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Interviste SOMMARIO

MAYO PETRANIN (Symphonity): nuovi orizzonti sinfonici all’insegna dell’epicità!

Ancora una volta, la scena power e symphonic/epic metal europea si dimostra ricca di numerose e variegate realtà musicali, in particolar modo quelle provenienti dal versante Est. I Symphonity sono appunto la conferma di tutto ciò, essendo oramai sulle scene da circa quindici anni, nonostante alcuni periodi di pausa e svariati cambi di lineup. Il gruppo in questione, proveniente da Brno (repubblica Ceca), ha saputo ritagliarsi, nel corso di questi anni costellati da vari tour ed uscite discografiche, un posto di tutto rispetto nel panorama metal attuale. Abbiamo così avuto l’onore ed il piacere di parlarne direttamente con uno dei membri stabili della band ceca, Mayo Petranin, cantante entrato nella formazione da Marzo 2019, ma con all’attivo numerose esperienze che l’hanno visto partecipare assieme ad altri gruppi (Signus Regis, Sebastien, Castaway, ecc.) ad alcuni eventi live di alto profilo (Wacken Open Air, Master Of Rock, solo per citarne i principali).

La nostra chiacchierata, durata circa un’ora e più, è stata veramente fantastica, ricca di argomenti ed opinioni, grazie soprattutto alla disponibilità ed alla simpatia manifestate da Mayo, persona davvero stupenda e positiva (per fortuna non in termini pandemici, come lui stesso tende a sottolineare), che ha voluto personalmente ricordare uno degli artisti a cui siamo maggiormente legati: il brasiliano Andre Matos! Tante le tematiche trattate che certamente sapranno appagare a dovere la curiosità dei nostri attenti lettori, a partire dal loro nuovo album, attualmente in lavorazione, un concept che narra le gesta ed i sentimenti di un nostro conterraneo di fama internazionale: Marco Polo.

Ciao Mayo, innanzitutto grazie infinite per il tempo rpezioso che ci stai dedicando, un vero piacere poter scambiare quattro chiacchiere con te, e benvenuto VeroRock.it! Grazie a te e un caro saluto a tutti i lettori di VeroRock.it, ciao a tutti e grazie mille per questa intervista!

Iniziamo con la prima domanda: nell’ultimo anno 2020 ci sono state diverse dipartite dalla lineup dei Symphonity. Ci racconti sinteticamente a riguardo, introducendo così i nuovi membri? Certamente, cercherò di spiegare il tutto il modo sintetico ma chiarificatore. E’ tutto iniziato a partire da alcune situazioni: avevamo fino a poco tempo fa una lineup con tutti membri stabili, tra cui ad esempio Antonio Abate (voce dei Perseus – n. d. r.), un cantante italiano e il nostro batterista Radim Večeřa. Ma penso che tutto ciò sia successo perché sentivamo l’estrema necessità, come band e come musicisti, di muoverci ed evolverci, suonando sempre più in sede live: sai, per molto tempo i Symphonity hanno pubblicato nuovi brani, nuovi album ma senza un’attività concertistica continuativa, senza una lineup stabile. Dopo vari anni, abbiamo finalmente avuto l’opportunità di esibirci assieme dal vivo come una vera e propria band, però, metaforicamente parlando, quando ti trovi con una bella torta da gustare a volte alcune parti di essa possono non essere ben amalgamate! Abbiamo così optato per questo recente cambio di lineup in maniera molto amichevole con i nostri due ex membri, senza alcun dramma: eccoti spiegata la ragione del perché Radim e Antonio sono usciti dal gruppo, pur restando ancora in ottimi rapporti con entrambi. I nuovi amici e membri che li hanno sostituiti, sono a dir poco fantastici. A parte me che sono nella band non da tantissimo, i membri correnti della lineup sono: Libor Křivák (chitarra e tastiere), il vero e proprio mastermind dei Symphonity nonché autore di circa il 90% delle nostre musiche, Tomáš Sklenář (basso), io come primo cantante possiamo dire. C’è una storia che devi sapere a riguardo: nel passato i Symphonity scelsero di avere due voci, una alta e pulita ed una potente ed aggressiva. In questo modo abbiamo voluto raggiungere un nuovo livello di evoluzione musicale, sulla scia di precedenti esperienze simili quali as esempio il progetto Jorn Lande/Russell Allen: un contrasto tra due stili vocali differenti! I nuovi membri sono Konstantin Naumenko (voce), originario dell’Ucraina, quindi possiamo dire di essere assolutamente internazionali (ride), anche se la nostra base resta a Brno in Repubblica Ceca (circa 100 km da dove risiedo, a Bratislava ma abbastanza vicina anche da Kiev). A dir la verità non proviamo spesso, solo quando ci è possibile farlo o in vista di un tour: alcune prove intense prima degli show, insomma siamo professionisti ma con poche prove in studio (ride). L’altro nuovo membro, Josef Cigánek (batteria), è un rinomato musicista assai conosciuto nell’ambiente della Repubblica Ceca, suonando con tantissimi famosi musicisti anche nella Slovacchia. Negli ultimi concerti abbiamo avuto anche Martin Solárik (tastiere) come ospite, originario della Slovacchia ma residente a Brno, del gruppo Anthology (dallo stile simile ai Nightwish e agli Epica). Al suo posto normalmente è stato presente Johannes Frykholm, mi sembra, proveniente dalla Svezia: quindi ricapitolando, quattro musicisti stabili, più due session man ed un membro che non ho ancora mai incontrato di persona (ride)!

