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Album 2014 Recensioni

EPICA – The Quantum Enigma

The Quantum Enigma è il sesto album studio della band neerlandese symphonic metal Epica, uscito nel maggio 2014. Esso è basato sulla teoria elaborata da due fisici tedeschi secondo la quale gli esseri umani sono in grado di influenzare la materia con le proprie menti, per questo motivo ogni individuo percepisce la realtà in maniera unica, di conseguenza la realtà non è oggettiva, ma è solo quello che si pensa sia reale. Il chitarrista Delahaye in alcune interviste ha sottolineato che “le cose sono come sono solo perché sono state determinate come tali” (vedi teoria della doppia fenditura), in sostanza è un album fisico e filosofico assieme che approfondisce il tema trattato in Design your Universe. Questo album è di gran lunga il più evoluto nella storia del gruppo, fondato da Mark Jansen nel 2003, ed è sintomo della ricerca di una maggiore maturità artistica.

The Quantum Enigma è composto da 13 tracce più cinque bonus track da ricercare laboriosamente nelle varie edizioni speciali e, di fatto, questa è la critica più feroce che si può rivolgere a un album di questa portata, innovativo, ma che crea comunque una linea di continuità con i dischi precedenti (ad esempio con la title track The Quantum Enigma-Kingdom of Heaven pt II), infatti, nella sua novità, il sound non risulta stravolto, ma semplicemente più maturo, forse grazie allo spazio che è stato riservato a Rob Van Der Loo, Isaac Delahaye e Ariën Van Wesembeek, i quali hanno contribuito a comporre, e a volte composto da soli, tracce della portata di In all Conscience, Dreamscape, Mirage of Verity, the Fifth guardian, e hanno, conseguentemente, portato idee e voci nuove e fresche nel gruppo.

Simone Simons è il componente del gruppo che sperimenta di più con il suo strumento , per accorgersene è sufficiente confrontare il primo disco The Phantom Agony a The Quantum Enigma: la voce appare più matura, meno lirica ma anche più consapevole. Viene, inoltre, riservato uno spazio maggiore agli assoli di chitarra di Isaac, questa volta disposti in maniera meno casuale rispetto a Requiem fo the Indifferent, contribuendo a dare un´aria ancora più metal. Le parti ritmiche hanno avuto un ruolo di rilievo in questo album ma i ritmi brutali sono stati accompagnati da melodie di fondo e ritornelli orecchiabili, secondo il desiderio del frontman Mark Jansen.

Le tematiche trattate nell´album sono principalmente due: la realtà come illusione e il ciclo di vita e morte(la cantante Simone aveva da poco avuto un bambino), ma vi sono tracce che trattano temi differenti, come The Second Stone (Alzheimer), Reverence-Living in the Heart e the Essence of Silence (meditazione).

La copertina del disco è chiaramente indicatrice degli intenti espressivi della band: il capolavoro di Stefan Heilmann rappresenta una montagna con un occhio (ispirata dal dipinto l´isola dei morti), che rappresenta la realtà sensibile al di sotto della quale esiste un mondo sottomarino, molto più esteso, del quale siamo ignari. Sono, inoltre, presenti alcuni simboli, come il Buddha, che rappresenta la spiritualità, le catene di DNA la materialità dell´universo e il continuo alternarsi di vita e morte.

Il simbolo più nascosto è costituito dalle barche e i sottomarini, chiaro riferimento alla curiosità umana e alla voglia di esplorale l´universo, sempre con rispetto verso le altre forme di vita e senza avidità. Sono presenti i quattro elementi nell´aria del cielo, nel fuoco della luce, nell´acqua del mare e nella terra della montagna. Va, però, detto che la copertina è solo parte dell´opera, poiché l´intero libretto del cd si presenta come un dipinto in cui si sintetizzano le tematiche dell´album: il cervello umano genera l´illusione della nascita, della vita e della morte.

Alcuni detrattori sostengono che l´album contenga un sound troppo omogeneo, ma ciò è un pensiero influenzato dal parere personale che non tiene conto del nuovo modo di comporre della band, i cui membri, invece che comporre singolarmente i brani, si sono scambiati idee e influenze in corso d´opera, inoltre il nuovo produttore Joost van den Broek ha eseguito un´opera di revisione su tutti i pezzi, contribuendo a dare uno stile compatto e uniforme.

Per tutti i motivi elencati nella recensione assegno a questo album un punteggio di 9.5/10, spero di aver invogliato i lettori all´ascolto di questo album così stimolante e consiglio a tutti di approfondire le tematiche trattate in questo disco meraviglioso.

Voto: 10

Fonte: Francesca Floris

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