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Live Report SOMMARIO

ORPHANED LAND + Imperial Age, Calenzano (Fi), 14/11/16- Il festival ‘multietnico’ piu’ metal del mondo!

CALENZANO (Fi), Cycle, 14/11/16 – Chi ha detto che il giorno più brutto della settimana debba per forza essere il lunedì? Proprio questa sera, invece, a Calenzano, alle porte di Firenze, si è celebrato il festival musicale multietnico più importante degli ultimi anni grazie all´impegno ed al notevole sforzo degli operatori del celebre ´Cycle´, accattivante locale che si è distinto molto negli ultimi tempi per aver condotto in Toscana nomi importanti della scena metal mondiale, solo per far qualche nome gli Agonist dell´allora cantante Alissa White-Gluz (oggi singer di punta dell´intero panorama heavy metal e vocalist degli famosissimi Arch Enemy), dei Freedom Call, degli Stormlord e di molti altri.

Crysalida
Orphaned Land

Ad aprire le danze i cileni CRYSALIDA, band dalle forti influenze prog (non per niente tra le proprie fonti d´ispirazione nella propria biografia citano Opeth, Pink Floyd e Porcupine Tree tra gli altri) ed attiva da ben venti anni, infatti il gruppo ha la possibilità di pescare da un vasto repertorio proponendo una sorta di prog metal dai toni molto vellutati ed orecchiabili, chiave d´accesso necessaria ed efficace per aprirsi ad un´audience probabilmente più abituata a standard musicali diversi ed infatti il pubblico reagisce bene e la band ottiene il giusto tributo che continua dopo nelle vicinanze del tavolo del merchandising lungo il quale alcuni membri, disponibilissimi, s´intrattengono con i fans curiosi di approfondirne la conoscenza.

Imperial Age

Dalle terre calde del Sud america ci spostiamo nel rigido clima invernale russo, ma solo immaginariamente visto che gli IMPERIAL AGE, al contrario, sanno come riscaldare i fans attraverso un ottimo metal sinfonico, genere ormai abusato ma che ingloba in sè sempre grandi interpreti che spesso non riescono ad emergere a causa dell´infinità di band-cloni (a volte basta una sventola alla voce per millantare di essere credibili). La band russa invece è molto professionale e presentabile (al di là, ehmmm, di due sventole), il loro stile ricorda e mischia a tratti i primi Rhapsody agli Epica (quelli non ultra tecnici degli ultimi tempi), non tralasciando quell´eredità musicale che i connazionali Gorky Park (famoso seminale gruppo moscovita di enorme successo negli anni 80) hanno tramandato ai propri successori, di cui gli Imperial Age ne sono i degni eredi.

Molto sontuose ma nello stesso tempo lineari le linee di tastiere ricamate sia da Jane “Corn” Odintsova che da Alexander “Aor” Osipov abile nel supportare, moderatamente e senza eccessi attraverso il suo growl o con i cori, la nuova vocalist Anna ´Kiara´ Moiseeva, ormai completamente a suo agio nella band. Un ottima scoperta per chi ama particolarmente il genere e non li conosceva (come il sottoscritto), lo show si è concluso con l´invito del gruppo a supportarli anche attraverso l´eventuale acquisto del nuovo fresco album ´Warrior Race´ (pubblicato da pochi mesi) presso la postazione del merchandising dove è stato possibile anche conoscere e farsi qualche foto con alcuni di loro e devo dire che mai spesa fu più azzeccata visto la bellezza di questa nuova pubblicazione di cui parleremo in separata sede.

Imperial Age

E´ con enorme soddisfazione che salutiamo l´ingresso sul palco dei VOODO KUNGFU, band che nasce in Cina ma di stanza negli States, il richiamo da parte della comunità cinese è forte ed infatti sono molti i ragazzi di origine asiatica radicati da anni nel pratese e dintorni ad essere presenti e partecipi, ma l´entusiasmo contagia tutta l´audience, italiani, cileni, israeliani, russi e quant´altro, tutti uniti sotto un´unica bandiera, al di là delle barriere linguistiche o di razza, ciò che la politica divide, la musica unisce ! L´impatto sonoro è devastante, un suono possente e potente accompagna le linee vocali del carismatico leader Nan Li, una sorta di Rob Halford prestato al nu metal sebbene le influenze della band siano anche altre, i vocalizzi dell´istrionico singer forse non hanno uguali nella scena metal ed i suoi vocalizzi particolari fanno della sua voce uno strumento vero e proprio tanto da rendere originalissimo il suono della band e creare un proprio stile nella pletora di band che nascono come funghi è un valore aggiunto con cui distinguersi . La band è talmente spettacolare e ben coordinata on stage che non si riesce a distogliere lo sguardo dal palco nemmeno per un secondo, tra fumi, maschere etniche e danze tribali che coinvolgono tutto il quintetto. Talmente bravi ed unici da catturare l´attenzione nelle prime file del bassista Uri Zelha degli Orphaned Land che come un comune fan si riprende con il telefonino gran parte dello show !!!

Con un pubblico ancora attonito, ci apprestiamo ad assistere allo show degli israeliani ORPHANED LAND che subito ci avvolgono con il loro personalissimo sound orientale, la band è ben rodata e si sente, e sebbene nel loro paese siano delle celebrità ormai conclamate da anni, non lesinano energie anche davanti ad un pubblico più ristretto (ma sempre molto caldo), il segnale di una maturità e di un modus operandi degni di gran professionisti. La scaletta è incentrata sui grandi classici e viene aperta da ´All is One´, una dichiarazione d´intenti che difatti certifica il multiculturalismo della serata con un Kobi abile nel dirigere le danze e nel duettare con il pubblico, spesso coadiuvato dalla suadente danzatrice Amira che ne accompagna quasi ogni passo.

Dopo più di un´ora (è notte ed il giorno dopo tutto il carrozzone è atteso in Svizzera) la cerimonia musicale si conclude con il più attinente inno che meglio possa racchiudere il significato della bellissima serata, tutti i fans scandiscono l´anatemica ´Norra el Norra´ per un finale che più che meraviglioso definirei veramente ´commovente´

Che dire, una serata veramente da ricordare ove, tra i flash back più belli, rimarrà senz´altro quello di aver potuto interagire con un´umanità mai così lontana ma nemmeno mai così vicina

Fonte: Testo by Marcello Dubla, foto & video by Roberto Norello

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