Il booklet che troviamo è “originale”, bucherellato seguendo una spirale che parte dalle iniziali del cantante contornate da un labirinto che dovrebbe rappresentare il cervello, ossia la mente e tutti i suoi cunicoli di pensieri. E´ un labirinto di forma circolare esternamente dentellato che riporta alla figura di una rotella meccanica. Di sfondo si possono notare piccoli disegni di progetti antichi che saranno più visibili nella penultima pagina. Insomma, visto il titolo dell´album, lascerei ad ognuno di voi l´interpretazione personale dei tanti elementi.
Ad aprire l´album è “Leading on!”, che inizia con una brevissima intro di percussioni; ascoltando le prime note, riconosciamo subito lo stile che contraddistingue la nuova band solista di Andre Matos, già conosciuto in “Time To Be Free”, dove nonostante tutto c´è ancora qualche piccolo elemento che ci ricorda gli Angra, ma è appurabile che lo stile è arrivato ad una dimensione più matura e ricca di novità. La canzone è ritmicamente molto veloce e c´è una notevole presenza di tastiere. Per tutti quelli che sono sempre ansiosi di ascoltare i famosi acuti di Matos, già da qui possono stare tranquilli, aspettando lo stacco giusto!
Procedendo con “I will return”, il coro che fa da intro è molto originale rispetto al passato, ma chi segue quest´artista già saprà che la tendenza a sperimentare e rendere unico ogni suo brano lo contraddistingue. La prima cosa che noto mentre comincia la canzone vera e propria è la grande espressività vocale, che te la fa vivere propriamente. La melodia rimane subito in testa, intervallata da un solo alla chitarra e diversi cambi di ritmo ed ambientazione. Il brano si chiude con un altro lungo acuto che va svanendo insieme alla melodia.
Una batteria ed un basso molto aggressivi aprono “Someone else”. Appena inizia il cantato c´è un altro nuovo elemento, la voce di Andre leggermente sintetizzata che duetta con quella normale, senza effetti, con un ritmo che incalza, fino al ritornello. Il connubio è davvero eccellente in ogni sua parte.
E´ il momento di parlare di “Shift the night away”, canzone che fa parte della mia top 5 riguardo quest´album. In essa la chitarra è protagonista nell´espressione melodica e durante i vari riff trova per suo compagno un ritmo molto potente e sostenuto alla batteria. “Back to you” invece è una ballata molto soft dal sound dolce, posta anche al punto giusto dell´album. Successivamente si torna alle sonorità più speed, con la titletrack “Mentalize”, dove leggendo qua e là nel testo si capisce che in qualche modo c´è un nesso con le tematiche del precedente album.
L´introspezione continua ad evolversi e qui viene presa in esame la potenzialità della mente, le paure dell´individuo ed il fatto che non si scappa dai propri pensieri.
Seguono le due canzoni a mio parere più belle dell´album, ovvero “The myriad” e “When the sun cried out”. La prima è introdotta da un breve ritmo alla batteria (e poi distorsioni alla chitarra), che tende a rallentare, per lasciar posto ad una voce chiara e limpida di Matos che coinvolge appieno le sensazioni, fino all´aumentare di intensità con l´aggiunta di vari cori nel brano e lo sbocco in un ritornello sempre in crescendo. Senza parole!
La seconda, dopo un breve coro parte con grande furia, ma anche qui si susseguiranno diversi cambi di ritmo. Per questa canzone consiglierei lo stereo al massimo del volume per apprezzarla al meglio. Interessante il solo alla chitarra e le diverse atmosfere che si vengono a creare.
“Mirror of me” è molto melodiosa e decisamente vi dominano le chitarre con numerosi riff, che demarcano la nuova sfumatura di stile che si è formata in quest´album. Passiamo a “Violence”, canzone alla quale ha collaborato tutta la band, come si legge sul booklet ; infatti, mentre si affronta la tematica della violenza riferita a come essa possa incrociare la vita di ognuno, ogni strumento viene esaltato.
Con il brano seguente, ovvero “A lapse in time”, l´album rallenta di nuovo in una ballad voce-pianoforte, per poi passare a “Powerstream” una canzone che tocca decisamente il classico ritmo Power, riscontrabile anche in qualche altro ritornello dei brani qui presenti. Questo è un elemento non molto presente nei lavori passati e qui si ritrova forse un po´ troppo spesso. Comunque, a parte questo, qui dovrebbe terminare la versione europea di Mentalize. E devo dire: “I miei complimenti!”.
La versione da me presa in analisi invece, contiene ben 2 bonus track , “Forever is too long” dai ritmi movimentati e una cover dei Queen, finalmente, visto che ad Andre piacciono tantissimo. Visto che è la bonus track della versione giapponese non poteva fare scelta più appropriata eseguendo “Teo Torriatte”, rivisitata in stile Matos. Non a tutti le cover riescono bene ma con quest´artista non si sbaglia mai. E qui termina anche questo disco. Tuttavia, la versione brasiliana contiene un´unica bonus track che non è tra quelle giapponesi.
Questa volta si torna ai tempi degli Angra, con una cover di “Don´t Despair”, la ricordate? Si trova in “Reaching Horizons”. Completamente rinnovata ed arricchita da nuovi particolari, sicuramente verrà proposta nel prossimo concerto e ci farà ricordare i grandi esordi di questo grande artista che più passa il tempo e più ci sorprende, evolvendo il proprio stile e non deludendo mai !
Voto: 10
Fonte: Sabrina Agasucci