Oggi riportiamo la chiacchierata fatta con gli italiani Frustration, una band nata diversi anni fa per gioco, messa in pausa e che ultimamente si è “riformata” per riprendere più seriamente il proprio progetto e portarlo avanti.
Ascoltando il loro lavoro, si può dire che come primo impatto non c’è male.
Sentiamo cosa ci hanno raccontato…
Ciao ragazzi, grazie per essere qui con Verorock! Come va? Ciao Grazie per lo spazio e per il tempo, Tutto ok per fortuna, il periodo non è dei migliori ma teniamo duro, stiamo sfruttando “la reclusione” per la nostra diciamo resurrezione, con molte news e nuovo materiale su cui lavorare…
Leggevo la vostra bio e mi ha incuriosito la parte iniziale, quando parlate del fatto che siete nati quasi per gioco, nel 2008. Parlatemi del vostro concept sulle “malattie primordiali di creature misteriose” citate. Il progetto è nato con il classico ritrovo di vecchi amici seduti ad un tavolo a ricordare il passato tra eventi buffi e varie esperienze musicali… quella sera improvvisammo dei pezzi che finirono in pochi giorni in un demo fuori di testa, una sorta di black punk dove ognuno suonava uno strumento non proprio… è stato alquanto divertente, dovevamo chiudere una scaletta per un live dal nulla e avevamo solo una settimana. Non c’era una vera e propria intenzione di portare avanti il progetto, doveva nascere e morire nell’arco di un solo live, ma alla fine nel 2013 divenne un esigenza riprendere quell’idea, per come era nata, per la sua spontaneità, l’immediatezza e libertà che ci esprimeva abbiamo deciso di rimetter su una line-up e cosi poi venne alla luce “Humanity Through The Madness”.
Cosa significa per voi “essere liberi di uscire fuori dagli schemi”? Intendo dire, quali elementi vi hanno fatto prendere questa decisione? Uscire dai classici canoni dei generi musicali più rigidi di cui molti di noi fanno parte, dato che in un modo o nell’altro impongono delle restrizioni, i Frustration invece sono liberi da tutto, possiamo passare dal pezzo più tirato al suonare con il sorriso sotto un riff rock n roll… e così via… una continua alternanza di stati d’animo che s’intrecciano tra loro di traccia in traccia…La decisione è venuta da sola, semplicemente per cambiare, quindi invece di modificare progetti già esistenti, perché non crearne uno già con tutti i presupposti, con una base che si presta ad esser modellata, quindi abbiamo semplicemente provato a suonare altro… e a fondere il tutto…
Vi hanno ispirato band che in qualche modo, fanno lo stesso (spaziare tra tanti stili diversi all’interno dello stesso album), come gli Avatar? No, è quello il bello, ti svegli un giorno e pensi che ci sono tempi, giri o tipi di riff che non hai mai provato a suonare, per un motivo o l’altro, forse perché avevi altri gusti un’altra mentalità, interessi diversi ecc. Ora semplicemente ti rendi conto che ti manca qualcosa e hai nuove esigenze, quindi lasci che la tua creatività venga ispirata da questo… poi sicuramente non sarà nulla di nuovo ma lo è per noi e ha iniziato a delineare la nostra strada che continuerà a mutare di disco in disco e di pezzo in pezzo.
L’ultimo album ospita 2 guest che hanno già girato diversi palchi nel metal, il brasiliano Marcelo Alves, chitarrista degli “Antidemon”, ed Emilio Dattolo al basso (“Illogicist”, “Faust”, “Gory Blister”). Potete parlarmi di quello che ciascuno di loro ha apportato al vostro lavoro? È sempre bello collaborare tra musicisti quando si hanno diverse idee in comune, soprattutto se si parla di persone valide e non solo a livello musicale. Marcelo si è mostrato subito molto gentile e disponibile quindi abbiamo colto l’occasione per proporgli il solo della prima traccia “The Dead City” e la sua prima idea è stata perfetta, doveva esser semplice e diretto quindi ha colto all’istante l’idea del pezzo.
Emilio lo conosciamo da molto ormai, abbiamo condiviso diversi palchi con lui e aspettavamo l’occasione per poter fare qualcosa insieme, quindi subito abbiamo sfruttato la sua presenza al basso in “Diddling”, il pezzo più malato del disco. Troviamo stupende le collaborazioni musicali quindi le riproporremo di continuo anche nei prossimi lavori…
“The Dead City”, il vostro ultimo album uscito a Febbraio 2021, è evidentemente stato prodotto in un periodo non troppo roseo un po’ per tutti. Come vi siete organizzati per gestire il tutto? Vero maledetto Covid! Abbiamo lavorato principalmente a distanza, Hirpus ha gestito il grosso del disco preparando una base per ogni traccia e strumento, successivamente ognuno ha registrato le proprie linee e il tutto poi rivisitato in fase di mix. Le tracce di batteria erano già state realizzate prima dell’esplosione della pandemia, ma diciamo che non è stato facile e non lo è tuttora confrontarsi e portare avanti il progetto, comunque teniamo duro!
Dal 2008 ad oggi, quali sono le cose che avete perfezionato o comunque, facendo il punto su come eravate e come siete, cosa potete dirci? La differenza sostanziale dipende dalla nuova line up finalmente stabile, che ci permette di andar avanti più velocemente ed evitare le lunghe pause del passato. Per quanto riguarda il sound e i pezzi dipenderà, come già annunciato, dalla strada che il nuovo lavoro prenderà; infatti siamo già presi dalle nuove tracce che faranno parte del prossimo disco e quanto prima daremo qualche anticipazione…
ma di sicuro si discosterà da “The Dead City”.
Vi vedo molto incentrati sul concetto della psiche; cos’è che vi affascina di più in merito a quest’argomento tutt’altro che soft? Dubito ci sia qualcosa di più incasinato della mente umana, del suo continuo conflitto, dal suo contrasto di sensazioni, stati d’animo, paure e desideri… noi giochiamo con questo, cerchiamo di immaginare quello che ci sussurra un pezzo in fase di creazione e poi gli diamo una voce attingendo da una di queste constatazioni.
Pensate che quando la situazione finalmente migliorerà (perché presto riusciremo a venirne fuori), le persone daranno più importanza ai concerti, anche a quelli di band underground, oppure continueremo ad avere il solito problema di poca affluenza? Mah… penso che le persone cambino temporaneamente quando sentono la mancanza di qualcosa, poi una volta colmata… tornano a comportarsi come prima… “esseri umani; ecco, questa tua domanda con il concetto che ne deriva potrebbe scaturire un nuovo pezzo…
Bene! Contenta di avervi ispirato, hehe!
Quali saranno i vostri prossimi passi? Sicuramente promuovere “The Dead City” con Nova Era Records che ci sta dando una grossa mano e poi come anticipavo completare il nuovo disco. Non possiamo mica fermarci, abbiamo del tempo da recuperare ed ovviamente riprendere con i live sperando che questo brutto periodo passi presto!
Grazie mille per il vostro tempo! A presto! Grazie a voi, un saluto a tutto lo staff e ai lettori di Verorock, è stato un grande piacere, a risentirci presto! Extreme Rolling!