Riguardo quest’ultimo argomento, quali sono le motivazioni che hanno portato alla dipartita del vostro ex cantante Antonio Abate e dell’ex batterista Radim, sempre se è possibile saperlo? Certo, nessun segreto in merito. Come ti dicevo, avevamo bisogno di evolverci, nonostante entrambi I due ex membri sono ragazzi veramente talentuosi: Antonio ha una voce incredibile, Radim per la sua giovane età è un mostro dietro le pelli, ma avevamo l’esigenza di evolverci e cambiare come ti dicevo. Avendo l’opportunità ad esempio di andare in tour con i Rhapsody Of Fire, avevo come la sensazione che Antonio e Radim avessero quasi titubanza o paura ad intraprendere questa nuova avventura assieme a noi: Antonio per motivi lavorativi doveva tornare spesso in Italia, essendo una situazione lavorativa non facilissima da voi in questo periodo, ed era abbastanza sconcertato dall’idea di stare in tour per tre o quattro settimane. Quindi è stato soprattutto un problema di tempistiche, e stessa cosa anche per Radim che andava ancora a scuola. Inoltre, Antonio, ad essere onesti, aveva un piccolo problema con la padronanza dell’inglese: era un ottimo cantante ed un amico simpaticissimo, un vero italiano purosangue, ma comunicare ogni volta in inglese con lui non è stato assolutamente facile. Noi spesso l’abbiamo anche spinto a migliorare l’inglese, essendo fondamentale nel nostro campo soprattutto se sei un cantante, ma era sempre un po stupefatto Antonio a riguardo: “dai ragazzi, non è questo un problema! Prendete ad esempio Fabio Lione, non parla perfettamente inglese ma caspita, è unico al mondo!”. E noi gli facevamo notare che essendo appunto Fabio unico non poteva essere preso come termine di paragone (ride): se vuoi emergere devi cercare di essere meglio di lui, pur essendo fabio una leggenda vivente del nostro genere. Ma per un cantante è certamente fondamentale avere un inglese fluente per comunicare con l’audience: ecco il principale problema con Antonio, ma naturalmente gli voglio bene! Siamo ancora in contatto con entrambi, Radim e Antonio: purtroppo pur essendo dotati non erano pronti per uno step successivo di cui avevamo bisogno.

Lo scorso 29 maggio avete pubblicato un nuovo singolo e videoclip intitolato “Marco Polo – Dreaming of Home”, veramente fantastico. Riguardo ai testi del brano, posso facilmente immaginare le tematiche trattate: ce le riassumeresti direttamente tu? Certo, anche se, ad essere onesti, non sono io l’autore dei testi: il vero autore delle liriche è Billy Jeffs (Memories Of Old), proveniente dall’Inghilterra. Questo brano è parte di una storia intera relativa alla vita e alle avventure di Marco Polo: il singolo in questione è inerente al sogno della casa lontana, di cui sente la mancanza, lontano dall’Italia, mentre sogna di essere ritornato in patria. In sintesi questo è il tema principale trattato nel brano in questione!

Questo ultimo brano ha visto anche la partecipazione del pianist Sergio Meis, come ospite. Com’è nata questa collaborazione con lui? Sergio è un musicista spagnolo, veramente molto simpatico e preparato. In tutta onestà, non ricordo di preciso com’è nata questa collaborazione (ride), ma ti raccondo una storia che ho sentito indirettamente da altri membri della band: Sergio ci trovò su internet, mostrandoci sin da subito tutto l’interesse nel collaborare assieme, così parlò con il nostro mastermind Libor su come poter instaurare una cooperazione con noi. In qualche modo forse credo si aspettasse qualcosa in più da questa collaborazione, ma non siamo ancora ad un livello da permetterci di pagare nuovi membri, capisci cosa intendo, essendo ancora dei semi-professionisti del settore. Quindi, nonostante Sergio si aspettasse qualcosa di diverso, abbiamo deciso di comune accordo che, in attesa di tempi economicamente migliori per tutti, avrebbe iniziato questa collaborazione con un primo contributo: ha registrato veramente delle ottime parti di piano nell’ultimo brano registrato, ma è finita li perché avevamo entrambi idee differenti riguardo il tipo di cooperazione da instaurare.

