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Live Report SOMMARIO

BLACK WINTER FEST – XV Edizione @ Slaughter Club

Photo Credits – Fabio Livoti

Ci troviamo alla quindicesima edizione del Black Winter Fest, un festival dedicato al Black Metal ed affini, organizzato da Nihil Prod, Daemon Star e Orion Agency, in una Milano già praticamente gelida, che dunque ha contribuito al nome di questo evento.
Quest’evento torna puntualmente per portarci qualche chicca che magari non siamo abituati a vedere dal vivo, ma anche per dare spazio al Black Metal underground, che di solito è abbastanza bistrattato; in più per il quindicesimo anniversario abbiamo due giorni invece di uno.
Vediamo com’è andata…

Day I – Line up:

Arcturus
Cultus Sanguine
Necroart
Sedna

Sedna
Arriviamo poco prima che il fest inizi, sono le 20.30 e non c’è ancora tanta gente… forse per un venerdì è un po’ troppo presto e dunque i Sedna salgono sul palco per dare il via alla serata, davanti ad un pubblico un po’ scarno, ma partecipe.
La band di Cesena propone un Black Metal molto classico, con tendenze sporadiche sfocianti sul doom; a livello tecnico bravi, ma forse la proposta musicale non è molto varia, con brani davvero lunghi ed un cantato che rispetto al resto, risalta meno. Come apertura se la sono però cavati egregiamente, è forse il Doom qualcosa di più difficile da giudicare.

Necroart
Partono i Necroart e sicuramente qui passiamo su uno stile meno statico, che riporta ritmiche Speed, tenendo in ogni caso i piedi su una base Black.
Anche qui la voce non mi dà grandi soddisfazioni, perché punta molto sull’urlato, senza troppe qualità tecniche, cosa invece importantissima per destreggiarsi in uno stile del genere. Non per niente i miei preferiti sono i Satyricon, band che riesce a creare diversità nelle dinamiche di ogni canzone, tenendoti lì fermo ad ascoltarle. In ogni caso mentre procedono nel loro spettacolo, trovo la scaletta più variegata, grazie ad un cambio di registro che stacca e che ci porta ad atmosfere più Melodic, stile Swedish, dove secondo me la band si esprime meglio, voce inclusa e quindi ci regala un bel momento. Quando le tastiere hanno più spazio, si sente che tutto il resto fila meglio e si direbbe addirittura che la band suoni un doppio stile; secondo la mia umile opinione questo genere qui gli viene fuori molto più naturale e di qualità.
Nel frattempo per fortuna il pubblico è aumentato, ora la sala conta circa 120 persone e risulta un po’ più piena.

Cultus Sanguine
I Cultus Sanguine si apprestano ad iniziare il loro show e tra il pubblico c’è gente che riconosce già l’intro, dichiarandosi tendendo le proprie braccia verso lo stage. Li trovo mooolto simili agli Arcturus a livello di stile, lo si percepisce fin dall’inizio. La Dark Metal band di origini milanesi è attiva da oltre 30 anni ed il livello è alto, quindi la scelta è stata azzeccata. Il pubblico partecipa con molta attenzione e finalmente inizia a stringersi verso il palco. I volumi stavolta sono giusti, la prima band li ha avuti troppo alti e questo non era un bell’effetto. Ora invece tastiere, batteria e voce riescono a mischiarsi con omogeneità durante i vari intermezzi, per poi riprendere con un ritmo intenso che ingloba tutto il resto, basi incluse, per dare all’ascoltatore un prodotto non solo musicale, ma anche in grado di creare l’atmosfera giusta.

