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Live Report SOMMARIO

KALEDON + Kalidia + Edoardo Taddei Trio, Roma, 23/03/19 – Reunion show all’insegna dell’epicità!

È un Sabato romano di Marzo più o meno fresco, e questa sera nella cornice del Traffic Live si abbatteranno le possenti e calorose note della serata che vede la Kaledon reunion, supportata dai Kalidia e dall’Edoardo Taddei Trio!

Edoardo Taddei TrioSaranno poco meno delle 22:00, le luci si accendono sul palco del Traffic e via Edoardo Taddei e il suo trio partono subito senza troppe remore con un brano direttamente dal 1987, “Satch Boogie”, di Joe Satriani. Il biondo Edoardo ci mette poco a far capire di che pasta è fatto, catturando fin da subito i consensi del pubblico che applaude sin dall’inizio del set: la maestria con cui suona la sua sei corde è coadiuvata dalla presenza dell’ottima e solida sezione ritmica formata da Dino Gubbinelli (basso) e Andrea De Carolis (batteria), tutto questo fa sì che il brano sia totalmente godibile e via giù di applausi.!Negli anni ’50 quando a New York c’era il Birdland”il famoso locale in cui si esibivano i jazzisti più famosi, Edoardo non era ancora nato ma questa sera ha voluto a modo suo omaggiare il brano omonimo lanciato dai Weather Report (dove tra gli altri erano presenti Alex Acuna e Jaco Pastorius– n. d. r.) nel 1977. Il trio ne regala al pubblico una versione molto molto rock e totalmente strumentale risultando assolutamente convincenti alle orecchie di chi ascoltava.
Tra le poche parole parole pronunciate da Edoardo ricordiamo “regà se non conscete queste due canzoni…” , quale modo migliore per introdurre “Trilogy” “Far Beyond the Sun” del sommo Y.J.Malmsteen. Intanto sul palco appare, direttamente dai Kaledon, anche Paolo Campitelli (tastiere) a sostenere il trio con le sue note. Anche quì emozioni a mille, si parte con Edoardo che sembra leggermente intimidito, ma è solo una mia impressione passeggera infatti si lascia andare e dà il meglio di se con il pubblico che lo acclama a gran voce, intanto Dino, Andrea e Paolo non battono ciglio e tengono botta in maniera spettacolare, riscuotendo anche loro i meritati applausi. Ci si ferma solo un attimo, il basso da 4 diventa a 5 corde, avvicendamento tra Dino Gubbinelli in favore di Enrico Sandri (basso, anche lui direttamente dai Kaledon – n. d. r.). Non si riesce a tirare il fiato perchè veniamo subito ustionati da “Perpetual Burn” di Jason Becker, e anche quì, se ancora ci fosse bisogno di conferme, il biondo guitar-hero da prova della sua bravura nonostante la giovane età. Il basso di nuovo torna a 4 corde con Dino sul palco, e in tutto ciò è la musica di Tony Mac Alpine ad impadronirsi delle mani e degli strumenti del combo romano che esegue una spettacolare “Hundreds of Thousands” tanto da togliere il fiato ma non la voglia di appaudirli a scena aperta, applausi che continuano anche durante l’esecuzione di “Stratofortress” loro ultimo pezzo prima di un bell’inedito. Eh sì perchè proprio di inedito si tratta, il brano che chiude il set è “Sentimental Bipolarism” scritto da Edoardo in cui si sentono le influenze degli artisti con cui sicuramente è cresciuto e che stasera ha suonato per noi con la sua sei corde: brano bello, coinvolgente e di ottima fattura tanto che non vedo l’ora (e credo anche il pubblico) di ascoltarne altri, bravo Edoardo ottimo lavoro. Una menzione particolare la voglio spendere per Dino Gubinelli (con un fender jazz direttamente dal 1975) e Andrea De Carolis: hanno fatto un grandissimo lavoro con i loro strumenti e hanno messo la loro ampia esperienza a sostegno di un giovane dal futuro brillante, facendo sentire la loro presenza senza mai prevaricare l’uno sull’altro, donando al trio coesione e solidità che fanno bene alla musica e a chi li ascolta.
Edoardo Taddei Trio lineup:

Edoardo Taddei – Chitarra
Dino Gubinelli – Basso
Andrea de Carolis – Batteria

Edoardo Taddei Trio setlist:

“Satch Boogie” (Joe Satriani cover)
“Birdland” (Weather Report cover)
“Trilogy” (Yngwie J. Malmsteen cover)
“Far Beyond the Sun” (Yngwie J. Malmsteen cover)
“Perpetual Burn” (Jason Becker cover)
“Hundreds of Thousands” (Tony MacAlpine cover)
“Stratofortress
” (Stratovarius cover)
“Sentimental Bipolarism”