Da architetto, ho veramente apprezzato anche la location dove avete filmato questo fantastic videoclip (al Chateau Boskovice nel distretto di Zámek Boskovice, in Repubblica Ceca). Com’è stato girare le scene in questo posto ricco di storia? Ti dirò, ho una storia veramente divertente riguardo questa esperienza. In realtà, solo tre membri della band hanno girato le scene al Chateau Boskovice: Libor, Tomáš, Martin e Josef. Questo Chateau è veramente un posto bellissimo, con un’architettura stupenda, dal tocco regale, caratterizzata da superfici specchiate e splendenti. Io e Konstantin, invece, abbiamo girato le nostre parti direttamente da casa nostra, in Slovacchia  e a Kiev (ride): le mie scene le ho girate nel castello di Smolenice, molto bella come location, ed è stato divertemnte perché eravamo solo io ed il videomaker, ed avevamo un intero castello solo per noi! Quindi a dire il vero abbiamo registrato in tre location differenti le scene di questo videoclip: Kostantin ha registrato le sue scene in uno studio speciale in Ucraina, allo Studio F11, allestito per l’occasione con la scenografia regale. Ecco tutta l’intera storia!

All’inizio del mese di Febbraio, avete ufficialmente annunciato il vostro ingresso nel roster della Rock On Agency. Com’è nata questa collaborazione? Ok, conosco la risposta questa volta (ride)! E’ nato tutto grazie a Konstantin, poiché la sua band, i Sunrise, avevano a loro volta collaborato in passato assieme a questa agenzia, e quindi ci ha in qualche modo raccomandati sempre nel caso in cui fosse stato possibile e ci fosse stato interesse da parte loro. Quindi, in realtà, noi abbiamo semplicemente chiesto se erano interessati e per fortuna così è stato! Quindi siamo sotto la stessa agenzia, la Rock On Agency, solo da poche settimane: siamo estremamente felici ed onorati di farne parte, viste le band e gli artisti importanti che ne hanno fatto parte in tutti questi anni, tra i quali Andre Matos (R.I.P.) che ho avuto il piacere di conoscere ed incontrare diverse volte in passato. Sai, ho lavorato anche come promoter a differenti festival in Slovacchia, quindi l’avrò incontrato almeno quattro o cinque volte, sia con la sua band solista che con gli Angra e con gli Avantasia: è stato sempre una persona gentile e radiosa, sono veramente costernato dalla sua scomparsa, credimi, un talento immenso!

Grazie mille per aver ricordato il nostro amato Andre Matos, che è stato un amico di VeroRock.it, nonché uno dei primi artisti che abbiamo intervistato più di quindici anni or sono! Assolutamente, sapevo che Andre era un vostro caro amico, un vero peccato che se ne sia andato così giovane, poteva dare ancora tanto al mondo della musica, oltre ad essersi sempre presentato come una persona sincera, umile e disponibile!

In riferimento alla tua recente collaborazione con I Symphonity, di cui fai parte da quasi due anni, potresti dirci qualcosa a riguardo? Com’è nata questa partnership? Sai, in genere la vita di ciscun musicista è costellata da diverse divertenti ed inaspettate coincidenze (ride). Conoscevo Libor già da molti anni, lavorando soprattutto come promoter di festival e concerti qui in Slovacchia, quindi ci siamo incontrati in tante occasioni ed eventi anche con la sua band precedente, i Nemesis. Credo sia stato all’incirca verso il 2014 o i 2015 quando ci incontrammo in Brno, durante un contest di band della Repubblica Ceca promosso mi sembra dal magazine rock ‘Spark’. Dopo lo show, dove mi esibii con la mia ex band Signus Regis con la quale vincemmo la competizione, abbiamo partecipato ad un party nel backstage assieme a Libor: mi raccontò che avevano alcuni problemi con il cantante della loro band, ed essendo io un po brillo e bevuto, gli promisi che, nel caso ne avesse avuto bisogno, ero disponibile a collaborare con loro! Dopo circa quattro anni, ho ricevuto una chiamata da lui: “hey man, è sempre attiva la tua offerta di unirti a noi Symphonity?”. Io gli risposi: “ma certo, sai che adoro la tua band e la vostra proposta musicale!”. Da quel momento abbiamo iniziato a collaborare assieme: abbiamo fatto diverse prove, ed a Marzo 2019 sono entrato nel gruppo rimpiazzando il loro vocalist precedente, Herbie Langhans. Sono ancora oggi parte attiva della band, e sono così felice e mi godo questo bellissimo momento: i Symphonity costituiscono esattamente quello che ad oggi cerco dalla musica! E’ stata quindi una storia nata già molti anni prima, ma da quando lasciai i Signus Regis ho trovato subito una nuova casa: come si dice, a volte si chiude una porta e si apre un portone (ride)!

