Oggi mi trovo in compagnia di un artista talmente poliedrico e con all’attivo numerosissimi progetti in altrettante numerose band, spettacoli teatrali e tanto altro ancora, che faccio quasi fatica a rimanere sotto un certo numero di domande.
Proviamoci!
Ciao Roberto, come stai e dove ti trovi di bello? (Roberto): Ciao! In questo momento mi trovo a casa. Saluto tutti quelli che leggeranno l’intervista. Domani riparto e sarò via più o meno fino a fine mese per l’ultima tranche di date con Gianni Morandi. Devo dire che l’estate è piuttosto tranquilla e positiva, nonostante i casini che stiamo vivendo un po’ tutti, soprattutto lato maltempo.
A livello di stile musicale, con te possiamo davvero spaziare, quindi partirei dai Labyrinth! Quest’anno è il 25° anniversario di “Return To Heaven Denied”, un album che fa parte di un periodo storico in cui la corrente Power Metal portava una forza nuova (per quanto mi riguarda, ai tempi ero alle superiori e quelle atmosfere le ricordo con nostalgia). Qual è il ricordo più bello che hai di quel periodo/lavoro? (Roberto): Il mio inizio con i Labyrinth risale all’anno precedente, quando entrai nella band sostenendo una parte del mio provino in maniera abbastanza “anomala”: lo fecero guardando Sanremo del ’97 dov’ero con i New Trolls a cantare. Dopo ciò, mi recai a Lucca nella loro “centrale operativa” agli studi Zenith e sostenni la seconda parte dell’audizione. Quell’anno lì è stato già molto particolare: io non avevo nessuna intenzione di far parte di una band Metal, perché venivo dai Vanexa, gruppo storico del Metal italiano nel quale entrai a 16 anni. Feci un disco in studio e dei bellissimi concerti, per me pura magia essendo allora solo un adolescente, fino a quando interruppi tutto per via della mia entrata nei New Trolls, votandomi al professionismo. Nel ’97 abbiamo iniziato a creare i brani di Return; mi sono trovato subito bene con Olaf, col quale è nata una bella amicizia, ovviamente di conseguenza anche con gli altri, come con Andrea Cantarelli… ed insomma, è stata un’avventura: non immaginavo diventasse un qualcosa di così grande. Essenzialmente per me era un “bel gioco”, con musica che mi ha sempre appassionato e con una voglia di fare le cose per bene. Invece dopo le registrazioni di dicembre, ad inizio gennaio abbiamo capito di essere entrati improvvisamente in un “corridoio di schiaffi” in senso buono: Gods Of Metal, presi dall’etichetta Metal Blade (stesso anno il CEO Brian Slagel venne in Italia per conoscerci di persona) ed in seguito, nel settembre del 2000, entrando con l’album “Sons Of Thunder” al 26° posto delle classifiche nazionali, cosa mai successa prima ad un gruppo italiano. Lo sentii per caso alla radio, una domenica, che eravamo in classifica. Andavi a comprare delle riviste e ti ritrovavi in copertina, improvvisamente avevi il consenso del mondo, non solo del tuo paese. E’ per questo che devo la maggior parte di quello che sono ai Labyrinth.
State preparando qualcosa per questo speciale anniversario? Ho visto un post su Facebook un po’ “equivoco”. (Roberto): Guarda, siamo un gruppo di “cretini” haha, non stiamo preparando nulla perché è già uscito il dvd di Return nel 2017, l’abbiamo registrato a Milano, al Live di Trezzo. Non consideriamo l’idea di fare una commemorazione. Stiamo registrando piuttosto un disco nuovo, che potrebbe uscire il prossimo anno a giugno. Siamo ad un buon punto nella scrittura dei brani e siamo molto felici di ributtarci in pista.