Kalidia

Cambio di palco, le rose bianche attorno al microfono si accendono e on stage salgono i Kalidia, band proveniente da Lucca. I ragazzi propongono un power metal melodico di ispirazione Stratovarius e Hammerfall come si evince subito dal loro primo brano che vanno a presentare, “Frozen Throne” è epicamente power sin da subito, il riffing cadenzato e massiccio fa da tappeto alla voce femminile di Nicoletta Rosellini (voce) che ci va a narrare di come un cavaliere dal cuore puro vada incontro al suo fallimentare destino senza fermarsi mai. Si continua con un altro estratto dal loro ultimo lavoro (datato Novembre 2018 – n. d. r.“To The Darkness I Belong”, e qui l’introduzione è lasciata a violini dal sapore folkeggiante che aprono ad una lunga e crescente cavalcata che ci conduce attraverso l’oscurità a cui ognuno appartiene. Parte centrale forte e diretta con l’assolo di Federico Paolini (chitarra) ad impreziosire il tutto fino alla chiusura violinistica del brano. Si torna ora indietro nel 2012, ai tempi del loro primo EP, ‘Dance the Four Winds’: I ragazzi ci portano nel regno di Kalidia dove gli orizzonti sembrano di ghiaccio e la epicità della loro proposta musicale incede maestosa per tutta la durata del pezzo. Di nuovo torniamo nel 2018, dove la dolce e conturbante voce del sitar ci andrà a raccontare degli incantesimi della maga Circe, a questo punto della serata la voce di Nicoletta è caldissima e guida le nostre orecchie su un altalena musicale dal sapore orientaleggiante ottimamente sostenuta dai suoi fidati bardi. Con “Orpheus” si rallenta un po’, ma non troppo, fin dove le ombre cadono, Dario Gozzi (batteria) qui ha dato prova della sua solidità dietro le pelli scandendo ottimamente il tempo della narrazione sostenuto da Roberto Donati (basso) sempre presente e mai preponderante. “Lies’ Devices” (dall’album omonimo del 2014 – n. d. r.)è una cavalcata epic power che ci porta alla ricerca di una umanità più sincera, voce sempre sugli scudi che insieme ad un bell’assolo narrante di Federico regala belle vibrazioni a tutti i presenti. Ci spostiamo nei sette mari, e qui facciamo parte tutti della stessa ciurmaglia che cavalcherà le onde lasciandosi il vento alle spalle issando le vele nere. Il pezzo, “Black Sails”, è accolto positivamente da un pubblico sempre più coinvolto, come dimostrano gli applausi all’indirizzo della band. Serenità traspare dal pianoforte che introduce “Midnight’s Chant”, e si aspetta la luna che accenderà il buio. Ottima prova da parte dei ragazzi che hanno come gestito alla grande le sette note, riuscendo a creare qualcosa di intimo ed emozionale avvicinandoli ancora di più al pubblico.E arriviamo così al brano che chiude la performance dei Kalidia, si tratta di “Black Magic” (da ‘Lies’ Devices’ del 2014), che ci racconta che “…la luce è sparita / tutto ciò che rimane è dolore…” invece a noi rimane la certezza di una band veramente valida nei suoi elementi e che sa come attirare il pubblico che alla fine gli tributa un grande e meritato applauso: Complimenti!

Kalidia lineup:
Nicoletta Rosellini – Voce
Federico Paolini – Chitarra
Roberto Donati – Basso
Dario Gozzi – Batteria

Kalidia setlist:

“Frozen Throne”
“To the Darkness I Belong”
“Reign of Kalidia
Circe’s Spell“Orpheus”“Lies’ Devices”“Black Sails”
“Midnight’s Chant”“Black Magic”