Nonostante la tua ancor breve esperienza all’interno della band, hai avuto l’occasione di condividere il microfono sia con l’ex membro Antonio Abate (Perseus) e sia con il suo sostituto Konstantin Naumenko (Sunrise). Quali sono secondo te le principali differenze nel loro approccio canoro? Ci descriveresti ciascuno di loro con un aggettivo che li contraddistingua sia come cantante che come persona? Come esseri umani, credimi, sono completamente diversi come personalità e caratteri (ride): gli italiani sono generalmente molto loquaci e sempre entusiasti e felici, mentre Konstantin è molto più pacato e timido, l’esatto opposto di Antonio. Ma come cantanti, secondo me, sono quasi ad uno stesso livello: naturalmente non hanno una timbrica identica, perché è umanamente impossibile avere la stessa voce di qualcun altro in natura, o comunque non identica al 100%. Hanno entrambi questa voce pulita e potente, come Michael Kiske o Fabio Lione o Timo Kotipelto, e si sono dimostrandi entrambi due ottimi cantanti, dotati di un’ottima tecnica: di gran lunga meglio della mia, poiché io ho uno stile canoro molto più aggressivo. Come ti dissi prima, con Antonio c’è stato soprattutto un problema di comunicazione, non padroneggiando al meglio l’inglese soprattutto con il pubblico, quasi una sorta di barriera. Kosta, invece, è quasi un madrelingua, senza alcun problema nel parlare in slovacco, tedesco e inglese: è certamente più facile per noi avere una connessione diretta con lui, e da parte sua con l’audience. Dietro le scene, nel backstage, Antonio è sempre stato simpatico e divertente, mentre, all’opposto, Kosta è molto più freddo, schivo e riservato.

L’altro brano che ha visto sempre la partecipazione tua e di Antonio è “Crimson Silk (Marco Polo pt. 2)”, che ho molto gradito per varie ragioni: per l’epicità delle melodie quasi antemiche, la scenografia orientale del videoclip, così come per le danzatrici del ventre così sexy! J Questi due ultimi brani di vostra produzione esprimono, secondo me, due diversi lati della vostra musica: la parte più epica (“Crimson Silk”) e quella più sinfonica (“Dreaming of Home”). Cosa ne pensi di questo giudizio? Concordi con questa mia constatazione? Inanzitutto ti ringrazio per le tue bellissime parole che hai espresso e sono molto felice ti siano piaciuti entrambi i nostri brani! Si, concordo totalmente con quanto hai appena detto tu, abbiamo provato ad avere diversi tipi di approcci sonori: non solamente un power metal potente e diretto, dalla prima all’ultima nota del disco, il più veloce possibile, ma volevamo sin da subito cercare di essere il più variegato possibile, non solo nel suono ma anche nel feeling espresso, nell’attitudine. Abbiamo quindi cercato di essere dei narratori, sia di parti più heavy e dirette sia di parti più calme ed introspettive: storie drammatiche, momenti epici, diverse situazioni sentimentali, come ad esempio la nostalgia di casa, ciascuna di esse espresse sempre con un’interpretazione unica che racconta una vicenda. Come dici tu, abbiamo diverse sfaccettuature sonore, non solo queste due: non solo sinfonica, non solo epica, ma cerchiamo al contempo di tenere l’ascoltatore in tensione, sempre pronto a scoprire qualcosa di nuovo! Il senso della nostra musica non è quindi quello di essere predittivo, bensì di stupire l’ascoltatore anche all’interno di una stessa canzone.  