Arcturus
Si fanno attendere ma finalmente arrivano! Personalmente saranno 15 anni che conosco gli Arcturus, ma non ho mai avuto occasione di vederli dal vivo. Fin dalle prime note si sente la differenza di una band navigata che sa subito come impadronirsi di palco e pubblico. Voce al top ed io dico wow, se sta così alla prima canzone, figuriamoci dopo!
Non c’è purtroppo la quantità di pubblico che meritano, gli italiani in questo sono pessimi e continuano a dimostrarlo… Però in cambio l’esibizione è davvero dinamica a livello di ritmiche. È proprio così che conosciamo la band, una fusione di atmosfere sempre differenti, un mix di tutto, che passa dal Dark al Black, dal Groovy al Prog.
A livello di voce, Vortex è a ottimi livelli ed oltretutto il suo lungo curriculum metal (tra le band più famose ricordiamo Borknagar, Dimmu Borgir ed Arcturus appunto) fa paura in senso buono. Un cappellino da aviatore stile steampunk lui, occhialetti stesso stile per gli altri e maschera a metà viso in verticale per il batterista, abbiamo dunque un occhio di riguardo anche per le apparenze. Il pubblico è ipnotizzato, si parte da “Evacuation Code Deciphered”, “Nightmare Heaven” ed al terzo posto arriva dritta al cuore la magnifica “Chaos Path”! A ritmo serrato tra il resto della setlist in evidenza “Master of Disguise” e “Shipwreked Frontier Pioneer”… insomma i pezzi sono stati scelti in maniera efficace. “To Thou” chiude questa superba esibizione e ci porta a fine serata con un bel ricordo.

Day II – Line up:

Belphegor
Darkened Nocturn Slaughtercult
Arkona
Atrocity
Imago Mortis
Monastery
Deathcrush

Inizia il secondo giorno di fest, siamo molto carichi fin dal pomeriggio!

Deathcrush
Decisamente una partenza con una marcia in più, ma sarà anche perchè oggi c’è un po’ di Death Metal, che personalmente preferisco nel momento in cui il Black non ha uno stile troppo coinciso. Il sabato funziona meglio come giornata, lo stesso numero di persone di ieri è già stato raggiunto e più tardi sarà molto più pieno. Già tutti gasati, apprezzano molto questa band di apertura di tutto rispetto, che arriva addirittura dalla Sardegna. Ottimo lavoro!

Monastery
Per il gruppo ungherese, lo stile non si discosta troppo dal precedente, ma rimane solamente un po’ più all’interno di schemi ben precisi, come se avesse paura di osare. Esecuzione molto buona che porta il pubblico ancora un passo più avanti nella serata, pronto per le prossime band che iniziano ad essere tutti nomi molto noti del panorama Black/Death.

Imago Mortis
Abbiamo ora sul palco gli Imago Mortis, band bergamasca formatasi a metà degli anni ’90, che ha ottenuto il suo posto tra quelle che hanno davvero qualcosa da esprimere in ambito Black Metal. Effettivamente il sound che arriva ha un impatto pieno ed è molto atmosferico. Al contrario di chi pensa che il cantante Black debba abbaiare, qui si sente una buona tecnica.
Cantano in italiano, vernacolare seicentesco, latino e perfino bergamasco, anche se sotto la spinta del loro stile Black Metal, le parole sfuggono, ma ciò che rimane è il lavoro che hanno fatto negli anni e l’attaccamento che il pubblico ha per loro.

Atrocity
Sale sul palco una delle band più interessanti ed attese della serata, i tedeschi Atrocity, che a febbraio scorso ha visto l’ultima release “Okkult III”, che è stato discretamente apprezzato dalle varie recensioni delle webzine. La band è attualmente in giro per l’Europa per un ensemble di date e Milano è l’unica in Italia. La sala inizia ad essere veramente piena e fin dai primi brani si crea un pit al centro della stanza così come richiesto da Alex. Metà band fa parte anche dei Leave’s Eyes e penso che questo li renda molto affiatati; in più finalmente qualcuno che inizia a dialogare un po’ con l’audience!
L’evento è andato sold-out e si sono palesati tutti verso quest’orario, così che il circle-pit sembra una centrifuga e rimane attivo per tutto il tempo, “aspirando” metallari mentre si susseguono i pezzi della scaletta, tra i quali “Desecration of God” (un inizio già spinto), “Death by Metal”, la possente “Bleeding for Blasphemy”…
“Reich of Phenomena” chiude una splendida esibizione, che ci ha davvero fatto capire come si fa un ottimo spettacolo, tenendo in mano il pubblico dall’inizio alla fine.

