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Interviste SOMMARIO

MADVICE: Metal estremo a tinte melodiche!

Tra le novità italiane più interessanti della scena metal underground italiano, entrati poco più di un anno fa nel roster della Rock On Agency, certamente i toscani Madvice rientrano a pieno titolo in questa categoria. Dediti ad un melodic death metal, la band nasce nel Febbraio 2016 a Pisa. La lineup attuale è composta da un quartetto avvincente: Asator (voce), Maddalena Bellini (chitarra), Raffaele Lanzuise (basso) e Marco Moretti (batteria).
Il combo toscano è il nuovo progetto di Maddalena Bellini e Raffaele Lanzuise, rispettivamente chitarrista e bassista dei NAMELESS CRIME, e di Asator, ex cantante degli STR8 e PHALENAE.
Maddalena inizia immeditatamente a scrivere i brani che andranno a comporre il primo disco, con il prezioso aiuto di Raffaele e Asator, e nell’Agosto 2017 si occupa della produzione dell’album presso lo studio Zenith Recordings di Lucca. A registrazioni ultimate la formazione si completa col batterista Marco Moretti (FELON, ENKYMOSIS) e la band comincia la sua attività live.
All’inizio del 2018 il gruppo firma un contratto con la Time to Kill Records per la pubblicazione di “Everything Comes to an End”. Il genere è un death metal di matrice scandinava, con influenze thrash e black. E’ stato un piacere dunque scambiare quattro chiacchiere con Raffaele Lanzuise, bassista della band pisana, sulle origini del gruppo, sulle influenze musicali e sull’attuale scena metal italiana nonché sulla situazione concertistica in tempi di pandemia!
Buona lettura a tutti come sempre!

Buonasera “Madvice”! Grazie anticipatamente per il tempo che ci dedicherete e..cominciamo subito con le domande! Il gruppo si forma nel 2016 dalle ceneri di progetti precedenti, ci direste di più sulla nascita della band?

(Raffaele): innanzitutto buonasera, e grazie a voi. Come avete già accennato, la band nasce nel 2016 da un’idea mia e di Maddalena. Entrambi suonavamo nei Nameless Crime, Alternative Metal band, ma il progetto naufragava sempre di più a causa, secondo me, di un profondo cambiamento nell’approccio alla musica, il quale sembra non concedere più spazio ad ascolti approfonditi ma è sempre più legato all’immediatezza ed alla poca attenzione che ormai viene riservata ad essa. Dopo una fase di sconforto Madda ed io decidemmo di tirar su una band che rispecchiasse la rabbia e la frustrazione che avevamo accumulato in quel periodo. Fu così che buttammo giù le prime idee e ci mettemmo alla ricerca degli elementi mancanti. Asator (proveniente da STR8 e Phalenae) ci fu presentato da un amico comune e subito ci colpì la sua attitudine e la nostra stessa frustrazione e voglia di spaccare. Per il batterista, invece, abbiamo dovuto patire un po’ di più, essendo, quella dei batteristi, una “razza” particolare ahahahahah! Anche qui devo dire che siamo molto contenti, avendo trovato in Marco tutte le caratteristiche necessarie per portare avanti questo gruppo.

Nel 2018 esce il vostro primo album per “Time to Kill Records” intitolato “Everything Comes to an End”. Il sound del disco, che definirei eclettico, spazia dal death metal melodico al thrash metal passando per componenti tipicamente black metal. Proprio a proposito di questo, vi sentite di far parte di un genere definito o vi piace spaziare il più possibile per creare la vostra musica?

(Raffaele): grazie per queste parole, che ritengo un vero complimento. La band è formata da quattro elementi con gusti e background diversi. Pur restando in determinati confini musicali, è naturale che nella composizione vengano fuori gli aspetti di ognuno di noi. Personalmente, mi ritengo un bassista di stampo Thrash Metal, Asator è l’essenza del blackster, per il suo tipico screaming e per la sua naturale attitudine, Marco, anche grazie alla sua giovane età, rappresenta al meglio i batteristi estremi di stampo moderno, e Maddalena col suo modo di suonare la chitarra rende tutto molto personale e unico. Ed è così che vengono fuori i Madvice.

Cosa c’è dietro al significato del titolo del disco e qual è il significato dei testi? C’è qualcuno di voi che si occupa di scriverli?