Quali sono le band Metal italiane che attualmente stimi di più? (Roberto): Non è per essere snob o altro ma seguo poco, soprattutto per mancanza di tempo. Ho un sacco di amici nel mondo del Metal, tutti riconducibili ad un determinato periodo storico. Morby (Domine) ad esempio lo amo alla follia, la sua voce, il suo gruppo, la persona che è… gli amici White Skull, poi profonda ammirazione e rispetto per Cristina dei Lacuna Coil, buffissimo il fatto che nel 2000 loro aprissero ai nostri concerti prima di esplodere come band (ed io ne sono strafelice perché se lo meritano). All’epoca adoravo i Novembre, che so che sono sempre in pista e fanno cose molto interessanti. In Italia c’è una bella realtà e sicuramente anche nei gruppi nuovi. E’ sempre stata una scena molto fertile; stanno però cambiando i tempi e la modalità della fruizione della cultura. Mi spiace fare un discorso da boomer, ma ricordo con tenerezza la musica di m… degli anni ‘80 e ‘90 che a confronto di quella di m… di oggi è cioccolata! Oltre all’auto-tune, parliamo di contenuti: totalmente assenti. Siamo in un periodo storico in cui è davvero difficile per una band italiana proporre il Metal. Noi lo facciamo per forza di cose, cercando di onorare tutti quelli che ci seguono e ci vogliono bene, ma non nego che oggi sia complicato.
Switchando di stile, attualmente sei in tour col mitico Gianni Morandi e vedo che per agosto si passerà giustamente più su località estive che in grandi città. Quali sono le tue impressioni su questo tour/produzione? (Roberto): Guarda, a Luca Colombo è stato dato il mandato di creare la band e diventare “il capo orchestra” ed ha fatto un lavoro eccezionale: siamo 13 elementi, stiamo molto bene insieme e non ci sono problemi di nessun tipo. La maggior parte del repertorio di Gianni è meraviglioso, che possa piacere o meno il genere, ma ci sono dei brani sia del periodo iniziale della sua carriera che degli anni ‘80, come “Varietà”, “Vita”, etc. Lo spettacolo è molto bello, io sono il coordinatore della sezione coro e con me 2 bravissime cantanti, Silvia ed Alessandra. Ci stiamo divertendo, lui con noi è molto carino e quando può gli fa piacere rimanere un po’ di tempo in nostra compagnia. Ogni sera lo guardo pensando sia un mezzo miracolo: quest’anno compie 79 anni ma ha un’energia incredibile sia fisica che come forza vocale!
Com’è lavorare con Gianni? (Roberto): Nonostante lui sia un pezzo da 90 della musica italiana è un tipo ben disposto e lavorare è decisamente facile.
Cosa ne pensi della “modalità” con la quale oggi molte persone vanno a vedere i concerti, ovvero più con l’ansia di riprendere video che di godersi lo show o in ambito stampa, sull’attenzione dedicata sempre meno allo scritto (cercando di estrapolare tutta la news dal titolo, senza leggere l’intero articolo)? Ricordo ancora i bei tempi quando l’attenzione su riviste come Rock Hard o altre era alle stelle, lo andavi a comprare puntualmente e lo conservavi come una reliquia. Siamo davvero senza speranza? (Roberto): Hai toccato due temi molto scottanti. Ovviamente anche a me mette tristezza vedere la gente che invece di godersi lo spettacolo del palco, preferisce guardarlo da un piccolo schermo. Qualità finale buona o meno, ma non è certo la stessa cosa! Superficialità ed analfabetismo funzionale invece per quanto riguarda gli articoli scritti; viene letto il titolo e non approfondito l’argomento o non capito il senso. Già vai al concerto e non te lo godi perché devi riprendere, però comunque mentre lo fai stai attento creare buone riprese (per gli altri), ma in quest’altra situazione non ti prendi del tempo per capire i contenuti. E’ tutto molto triste. La musica che sta andando oggi rispecchia la situazione: la maggior parte della stessa è musica di m…, ma non mi piace generalizzare: ho anche degli allievi che fanno generi a me non graditi, ma che vengono da me per imparare a cantare senza auto-tune. Alcuni di loro, non appartenenti a stili mainstream, scrivono delle cose meravigliose. Riconosco loro dei contenuti molto maturi e profondi. Quello che è mainstream non è né maturo né profondo. E’ come una reazione a catena che ha creato un’involuzione, con una tecnologia che tende sempre di più ad allontanare le persone che ad avvicinarle. C’è tanta paura nel condividere i sentimenti, come se ciò fosse da sfigati. Ovvio che io ho la mia età ed ho vissuto certe situazioni; chi è nato oggi, ne vive altre. Ma indipendentemente da tutto, se analizziamo solo i contenuti, gli stessi sono molto banali ed anche infelici per i ragazzi che sono i principali fruitori della musica, in generale intorno agli 8-13 anni. Non ho mai sentito nulla di così scarso.
