Il Rock In Park, prestigiosa agenzia organizzatrice di eventi metal, sbarca finalmente in Veneto, e lo fa in grande stile per questa prima edizione, proponendo un festival che si snocciola in ben tre giornate (dal 12 al 14 Luglio – n. d. r.), dove la protagonista assoluta lo sarà la musica, il divertimento e il clima di grande festa e amicizia che si respira, grazie anche alla preziosa collaborazione e clemenza del tempo, che ci ha letteralmente risparmiato dalla rabbia di un temporale che aleggiava minaccioso nel cielo sopra Cerea (VR). Location oserei dire perfetta, ampia, dotata di comodo ed ampio parcheggio, con tutti i servizi di facile accessibilità, scelta varia di cibo e ottima birra. Oltre a tutti questi indispensabili comfort per rendere al meglio la riuscita dell’evento in questione, da un punto di vista squisitamente tecnico non può passare inosservato e balzare agli occhi un palco davvero professionale e di notevoli dimensioni, supportato da un service audio/luci e mixaggio impeccabile, con suoni davvero curati e ben fatti, talvolta difficilmente riscontrabili su eventi di caratura molto più elevata. Un sentito grazie all’amico Filippo “Phil” Puliafito del Legend Club Milano e Massimo Ongaro di Area Exp, organizzatori dell’evento in collaborazione con i ragazzi de La Fabbrica Degli Artisti di Cerea per averci ospitato, e dato modo di svolgere il nostro lavoro con la massima tranquillità. Il festival vedeva come punto più alto della kermesse niente di meno che i celebri power/metallers Arthemis, capitanati dal Maestro Andrea Martongelli, supportati da altre giovani bands locali come apripista di giornata, altrettanto valide ed interessanti.
Stray Bullets
Ho visto nascere, svilupparsi, materializzarsi e giungere nel pieno della maturità gli Stray Bullets avvenuta con la pubblicazione del loro primissimo disco di debutto uscito lo scorso anno, intitolato “Shut Up”. La miscela usata dai cinque giovani rockers veronesi è tanto semplice quanto efficace. Sleazy glam e rock’n’roll, che si rifa’tanto dalla vecchia scuola USA anni 80, quanto alle sonorità scandinave post 2000. Quello che più stupisce dei Stray Bullets è la grande personalità con cui viene proposta, senza essere mai troppo “clone ” di qualcuno o derivativa, banale, o peggio ancora, ripetitiva, come sovente capita imbattendosi in questo genere specifico, dove i pezzi sembrano talvolta tutti molto simili. Per problemi di pura e rigorosa tempistica da rispettare, gli Stray Bullets stasera ci hanno proposto un set piuttosto ridotto, con solo sette pezzi, ma, nella mezz’ora circa a loro disposizione, hanno messo subito in chiaro le cose, facendo vedere chiaramente di che pasta sono fatti. Poche chiacchiere, tanta attitudine e personalità sono le armi vincenti che vengono messe in campo, con un pizzico di arroganza che non guasta mai in queste situazioni. Alex è un cantante molto bravo e non ci piove, ma non si accontenta di fare solo questo: si muove continuamente sul palco, interagisce con il pubblico, che sollecita e invita a cantare con lui i ritornelli! Zen, carismatico e ottimo batterista, e’ una sorta di versione marcia del primo Slash dei Guns, quello dei bei tempi. Nick invece è un chitarrista completo che suona qualsiasi riff con apparente facilità e di cui sentiremo parlare molto in futuro, Duff al basso e Steven alla seconda chitarra, completano con grande competenza e diligenza l’assetto ritmico della band. “Lost Soul Town”, “Sex Pot”, “Hurts”, e la frizzante “Put Up Or Shut Up” sono state le migliori, intermezzate dal classico e immancabile lentone glam strappamutande “One Way Emotion”. “Blackout” (che non è una cover degli Scorpions– n. d. r.), chiude con tanto divertimento e tanti applausi il loro più che convincente mini concerto al Rock In Park. E direi proprio che questo basta e avanza…It’s Only Rock’N’Roll…Glam On!
Stray Bullets setlist:
“Lost Soul Town”
“Get On You”
“Hurts”
“One Way Emotion”
“Put Up Or Shut Up”
“Sex Pot”
“Blackout”
Stray Bullets lineup:
Alex- Vocals
Nick- Guitars/Vocals
Zen- Drums
Duff- Bass
Steven- Guitars/Vocals
Siylit
Con i Siylit si cambia decisamente genere, ma non area di provenienza, anch’essi di Verona quindi , ma dediti ad un thrash/death molto pesante e marcato, di chiara scuola Sepultura, Obituary, Morbid Angel, Cannibal Corpse e di un po’ tutta quella scena americana americana della Florida. La voce cavernosa e molto growl del vocalist Cristian “Frank” Ambrosi segue tutti i canoni del genere, così come la doppia grancassa del bravo batterista Paolo Perazzani, saggiamente pestata e percossa a dovere dal doppio pedale. Potenza e aggressività sono il biglietto da visita dei Siylit, con un giusto equilibrio melodico e un pizzico di modernità nel sound, giustamente al passo coi tempi. Saranno sette i pezzi che ci faranno sentire prima di lasciare il palco e il posto ai colleghi Arthemis, facendosi apprezzare anche per un’ottima rivisitazione di “Roots Bloody Roots”, famoso brano proprio dei loro idoli e che sicurante li hanno ispirati, i Sepultura, inserito giustamente in chiusura. Particolarmente valide sono parse pure “New Fake Freedom”, “War Within”, “Right Here And Now”. L’apporto degli altri musicisti Matteo Ballottari e Andrea Franzoni alle chitarre, e del bassista Matteo Galbier, sono valori aggiunti e sicuramente significativi nella musica estrema composta e proposta dai Sylit.
