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Interviste SOMMARIO

LACÙRA: un’intrigante e profonda dissonanza rock tricolore!

Dopo averli recentemente recensiti sempre sulle pagine di VeroRock.it, era alquanto spasmodica l’attesa nel conoscere personalmente, seppur a distanza, i ragazzi dei LaCùra, giovane realtà alternative rock italiana che ha rilasciato alle stampe lo scorso 14 Maggio l’E.P. d’esordio ‘Tra Ignoranza e Realtà’, edito per la DELTA Records & Promotion. Nonostante l’esigua durata di questa prima uscita discografica, composta di soli quattro brani di circa diciassette minuti totali, tante erano le curiosità suscitate da un ascolto attento di questa inusuale ma intrigante ed originale proposta musicale tricolore! I nostri, nelle persone rispettivamente di Andrea Nurchis (voce) e di Carlo Dones (basso), si sono sin da subito rivelati assai disponibili a rispondere esaustivamente alle tante domande sottopostegli dal sottoscritto. In particolare, è stata un’occasione per conoscere più a fondo sia gli aspetti lirici che le scelte musicali alla base del loro eterogeneo e ricco sound, contraddistinto ad esempio dall’alternanza tra voce soprano/baritona e dall’assenza della chitarra in tutte le quattro composizioni ivi presenti. Ma al contempo, questo primo approccio al mondo dei LaCùra è stato utile ed interessante a conoscere i riferimenti sottesi alla loro musica, il loro background artistico, nonchè la profondità dei temi trattati nei brani che compongono questo biglietto da visita ufficiale.

Altresì, i nostri due ospiti ci hanno raccontato la genesi sottesa alla nascita recente di questo quartetto, contraddistinto come dicevamo da un approccio eterogeneo ed originale, difficilmente inquadrabile in una categoria precisa. E a quanto abbiamo appreso, i nostri non sono per nulla avvezzi ad essere inquadrati con un’etichetta stilistica! Altro aspetto importante che è emerso è certamente la partnership instauratasi tra loro e la DELTA Records & Promotion di Fabio Pedolazzi, una giovane realtà discografica che sta poco a poco contraddistinguendosi per la qualità artistica presente nel proprio roster! Insomma, questo e molte altre curiosità che certamente stuzzicheranno l’attenzione dei lettori riguardo questa giovane ed inusuale realtà tricolore, certamente meritevole di attenzione da parte di tutti gli appassionati di alternative/post-rock anni ’90 e non solo!

Salve ragazzi, grazie per il vostro prezioso tempo concessoci e benvenuti su VeroRock.it, è veramente un piacere conoscervi finalmente! (Andrea): grazie a voi per lo spazio che ci state concedendo siamo lieti di poter fare quattro chiacchiere insieme!

Partiamo subito con la prima domanda: lo scorso 14 Maggio avete pubblicato il vostro EP di debutto ‘Tra Ignoranza e Realta’ per la DELTA Records & Promotion. Qual’è stato il responso del pubblico e degli addetti stampa in generale? (Andrea): abbiamo avuto un ottimo riscontro che onestamente non ci aspettavamo, le  critiche sono state molto positive e costruttive, quasi tutte hanno colto lo spirito del nostro  modo di fare musica. Tra l’altro ringraziamo anche voi per la bella recensione. (Carlo): molto positive e alcune critiche possono essere davvero da spunto di riflessione per il prosieguo del nostro progetto.

Pur essendo un breve estratto, composto di soli quattro brani in totale, anche alla luce delle diverse tematiche esposte, penso che renda molto bene l’idea eterogenea e variegata che è alla base della vostra proposta musicale. Esiste per caso un preciso filo conduttore che unisce i vari brani, sia dal punto di vista tematico che da quello sonoro? (Andrea): rispondo per ciò che riguarda la parte testuale/concettuale che è quella di cui mi occupo maggiormente. Esiste un filo conduttore che passa dalla critica sociale e si sposta all’analisi introspettiva. “Sciacalli“ e “Vanità” fanno parte della prima categoria “Specchio” e “Limite” della seconda. L’idea è quella che appartenendo ad un sistema sociale complesso occorre cogliere certamente le storture che lo caratterizzano ma è altresì necessario lavorare su se stessi per individuare e migliorare i nostri limiti che inevitabilmente si riflettono nel quotidiano e non ci consentono di crescere e di far crescere il sistema stesso di cui facciamo parte. Il filo conduttore resta quindi la ricerca di una via alternativa a ciò che siamo, o che crediamo di essere, in funzione di ciò che vorremmo essere o cercare di essere sia individualmente che collettivamente. Una critica a tutto tondo in chiave positiva e propositiva mai nichilista o distruttiva. (Carlo): per quanto riguarda la parte musicale, penso che si possano trovare vari riferimenti e soluzioni di differenti generi, anche l’approccio compositivo, fortemente legato all’improvvisazione, denota le emozioni della giornata/periodo.