Tra le tante collaborazioni che hai avuto con altri musicisti, italiani ed esteri, parlaci di quella che più ti è rimasta nel cuore. (Roberto): Ce ne sono tante, ma ovviamente quella che è durata di più e quella che mi ha dato ottime soddisfazioni è stata lavorare con Ken Hensley, tastierista ed uno dei membri formatori degli Uriah Heep, con cui ho lavorato per quasi 7 anni realizzando un disco in studio, un disco dal vivo ed avuto la possibilità di suonare e accompagnare Alice Cooper, col quale abbiamo condiviso 5-6 pezzi ed è stato meraviglioso! Sono talmente tante le persone che porto nel cuore, che mi hanno cambiato la vita e che non ringrazierò mai abbastanza.
Come riesci a rimanere motivato ed ispirato a continuare a creare musica dopo tutti questi anni nel settore? (Roberto): Il concetto nasce sempre dalla condivisione: se hai intorno persone che ti motivano e con le quali riesci a condividere le cose, è tutto facile. Adesso con i Labyrinth abbiamo fatto 3 sessioni, in 3 domeniche passate insieme, per scrivere i pezzi nuovi ed è stato bellissimo, divertente, ci conosciamo veramente a menadito ed è facile tirare fuori delle idee. La musica non si può fare da soli, anche quando decidi di fare lavori solo tuoi la realizzazione dei medesimi deve passare anche per la condivisione. Condividere è la cosa più importante e se lo fai con le persone giuste, la voglia non ti passa mai. Per persone come me che la fanno da tanti anni poi, la musica è un’esigenza, che anche quando ti ritrovi nel momento più scoraggiante lei ti viene a riprendere per i capelli e ti rimette in riga. Non credo che sarà una passione, un amore che scemerà facilmente.
La tua discografia abbraccia vari generi. C’è uno stile musicale specifico a cui ti senti più legato come artista? (Roberto): Sicuramente i generi che amo di più sono quelli legati a tutto quello che esisteva a cavallo tra gli anni ‘60 ed ‘80, di matrice Hard Rock con venature più Blues. Gruppi storici come Deep Purple, Led Zeppelin, Uriah Heep, ma anche Queen, gli Iron, Queensryche (Geoff Tate è un faro nella nebbia del canto per me ) quindi NWOBHM e Rock americano sono state le mie scelte principali, più altri generi che mi sono piaciuti e che faccio volentieri.
L’ultima domanda, come sempre accade, è destinata ai saluti e ad eventuali messaggi per i lettori di VeroRock. Sentiti libero di dire qualsiasi cosa! (Roberto): Guarda, io credo che si debba cercare di vivere in maniera serena e senza prevaricare su nessuno, distaccandosi da odio e rancori… la rete ha amplificato anche questo. Dalla rete vediamo spesso frustrazione, stress, quindi cerchiamo di utilizzare la tecnologia in maniera positiva se si può e cerchiamo di essere buoni con noi e con gli altri. Sono tutte robe da Gandhi quelle che sto dicendo, ma a me se non mi piace qualcosa o qualcuno lo ignoro, senza bisogno di dire la mia a tutti i costi, gettando fango sulla gente. Sarebbe bello che i tempi cambiassero e che i giovani tornassero ad amare la musica tramite una condivisione sana. Nel Rock c’è sempre stata: speriamo si torni a badare meno a determinati concetti quali numero di visualizzazioni , ma che prevarichino onestà intellettuale e musicale.