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Live Report

ROCK IN PARK ON THE ROAD, Roma, 06/04/19 – Il report della prima serata con i Trick Or Treat

La musica come ben sappiamo è arte, espressione, attitudine, in pratica ha mille volti: ma il volto che la pone, e la porrà sempre in primo piano verso chi ascolta e ne gode ogni singola nota, è la dimensione live! E di fatto il reportage che andrete a leggere in queste righe è relativo alla premiere capitolina del Rock in Park on the road, ospitato al Let It Beer di Roma: E’ stata una due giorni caldissima, con sei band pronte a suonare a dovere migliaia di note, che andranno a comporre il variegato mosaico musicale che risuonerà nelle serate di Sabato 6 Domenica 7 Aprile 2019. La prima di questa due giorni metallica ha visto esibirsi tre ottime band della scena italiana: dai giovani alternative metallers Viperium, passando per i Chronosfear, fino ai goliardici e coinvolgenti Trick Or Treat, una delle realtà heavy-power più amate e seguite nella scena nazionale ed europea. Ebbene si parte, buona lettura come sempre!

Viperium

L’avvio è subito roccioso, le ritmiche sono serrate, “En Nome Do Mal” e “Evil Inside” ci sparano addosso una valanga di note che vengono direttamente dagli anni 90, in stile nu metal, accostando tra loro melodia e aggressività con un pregevole assolo di chitarra sul secondo brano. A chi non è avvezzo a questo tipo di sonorità, in alcuni punti i ragazzi potrebbero sembrare un pochino ripetitivi, ma Valeriano con la sua voce acida ci racconta “Fear” che rivela il male che è dentro di noi: non male! Le idee ci sono e poggiano su buone basi, come pure gli applausi non si fanno attendere e allora la band per ringraziare non si ferma. “Insanity” arriva follemente sulle teste dei presenti, che fanno anche un po’ di headbanging causato da ritmiche sempre serrate e in linea con una voce dissonante, ma convinta di quello che vuole esprimere. I soldi sono dolci come il miele, e ci servono a costruire una bella gabbia dorata: rabbia e caos sono convogliate nel thrash martellante di “Honey”, dove tutti i componenti hanno liberato la loro forza: un pezzo che il sottoscritto ha gradito molto. L’uomo, non ne fanno mistero, è il fulcro su cui basano la loro analisi musicale. La loro amarezza cola sul pubblico attraverso “Bitter Blood”, la voce di Valeriano teatralmente conduce le danze, sorretta da una sezione ritmica, con Dario al basso e Alessandro alla batteria, sempre detonante e dalle due chitarre di Antonio e Francesco che alternano atmosfere pesanti a suoni un po’ più limpidi: per quanto mi riguarda è il loro pezzo migliore.
Si arriva alla fine del loro set, con “Ignorance Never Dies” a chiudere il Viperium pensiero: una bella botta finale di adrenalina che ci mostra una band, sì giovane, che può e deve ancora crescere ma con in testa le idee chiare e precise per proseguire il cammino. La musica è curata nella giusta maniera, e tutto ciò il pubblico lo apprezza e gli tributa i giusti applausi.

Viperium lineup:

Valeriano Castelgrande – Voce
Antonio Quatrale – Chitarra
Francesco Catalano – Chitarra
Alessandro Sarni – Batteria
Basso – Dario Maffia

Viperium setlist:

“En Nome De Mal”
“Evil Inside”
“Fear”
“Insanity”
“Honey”
“Bitter Blood”
“Ignorance Never Dies”