Riguardo questi due ultimi brani, sono veramente curioso del prossimo singolo che ci proporrete. State già lavorando su altri nuovi pezzi, giusto? Puoi dirci qualcosa riguardo al prossimo album? Potrebbe per caso essere un concept basato sulla storia di Marco Polo, forse? Certo, ovviamente, come hai appena detto, è proprio così! Sarà un concept album sulla vita, le avventure e i viaggi di Marco Polo: da Venezia alla Cina e tutti i paesi che attraversa in questo lungo tragitto. Si parlerà quindi di questa sua lunga epopea alla scoperta di questo nuovo mondo dell’Oriente! Tutto l’album sarà suddiviso in varie sezioni, le quali tratteranno ad esempio le sue avventure, i suoi spostamenti, ma senza necessariamente una monotona e semplicistica narrazione bibliografica: in questo momento non posso rivelarti ulteriori dettagli, ma sarà una gran bella sorpresa per tutti! Questo concept album è già parzialmente ultimato, tutti i brani presenti sono già stati scritti: stiamo adesso cercando di mettere assieme i testi e le tematiche trattate, alcuni dei quali sono stati scritti da me, uno o due invece da Konstantin. Anche la musica è pressochè ultimata ad oggi, quindi stiamo cercando di inserire e registrare le parti cantate su ciascun brano: è un work in progress, ma spero che sarà ultimato e pubblicato per la fine di quest’anno, sarebbe veramente epico!

Quindi potremmo aspettarci nei prossimi mesi nuovi singoli e videoclip di altri brani presenti in questo album di imminente pubblicazione? Assolutamente si, stiamo già preparando il nuovo singolo, ma in questo momento non poso dirti di più perché siamo in dubbio su quanti altri brani fare uscire in anteprima, tre oppure quattro, vedremo: stiamo scegliendo quali di questi possono essere adatti a promuovere l’album!

Lo scorso Febbraio/Marzo 2020 siete andati in tour in support dei leggendari ed italianissimi Rhapsody Of Fire per circa 10 date. Com’è stato suonare con loro? Hai avuto occasione di incontrarli sia prima che dopo gli show? Man, è come aver realizzato un sogno che avevo da tempo nel cassetto, perché conosco i Rhapsody (prima che si chiamassero Rhapsody Of Fire) sin dal loro album di debutto, ‘Legendary Tales’, che mi fece letteralmente impazzire! Quando li ho ascoltati per la primissima volta, è come se la loro musica fosse da sempre qualcosa che sognavo ma che non ero mai riuscito a sentire altrove! Pensa quindi cosa è significato per noi quando abbiamo avuto l’occasione, circa un anno fa, di poterci esibire in loro supporto per diverse date europee, condividendo il palco: una delle esperienze più belle sia per me che per gli altri ragazzi della band! Sono stati tutti carinissimi con noi i ragazzi dei Rhapsody Of Fire, dai musicisti alla crew, fino all’ingegnere del suono e ai loro tecnici: sono stati molto amichevoli e ci hanno sempre aiutato! Sai, all’inizio non è stato facile per noi questo tour, ma poco a poco abbiamo trovato il giusto equilibrio durante gli show. Avremmo dovuto suonare più date delle dieci che alla fine abbiamo terminato, ma purtroppo a causa dell’attuale pandemia non è stato possibile: ma già solo suonare per queste dieci date è stato a dir poco fantastico, dalle piccole venue a quelle gigantesche in Romania. Riguardo invece la seconda parte della domanda, si ho incontrato già diverse volte i Rhapsody in passato, ma nelle loro diverse incarnazioni con diversi musicisti coinvolti (Rhapsody, Rhapsody Of Fire, Luca Turilli’s Rhapsody, ecc.): è una storia assurda, avevo incontrato in passato Roberto Micheli ed Ales Staropoli e gli altri ragazzi delle precedenti lineup. Non posso dire che siamo amici intimi, ma essendoci incontrati diverse volte ci conosciamo abbastanza bene!

Sempre riguardo I Rhapsody Of Fire, avrai avuto modo di conoscere e spero apprezzare il loro nuovo vocalist, il mio caro amico Giacomo Voli. Che ne pensi del suo approccio canoro da cantante? Man, ti racconto un aneddoto non per essere per forza carino con Giacomo, ma cercherò di essere onesto: è un cantante straordinario, con un range incredibile ad estensione vocale, pazzesco per quanto riguarda lo stile e la tecnica. Quando l’ho incontrato mi è sembrato veramente molto preparato e professionale, oltre che essere una persona carinissima e socievole: dalla performance alla comunicazione con l’audience, è tutta ad un livello professionale altissimo! Giacomo non ha alcun problema nell’interpretare brani delle precedenti incarnazioni della band, così come per il repertorio storico ovviamente con Fabio Lione. Rispetto a quest’ultimo mi sembra abbia alcune leggere diversità nelle sfumature vocali, ma per quanto riguarda l’estensione può suonare qualsiasi cosa: ha una grande potenza vocale, e secondo me assai presto diventerà popolare non solo nella comunità metal!

