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Live Report

MARCO IACOBINI BAND feat. STU HAMM, Roma, 09/06/19 – Un virtuoso rush musicale 90’s!

Dalla musica ci possiamo aspettare di tutto, anche perché (mi avvalgo di un espressione di uso comune) fondamentalmente fa da colonna sonora allo scorrere delle nostre vite, sempre più caotiche e frenetiche. In questo caso, la musica, mi ha riservato una gradita sorpresa, infatti le parole che andrete a leggere servono a raccontare di come un ottimo insegnante di chitarra, nonchè musicista affermato, quale è Marco Iacobini, nel portare in giro in un mini tour italiano la sua musica coadiuvato alle note basse da un artista di fama internazionale, che risponde al nome di Stuart Hamm. A completare la band che lo accompagna live, troviamo Stefano Sastro alle tastiere e Cristiano Micalizzi alla batteria.
Il disco da cui vengono presi i brani è “The Sky There’ll Always Be”, uscito nel 2013, che vanta nei crediti artisti del calibro di Mike Terrana, Tony Levin, Carl Verheyen, Dave Weckl, Billy Sheehan, Stuart Hamm e molti altri. Queste prestigiose collaborazioni, hanno permesso a Marco di poter dare forma alle sue idee e comporre così un gran bel mosaico musicale.

Che questo viaggio strumentale abbia inizio!
Gli anni 80 si palesano nelle note che escono dalla chitarra di Marco, a suo sostegno ci sono il drumming di Cristiano Micalizzi e le note tastieristiche di Stefano Sastro. A rendere completo questo insieme musicale, ci sono le 4 corde di Stuart, che sempre sorridente, accompagna senza mai essere preponderante ma integrandosi alla perfezione nel brano. “The Great Rush” fila via in bellezza accolto dal (poco) pubblico che gli regala molti applausi.
Neanche il tempo di prendersi il meritato tributo, e si riparte senza troppe pause con “Smoky Club’s Blue Light”: i suoni sono perfetti, la sezione ritmica in particolare, è precisa e si integra alla grande, il tutto viene arricchito da un bel passaggio slappato che fa drizzare le orecchie ai presenti; questo pezzo mette in luce una band unita e rodata a dovere!

Gli applausi ci sono e si fanno sentire, e dopo che ci vengono presentati i musicisti si passa ad un momento un po’ più intimo nei toni. Un emozione viene raccontata strumentalmente in “Where The Angels Come Down”, dove Marco ricordando suo padre ci regala emozioni a non finire. Sonorità che pescano a piene mani dagli anni ’90, dove si sente anche l’influenza musicale di mister Joe Satriani, il tutto in un brano dal sapore dolce e amaro ma che risplende di luce propria, una luce forte e profonda.
Si alzano i giri del motore, e si corre sulle note di “The Pump”: i ragazzi ci propongono un brano scritto da mister Simon Phillips e suonato da mister Jeff Beck; fortemente blues nel suo incedere, ai tasti bianchi e neri Stefano và che è un piacere e intanto gli occhi dei presenti sono rapiti dalle mani di Stuart, che (sempre sorridente) suona un riff semplice ma con tanto cuore e groove; pezzo lungo ma molto gradito dal pubblico.

“…Adesso facciamo un po’ di fusion vecchia scuola a modo nostro…”, queste sono state più o meno le parole che hanno fatto da cappello introduttivo per “A Cup Of A Shred Wine (part. 2)”: i giri aumentano ancora di più, i musicisti fanno sfoggio della loro perizia tecnica, e intanto si arriva ad un bel duello/intreccio strumentale fra chitarra e basso. Marco ci mostra la sua abilità fulminandoci con un gran bel passaggio in tapping veloce e incisivo, e Stuart finisce di deliziarci occhi e orecchie a modo suo, con uno dei suoi marchi di fabbrica, semplicemente slappando.