Chronosfear

Veloce cambio di palco, e bentornati ai Chronosfear: già conosciuti ed apprezzati tempo fa, sempre nella capitale, in apertura ai Crying Steel. Le atmosfere cambiano radicalmente, infatti “Clockworks”, che fa loro da intro, disegna melodie che si fanno spazio in territori power. Segue senza sosta “The Last Dying Ember”, e si parte con Xavier Rota (basso) e Michele Olmi (batteria) praticamente perfetti; la voce di Filippo fa poi da apripista ad un bel duello tra la chitarra di Eddie e le tastiere di Davide che impreziosiscono un brano veramente godibile! Il pubblico apprezza, fin da subito e allora largo alle Sinfonie dei Sogni Inenarrabili (“Symphonies Of The Dreams Untold” – n. d. r.): un biglietto da visita niente male per chi apprezza Stratovarius, Angra e perchè no anche Labyrinth. Un bel crescendo musicale, con Filippo che accompagna il pubblico attraverso le trascinanti note del pezzo: la parte centrale strumentale è un bel sentire per le orecchie di qualsiasi die hard fan! Si torna ora indietro, e precisamente nel 2013: il ritmo epico e massiccio è quello di “The Gates Of Chronos”, un’autentica cavalcata che ci guida attraverso lande temporali fantastiche, dove poter liberare la fantasia; la magia del brano sta nel fatto che vengono alternati dei mid tempo che danno il giusto pathos ai cambi di atmosfera presenti. Con “Faces” i Chronosfear dimostrano di saperci fare e le loro facce ce le mettono e via a tutta forza: sugli scudi Eddie che si diverte a giocare con Davide che non si fa attendere, correndo sui tasti bianchi e neri, conferendo un gran bel tocco epico che non guasta mai! Le tinte della polvere e dei fiori si fanno più dark e oscure, ma restano solenni: anche qui si narra un’altra bella storia che sembra venire da lontano, voce e stumenti al top, e alla fine si vede anche un raggio di luce, la luce di cui splende “Of Dust and Flowers”.Eccola che arriva: “Revelations”, una stupenda cavalcata power, che fa da ritratto a questa band con Michele dietro le pelli che è praticamente infaticabile e spinge come non mai sorretto da Xavier, presenza pulsante delle basse note. Neanche a dirlo e, anche in questa occasione, i tappeti tastieristici sono il giusto arricchimento. A questo punto della serata il loro show è finito, ma gli applausi testimoniano come questo combo abbia trasmesso, attraverso la sua voce narrante, la passione e l’entusiasmo nel credere in quello che fanno: alla fine il pubblico era contento e soddisfatto di avere assistito ad una bella prestazione, i musicisti erano sorridenti perchè a modo loro, e cioè in musica, ci hanno raccontato le loro storie. Ben fatto Chronosfear!


Chronosfear lineup:

Filippo Tezza – Voce
Eddie “Thespot” – Chitarra
Xavier Rota – Basso
Davide Baldelli – Tastiere
Michele Olmi – Batteria

Chronosfear setlist:

“Clockworks” (intro)
“The Last Dying Ember”
“Symphonies Of The Dreams Untold”
“The Gates Of Chronos”
“Faces”
“Of Dust And Flowers”
“Revelations”