Sai, io conobbi Giacomo diversi anni fa quando era appena uscito dalla prima edizione del talent show televisivo The Voice Of Italy, sapevi di questa sua esperienza passata?  Assolutamente si, ho visto diversi video delle sue esibizioni al vostro talent The Voice Of Italy e sono letteralmente impazzito per la sua voce incredibile ed il suo carisma inusuale!

Spesso abbiamo conversato varie volte con Giacomo le difficoltà esistenti nell’emergere in una realtà musicale come quella italiana. Non so, da voi com’è da questo punto di vista la scena musicale non solo metal? Mah, guarda ti dirò secondo me in Italia avete un grandissimo potenziale di band metal ed affini: ad esempio i Vision Devine, Flashgod Apocalypse, Labyrinth, tutte band di alto profilo costituite da ottimi musicisti molto apprezzati in tutto il mondo. Giacomo, così come Fabio Lione e Roberto Tiranti penso sia considerato tra i top nel mondo musicale italiano di questo periodo, quindi secondo me prima o poi otterrà anche lui il giusto riconoscimento molto presto nella scena musicale italiana!

In riferimento a queste poche ultime date del Vostro tour, com’è stat oil response del pubblico? Ci sono delle date che ricordi in particolar modo, emozionalmente parlando? Certamente, come già ti dissi prima, in ogni show abbiamo suonato brani che il pubblico conosce perfettamente, quindi da questo punto di vista sanno già cosa potranno aspettarsi dalle nostre esibizioni e soprattutto da quelle dei Rhapsody, forse l’unica sorpresa è stata proprio la presenza di Giacomo al posto di Fabio. Ma in realtà noi siamo stati la loro band di supporto, abbiamo suonato assieme in due o tre show con un’altra band italiana ed il resto del tour con una band ungherese. Quindi, come puoi ben immaginare, avevamo bisogno di dare il meglio che potevamo nell’introiettare l’energia del pubblico in attesa degli headliner, i Rhapsody! A volte è stata abbastanza dura come situazione, ma mi sono divertito moltissimo perché mi piace tanto comunicare con il pubblico: forse uno dei nostri momenti più belli è stato in Romania, dove abbiamo suonato alcuni dei nostri migliori concerti di sempre, in un’arena gigantesca. E’ stato a dir poco fantastico, nonostante avessimo avuto piccoli problemi tecnici all’inizio (ma come ben sai i piccoli problemi ci sono e ci saranno sempre) e l’audience ha risposto alla grande! Il pubblico più caloroso però secondo me è quello croato: le ultime due date del tour erano in Croazia, ed abbiamo suonato in piccole venue di cui eravamo tutti dubbioso e un po titubanti. Sai poi il tutto durante giorni in cui regnava molta incertezza, non sapendo se saremmo riusciti o meno a portare a termine le date rimanenti. Ma soprattutto in una data croata, in una cittadina stupenda in riva al mare, abbiamo trovato il pubblico più appassionato di sempre: non sapevo come reagire a momenti, ero totalmente emozionato. Quindi, in sintesi, i migliori show sono stati in Croazia e Romania, senza ombra di dubbio!

Riguardo l’attuale situazione pandemica, come hai trascorso la tua quarantena durante il primo lockdown? Avete pensato magari alla possibilità di esibirvi in un evento in live streaming per i fan prossimamente? E’ una domanda assurda quella che mi hai appena fatto (ride), ti spiego perché: odio profondamente il concetto di live streaming! Ho avuto modo in questo periodo di vedere alcuni concerti in streaming, come il Wacken dell’ultimo anno, un ottimo format ed ottime esibizioni, ad esempio c’erano i Blind Guardian e i Kreator che hanno fatto un set pazzesco. Ma senza l’audience, suonare di fronte alle telecamere, di fronte al nulla, non so, si percepisce la mancanza di connettività che invece è secondo me l’essenza della musica live! Quindi non penso che faremo in futuro dei live streaming come Symphonity, ad essere onesti: ci stiamo principalmente concentrando a registrare il nuovo album, scrivendo e componendo i nuovi brani, cose di questo genere insomma. Riguardo alla quarantena, l’ho trascorsa in maniera abbastanza normale diciamo: non ricordo nulla, ho totalmente rimosso tutte queste brutte situazioni (ride)! Ho lavorato sempre da casa, al pc, al mio eshop di musica, collaborando con un’altra band con cui ho composto alcuni brani, mi sono allenato ad un centro fitness. Insomma, cose abbastanza normali, almeno provando a vivere una vita normale, senza grosse barriere, cercando sempre di non pensare a cose negative, come il non poter uscire liberamente, andare ad un pub o ad un concerto con gli amici. Ho trascorso il tempo libero a passeggiare in città, andando spesso ai giardini, mi sono divertito a modo mio. Sai, il contatto sociale manca a tutti, perché siamo animali sociali noi esseri umani, ma chi più e chi meno stiamo cercando di trovare anche modi differenti di instaurare relazioni, anche attraverso i social: we are fighters, we are warriors!

