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Album 2021 Recensioni SOMMARIO

EXEMPLA – Mystic Perceptions

GRUPPO: Exempla

TITOLO: Mystic Perceptions

ANNO: 2021

ETICHETTA: Progredire Records

GENERE: Melodic Rock/Dark Wave/Progressive Rock

VOTO: 8/10

PAESE: Italia

Oggigiorno, quando ci si appresta ad ascoltare un nuovo prodotto discografico relativo al mondo del rock melodico ed affini, è d’obbligo porsi perennemente i medesimi quesiti: ha ancora senso nel nuovo millennio suonare e comporre musica rock? E se si, esistono ancora delle realtà innovative capaci di suscitare nuove emozioni, rifuggendo dal “già sentito” ma rielaborando in modo originale i riferimenti stilistici, curando al contempo anche la parte lirica e delle tematiche trattate ed evitando di riproporre visioni politiche e teologiche ampiamente trattate? La risposta, aimè, non può certamente essere univoca, soprattutto nell’ambito di un panorama musicale, come quello del rock italiano, assai variegato e ricco di sfaccettature a volte nascoste da altre proposte ben più scontate all’insegna del mainstream radiofonico e televisivo. Fortunatamente, gli Exempla costituiscono una felice eccezione in questa ottica, riuscendo a coadiuvare arrangiamenti e melodie ricercate a testi e tematiche dal tocco mistico, introspettivo ma pur sempre saldamente calate nella realtà odierna, senza però trattarle in modo diretto e semplicistico. Al contempo, i nostri hanno il grande pregio di evitare la ripetitività e prolissità musicale, a partire anche dalla lunghezza e dalla quantità di composizioni presenti nei loro due dischi, riuscendo a catalizzare tutta la loro essenza in brani diretti, ricchi di spunti, eseguiti brillantemente ma che soprattutto hanno l’abilità di non stancare mai l’ascoltatore.

Il quintetto proveniente da Civitavecchia (RM), incarna alla perfezione tutte le peculiarità e le caratteristiche che, almeno secondo il sottoscritto, dovrebbero costituire il profilo di una band moderna, “progressiva”, artefice di un rock moderno al passo con i tempi. Oltre ad una notevole capacità compositiva, coadiuvata da una tecnica strumentistica e canora altrettanto sopraffina, la band laziale ha intrapreso una via artistica a 360°, cercando di fondere le liriche e le musiche con aspetti visuali attraverso l’uso di videoclip in maniera alquanto interessante e mai banale. Questa poliedricità è certamente un ennesimo punto di forza presente nel loro DNA musicale, sia individualmente che come collettivo. Già da diversi anni sulle scene, il gruppo è finalmente riuscito a concretizzare la propria essenza con l’album di debutto ‘Precious’ (2018), uscito per la Progredire Records, e con diverse date lungo la penisola a supporto, alcune delle quali in location storiche a dir poco mozzafiato (il Castello Viscogliosi a l’isola del Liri, il medievale Palazzo D’Avalos a Vasto, tra le altre – n. d. r.). Già in questo primo prodotto discografico sono presenti tutti gli elementi costituenti la loro ambiziosa ed inusuale proposta musicale, introiettata in un caleidoscopio di emozioni e sentimenti profondi percepibili in brani dal sapore “mistico” ed “etereo” quali ad esempio “Go Up The Stream”, “You Can’t Go Back”, “Snake’s Hiss” e “No Confusion”. Ed è proprio sul tema delle “percezioni mistiche” che è incentrato il nuovo attesissimo secondo album della band (per l’appunto ‘Mystic Perceptions’ – n. d. r.). Le sonorità presenti, in queste sole sei tracce che compongono il nuovo full lenght, risultano in bilico tra rimandi ottantiani alla new wave (soprattutto con riferimenti sonori ai The Cure, Porcupine Tree o Tears for Fears, solo per citarne alcuni – n. d. r.) ed il substrato psichedelico e progressivo afferente ai capisaldi della decade precedente (in particolar modo ai Genesis, Brand X, Pink Floyd, ecc. – n. d. r.). Il tutto naturalmente rielaborato in chiave personale, con una inusuale profondità lirica ed una maturità notevole nell’affrontare tematiche attuali sotto una lente a dir poco “metafisica”.

La peculiarità che più mi ha sorpreso di questo nuovo disco è sicuramente la durata esigua di soli 22 minuti e 50 secondi, a cui però corrisponde un’alta qualità compositiva a dir poco disarmante! Ebbene si, siamo di fronte ad un piccolo grande gioiello, luminoso nel variegato e a volte troppo inflazionato panorama rock underground tricolore. E’ possibile in poco meno di mezz’ora, immergersi totalmente in queste atmosfere sonore decadenti ma al contempo ammalianti, nelle quali spicca la voce incredibile di Marta, capace di destreggiarsi egregiamente tra tonalità baritone e acuti di ampio respiro: sicuramente il suo eterogeneo e ricco background musicale è ben rappresentato in questo seppur breve frammento discografico. Al contempo, risulta determinante l’eccelso lavoro di arrangiamento profuso da Marco (chitarra) e Luciano (tastiere), attraverso intrecci di chitarra/tastiera mai scontati e ricchi di idee e spunti interessanti, così come il groove variegato supportato dalla sezione ritmica composta rispettivamente da Carlo (batteria) e Daniele (basso).