(Raffaele): dei testi se ne occupa Asator, il quale riesce sempre a trovare il giusto mood per i nostri pezzi. ”Tutto ha una fine” riassume quello che pensiamo della vita, ed è, secondo me, un modo di dire per viversi il momento senza pensare troppo al domani.
Il resto dei testi è, in generale ma con tante piccole sfumature, un odio che portiamo avanti verso la razza umana, che crediamo sia il vero parassita di questo pianeta. A me piace molto trarre interpretazioni personali dai testi delle canzoni ma, nel caso dei Madvice, la mia lettura spesso coincide con quella di Asator stesso.

Ci sono band da cui traete ispirazione?

(Raffaele): non abbiamo mai pensato a dei gruppi specifici ai quali rifarci. A tutti noi piace un certo Death Metal scandinavo, tipico degli anni ’90, ed è probabilmente la componente che emerge di più nei nostri brani, ma andando più a fondo puoi sentirci anche i Pantera o i Metallica, per farti degli esempi, o degli aloni di Black Metal, dati maggiormente dalla particolare voce di Asator.

Per quanto riguarda la vostra attività live, qual è l’esperienza che ricordate con maggior piacere?
Com’è stata l’esperienza lo scorso autunno con il tour per “Rock On Agency” che ha toccato città in Crozia e in Slovenia?
(Raffaele): ricordo con piacere tutte la date fatte con i Madvice, considero un privilegio andare in giro e suonare la nostra musica, in tutte le occcasioni c’è stato qualcosa di positivo. Il tour europeo dello scorso autunno e’ stato il giusto step che una band emergente deve fare. Non siamo gli Slayer, è giusto non trovare il locale strapieno o gente che aspetta l’arrivo del tuo van per autografi e seghe varie. Detto ciò, la Rock On Agency ha fatto di tutto per farci stare bene e farci fare un passo in avanti; credo che l’obiettivo sia stato raggiunto. In piu’, personalmente, cerco di godermi sempre il viaggio ed amo la vita on the road, per cui attraversare mezza Europa (siamo stati anche in Polonia) con i miei compagni è stata un’esperienza più che positiva.

Se doveste scegliere una vostra song quale fareste ascoltare per prima a chi volesse conoscere musicalmente i “Madvice”?

(Raffaele): “Nothingness” credo sia il giusto brano, non a caso è stato il primo singolo estratto dall’album. Personalmente, trovo molto rappresentativa anche “A Day to Fight, a Day to Suffer”, nella quale viene fuori l’aspetto più “monolitico” della nostra musica.

Cosa c’è dietro al nome “Madvice”?

(Raffaele): volevamo un nome che suonasse immediato. Letteralmente è l’unione tra “mad” ed “advice”, che si può tradurre in “consiglio folle”. Asator propose questo nome, all’epoca, il quale ci suonò subito familiare ed azzeccato al nostro sound.

Qual è il consiglio “folle” che dareste a voi stessi in questo momento così difficile per l’umanità come quello che stiamo vivendo in questi ultimi mesi segnato dalla pandemia “covid-19”? Come vedete la scena musicale attuale e soprattutto i vostri prossimi progetti musicali?

(Raffaele): il cosiglio folle che ci diamo è di guardare al futuro come sempre. Questi ultimi mesi sono stati veramente pesanti, ci hanno segnato ma ci hanno reso più forti, non vediamo l’ora di tornare a girare. Ci sono molti gruppi più che validi in giro ma c’è anche tantissima merda. I social network hanno alimentato quel modo di fare musica che ho sempre odiato, il musicista metal si distingue, secondo me, dalle ore di sala prove che ha macinato, proprio come le ore di volo per un pilota. Oggi, invece, sembra che un pc, uno strumento costoso, una buona connessione internet e qualche tutorial abbiano creato nuovi fenomeni…Poi li vedi live e capisci quanto facciano cagare. I prossimi progetti sono quelli di continuare i live che abbiamo interrotto. Con la Rock On Agency abbiamo molte date in giro per l’Europa, e nel frattempo stiamo scrivendo il prossimo album, che secondo me è un netto passo in avanti per Madvice.

Grazie per il tempo che ci avete dedicato! Volete lasciare un messaggio ai lettori di “Vero Rock”?

(Raffaele): grazie a voi per lo spazio. Il messaggio che ci terrei a passare ai lettori di Vero Rock è quello di supportare di più il live underground, e di usare di meno gli smartphone: ci stanno rendendo sempre di più pecore verso il macello. Cheers!

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