Sono molto felice di tornare da voi lettori di Verorock con questa mia nuova intervista, realizzata durante il Black Winter Fest di Milano con Joris Nijenhuis, batterista degli Atrocity e Leaves’ Eyes. Avendo io stessa un background come batterista amatoriale, mi ha fatto piacere concentrarmi maggiormente su questo strumento. Poi sul tourbus c’è stato anche un veloce intervento di Alex Krull (cantante degli Atrocity), che troverete citato.
Enjoy!
Ciao Joris, come stai?
Molto bene! Ma peccato che non ci abbiano offerto un buon caffè, nonostante ci trovassimo in Italia 🙁
Parliamo di qualcosa di “caldo”, perché oggi qui a Milano fa molto freddo. Come è stata la tua estate? Ho visto che eri ad alcuni festival…
Sì, abbiamo fatto qualche concerto, abbiamo suonato al MetalGate Czech Death Fest OpenAir, poi in Romania con entrambe le band, Atrocity e Leaves’ Eyes in una sorta di piccolo festival biker, piuttosto bello a dire il vero (Road Patrol MC Romania Bikers Festival 2023), poi in un altro fest in Polonia e poi ovviamente abbiamo avuto Wacken, con un mega spettacolo di fuoco (con i Leaves’ Eyes)!
Puoi parlarci di come sei diventato batterista sia dei Leaves’ Eyes che degli Atrocity?
Sì, all’inizio facevo parte solo degli Atrocity e poi l’altro batterista non poteva più fare il tour e così, circa una settimana prima dello stesso, mi ha chiesto se potevo farlo io! Ho imparato l’intero set in sei giorni, credo, poi ho provato ufficialmente con tutta la band una volta prima di andare direttamente in tour. Ci stavo lavorando molto e poi ascoltavo la musica, prendevo appunti. Lo ricordo ancora. Era il novembre del 2013 per la precisione.
E quali sono le differenze nel far parte di queste due band completamente diverse tra loro?
La batteria va bene soprattutto adesso con gli Atrocity, con gli ultimi tre album più incentrati sul Death Metal, quindi molto più speed. I Leaves’ Eyes ritmicamente sono un po’ più simili agli AC/DC con doppia cassa, con diverse battute semplici a quattro tempi con qualche doppia cassa qua e là; questo per me è più facile… “Devi fare Groove, anche quello non è scontato!” (Alex Krull, intervenendo :D) … quando poi le prime volte ho visto il pubblico fare headbanging, ho pensato che dopotutto avevo fatto un buon lavoro, altrimenti sarebbero rimasti lì fermi.
Gli Atrocity sono attivi da oltre tre decenni. Come si è evoluto il sound della band nel corso degli anni, e come hai contribuito tu a quell’evoluzione come batterista?
Beh, volevano tornare al Death Metal, quindi avevano bisogno di un batterista che potesse farlo e ovviamente io ero la persona giusta immagino, ma sì, anche le cose old-school sono carine. All’inizio era più Death Metal, poi anche Electronic e Folk, poi di nuovo Death Metal.
Alex: Sì, ma non lo definirei un ritorno; è sempre stato come se una band Death Metal facesse anche altro. Credo sia questa la spiegazione migliore. Project album e cose del genere e anche sfumature Industrial, Gothic… Abbiamo inventato gli stili e poi siamo passati a qualcos’altro. Era una band in cui noi…hmm…
È bello cambiare, per non fare sempre le stesse cose!
Alex: Sì, sì, sì. E quella era l’intenzione, di sfidare noi stessi in ambito musicale. Questo è ciò che piace fare anche a Joris. Sai, produciamo sempre del materiale sperimentale, anche a livello di batteria. Oh, beh, vi lascio adesso.
Leaves’ Eyes ha una fan-base dedicata in tutto il mondo. Qual è stata una delle tue interazioni o esperienze con i fan più memorabili durante i tour con la band?
Beh, la prima cosa che direi è in Sud America, dove ci sono letteralmente un gruppo di fan ad ogni aeroporto che aspettano la band.
Veramente?
Sì. Il Sud America è sempre molto particolare ed “attivo”.
Come possono sapere esattamente…?
Buona domanda. Non lo so. Polizia? Davvero, non so come lo sanno. Forse aspettano e basta.
Per giorni 😀
Forse aspettano o forse già sanno qual è l’hotel. Forse è anche perché certi promoter usano sempre lo stesso albergo. Allora sanno che ci saremo anche noi.
Gli Atrocity hanno pubblicato diversi album molto acclamati dalla critica. Puoi condividere qualche curiosità sul processo creativo e sulla collaborazione con i membri della band quando lavorate al nuovo materiale?
Di solito c’è qualcuno che crea nuovi riff e insieme scriviamo, oppure io scrivo alcune parti di batteria e poi cerchiamo di amalgamare bene il tutto, per avere una bella canzone come risultato finale nella quale tutte le varie parti rendano bene e siano ben legate tra loro. Quando necessario, cambiamo nuovamente la struttura del tutto. È un lavoro di squadra.
E cosa puoi raccontarci del periodo di lockdown?
