

Anno 2025 – Voto: 7/10 *
Attendo sempre con curiosità ed interesse un nuovo album dei Lacuna Coil, per me un rito che si perpetua dal lontano 2001, quando incappai per caso nel loro secondo album “Unleashed Memories” e nella splendida canzone dal titolo “ Senzafine” in lingua italiana. Si, perchè è da circa 30 anni che I Lacuna Coil sono i portabandiera del metal italiano nel mondo, tanto da diventare più famosi negli Stati Uniti che in patria. “Sleepless Empire” è la loro decima fatica in studio, a sei anni di distanza dal precedente “Black Anima” e tre da “Comalies XX” che è un remake del loro album storico “Comalies” del 2002, quindi privo di brani inediti.
Potremmo dire che questo “Sleepless Empire” nasce all’insegna del numero 3, nel senso che è il terzo album della terza “incarnazione” dei Lacuna Coil. Mi spiego meglio. I Lacuna Coil hanno avuto un primo periodo in cui proponevano un affascinante gothic rock influenzato da band come Paradise Lost e The Gathering. In un secondo momento hanno scelto di proporre un metal vicino a certe sonorotà americane, dando vita a “Karmacode”, l’album che li ha proiettati fuori da confini europei anche grazie al singolo “Enjoy the silence”, cover della celebre hit dei Depeche Mode. Sulla scia di questo successo hanno pubblicato album dalle sonorità vicine al “nu metal” per altri tre album, fino ad arrivare all’apoteosi con “Broken Crown Halo”, dove la durezza del suono veniva estremizzata fino a livelli fino ad allora sconosciuti per la band.

La terza incarnazione riguarda la morte e la rinascita dei Lacuna Coil . La morte perché tre membri storici abbandonano la band lasciando solo tre superstiti: il bassista e polistrumentista Marco Coti Zelati e le due voci: quella maschile “growl” di Andrea Ferro e quella femminile di Cristina Scabbia, vera sirena del canto italico. Ma da quel momento in poi I Lacuna Coil sono rinati dalle loro ceneri come la Fenice. Integrando due nuovi membri in formazione, cioè Richard Meiz alla batteria e Diego Cavallotti alla chitarre (ora sostituito dall’altrettanto ottimo Daniele Salomone), si sono reinventati pubblicando l’album “Delirium” nel 2016, composto da sonorità heavy molto forti e da una contrapposizione sempre più marcata fra la voce growl di Andrea Ferro e quello della Scabbia che qui arriva su tonalità altissime. Anche il look della band cambia totalmente, costumi e trucchi da horror carnevalesco che non sfigurerebbero in un tour con gli Slipknot.
Dunque il terzo full length di questi rinnovati Lacuna Coil sembra ripercorrere le orme dei due precedenti lavori, sia come sonorità che come “immaginario” gotico. “The seige” si apre con un canto in lontananza prima dell’esplosione ritmica. Il growl di Andrea fa da apripista al canto di Cristina, le due voci si fondono all’unisono nel ritornello killer che ti entra subito nelle vene come un veleno lento ma piacevole che crea dipendenza. La formula dell’alchimia sonora resta immutata, una tastiera a sostegno delle chitarre, un gioco di specchi fra tante voci che si riflettono una nell’altra. Fa capolino il gotico dei primi album ma mescolato nell’athanor sapiente del nuovo volto della sfinge. Anche la voce di Cristina sembra annegare in “Oxygen”, una sensazione di claustrofobia, una faticosa risalita verso la superficie. Il basso potentissimo crea onde sonore dall’impatto fatale, la salvezza è dietro l’angolo, forse, ma bisogna lottare per ottenerla. Mi piace immaginare “Scarecrow” eseguita dal vivo, laddove le voci di Andrea e di Cristina s’inseguono in un vortice irresistibile, rabbia e dolcezza, speranza e disperazione. La canzone scorre come un dolcissimo miele per le nostre orecchie e vorremmo ripetere a squarciagola tutte le parole. Le frasi in latino che aprono “Gravity” c’invitano a partecipare ad un rito propiziatorio e ci sembra quasi di percepire il sudore degli astanti ed il calore intenso delle fiaccole. La sacerdotessa Cristina ci porge un ostia sacra a suggellare un patto che durerà per l’eternità. Il desiderio di libertà contenuto in “I Wish You Were Dead” è pura catarsi, un tentativo di cancellare rapporti e sensazioni tossiche attraverso un ritornello irresistibile, quasi una filastrocca di morte per seppellire un passato che non dovrà più tornare. Randy Blythe dei Lamb Of God, ospite in “Hosting The Shadow” fonde perfettamente la sua voce con il growl di Andrea, ed ancora una volta le voci s’inseguono in un gioco circolare che in alcuni punti si fondono all’unisono. Richard Meiz è una vera macchina da guerra dietro la batteria ed è incredibile il gioco ritmico con il basso di Marco Coti Zelati. La lingua latina torna ad apertura di “In Nomine Patris” ma più che una salmodia sembra un canto popolare da intonare sulle vestigia di un antica chiesa abbandonata, dove non c’è più l’odore d’incenso. I simboli della religione sono qui desacralizzati e vengono utilizzati nel testo per evidenziare una lotta interiore per liberarsi dai legami archetipici che affliggono le nostre vite. Una preghiera laica per ritrovare il proprio cammino smarrito. La chitarra di Daniele Salomone ci avvolge con un bellissimo solo aggiungendo un tocco inusuale alla grammatica dei Lacuna Coil. Le note altissime toccate dalla voce di Cristina in “Sleepless Empire” tramettono vibrazioni opposte e complementari a quelle generate dal ringhio di Andrea Ferro, una girandola infernale per raccontare l’impero insonne delle nostre vite dominate da un flusso continuo d’informazioni, una gabbia virtuale che non conosce sosta , che non ci dà tregua e che spegne le nostre esistenze dietro un pannello luminoso. Non c’è piu sacralità ma solo un mondo asettico illuminato da led che spezzano il ciclo del sonno e della veglia e mescolano realtà e sogno, immagini reali e fantasmi creati dalla tecnologia.

