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THE ROME PRO(G)JECT: “VI – … AND THUS THE END”.

La saga progressive rock intitolata The Rome Pro(G)ject si arricchisce di un nuovo capitolo, l’ultimo stavolta come lascia intendere il titolo dato all’album: “VI – …AND THUS THE END”.

Il tastierista Vincenzo Ricca – ideatore, compositore, arrangiatore e produttore della saga – ha avuto la brillante idea di narrare in musica e di raccontare in versi la grandezza, le gesta e l’eredità dell’antica Roma avvalendosi di illustri collaboratori dell’universo progressive ma anche di nuove e promettenti leve (Franck Carducci e Paolo Ricca su tutti) e servendosi di strumentazione rigorosamente vintage.

Per portare a termine questa ultima fatica discografica, il musicista cosentino ha coinvolto Steve Hackett e David Jackson – i collaboratori più assidui che hanno preso parte a tutti e sei gli album della saga – Bernardo Lanzetti alias “The Vox Impossible”, Tony Levin, Billy Sherwood e i già citati Franck Carducci e Paolo Ricca.

Il concept si apre con le tetre atmosfere di VI (Six), brano che insieme a …And Thus The End ha dato il titolo (definitivo) all’album. L’ossessivo quanto ipnotico incedere della sezione ritmica – a metà strada tra Red e Lark’s Tongues In Aspic, Part 2 di crimsoniana memoria – enfatizzato da flash di tastiere dalla timbrica cosmica, viene ciclicamente interrotto da pregevoli interventi tastieristici che ne stemperano tensione e cupezza.

We wandered far and wide through what was still unknown, we fought in unknown lands against what barely moved…”: la personale interpretazione a cappella di Bernardo Lanzetti è la frase introduttiva della palindromica We Wandered. Delicate note di piano e flauto traverso fanno da sfondo al successivo cantato dell’ex PFM che sovrasta le splendide linee melodiche con piglio che sembra mimare Derek William Dick, alias Fish. Dopo una vivace fase strumentale dominata dalle tastiere, è nuovamente Lanzetti a chiudere malinconicamente il brano.

La metà dei quasi sessanta minuti del concept è occupata dalla sconfinata 1.229 Years, vero e proprio laboratorio di generi e stili musicali differenti. I repentini cambi di ritmo e di umore dei tanti (troppi) segmenti musicali che compongono i ventotto e passa minuti della suite ne fanno un puzzle a volte inestricabile. La narrazione musicale transita, più o meno disinvoltamente, da un folk medievale a un rock muscolare a un prog malinconico a un jazz vigoroso a un blues dai toni incandescenti, con belle fasi – alcune delle quali fugaci, altre più lunghe e strutturate – dominate dai fiati e/o dalla chitarra elettrica con le tastiere a far da collante.

L’album non difetta certo di (sporadiche) citazioni di pezzi iconici che hanno ispirato schiere di musicisti in tutto il mondo. Ne è un classico esempio la rullata di batteria della successiva Far From Home – brano mainstream rock cantato magicamente da Ricca – parente stretta dell’assolo collinsiano su In The Air Tonight.   

Benché non sia fisicamente collocata in fondo alla scaletta, la spettacolare Ad Gloriam Romae ne rappresenta, di fatto, la degna conclusione. Basso e batteria supportano una prolungata e avvincente staffetta tra chitarra e tastiere fino alla sezione centrale, caratterizzata da splendidi accordi di matrice banksiana che celebrano l’immortale Cinema Show. Lunghe note chitarristiche fanno coppia con ariose fughe tastieristiche puntellate da un energico drumming, solenni accordi di mellotron creano maestose atmosfere che rievocano i fasti della città eterna, chiudendo nel migliore dei modi il brano più bello ed emozionante dell’album.

…And Thus The End con il suo minuto e venti secondi deve considerarsi, a tutti gli effetti, un outro piuttosto che un brano in senso stretto. Le delicate note che promanano dal basso di Tony Levin cedono presto il passo a semplici ma efficaci accordi di tastiera che rievocano, con profonda nostalgia, i vasti orizzonti del decaduto Impero Romano.

C’è, infine, spazio per un gradito ritorno. La bonus track Over 2,000 Fountains è un early demo del brano incluso nel primo album della saga, su cui spiccano il violino di David Cross ma, soprattutto, il delicato arpeggio alla dodici corde di Franck Carducci che richiama smaccatamente The Musical Box, capolavoro di genesisiana memoria.

Il sesto capitolo della saga rappresenta l’epilogo di un lungo concept project iniziato nel 2012, un monumentale viaggio musicale fatto di sessantatré tracce in prevalenza strumentali che narrano, in chiave prevalentemente progressive, le gesta e l’eredità che il popolo romano ha lasciato in dote all’umanità.

VI – …AND THUS THE END”, è un album non meno ambizioso dei precedenti concept del musicista cosentino, ragion per cui è consigliabile non soltanto ai cultori del progressive rock targato anni settanta ma a chiunque desideri ampliare i propri orizzonti musicali spingendosi oltre i canoni stilistici e i confini emotivi del mainstream rock.

Voto: 8,5

Scaletta:

  1. VI (Six)
  2. We Wandered
  3. 1229 Years
  4. Far from Home
  5. Ad Gloriam Romae
  6. …And Thus the End
    Bonus track:
  7. Over 2,000 Fountains (2025)

Da venerdì 28 novembre u.s. è possibile ascoltare un’anticipazione dell’album al seguente link.

L’album, distribuito dalla TRP Records, è al momento disponibile nel formato compact disc e può essere ordinato inviando una richiesta al seguente indirizzo email: theromeprogject@libero.it

L’album è altresì disponibile in formato digitale sulla piattaforma Bandcamp.

Il sito ufficiale dell’artista è theromeprogject.carrd.co

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