Kaledon

Sono le 23:23 e dal palco echeggiano le note di un intro degno e maestoso che accompagna l’entrata in scena della storica band romana. Si parte subito con una detonante quanto convincente “The Two Bailouts” direttamente dal loro ultimo lavoro, datato 2017. Marco Palazzi (voce)chiamato sul palco a sostituire, per questa occasione, Michele Guaitoli (in tour in Russia) lo fa senza alcun problema mettendo al servizio della band la sua grandissima ugola esplosiva, contribuendo ad aumentare il tasso di epicità della serata.
Si continua con “The Evil Whitch”, pezzo scritto da Tommy Nemesio (chitarra), che spazza via tutto e che evidenzia come il combo sia in forma strepitosa, con un bel tappeto tastieristico di Paolo Campitelli ma è la sezione ritmica, composta da Manuele Di Ascenzo (batteria) e Enrico Sandri (basso), ad essere sugli scudi, scandendo ogni passaggio al meglio rendendo compatta e definita la narrazione della storia di “Carnagus”, e giustamente sono applausi a scena aperta.
Ora si entra nel vivo dei ricordi con il periodo che va dal 2007 al 2014 dove Marco era la voce narrante dei Kaledon. La canzone “a sorpresa”, “Surprise Impact”, come ci indica dal palco, riesce a far cantare tutti i presenti che gradiscono e ricambiano scapocciando e intonando ad alta voce il ritornello, dal canto suo intanto Paolo ci regala ancora una volta una trama molto epica alle tastiere.
Il pubblico non si ferma più e continua a cantare, l’avvio fulminante delle asce del mastermind Alex Mele (chitarra) e di Tommy tesse le trame di “Steel Maker” così da poter dare forza al martello sull’incudine per forgiare la spada più forte di tutte senza peso e senza forma, insomma epicità e cori al massimo della potenza e begli assolidi chitarra ad arricchire il tutto.
“…Il male che Kaledon ha subito risveglia in me il furor…” e “The Angry Vengeance” con il suo inizio cadenzato cattura tutti e qui Marco da conferma del suo ottimo stato di forma vocale, mentre chitarre e tastiere si intrecciano fra loro fino a concludere il brano che viene accolto da tantissimi applausi.
La Marco Palazzi era si conclude con uno dei miei pezzi preferiti, “The God Beyond The Man”, un brano che ti prende subito, con tastiere superlative e un ritornello che ti stampa subito in testa, insomma il potere del drago è in me anzi in noi che eravamo lì e che alla fine abbiamo applaudito come non mai!
La storia continua a ritroso nel tempo che va dal 2001 al 2007, le note epicamente power di “The New Kingdom” ci dicono che il nuovo regno è nato. Il regno in questo caso era ed è narrato dal’ugola di Claudio Conti (voce) che cattura consensi a non finire, e la band si dimostra rocciosa come sempre nel tessere trame musicali degne di nota. “Like a falling star…Like a fallen angel…” una luce inesorabile si impadronisce del palco, le chitarre danno un piglio molto metal al pezzo da togliere il fiato e Claudio lo arricchisce con una prestazione vocale di grande livello.Non ci si ferma un attimo e per concludere il set con Claudio a narrare dietro il microfono, viene scelta “Clash Of The Titans”: Si combatte in cielo, si combatte in terra ma si va sempre a velocità altissime con ritmiche serrate e un drumming spinto sempre al massimo senza mai strafare.
Ecco un momento in cui si riprende fiato, ma è solo un breve momento perchè i ricordi si spingono sempre più verso la genesi di questo progetto musicale, correva l’anno 1998, dove il narratore era ed è per noi stasera, direttamente da Londra, Anthony Drago (voce). Si parte di nuovo ed è “Spirit of The Dragon” ad incendiare gli animi la voce di Anthony ha una timbrica diversa dai suoi colleghi, forse un po’ più acida, ma ben si presta a raccontarci di come le urla rompono il silenzio per indossare l’armatura d’acciao. Anthony ha voglia di cantare e si vede da come salta e tiene il palco.
Continua il suo volo Anthony tenendo alto il tasso adrenalinico, sorretto magistralmente dalla band, “Thunder in The Sky” si abatte con forza e fierezza sul pubblico che applaude nota dopo nota.
E si arriva all’atto finale, dove i tre narratori salgono in contemporanea sul palco per regalarci due brani, “Reunited Kingdom” e “In Search Of Kaledon”. Le tre ugole si alternano al microfono e si divertono e il risultato è sempre lo stesso, coinvolgono la gente, la fanno cantare, la fanno scapocciare e tengono il palco magistralmente, insomma ottimo lavoro Marco, Claudio e Anthony. Un plauso grande va anche agli strumentisti che hanno fornito una prestazione esaltante dimostrando di godere di un momento di forma compositiva e musicale eccellente, anche i cambi di line – up non hanno modificato l’anima della band e l’entrata di Manuele (batteria), Michele (voce) e Enrico (basso) ha contribuito, semmai ci fosse bisogno di conferme, a rendere i Kaledon ancora più potenti e coesi facendo di questa reunion un evento apprezzato da tutti!

Kaledon lineup:
Alex Mele – Chitarre
Tommy Nemesio – Chitarre
Enrico Sandri – Basso
Paolo Campitelli – Tastiere
Manuele Di Ascenzo – Batteria
Michele Guaitoli – Voce (2015 – presente)
Marco Palazzi – Voce (dal 2007 al 2014)
Claudio Conti – Voce (dal 2001 al 2007)
Anthony Drago – Voce (dal 1998 al 2001)

Kaledon setlist:

con Marco Palazzi“Intro”“The TwoBailouts”“The Evil Witch”“Surprise impact”“Steel Maker”“Angry Vengeance”“The God Beyond The Man”
con Claudio Conti
“The New Kingdom”“Inexorable Light”“Clash Of The Titans”
con Anthony Drago
“Spirit Of The Dragon”
“Thunder in The Sky”

con Anthony, Claudio e Marco

“Reunited Kingdom”
“In Search Of Kaledon”

Un pensiero finale per chiudere. Una serata all’insegna dell’epicità con Kaledon Kalidia (che dopo 4 anni tornano sui palchi romani) e dei virtuosismi con Edoardo Taddei Trio a conferma che, se accostati bene, anche generi di diversa estrazione possono coesistere nella stessa serata e di conseguenza possono rendere felice e soddisfatto il pubblico: dispiace per chi non è stato presente perchè, come dico sempre, un concerto non visto è un concerto perso! Un grosso grazie va anche al Traffic mostrando la consueta disponibilità verso noi di Vero Rock.it!

Fonte: Report: Rocco Faruolo – Foto: Michela Polito

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