MILANO, Teatro degli Arcimboldi, 07/06/25 – Erano circa sette anni che il genietto di Hempstead non si esibiva come artista solista sui palchi italiani, escludendo la reunion dei suoi Porcupine Tree e relativo tour del 2022. Il nostro pubblico , da sempre affezionato al musicista inglese, ha risposto con i due massicci sold out relativi alle date di Milano e di Roma. Noi di VeroRock siamo stati presenti all’Arcimboldi di Milano ed è doveroso fornirvi il report di quello che è stato un vero e proprio evento. Un pubblico costituito da persone di ogni età ha affollato a scaglioni gli spazi del Teatro Arcimboldi.

Purtroppo il cambiamento di orario anticipato di un ora, non ha raggiunto in tempo tutti i possessori di biglietto, per cui le sale si sono riempite a spettacolo iniziato. L’invito a non fotografare e non utilizzare cellulari durante lo show è stato rigorosamente rispettato quasi come in una sorta di liturgia. Si spengono le luci e si viene direttamente catapultati in un esperienza sensoriale basata su immagini e suoni , un viaggio immersivo nell’ultima opera solista di Steven Wilson, “The Overview”, presentata qui nella sua interezza, essendo nata da un progetto multimediale che fonde la musica del nostro ad un video-film di Miles Skarin. Il concept è basato sul cosidetto “Overview effect” ovvero quella sensazione che gli astronauti ricevono guardando il pianeta terra per la prima volta dallo spazio ed acquisendo così una nuova consapevolizza della complessità ed anche della fragilità del nostro mondo. L’opera si dipana in due soli brani per la durata compressiva di 42 minuti, e segna il sospirato ritorno, anche se parziale ed ampiamente rivisitato, alla musica prog. Si parte con il falsetto di Wilson, che sembra quasi giungere dallo spazio profondo, poi suono ed immagine si fondono nella descrizione dell’apocalisse climatica del futuro prossimo, la vita del pianeta che si consuma ad una velocità sempre crescente. Una corrispondenza sottile lega eventi cosmici a piccoli gesti quotidiani, perchè tutto nel cosmo è interconnesso. L’astronauta/uomo osserva con occhi pieni di stupore il continuo mutamento, la rete cosmica alla quale tutti apparteniamo senza averne coscienza. I nostri atti influenzano l’universo e viceversa.
La band che si presenta sul palco con Wilson è molto rodata ed affiatata: Craig Blundell alla batteria, Randy McStine alla chitarra, Adam Holzman alle tastier , Nick Begg al basso ed infine lo stesso Wilson che si alterna fra chitarra, tastiere e parti cantate. Wilson appare come una sorta di direttore di un orchestra invisibile che cela la sua fondamentale funzione limitandosi a piccoli ma significativi gesti. Così la band viene impegnata in ritmi impossibili, cambiamenti repentini, pause atmosferiche che portano inquietudine e conforto nello stesso tempo, perché la bravura di un gruppo non si limita al perfetto virtuosismo ma nell’elaborazione di un concetto in suono, in pura suggestione. Posti all’inizio della setlist , i 42 minuti di “The Overview” passano in fretta, e le due suite che lo compongono ovvero “Objects Outlive Us” e “The Overview” (più “prog” la prima e più ispirata alla musica elettronica la seconda), appaiono spesso sovrastate dal mare d’immagini.
La musica del nuovo album di Wilson comunica a noi conoscitori dell’arte sua, qualcosa di già esperito, ma sicuramente è un ottimo manuale di arte wilsoniana per chi approccia al grande artista inglese. Venti minuti d’intervallo separano la prima parte della seconda e sul palco ritroviamo solo Wilson in compagnia del fido tastierista Adam Holzman. Si parte con “The Harmony Codex” titletrack del suo penultimo album. Si tratta di uno strumentale dal sapore ambient, lento, ipnotico come il video che l’accompagna. Suonato per sole tastiere da Wilson e Holzman, è il primo dei brani strumentali che verranno proposti nella setlist, una scelta che privilegia l’aspetto musicale e compositivo rispetto alla forma canzone. A seguire “King Ghosts” tratto da quel “Future Bites” che è uno degli album più bistrattati dell’intero corpo wilsoniano. Con stupore sia il brano che il video appaiono in questo contesto insolitamente belli, ma di una bellezza glaciale, futuristica, spaventosa.
Ma la vera bomba è “Luminol” tratto dal fortunato “ The Raven that refused to sing” del 2013, album che ha consacrato Wilson all’altare della musica progressive. Il brano viene accolto con un boato dal pubblico milanese ed è difficile non essere trascinati da quel vortice d’incastri ritmici, sezioni vocali e soluzioni armoniche inusuali. La setlist alterna brani cantanti (“What Life Things” e “Pariah”) a momenti puramente strumentali (“Vermillioncore” ed una straordinaria “Impossible Thigtrope” dove torna il falsetto di Wilson per fondersi in un mosaico di schegge prog). Ma non è mancata una cover dall’amato repertorio dei Porcupine Tree. Questo è stato il turno di “Dislocated Day”, un brano pubblicato circa 30 anni fa nell’album “Sky Moved Sideway”. Durante l’esecuzione del brano la band in qualche modo mostra la propria intesa nelle pause e nei crescendo con dei siparietti che mi riportano alla memoria i live dei King Crimson con Adrian Belew. Anche “Harmony Korine” tratta dal primo album “Insurgntes” sembra una vestigia del passato, quando si alza un muro del suono spaventoso e sullo schermo scorrono le inmagini, ormai quasi retrò, del video creato per l’occasione da Lasse Hoile.
Con I bis abbiamo gli ultimi due sguardi sull’incredibile. “Ancestral” tratto dall’album capolavoro “Hand. Cannot. Erase”, spinge i cinque musicisti fino ai limiti umani, in un crescendo devastante. Tutto il pubblico in piedi come richiesto dallo stesso Wilson, partecipa con battiti di mani sincronizzati trasformando il brano in un rito condiviso da musicisti e spettatori. Non si possono aggiungere commenti alla delicata, straziante e coinvolgente “The Raven That Refused to Sing”, vero manifesto dell’estetica wilsoniana che unisce l’antico ed il futuro della musica. Tutto in questo spettacolo ci ha coinvolto emotivamente e sensorialmente, anche il sistema di diffusione audio, capillare e sofisticato, fa di questo “The Overview Tour” un esperienza immersiva, un tipo di evento che solo grandi artisti, come Pink Floyd, Peter Gabriel o King Crimson, hanno raggiunto. Per questa ragione suggerisco a tutti coloro che amano vivere la musica come esperienza totale di non perdere l’occasione di assistere ad uno di questi live. E dopo non dite di non essere stati avvisati.
Setlist Parte Prima: Objects Outlive Us, The Overview. Parte Seconda:The Harmony Codex, King Ghost, Luminol, What Life Brings, Dislocated Day, Pariah, Impossible Tightrope, Harmony Korine, Vermillioncore. Encore: Ancestral,The Raven That Refused to Sing.