La paura serpeggia nelle note di “Sleep Paralysis” come in un film di Dario Argento reinventato dall’intelligenza artificiale, la voce di Cristina sfida la gravità toccando vette in acuti quasi impossibili, la voce di Andrea è a dir poco infernale. E nel caos generale torna la chitarra di Salomone con un solo infuocato perfettamente in linea con le atmosfere del brano. Ed ecco servito il piatto più estremo di questo full length, un incubo sonoro dal quale speriamo di svegliarci. Schegge di puro metal colpiscono i nostri sensi in “In The Mean Time” dove questa volta è un ospite femminile ad accompagnare la voce di Cristina: Ash Costello dei New Years Day, in un ritornello convincente che non aggiunge però nulla di nuovo nell’universo sonoro della band. La chiusura è affidata a Never Dawn, un brano con cui abbiamo già familiarizzato dal 2023 che riprende il lessico familiare al quale ci ha abituato la band tricolore. “Sleepless Empire” partecipa alla tendenza generale di pubblicare un album anticipato da diversi singoli, ma nonostante ciò appare omogeneo anche grazie ad un collante tematico di spessore da ‘concept album’.
Ancora una volta I Lacuna Coil consacrano un rito offrendoci un lavoro ricco e potente che sfida i limiti temporali e creativi di una band che continua il proprio percorso con dedizione ed anche ostinazione , osservando un mondo che cambia senza cadere nella tentazione d’identificarsi con esso.
Line Up: Cristina Scabbia: Voce; Andrea Ferro: Voce; Marco Coti Zelati: Basso, Chitarra, Tastiere; Richard Meiz: Batteria; Daniele Salomone: Chitarra.
SCHEDA *
ARTISTA: Lacuna Coil
TITOLO: Sleepless Empire
ANNO: 2025
ETICHETTA: Century Media
GENERE: Gothic Metal
VOTO: 7/10
PAESE: Italia
Tracklist:
1. The Siege
2. Oxygen
3. Scarecrow
4. Gravity
5. I Wish You Were Dead
6. Hosting The Shadow (feat. Randy Blythe of Lamb Of God)
7. In Nomine Patris
8. Sleepless Empire
9. Sleep Paralysis
10. In The Mean Time (feat. Ash Costello of New Years Day)
11. Never Dawn