GRUPPO: The Mothman Curse
TITOLO: Lie pt.1
ANNO: 2022
ETICHETTA: autoprodotto
GENERE: Groovy/Hardcore Metal
VOTO: 8/10
PAESE: Italia
I The MothMan Curse sono una band Friulana attiva dal 2017, riprendendo un vecchio progetto di cover e trasformandolo in un vero e proprio gruppo, con alcuni cambi di line-up.
A livello di produzione sono stati molto attivi, con alle loro spalle già 2 album (Hope nel 2018, The Curse nel 2019, Darkness Inside singolo del 2021) ed il terzo uscito ufficialmente il 25 febbraio 2022 su BandCamp.
Vediamo di capire quali sono le idee che ruotano attorno a questa prima parte e come verranno. Nella sua integralità l’album affronta tante tematiche: dal brano in cui traspare un forte odio, alla depressione, ad un senso di disagio col mondo, alla sconfitta… insomma, uno sfogo di sentimenti.
A livello musicale, “Cyrcus” è il brano che dà il via al tutto con una intro ingannevole che riproduce una melodia propria del circo, ma che dura pochissimo! Effettivamente a pochi secondi dalla stessa si può intendere una risata ed immediatamente dopo, dirompente, l’inizio del brano; chiarissimo lo stile, si parte con un Death Metal dalle ritmiche Prog.
Conoscendo già la band ed andando avanti nell’ascolto, non rimango di certo stupita nel constatare i frequenti cambi di ritmiche/atmosfere, stop completi che si alternano all’interno della stessa canzone.
Tenere alta l’attenzione va in parallelo col tenere alte le aspettative, perché la tecnica c’è e l’originalità pure e arrivando ad “Hate” in alcuni punti io ci sento proprio delle atmosfere Black. I cambi non sono proprio così come li gestiscono gli Avatar (quasi uno stile per canzone) ma addirittura più netti, facendosi spazio nello stesso brano.
Le strade sono 2, di cui la più pericolosa è quella di creare una “macedonia” incompatibile ad un ascolto interessato, oppure trovare il modo di unire il tutto; il successo dell’opera è in gran parte dovuto alla batteria, grande arma a favore se ben pilotata.
Un pezzo degno di nota è “Have You Decided To Love”, la track che si impegna a dare la carica secondo me, più coerente lungo tutto il minutaggio e praticamente senza alcun cambio che ne splitterebbe le parti (ogni tanto ci vuole).
Per il resto si prosegue con un’alternanza di growl e voce pulita (soprattutto in “Deathraw”) molto American, più alcuni brani rivisitati e l’ultimo ” Screaming (Warm Gadget remix)”che chiude il “racconto” sperimentando dall’inizio alla fine.
Come dovrei concludere questa recensione? E’ semplice, direi finalmente qualcuno che cerca di uscire dagli schemi, perché è ottimo potersi inserire in uno o più stili, ma rimanerne dentro gli stretti confini no, quindi consiglierei quest’album a chi ama sonorità Speed, Groovy, Death e via dicendo ed è aperto ad un cambiamento costante.