Ma non ci sarebbe la possibilità di un vostro set in live streaming, seppur ridotto, nemmeno se si dovesse aspettare ancora per un bel po il ritorno ai concerti dal vivo?  Beh in quel caso allora ci penseremo, forse si, chi può dirlo? Magari alcuni live video con due o tre brani eseguiti in diretta potrebbe essere una soluzione possibile, vedremo cammin facendo. Ma ad essere sincero non credo assolutamente che potremmo mai pensare ad un intero concerto in live streaming, tipo dieci o dodici canzoni.

Assolutamente, capisco perfettamente ed in parte condivido il tuo punto di vista, avendo anche io assistito ad alcuni live streaming in quest’ultimo anno! Ma sai, quando sei seduto a casa, come lo siamo noi due adesso, bevendo birra e mangiando pop corn, quasi come se stessi a cinema a vedere un film, è come non avere una connettività con l’artista: non puoi urlare, cantare, sudare assieme ai tuoi amici o a chi ti sta a fianco. Manca propria la vera essenza della musica dal vivo! Ripeto, i Blind Guardian e i Kreator hanno suonato degli ottimi live show in streaming, mi sono piaciuti moltissimo, ma mi annoierei solo a pensare di dovermeli rivedere (ride).

In relazione ai tuoi riferimenti musicali, quali sono gli artisti e le band che ti hanno profondamente ispirato nel modo di cantare ed in generale la tua passione per la musica? Ce ne sono troppe band e artisti da menzionare: ho iniziato ad ascoltare musica sin da bambino a dir la verità. Sai, quando si è giovani sei sempre connesso con la musica e cose di questo genere, tutta la mia famiglia è appassionata di musica: mio padre e mia madre cantano veramente bene, esibendosi spesso ai matrimoni. Ma all’età di circa 9 anni scoprii il metal, ricordo benissimo, ‘Powerslave’ degli Iron Maiden mi prese totalmente, e da quel momento dissi a me stesso di voler fare nella vita qualcosa come loro: mi sono letteralmente innamorato di queste genere musicale, e da quel momento ho scoperto e divorato intere discografie e stili, dall’hard rock, al metal estremo, al rock melodico ecc. Quindi, in riferimento ad artisti che mi hanno ispirato ti risponderei: Ronnie James Dio, David Coverdale, Bruce Dickinson, Russell Allen, Jorn Lande. Per quanto riguarda le mie band preferite: Iron Maiden, Europe, fino agli Helloween e Blind Guardian, King Diamond (per me è stata una sopresa incredibile scoprire come possa un uomo cantare come lui); poi sono passato ad ascoltare progressive metal, come i Dream Theater, Rhapsody, Labyrinth. Insomma tantissima roba che scoprivo ogni giorno, una scoperta entusiasmante e continua nel corso degli anni: ancora oggi è così, sono in contatto ad esempio con i Temperance, altra band italiana, essendo amico con Michele Guaitoli (anche cantante dei Visions Of Artlantis), con cui abbiamo suonato assieme per due date, veramente stupendi e grandi amici! Sai, la comunità metal è abbastanza ristretta, ci conosciamo quasi tutti a vicenda, e li capisci che il mondo in effetti non è così grande come sembra. Abbiamo viaggiato e suonato molto in giro per l’Europa, incontrando sempre nuovi amici anche tra i fan, con cui siamo ancora in contatto.