Poi abbiamo “The Sky There’ll Always Be”: un arpeggio di chitarra fa da intro e si viaggia su sonorità diverse, tendenti al pop ma sempre con una certa eleganza. Marco qui è protagonista con la sua chitarra, ma a dirla tutta si nota (anche in questo caso) come la band si muova all’unisono fino a riempire di note il locale che gli tributa i meritati applausi. Cristiano c’è e si fa sentire, fa una bella intro alle pelli che serve a mettere in moto “Fast and Furios” dove trova la solidità di Stuart al basso e che insieme ci accompagnano verso un solo chitarristico molto bello (il preferito della serata da chi scrive), il finale è un rientro di insieme di tutti i musicisti. Ma non finisce qui perché Cristiano ci fa dono di un drum solo.

Con “Stratus” l’atmosfera si tinge di armonici che poi vanno a disegnare degli arpeggi: questa volta è Stuart a partire con eleganza, mettendo in luce la sua bravura, poi piano piano si eclissa fino a lasciare la ribalta alla 6 corde di Marco. I due comunque si sostengono a vicenda per tutta la durata del pezzo, con un finale tutto per Stuart e le sue note basse.
Stiamo andando sempre più verso la fine, con l’accoppiata “Red Sunset On L.A.”, brano molto solare, dove sembra di sentire il movimento del mare nelle note, anche qui (almeno secondo me) l’ispirazione verso mister Satriani crea un forte impatto emotivo che avvolge chi lo ascolta; il secondo pezzo di questa coppia di assi è “Red Siren”, introdotta magistralmente dalle tastiere di Stefano, e con la chitarra che a suo modo esprime (passando per un bel tapping) tutta la dolcezza di questa ballad.
Siamo giunti alla fine della set list, e ci si lascia andare sulle note di “Freeway Jam” (brano di Jeff Beck): definito come uno shuffle blues, anche i ragazzi della band si lasciano andare e fano dialogare tra loro gli strumenti che è un vero piacere, bello il passaggio in cui Stuart graffia con il suo groove e Cristiano gli regge botta in maniera eccelsa!

Il tempo è tiranno come sempre, ma il pubblico è lì, e quindi bis: di nuovo tutti sul palco perché we want rock, quindi ci facciamo un ultimo giro con “15/4” che non è solo una figura ritmica, ma un pezzo scritto da Marco accolto da consensi e applausi, applausi finali che vanno anche all’indirizzo di quattro musicisti di altissimo livello che hanno lasciato, a modo loro, il segno in questa serata romana.
Non una serata hard & heavy, forse neanche una serata per tutti (ma è anche giusto che sia così), sicuramente però Roma come sempre ha potuto vantare di avere al suo attivo una serata all’insegna dell’ottima musica. Il calore del pubblico si è visto e sentito dall’intensità degli applausi con cui tributavano gli artisti. Pubblico che oltre a dare un abbraccio ad artisti italiani ha avuto modo di apprezzare la perizia tecnica, la professionalità e l’umiltà di un grande nome quale Stuart Hamm che ha accettato con gioia di poter accompagnare insieme a Cristiano e Stefano, il suo amico Marco in questo viaggio musicale sia su disco, sia live. La bellezza emozionale della musica è anche questa. Grazie ragazzi, grazie Marco.

Marco Iacobini Band lineup:

Marco Iacobini: Chitarra
Stuart Hamm: Basso
Stefano Sastro: Tastiere
Cristiano Micalizzi: Batteria

Marco Iacobini Band setlist:
“The Great Rush”
“Smoky Club’s Blue Lights”
“Where the Angels Come Down”
“The Pump” (Simmon Phillips cover)
“A Cup Of Shred Wine (part. 2)”
“The Sky There’ll Always be”
“Fast and Furios”
“Drum solo”
“Stratus”
“Red Siren”
“Red Sunset on L.A.”
“Freeway Jam” (Joe Satriani cover)

Bis:

“15/4”

Fonte: Rocco Faruolo

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