Come nasce il vostro progetto? Raccontateci in breve le tappe fondamentali che hanno sancito la nascita e la genesi del gruppo! (Andrea): io e Carlo suonavamo insieme in una cover band di rock alternativo anni ’90  ( RHCP, RATM, Pearl Jam, Incubus etc….) dopo che il chitarrista ci ha lasciato, Carlo si è proposto per fare dei pezzi originali su composizioni che aveva registrato dove faceva tutto con il basso. La proposta mi ha convinto subito e così ho iniziato a scrivere qualche testo. Successivamente si è aggiunta Gabriela. Avevamo già messo a fuoco le prime canzoni poi ad un certo punto ho avuto l’esigenza di scegliere tra due melodie, con testi diversi, che ben si inserivano nel finale di “Specchio“ (il nostro primo singolo) . Così ho chiesto a Gabri di cantare una delle due melodie mentre io mi inserivo con l’altra . Il risultato ci piacque e da lì la decisione di utilizzare la sua voce come elemento caratteristico in tutto il progetto. CZ è l’ultimo ad essersi aggiunto al gruppo, ha sostituito il nostro primo batterista e dato ai pezzi il giusto groove!

Una componente fondamentale della vostra proposta è certamente la veste grafica, a quanto ho avuto modo di vedere, grazie soprattutto alla collaborazione che avete instaurato con l’artista e grafico Diego Pagani per la copertina e le immagini dei vari estratti. Com’è nata questa partnership? Avete già in programma altre idee grafiche da sviluppare con lui? (Andrea): conosco Diego da molti anni ed ho già avuto modo di collaborare con lui in altri progetti. Un giorno mi è tornata in mano una sua vecchia pubblicazione a fumetti e da lì l’idea di riprendere i contatti per chiedergli se aveva voglia di ascoltare le mie nuove produzioni musicali e di abbinargli qualche illustrazione. Il risultato sono state 4 tavole dedicate ai brani, la copertina dell’ EP, ed una “mascotte” che ci seguirà nelle nostre produzioni. Per il futuro non abbiamo pianificato nulla ma le idee ci sono.

Sono rimasto alquanto colpito dalla scelta, inusuale se mi permettete, di non apparire in una foto di gruppo come presentazione del progetto. Da cosa è motivata questa scelta? Riusciremo mai, prima o poi, a vedervi ritratti in carne e ossa ? (Andrea): ci siamo più volte immaginati delle foto che andassero al di fuori dei soliti scatti di rito. Purtroppo però il lockdown ci ha vincolato molto, perchè viviamo metà in Lombardia e metà in Piemonte, e non siamo riusciti ad organizzarci. Così nel frattempo che abbiamo contattato DELTA Records & Promotion non avevamo le foto che normalmente si utilizzano. La decisione è stata quella di adottare una strategia diversa utilizzando i disegni realizzati da Diego, in particolare la nostra “mascotte”, come immagini che ci rappresentassero. Abbiamo fatto di necessità virtù e ad oggi ci sembra una scelta azzeccata :-).

Questo vostro EP di debutto è stato registrato e mixato in presa diretta ai Dedolor Music HQ nell’ormai lontano Febbraio 2020. Come mai questa lunga attesa tra la registrazione, la produzione ed infine la pubblicazione poco meno di un mese fa? (Andrea): abbiamo registrato l’ultima domenica utile prima dell’esplosione della pandemia con tutto ciò che ne è conseguito. Quando ci siamo stabilizzati abbiamo richiesto le tracce al Dedolor Music HQ e ci siamo messi in contatto con Gionata Bettini per ultimare il lavoro. Chiaramente sono passati altri mesi e ci siamo ritrovati dopo l’estate 2020 a lavorare con Gionata. Insomma tra una chiusura e una riapertura un impegno più di un altro abbiamo finito alla fine del 2020. Con DELTA Records ci siamo sentiti all’inizio dell’anno. Fabio ha stabilito una tabella di marcia che ci ha poi portato al fatidico 14 maggio, passando per i due singoli pubblicati nei mesi precedenti.

