Novembre a Roma comincia a tingersi (finalmente) di colori invernali, ma questo non ferma le sette note metalliche. Il mese si preannuncia ricco di eventi interessanti, dove ne vedremo delle belle per tutti i gusti. In particolare questa sera il Wishlist Club sarà messo a ferro e fuoco da ben tre compagini musicali, che con tanto power metal, renderanno felici molti di noi. Il bill della serata di Sabato 9 Novembre 2019 è formato dai Raven’s Gate (da Valencia), si prosegue con i DragonHammer (da Roma) ed infine gli headliner della serata, con il loro happy metal, saranno i teutonici Freedom Call (da Nürnberg). La mia curiosità si accende poichè a parte i DragonHammer, che seguo già da tempo, gli altri due combo sono per me sconosciuti, tranne che per gli headliner del cui nome sono a conoscenza grazie alle varie testate giornalistiche di settore. Quindi per soddisfare tutta la mia curiosità non mi resta che entrare e andare sotto palco a godermi il concerto!
Raven’s GateL’apertura della serata è affidata alla band di Valencia. Si presentano on stage con dei vestiti di scena molto accattivanti, Lord Raven, ugola narrante, oltre ad indossare un braccio meccanico, si palesa con un bel facepaint che gli dona una espressione alquanto sinistra. Si parte con un introduzione dai tratti leggermente psichedelici, ma poi le atmosfere power e la melodia si prendono le luci della ribalta. “Incubus Wrath”, seconde me, è un pezzo che pur essendo ben fatto stenta un po’ a decollare, ma Rodrigo non si fa mettere in difficoltà da questo avvio in sordina e grazie al suo drumming costante e preciso tiene vivo il brano che si riprende fino a concludersi con dei pregevoli arpeggi nel finale. Il pubblico, a suon di applausi, da parte sua accoglie bene sin da subito i Raven’s Gate. Si continua con altri due pezzi dove si nota più decisione e più carica; “The Hollow” inizia con un discreto giro di basso che accompagna la voce fino all’entrata della chitarra, nella parte centrale possiamo gustarci anche un cambio ritmico pregevole. Unica pecca sono le corde vocali di Lord Raven, che dopo aver giocato tra scream e pulito, restano leggermente anonime e fuori tono con il resto della musica. Con “Lionheart Doll” il combo si presenta come l’inquisizione, e interagisce con il pubblico che comunque è molto partecipe. Le sonorità pescano da atmosfere medioevali per poi correre su territori power; ora i ragazzi vanno più veloci e sono più sicuri dei propri mezzi, un bell’assolo centrale viene accolto dall’approvazione generale che tributa applausi anche ad un pregevole passaggio da scream a pulito della voce, che finalmente si attesta su livelli buoni. Si giunge a grandi passi verso la fine passando per “Queen Of Chaos”, (brano nuovo). L’impatto iniziale è interessante, il risultato che ne consegue è abbastanza evocativo e accattivante soprattutto nella parte strumentale ben congegnata, da contraltare purtroppo di nuovo gli alti e bassi alla voce. Voce che si riprende in chiusura con “Powerlife”, canzone spedita, ruffiana e veloce accompagnata dagli olé del pubblico. Che dire? In tutta onestà dentro di me non hanno lasciato un segno indelebile, causa anche i piccoli incidenti di percorso in cui sono incappati, riconosco alla band comunque un discreto tecnicismo strumentale, Rodrigo Puchè su tutti. Le capacità ci sono, quindi lavorando su di esse con il tempo potranno anche accrescere quella che è la loro personalità. Rivedibili per il futuro, intanto però si possono godere comunque il bel sostegno che il pubblico gli ha tributato.