Normalmente sono un po’ più coinvolto nel processo di scrittura, ma a causa del Covid non potevo davvero andare in Germania, quindi alla fine non ho fatto appieno ciò che volevo. C’è però l’ultima canzone dell’album (Okkult III): “Teufelsmarsch”: nella quale prima ho scritto la batteria e poi loro ci hanno scritto la musica sopra, quindi è grazie a me che quella canzone esiste. Di solito non è così, è davvero bello e lo abbiamo fatto anche con un’altra canzone non pubblicata, ma che probabilmente lo sarà in futuro, come materiale B-side o simile. Non è stata un forma compositiva così comune perché di solito si inizia con la chitarra, ma questa volta ho semplicemente programmato alcune percussioni in modo casuale e gli altri sono partiti da lì.
I batteristi hanno spesso una prospettiva unica sulla musica che eseguono. Ci sono momenti o fill caratteristici nelle canzoni dei Leaves’ Eyes o Atrocity di cui sei particolarmente orgoglioso? Questo non è il momento di essere modesti!
A volte ciò che non sembra complicato durante l’esecuzione lo è o per lo meno è un po’ “strano”. Soprattutto quando sembra un ensemble completamente programmato, ma poi vedi che serve qualche fix per adattarlo a quello che normalmente è il tuo stile. Ad esempio in “Blazing Waters” prima della parte della tempesta (che non è un qualcosa di propriamente tecnico), devi essere sicuro che tutto sia suonato in maniera corretta e precisa; con Leaves’ Eyes la sfida è suonare tutto nel modo più uniforme possibile, ogni controtempo eseguito con la stessa risonanza… è questa la challenge.
E… gli Atrocity sono più tecnici?
Sì, ma la precisione conta ancora lo stesso, sono solo un po’ più concentrato sulla velocità, ma con loro posso ovviamente creare fill interessanti.
In quali altre band collabori?
A volte suono con Plaagdrager (Black Metal), Beenkerver (Black Metal) e poi ho ancora un altro progetto direi, ma non abbiamo pubblicato ancora molto, si chiama TDC inc. come The Dead Cult inc.: è più una combinazione di Metal con batteria in doppia cassa e anche Electronic Hard Core, con il dj (Limewax) originario dell’Ucraina, ma trasferitosi in Olanda. Sono state pubblicate solo due canzoni, ma ne abbiamo scritte molte altre, attualmente ancora in fase di elaborazione.
Ho anche suonato con una band metal italiana, “The Secret”!
Come batterista, che consiglio daresti agli aspiranti musicisti che vogliono intraprendere una carriera nella scena della musica metal, o nella batteria in particolare?
Con la batteria probabilmente è saggio prendere alcune lezioni per avere una buona tecnica e da lì suonare il più possibile, ogni giorno o qualcosa di simile. A volte forse decidi di staccare, il tuo cervello ha bisogno di un po’ di tempo per elaborare qualcosa, forse stai provando un fill specifico molto difficile e non suoni per una settimana, ma quando ci torni sopra di nuovo poi vedi che di solito ci riesci.
Si dice che alcuni batteristi abbiano “rituali” prima di salire sul palco. Ti va di rivelare le tue abitudini pre-spettacolo?
Non ho rituali ma a volte saltello un po’ per riscaldare tutto il corpo, prima degli show. Se suoni il più possibile, sei sempre a posto!
Scena metal attuale: c’è qualcosa che non ti piace particolarmente?
Sì, se c’è una cosa che non mi piace proprio al giorno d’oggi sono tutte queste produzioni perfette. Ad esempio in passato ho registrato qualche album per una band e per sbaglio ho semplicemente suonato un beat errato ma bello, quindi alla fine l’abbiamo lasciato così all’interno del brano, ma ora sembra che sia tutto preimpostato, troppi sample, le canzoni non hanno più carattere. In passato di solito compravi un album, inizialmente non ti piaceva molto perché la produzione non la trovavi particolarmente di alto livello, però poi ti ci abituavi e ti piaceva proprio perché era così. Ora è tutto troppo perfetto.
Ancora vivo o no, chi è il tuo batterista preferito in assoluto?
Devo sceglierne solo uno?
Come preferisci!
Direi che chi ha avuto una grande influenza su di me quando ho iniziato è stato Abe Cunningham dei Deftones che non è estremo o speed o simile a ciò che sto facendo con gli Atrocity, poi c’è Raymond Herrera, l’ex batterista dei Fear Factory, il motivo per cui ho iniziato a suonare praticamente la doppia cassa; questo è più dal punto di vista di quando ho iniziato a suonare. Direi anche Richard Christy di Death. Vorrei menzionare anche Cindy Blackman, Todd Sucherman, Dave Elitch (il suo corso è il migliore – negli ultimi due anni mi ha quasi cambiato la vita, lo fa in un modo in cui ti avvicini al tutto come se stessi seguendo una ricetta di cucina e a volte inizi a guardare molti dettagli in più sulla tecnica, riflettendo… sì, è fantastico).
Ultima domanda, ma non meno importante! Questo spazio è tutto tuo, per mandare un messaggio speciale, una visione su qualcosa o ciò che preferisci!
Godetevi la vita fino in fondo, è la cosa più importante. Venite ai concerti metal! Divertitevi!