Abbiamo parlato moltissimo in questa intervista, è giusto chiuderla con una risposta davvero semplice: la prima cosa che faremo sarà incontrarci tutti assieme e saltare su un palco. Non stiamo più nella pelle all’idea di tornare al calore della musica dal vivo. Vogliamo tornare ad essere circondati dalle persone che amiamo in tutto il mondo. Ci manca perfino la tipica puzza di sudore dei concerti dal vivo. Ci manca l’atmosfera, ci mancano gli sguardi che si incrociano tra centinaia di persone e l’unione di energia da sopra e sotto il palco. Ci manca la musica, la vera musica ma ce la riprenderemo a breve. Fate attenzione, indossate la mascherina e speriamo tutti insieme che i prossimi mesi possano riportarci dove dobbiamo es-sere.

Grazie ragazzi, per il vostro tempo!
A presto si spera (e in un concerto vero!)

Intervista versione inglese: clicca qui

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