Siylit setlist:
“Uho”
“New Fake Freedom”
“El Alamein”
“Stones”
“Drivin”
“War Within”
“Right Here And Now”
Siylit lineup:
Cristian “Frank” Ambrosi- Vocals
Paolo Perazzani- Drums
Matteo Ballottari- Guitars
Andrea Franzoni-Guitars
Matteo Galbier-Bass
Arthemis
E per chiudere in bellezza e col botto questo riuscitissimo festival di metallo, vengono inseriti nel ruolo di Headlinear i ben più noti Arthemis, band capitanata è fondata dal Maestro di musica Andrea Martongelli, un vero e proprio guitar-hero e funambolo della sei corde che vanta la direzione artistica della prestigiosa scuola di musica MMI di Verona, oltre ad aver condiviso il palco con i più famosi artisti del metal contemporanei in ogni parte del mondo. Gli Arthemis (con diversi dischi già all’attivo), sono in realtà una band Veneta in parte, in quanto il solo Martongelli e il batterista Kekko di Vicenza sono originari e provenienti da questa regione, mentre il cantante Fabio D e il bassista JT sono emiliani. Dopo svariati cambi di line-up in questi ultimi anni, sembrano ora aver trovato con questa formazione un’assetto solido e stabile gli Arthemis. E anche a livello compositivo questa stabilità sembra aver giovato molto ai ragazzi, che con questi elementi in azione sul palco del Rock In The Park hanno dato vita ad un live davvero esplosivo e convincente. Anche i pezzi degli ultimi tre dischi (su cui sarà concentrata l’intera setlist), sembrano avere più smalto e grinta rispetto alla discografia passata, sempre carichi ed intrisi di pomposo power metal virante al symphonic cavalcante, che strizzano l’occhio tanto al primo Y. J. Malmsteen, quanto ai Judas Priest e ai Blind Guardian ed Helloween, con una ventata di Megadeth. Un bel mix quindi di tutto ciò quindi, e se vogliamo “esagerare” possiamo dire che Andrea “Andy” Martongelli, nelle movenze corporee e nello stile aggressivo di “violentare” la chitarra ricorda molto Zakk Wylde. Fabio è un vero frontman, padrone assoluto del palco, e la sicurezza che trasmette costantemente, oltre che di “madre natura”e’ figlia di tante ore di duro allenamento. Kekko e JT sono la sezione ritmica degli Arthemis…e che sezione! Precisi come un metronomo, sono il miglior supporto possibile su cui stendere le proprie sicurezze e la miglior spalla dove appoggiarsi. Dal disco “Blood For Domination”, verranno proposte “Undead” in apertura e subito dopo “Black Sun”, mentre l’esplosiva “Blistering” sarà inserita a metà scaletta. Da “Heroes“, a mio parere il miglior album degli Arthemis, sentiremo “Scars”, “Home”, “7 Days” e “Vortex”. La scelta di incentrare infatti lo show su questo disco, avvale e rinforza la mia tesi, in quanto “Heroes” è il più maturo e completo e stilisticamente più vario fin qua prodotto. Da “We Fight” assai incisiva risulta essere in sede live “Still”, seguita da un’assolo pazzesco di “Andy” Martongelli, dove mette in mostra (se mai ce ne fosse ancora bisogno) tutto il suo talento e tutte le sua grande tecnica, perfetta, espressiva e sopraffina. Un tributo conclusivo ai grandissimi Led Zeppelin, con un’esecuzione al fulmicotone di “Whole Lotta Love”, è la ciliegina sulla torta di una prestazione superlativa degli Arthemis, che oggi non temono alcun confronto con qualsiasi Heavy Metal band internazionale. Anche in Italia ci sono dei Campioni!
Arthemis setlist:
“Undead”
“Black Sun”
“Scars”
“Still” + Andrea Martongelli Solo
“Home”
“Blistering”
“We Fight
““7 Days”
“Vortex”
“Whole Lotta Love” (Led Zeppelin cover)
Arthemis lineup:
Fabio D. – Vocals
Andrea “Andy” Martongelli – Guitars
JT – Bass
Kekko- Drums
Fonte: Report: Alessandro Masetto – Foto: Rita Rose Profeta