A dispetto delle premesse iniziali suddette, il disco parte sparato, con il ritmo quasi martellante/ossessivo della opener “At Daybreak”, in cui la voce a tratti robotica di Marta è supportata da un riff tagliente: lo stile è alquanto ottantiano, così come il solo di chitarra, sorretto da tappeti atmosferici di tastiere. Insomma, un pezzo assai diretto, apparentemente scarno negli arrangiamenti, ma molto d’impatto che certamente potrebbe risultare assai apprezzato in sede live. Tutta la dolcezza viene invece sprigionata nella stupenda e toccante “Love Before Your Eyes”, primo singolo estratto di questo album (di cui è stato girato anche un videoclip – n. d. r.): introdotto da un arpeggio ipnotico di chitarra, il brano vede la nostra Marta alternarsi in un cantato in italiano/inglese dalle tinte melodrammatiche, con riferimenti espliciti alla fede ed in generale alla spiritualità che ciascun essere umano dovrebbe coltivare, soprattutto in questo mondo attuale basato spesso sulla superficialità. Da apprezzare il crescendo sonoro, dalle strofe più introverse, sfociando poi in un refrain centrale molto ben orchestrato, dall’innato gusto melodico, fino a concludersi in una coda di pianoforte/chitarra aperta da un poderoso e quantomai inaspettato stacco di batteria, mentre il basso si dipana portentoso in questo panorama dalle tinte variegate. Con la seguente “The Heaven In You” ci rituffiamo a capofitto nel mondo musicale degli anni ottanta, con una intro solo voce/pianoforte a cui fa seguito una ritmica basata su batteria/pad a condire questa breve ma intensa melodia: come dicevamo in apertura, la bravura della band risiede proprio nel riuscire a sintetizzare le proprie capacità compositive/esecutive anche solo in pochi minuti, quasi dipingendo dei “bozzetti sonori” frutto però di un intenso lavoro di ricerca alle spalle.

Passiamo così ad un altro brano che ha particolarmente colpito l’attenzione del sottoscritto, sia musicalmente che a livello di testi, “Idee Che Restano”, probabilmente il brano più rappresentativo di questo comeback discografico del combo laziale: introdotto da un arpeggio di chitarra elettrica e scandito da un ritmo sincopato di batteria, è caratterizzato da bellissime linee melodiche tanto nel pre-ritornello che nel bridge centrale. Cosa dire della performance canora di Marta? A dir poco da brividi, capace di districarsi ancora una volta egregiamente tanto nelle strofe che nel ritornello, fino a concludere con il crescendo da lacrime della coda finale. Questa composizione è, a mio modesto parere, la prova autentica di come si possa fare ancora oggi nel contesto italiano del rock autentico, maturo, senza scadere in qualsivoglia frivolezze di sorta. Ancora una prova sugli scudi anche da parte della sei corde di Marco, protagonista di un assolo da applausi degno di un certo Neal Schon dei Journey, per stile e intensità. Ci avviciniamo verso la conclusione di questo full-lenght con “Sun In The Night”, il cui stile e approccio sonoro ritorna a quanto similmente proposto nel brano di apertura: alternanza di voci quasi sintetiche a cui fa da controcanto la voce pulita e profonda, in un pezzo dalle tinte molto ottantiane. Ben riuscito anche lo stacco nel finale di basso e batteria, dal groove robusto e diretto. Il disco termina con la breve e acustica “A Braccia Tese”, brano caratterizzato da una semplicità crepuscolare, con la linea melodica che sembra riprendere le strofe della precedente “Idee Che Restano”, abbassate però di alcune tonalità: un vero e proprio outro solo voce e chitarra acustica, che chiude questo viaggio breve ma intenso nelle recondite profondità delle “percezioni mistiche” della natura umana.

In sintesi, questo ‘Mystic Percepions’ costituisce innanzitutto un ulteriore sviluppo di quelle che erano le prerogative già evidenti nella proposta sonora degli Exempla, sin dal loro album di debutto. In questo secondo disco, è percepibile una maggiore consapevolezza dei propri mezzi e delle innate capacità compositive, in particolare nel bilanciare adeguatamente sezioni più introverse con altre di maggiore impatto, anche attraverso un’alternanza assai efficace del cantato in italiano e in inglese addirittura all’interno di uno stesso brano. Ed è proprio in queste sfumature che si percepisce la costante “progressione” della band, in una continua ricerca musicale carica di emozioni e che lascia aperti diversi orizzonti positivi, soprattutto in prospettiva delle nuove future composizioni. Probabilmente questa realtà meriterebbe molta più attenzione, sia da parte degli addetti ai lavori che degli appassionati di certe sonorità, entrambi i quali aimè spesso incensano gruppi ultrablasonati o semplicemente da un appeal più commerciale, senza però scendere in profondità. Gli Exempla invece hanno tutte le carte in regola per riuscire ad emergere nel calderone rock underground tricolore e non, per la loro natura variegata, originale (cosa oggi assai rara), sempre pronta a confrontarsi con nuove sfide progressive, tanto nelle musiche che nei testi calati nella realtà attuale, all’insegna della passione per questo genere che ha ancora tanto da raccontarci. Sperando di poterli presto vedere finalmente anche in sede live, rinnovo i miei più sinceri complimenti al quintetto, invitando tutti gli appassionati e coloro alla ricerca di qualcosa di veramente autentico all’ascolto di questa realtà veramente meritevole di attenzione!

TRACKLIST:

1) At Daybreak

2) Love Before Your Eyes

3) The Heaven In You

4) Idee Che Restano

5) Sun In The Night

6) A Braccia Tese

LINEUP:

Marta Melis: vocals

Marco Damu: lead guitars

Luciano DʼOrtenzio: keyboards

Carlo Piernovelli: drums

Daniele Baldani: bass

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