Trick Or Treat

Il Let It Beer si è riempito di pubblico che, in piena fibrillazione, attende che qualcuno dica “dolcetto o scherzetto”: no, non siamo nel pieno della festa di Halloween ma “…uanini e uanine stiamo per assistere all’ incredibile e sensazionale show dei Trick Or Treat…”. Preso possesso del palco ci sparano due colpi, “Batman” e “5 Samurai”, dall’ultimo ‘Re-Animated’ (2018): gli applausi non si fanno attendere, ed in un colpo solo veniamo catapultati indietro nel tempo, Alessandro Conti (voce) è in forma e si sente, mentre scherza con tutti noi che nel frattempo abbiamo cantato delle gesta animate dei nostri eroi di gioventù!
Si rifiata per un attimo e via con “la canzone dei perdenti”, “Loser Song”, pezzo scritto nel lontano 2009 da Guido Benedetti (chitarra) imbracciando la sua sei corde: si parte con dei virtuosismi soft, ma tanto basta a far saltare e muovere tutti noi, che contenti si canta a squarciagola insieme alla band.Dopo questa breve parentesi, si torna in ri-animazione: saltiamo sulla nuvola d’oro e si va alla ricerca di 7 palline dorate di proprietà di un drago (“Dragon Ball” – n. d. r.): anche qui il calore dei presenti si accende sin dalle prime note e il ritornello sembra cantato da una voce unica con Alessandro sempre più sul pezzo; bello anche il doppio assolo alle chitarre di Guido e Luca che delizia anche palati più esigenti.Altro break dalla ri-animazione, e andiamo in camera nostra dove “…nel profondo della nostra stanzetta non abbiamo solo scheletri…”: il pubblico canta sempre di più e questa è “Evil Needs Candy Too”, brano di chiara matrice power, che mette in luce la perizia dei musicisti, con in mezzo un altro bell’assolo di Luca alla chitarra, che ho apprezato molto, con un finale con tanto di brindisi e birre divise sul palco.É giunto adesso il momento di fare un esperimento: Alessandro chiama a raccolta le nostre voci e, citando solo le prime 3 parole, “Ken il Guerriero” fa la sua apparizione: Luca da dietro la batteria fa sentire la sua presenza e come da copione l’aria si incendia e non ve ne è per nessuno, insomma divertimento assicurato!Mi distraggo un attimo e l’occhio guarda l’orologio, dove si è accesa la fiamma della speranza con “Aries: Stardust Revolutions”, e si mostra al pubblico il cavalire dell’Ariete nella sua dorata armatura: questo singolo, uscito a marzo 2019, farà parte di ‘The Legend Of The XII Saints’, disco interamente dedicato al cartone animato dei cavalieri dello zodiaco! Ci troviamo di fronte ad un brano power e granitico che ricorda un po’ i primi Helloween, dove il combo in piena forma da prova ancora una volta della propria bravura, semmai ci fosse ancora bisogno di conferme.Un attimo di pausa, per scherzare con i presenti, farsi delle risate in allegria e poi si scaglia una freccia: “Robin Hood” è la loro prima metal cover dedicata ai cartoni animati, accolta a gran voce dal pubblico ormai in totale balia di ricordi animati! Ma non finisce qui perchè, dopo aver scagliato la freccia che ha fatto breccia nei cuori, arriva il principe del brivido, lui che è uno di noi: ecco “Devilman”, con le due chitarre ancora sugli scudi, regalandoci assoli degni di una sigla storica che, come ci ricorda Alessandro, è l’unica canzone de ‘I Cavalieri del Re’ che fa parte del loro set.“……Here we are, We don’t wanna stay forever…..”: una bordata power arriva a spettinarci, “The Great Escape”. Correva l’anno 2016, ma questo intorno al palco lo sanno bene: la partecipazione ormai è totale, Leone Villani Conti (basso) e Luca Setti (batteria) ci mettono tutta la loro energia facendo sentire una spinta ritmica non indifferente: applausi!Si va a concludere la ri-animazione con una doppietta da brividi: “Daitarn 3” decolla e segue la scia dei maledetti meganoidi che spiano la terra per conquistarla. Entusiasmo e tripudio a mille, sulle note di un altro classicone dei cartoni animati di una volta: ma i brividi non finiscono, la seconda canzone di questa doppietta è “Pegasus Fantasy”. Alessandro canta sia la parte in giapponese che quella in italiano: che dire? Anche che chi era distratto o era uscito solo per un attimo torna lì a saltare e cantare.La chiusura di questo set, è presentata da un simpatico siparietto di Ale che ci chiede di chiedergli il bis: il tempo stringe e “…non c’è tempo per arrendersi/non c’è tempo per avere paura…”. Ecco “United” che fa capolino da ‘Rabbits’ Hill pt. 2’ del 2016, facendo saltare di gioia tutti quelli che erano in piedi.L’occasione di poter dire dolcetto o scherzetto giunge al termine, ma è tanta la soddisfazione di aver ascoltato questo gruppo che fa della sua semplicità uno dei suoi punti di forza assoluta: musicisti in gamba che con assoluta leggerezza, danno vita ad un bel power metal in stile Helloween, senza prendersi troppo sul serio. Ma al pubblico piace così: questi sono i Trick Or Treat!

Trick Or Treat lineup:
Alessandro Conti – Voce
Guido Benedetti – Chitarra
Luca Venturelli – Chitarra
Leone Villani Conti – Basso
Luca Setti – Batteria

Trick Or Treat setlist:

“Batman”
“5 Samurai”
“Loser Song”
“Dragon Ball”
“Evil Needs Candy Too”
“Ken Il Guerriero”
“Aries: Stardust Revolution”
“Robin Hood”
“Devilman”
“Great Escape”
“Daitarn 3”
“Pegasus Fantasy”
“United”

Fonte: Rocco Faruolo

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