Ci sono dei momenti nella vita in cui si aspetta con ansia un prossimo avvenimento, un qualcosa sul quale siamo stati a lungo fissi col pensiero. Poi quel momento arriva e non è esattamente come ci si aspettava. Rimanerci di cacca è il minimo.
Beh, in musica questo equivale all´aspettare con agitazione il nuovo disco di una delle band che ci ha accompagnato per anni e per la quale abbiamo più che un debole.
Tutto questo, nella fattispecie può condurci ai Sonata Arctica, diventati ormai uno dei maggiori gruppi europei, sia a livello di critica che di pubblico (?). Ma come molte altre band ci hanno (purtroppo) insegnato prima di loro, spesso più uno va avanti con l´età, con le idee e con la maturità (?), più gli album sono scialbi e privi di tutto quello che anni prima li caratterizzava.
Se con il pessimo “Unia” si pensava che i cinque di Kemi avessero toccato il fondo, nessuno poteva immaginare, che a distanza di 7 anni potessero partorire un vero aborto come “Pariah´s Child”.
Sinceramente non me la sento di sprecare tempo e energie dovendo cercare le parole giuste per commentare il disco passando in rassegna ogni canzone, visto che, tranne la sufficienza risicata alle prime due, le restanti otto potrebbero indurre l´ascoltatore a spaccare il cd in due o nel migliore delle ipotesi lanciarlo dalla finestra.
Che non inganni (ci mancherebbe) l´inizio del disco, con i primi 8 minuti in un simil power/hard rock digeribile, ma che comunque avrebbe gridato al ribrezzo se inseriti in un album a caso dei primi tre; i restanti 45 minuti purtroppo sono un mix di quasi inascoltabili parti melodiche quasi scritte a casaccio, intermezzi metà prog metà pop e classici lentoni a dir poco noiosi che non sono neanche parenti di capolavori come “Tallulah” o “The Misery”.
Altra nota da rabbrividire, pochissimi e di scarsa qualità gli assoli presenti nei 53 minuti dell´album, cosa che un decennio fa rappresentava quasi un marchio di fabbrica di Kakko & co. Ma nel 2014, dai Sonata al massimo ci possiamo aspettare questo.
Concludo qui, senza proseguire oltre, dovendo e volendo stroncare ulteriormente questo disco e purtroppo anche questi nuovi Sonata Arctica, totalmente un´altra band rispetto a dieci anni fa. Si sa, si cerca di sperimentare, migliorarsi, fare quello che ci piace e si fa del proprio meglio per far felici i propri fans. Beh tutto questo, Tony e compagnia l´hanno fatto al contrario, finendo in un abisso, producendo musica con la “m” molto minuscola e, immagino, perdendo anche molti supporters che come me li hanno amati alla follia.
Non vale la pena di spendere soldi nell´acquistare “Pariah´s Child”, nè tantomeno nei biglietti per i futuri concerti, visto che da anni ormai non propongono quasi più neanche una canzone del loro capolavoro “Silence”, ma preferiscono “deliziare” la folla coi brani più insulsi del loro repertorio. E qui ce ne sono parecchi, se non tutti.
Voto: 4,5
Fonte: Alex