Mayo Petranin con i Sebastien al Wacken Open Air Festival (Norderstraße, Germania), 04/08/2016

Adesso una domanda divertente. Se dovessi scegliere di comporre un tuo supergruppo con tutti gli artisti con i quali ti piacerebbe collaborare, come sarebbe composto? Sai, non me l’aspettavo mica questa domanda difficile verso la fine dell’intervista, ma ti confesso un segreto: ci sono anche io in questo supergruppo (ride)! In fin dei conti sono veramente felice e orgoglioso di suonare con musicisti comq Libor, Tomáš, Kosta, Martin, Pepa, ma se dovessi scegliere altri musicisti famosi con i quali mi piacerebbe suonare assieme, beh ce ne sarebbero tantissimi, forse un po troppi. Preferisco più compositori con grandi idee che semplici virtuosi o shredder, seppur bravissimi e dotati di grandi capacità: ad esempio, il mio chitarrista preferito è Marty Fridman (ex Megadeth), così come Jason Becker, Chris Impellitteri, Dave Mustaine, Andy La Rocque dei King Diamond, Gus G, John Petrucci. Ecco, diciamo che mi ci vedrei molto bene a suonare con questi chitarristi, mentre per quanto riguarda i batteristi: Mike Portnoy, Neil Peart, Gene Hoglan, Alex Bent (Trivium), uno dei migliori musicisti in circolazione nel suo settore. Come bassisti invece ti direi: Steve Harris, Stu Hamm, Mike LePond (Symphony X). Rispetto ai tastieristi sceglierei: Jordan Rudess (Dream Theater), Tuomas Holopainen (Nightwish) e Alex Staropoli (Rhapsody Of Fire). Come cantanti, beh a parte me, ti direi: Bruce Dickinson, Jorn Lande, Michael Kiske, Giacomo Voli.

A parte il tuo impegno in pianta stabile come cantante dei Symphonity, sei per caso coinvolto in altri progetti musicali attualmente? E se si in quali? Certo, come già ti dissi avevo una mia band prima di entrare nei Symphonity circa un paio di anni fa, i Castaway (una sorta di progressive rock/metal band) con i quali l’anno scorso abbiamo pubblicato un album (‘Before We Drown’) e attualmente stiamo lavorando ad un nuovo EP, che uscirà probabilmente assieme ad un altro tra la fine di quest’anno ed inizio 2022. L’anno scorso invece ho collaborato con un famoso scrittore italiano, Paolo Giordano, che ha speso anche alcune parole nel presentare il nostro ultimo album dei Castaway. Con la mia precedente band con i quali sono stato circa quattro anni, i Signus Regis (power metal dalla Slovacchia), abbiamo suonato molto in giro in Olanda, Svizzera, Germania e mi sono trovato veramente molto bene con loro, con cui ho fatto molta esperienza. Poi ho collaborato con una band ceca, i Sebastien, con i quali mi sono esibito al Master Of Rock qui a Vizovice (Repubblica Ceca) ed al Wacken nel 2016: quest’ultima esperienza ad un festival così importante ha costituito per me la realizzazione di un sogno, dopo questo penso che posso anche morire, avendo raggiunto un traguardo così ambizioso come musicista (ride)! Naturalmente poi collaboro sempre con svariate cover band o roba del genere, perché quello di cui ho veramente bisogno è suonare con costanza: in particolare ho una coverband dei Savatage in Slovacchia, i Transcarpathian Orchestra (da “Transiberian”), con i quali riproponiamo tutti i brani celebri estratti da ciascun album dell’intera discografia! Come vedi, ho veramente diverse cose che sto portando avanti in campo musicale, non riesco mai a impigrirmi stando seduto a non far niente: ogni volta che posso sono intento a lavorare su qualcosa di nuovo. Mi reputo una persona “positiva”: ovviamente nel senso buono del termine, non in riferimento al covid, almeno lo spero (ride)!

Caro Mayo,grazie veramente per questa piacevolissima chiacchierata, un vero piacere per me! Ultima domanda: ti va di mandare un consiglio a tutti i giovani musicisti? Beh, probabilmente non dirò nulla di nuovo, ma forse che se qualsiasi giovane vuole raggiungere la propria meta, un proprio obiettivo specifico, per arrivare ad un livello alto, non bisogna mai smettere di esercitarsi, così come non bisogna mai arrendersi: seguite i vostri sogni, i vostri ideali e le vostre aspettative, abbiate sempre grandi aspettative, senza preoccuparvi troppo di tutti i problemi che sempre e comunque vvi affliggeranno, ma siate sempre positivi nel vostro approccio alla musica e alla vita! Volete suonare assieme agli Iron Maiden? Ottimo, veramente un gran bell’obiettivo e dovete fare di tutto per realizzarlo, qualsiasi sacrificio fosse necessario. Ultimo ma non per livello d’importanza: divertitevi, perché senza passione per la musica non ha alcun senso, godetevi anche l’amicizia tra voi musicisti e colleghi di band, fate tutte le esperienze più intense che potete. Per quanto riguarda il successo, è un discorso differente: arriverà prima o poi, ma non dovete stare li ad aspettarlo, datevi da fare e lavorate su voi stessi per raggiungerlo!

Interview english version

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