Arkona
È il momento di cambiare un po’ l’atmosfera in sala ed a questo pensano gli Arkona. La band Black Folk russa punta su uno stile molto cangiante, decide di partire con “Kob’”, un brano più tranquillo, per poi salire d’intensità graduale sulla setlist. Masha è la fondatrice, autrice ed ovviamente voce principale della band e quello che subito arriva dritto al cuore dell’ascoltatore è la sua bravura nel passare da voce pulita a growl, con assoluta tranquillità, anche se personalmente li trovavo meglio quando erano la tipica Folk Metal band, mentre ora passando al Black (che strana transizione), si portano appresso sì la bravura e l’esperienza, ma in un certo senso hanno incupito tutto e proprio con loro torniamo al livello 0 interazione col pubblico. In più la parte focale della band è sempre lei, mentre il resto del gruppo li vedo come pianeti satelliti che ruotano intorno a quello più importante.
“Goi, rode, goi!” riporta per fortuna almeno un po’ di allegria, insieme ad una degna fine, con “Zakliatie”.

Darkened Nocturn Slaughtercult
Non li conoscevo, ma già vedendoli per la prima volta si può intuire che seguono quel tipo di Black Metal di casa Immortal & Co.. La figura che sorprende di più sul palco è la chitarrista/cantante Onielar, in bianco vestita e con bellissimi e lunghissimi capelli biondi, tanto da sembrare uno spettro. Volti truccati stile tipicamente Black, per uno show che ha davvero coinvolto tutti e che vede come secondo protagonista il batterista Horrn, a mio avviso davvero bravo, che con un tappeto di ritmo riesce a creare una base che non fa troppo pensare alla mancanza del bassista (per problemi di cancellazione di voli). Un po’ da carnevalata sputare finto sangue sulle prime file, ma in ogni caso ogni show di questo stile è a proprio rischio e pericolo, se pensiamo alle band a loro simili (ho fatto bene a stare di lato!). “In the Land of the Mountains of Trees” e “Malignant Deathcult” le esecuzioni migliori, mentre “…To Necromancy” è stato il brano di conclusione di questo show veramente travolgente.

Belphegor
Dopo qualche problemino di corrente (luci saltate) risolto dopo ben mezz’ora, salgono finalmente sul palco gli austriaci Belphegor. Ospite maggiore della serata, prendono subito in mano il comando della scena con un Black Death Metal molto simile ai Behemoth e scenografia infuocata, che assolutamente non si fa mancare le croci rovesciate, i teschi di animali,… insomma, le basi! Una scaletta di certo non corta, che avrà deliziato sia i fan che chi magari non era lì esclusivamente per loro e nella top 5 di questa esibizione personalmente metterei: “Baphomet”, “The Devil’s Son”, “Belphegor – Hells Ambassador”, “Lucifer Incestus”, “Totantanz – Dance Macabre”. La forza portante del tutto a parte la voce, è stato il ritmo incalzante dettato da basso e batteria. Una band che può piacere, non piacere o magari non dire niente di che a tanti, ma alla fine dei conti la lunga scaletta è stata eseguita completamente, nonostante il grosso ritardo e questo non è da sottovalutare, perchè sappiamo bene che la vita in tour è molto stancante e a volte le tempistiche ben definite sono importanti per dare il meglio in ogni show.

Diciamo quindi che la cosa migliore che questo fest ci ha portato è stata la vasta scelta tra la rosa delle band partecipanti, scelta che sicuramente è riuscita a coinvolgere metallari di diverse frange e che nel secondo giorno ha stupito per l’affluenza, tanta da pensare forse a puntare più in alto per una prossima edizione?

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