Raven’s Gate lineup:
Lord Raven – Voce
Josè Manuel Blanco – Chitarra
Pablo Romero – Basso
Rodrigo Puchè – Batteria
Raven’s Gate setlist:
“Incubus Wrath”
“The Hollow”
“Lionheart Doll”
“Queen Of Chaos”
“Powerlife”
DragonhammeRVenti anni e non sentirli. Ebbene sì. Sono ormai circa due decadi che, dalla capitale, giungono note in stile power metal sotto il monicker DragonHammer. Band che nonostante sia passata attraverso vari cambi di formazione, è ancora viva e vegeta grazie alla tenacia di Gaetano Amodio, bassista e fondatore storico. Ma adesso largo alle note, la loro proposta è fatta di melodie, di ritmi serratissimi ma anche di tappeti tastieristici che vanno a sostenere le due asce sempre pronte a intrecciare riff su riff. “Darkness Is Coming” è una intro dal sapore epico e oscuro, come nella migliore tradizione power; si inizia con “Eye Of The Storm” e “Seek In The Ice” dove Luca si erge subito a protagonista con la sua ugola, sorretto da un bell’intreccio basso/tastiera e anche dal pubblico di casa, che canta insieme a lui. Si corre attraverso cavalcate epiche e le mani sono alte a sostegno dei musicisti, il drumming di Marco Berrettoni (nuovo innesto nella line up – n. d. r.) si dimostra subito all’altezza della situazione con la sua forza e presenza, Flavio da par suo piazza un bell’assolo alla sei corde per poi convergere, insieme ai suoi power compari, in parti strumentali evocative e piene di pathos per culminare in un finale al grido di “Domina Araldo”. Applausi, tanti applausi, fanno da cornice a dei crescendo musicali di ottima fattura, che evidenziano bellissime cavalcate metalliche sorrette da una batteria sempre in pieno fermento. Le tastiere dal mood sinfonico di Giulio, vanno ad incrociarsi epicamente con le due asce, e da ciò ne deriva una bella sferzata dai toni molto heavy, in mezzo c’è anche un pregevole assolo di Alessandro che è una goduria per le orecchie di chi ascolta. Siamo passati così attraverso “Fighting The Beast”, “Under The Vatican Ground” e “Legend”, dove la chiusura finale è affidata alla legge della guerra”…Kill or die…” , legge che il pubblico ha fatto sua. Sempre dal loro ultimo lavoro intitolato “Obscurity” (nato nel 2017) vengono estratti “Children Of The Sun” , dove (secondo me) l’impronta metal si va a fondere con l’insegnamento impartito negli anni dai Blind Guardian, e l’omonima “Obscurity” che è semplicemente una bomba potente, aggressiva, epica e heavy. Menzione particolare ancora per Giulio che con i tasti bianchi e neri va a ricamare trame perfette che danno ancora più forza ed energia alla componente melodica della band. Siamo in dirittura finale, e non c’è niente di meglio che fare l’ultima parte del percorso alla massima velocità. “Fear Of A Child” infatti viene giù a rullo compressore e ci mostra sugli scudi un Luca veramente al top, e manco a dirlo sono applausi per tutti. Ma la chiusura finale del set è tutta per “Blood In The Sky” e “DragonHammer” , dove si poga sulle note di quelli che sono due brani nati agli albori della band, anche quì c’è tantissimo pathos e dei contorni dai colori classicheggianti; su queste note tutto il combo si esalta e dà il massimo in barba anche ai classici piccoli problemi da palco. La proposta per alcuni può risultare sempre uguale e poco multiforme, per altri è semplicemente bella e personale; quindi si può affermare che la verità è nel mezzo. Io dico che come sempre il pubblico è sovrano, ed il grande numero di approvazioni e applausi lascia spazio soltanto a giudizi positivi. Bravi Dragoni.!
DragonHammer lineup:
Luca Micioni – Voce
Flavio Cicconi – Chitarra
Alessandro Mancini – Chitarra
Gaetano Amodio – Basso
Marco Berrettoni – Batteria
DragonHammer setlist:
“Darkness Is Coming” (intro)
“Eye Of The Storm”
“Seek In The Ice”
“Fighting The Beast”
“Under A Vatican Ground”
“Legend”
“Children Of The Sun”
“Fear Of A Child”
“Obscurity”
“Blood In The Sky”
“DragonHammer”
Freedom CallPrima di questa sera conoscevo i tedeschi Freedom Call di nome, e per il genere musicale a loro associato. E devo dire che quando mi si diceva che il loro marchio di fabbrica fosse un heavy power ribattezzato, con ironia mista a sarcasmo e derisione, happy metal mi ha portato ad essere purista più di quanto non lo sono mai stato. Ma questa sera ho la fortuna di poter assistere ad un loro show, esplosivo e degno di nota. L’entrata sul palco è di quelle più classiche, i musicisti salgono uno per volta e si piazzano nelle loro postazioni di combattimento, e arriva il momento in cui sul palco sale lui, uno spettacolare quanto (sempre e per tutto lo show) sorridente, spensierato e raggiante Chris Bay. Uno che in 20 anni di carriera non si è mai tirato indietro, ci ha messo sempre faccia, cuore e passione, anche e soprattutto in questo 2019 quando è uscito il nuovo album dal titolo “M. E.T. A. L.”, che, per sua stessa ammissone, non è stato per niente gradito in patria. e allora che si dia fuoco alle polveri, e che happy metal sia. La band suona subito in una maniera molto coinvolgente e dopo una piccola intro ecco che arrivano “Union Of The Strong” e “Tears Of Babylon”. Power classico tutto muscoli e cuore, i pezzi sono resi ancora più enfatici da parti strumentali veramente di ottima fattura condite con degli assoli heavy e melodici, la voce di Chris è semplicemente ai massimi livelli, canta e incanta tutti chiedendo “…scream for us…” e per tutta risposta il pubblico, che ha riempito totalmente il locale, salta, canta e si esalta con loro. Come già detto questo 2019 è sotto l’insegna di “M. E.T. A. L.”, loro ultima fatica discografica, e quindi ci presentano circa metà di questo disco. Dopo un benvenuto del tipo “…benvenuti al party happy metal…” le mani si alzano e si continua con ritmi serratissimi con “Spirit Of Dedalus” e “Sail Away” dove la voce è sempre massima protagonista di ogni singola nota melodica o heavy che sia. I brani come sempre si stampano nel cervello con molta facilità ed il pubblico è conquistato in men che non si dica; si prosegue con le preferite di chi scrive “M. E. T. A. L.”, “111” e “The Ace Of The Unicorn” . Anche qui gli echi delle teutoniche zucche si fanno largo fra le note, mentre il brano omonimo del disco è accolto da un boato, e ti arriva nel petto tipo una Manowar song, ma più allegra,un inno a cui rispondono tutte le voci presenti. Dopo questa ampia carrellata di pezzi appena nati, la band si va a divertire nel suo ricco passato. “Metal Invasion” ha un inizio anthemico ma poi si scatena in un power quadrato e diretto dove c’è un bel drumming up tempo sostenuto dal basso di Francesco (orgoglio italiano) e dalle chitarre che sparano riffoni a più non posso. Un attacco iniziale, che sembra provenire da musiche irlandesi ci annuncia “Power And The Glory” che poi prosegue per la classica via metallica, e non poteva poi mancare la galoppante “Freedom Call” sostenuta da un forte boato del pubblico. Con mia somma sorpresa, c’è un momento acustico in cui Chris dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, le sue capacità musicali omaggiando il maestro Leonard Cohen e al contempo se stessi con una “Heavy Metal Halleluja” veramente notevole. Chiusura finale affidata a “Metal Is For Everyone”. Ma ovviamente non finisce qui, infatti ha dispetto del fatto che i nostri eroi sono scesi dal palco all’interno del locale risuonano forti le grida che li vogliono ancora sentire suonare, e così veniamo accontentati. Il divertimento è assicurato, la band sempre in maniera molto seria si diverte fino all’ultimo secondo di questa roboante ed energica esibizione, trasmette a tutti questa voglia facendo divertire, pogare e cantare con le corna alte al cielo una tripletta di canzoni “Warriors”, “Far Away” e “Land Of Light” che lascia senza respiro; c’è un intermezzo acustico, ci sono anche delle cornamuse ma tutto poi converge e sfocia in un potentissimo heavy/power metal dove ancora una volta vengono macinati riff su riff per marchiare a fuoco i pezzi e far scatenare e saltare tutti quanti. Coerenza, cuore, passione e tanta professionalità sono i caratteri distintivi dei Freedom Call, guidati da un Chris Bay mai domo, sempre pronto alle sfide e nonostante i vari cambi di lineup, che si sono susseguiti negli anni, sul palco si sono visti musicisti coinvolti in questo progetto quanto e come lui. Grazie al loro impatto spensierato hanno saputo catturare tutti, ma proprio tutti i presenti sotto il palco, infatti ad un certo punto della serata entrano un gruppo di ragazzi e ragazze, che non avevano per niente confidenza con il metallico suono a noi tanto caro, e accolti dalle note di “111″ e “The Ace Of Unicorn” si sono lasciati andare a commenti del tipo “…questi mi piacciono fanno roba fica…”, a conferma di quanto il ruggito happy metal della band sia stato in grado di giungere anche alle orecchie e ai cuori di chi metallaro non è. Sono felice per questi ragazzi e sono ancor più contento per loro come musicisti, perché la loro storia e carriera volge al bello grazie alla forte perseveranza e ad un gentiluomo come il tempo che sta permettendo loro di raccogliere i meritati frutti di un gran bel lavoro. Un proverbio dice “nemo propheta in patria”, e io dico ma chi se ne frega, anche perché finchè faranno esibizioni di questo livello avranno di che andare fieri ed orgogliosi anche in patria. Halleluja Freedom Call!
Freedom Call lineup:
Chris Bay – Voce e Chitarra
Lars Rettkowitz – Chitarra
Francesco Ferraro – Basso
Timmi Breideband – Batteria
Freedom Call setlist:
“Union Of The Strong”
“Tears Of Babylon”
“Spirit Of Daedalus”
“Sail Away”
“Metal Invasion”
“M. E. T. A. L. “
“111”
“The Ace Of The Unicorn”
“Freedom Call”
“Power & The Glory”
“Heavy Metal Halleluja”
“Metal Is For Everyone”
encore:
“Warriors”
“Far Away”
“Land Of Light”
Siamo giunti alla fine di una serata ben riuscita, dove le band hanno dato il massimo ed il pubblico si è divertito dall’inizio alla fine. Un ringraziamento speciale va alla Rock On Agency, e nello specifico alle persone di Sabrina Agasucci e Gaetano Amodio, che grazie al loro impegno e alla loro passione hanno organizzato e reso possibile questo evento a Roma. Un super grazie anche al Whishlist club che ha aperto le porte a noi di Vero Rock per consentirci di raccontare questa metallica note all’insegna del power. Mi permetto di fare un ultimo ringraziamento al pubblico della capitale, che questa sera si è presentato numeroso fin dalle prime note a sostenere le band e la loro musica!
Fonte: Report: Rocco Faruolo – Foto: Michela Polito