Sempre in relazione al lavoro di registrazione/masterizzazione e mixaggio finale, vi siete avvalsi dell’operato esperto di Gionata Bettini. Come è stato secondo voi il risultato raggiunto? Quali i brani che invece hanno richiesto una maggiore gestazione in fase di definizione? (Andrea): Gionata ha saputo sfruttare al meglio le tracce che abbiamo registrato. La prima fase è stata quella di trovare l’equilibrio giusto tra batteria e basso poi ci siamo concentrati sulle voci. Non avevamo ancora le idee chiare su come gestire la voce lirica e questo a portato via un po’ di tempo. Il brano che ci ha impegnato di più è stato “Limite” che ha dinamiche completamente diverse dal resto. Volevamo un lavoro diretto e con pochi fronzoli e ci sembra che l’obiettivo sia stato raggiunto, la collaborazione con Gionata è stata fondamentale. (Carlo): ci siamo trovati molto bene, a livello tecnico ha fatto un ottimo lavoro, ha condiviso con noi le varie fasi del lavoro (non da poco e per nulla scontata) e ha avuto un paio di idee davvero interessanti a livello di produzione.

Nonostante la proposta musicale assai variegata e ricca di spunti e rimandi, soprattutto alla scena alternativa italiana ed internazionale di metà anni Novanta, quali sono i vostri principali riferimenti stilistici, sia dal punto di vista del musicista che alla base dei vostri ascolti quotidiani? (Andrea): gli anni ’90 sono stai gli ultimi della grande epopea del Rock e chiaramente ci hanno segnato molto avendoli vissuti più o meno direttamente. In Italia c’è stato un vero fermento musicale che ha portato alla ribalta molti gruppi che hanno segnato la storia di quel periodo: CSI, Timoria, Afterhours, RitmoTribale, Negrita, Marlene Kunts, Casinò Royale ma anche il fenomeno delle posse come Assalti Frontali, Almanegretta, Sangue Misto, Neffa e i messaggeri della dopa e chi più ne ha più ne metta. L’elenco dei gruppi internazionali invece diventerebbe troppo lungo ma va da se che tutto ciò che usciva in quel periodo è stato ascoltato digerito e metabolizzato. Personalmente oltre a tutto ciò aggiungerei Litfiba (quelli degli esordi) gli Area ( Demetrio Stratos, irraggiungibile), per arrivare ai nostri giorni con Iosonouncane, Bachi da Pietra, Caparezza per restare in Italia, mentre a livello internazionale citerei Royal Blood , Sleaford Moods e Greg Puciato. (Carlo): Come band ha già risposto Andrea, come musicisti la lista è davvero ampia, molto variegata e tocca differenti generi musicali, per citarne alcuni che sono stati fondamentali per me: Victor Wooten, Marcus Miller, Miles Davis, Matt Garrison, John Coltrane, Ornette Coleman, Steve Harris, Ryan Martinie. Anche gli ascolti quotidiani ho riscoperto il piacere di ascoltare la radio (una in particolare).

In relazione ai quattro brani sino ad ora pubblicati, mi sembra interessante la scelta del cantato in italiano, assai attinente sia per le tematiche trattate che per lo stile musicale profuso. Avete pensato magari in futuro di avvalervi anche di testi in inglese o in altre lingue? (Andrea): per i motivi di cui sopra ho sempre ascoltato con interesse il Rock/Alternative cantato in italiano e a me viene molto naturale usare la nostra lingua, non ho mai pensato all’inglese, o altro, ma questo non significa che che non possa succedere. Per citare Iosonouncane nell’ultimo lavoro hanno usato una sorta di neo lingua dove il testo perde la sua forma canonica e diventa funzionale alla musica (lo hanno fatto anche altri come Sigur Ros), questo mi affascina molto. (Carlo): i testi sono tutti scritti da Andrea e questo è stato fondamentale per la scelta del cantato in Italiano. L’idea di utilizzare e inventare il nostro “hopelandic” la trovo estremamente affascinante.

Riferendoci ora al moniker del gruppo, “LaCùra”, ho apprezzato molto la descrizione ambivalente che avete fatto in merito al suo significato. Di chi è stata l’idea iniziale? Cosa potete dirci in merito a questa scelta? (Andrea): l’idea è partita da Carlo. Abbiamo ragionato molto su come “gestire” un nome così importante, per non incappare ai semplici rimandi col noto pezzo di Battiato. Quindi concentrandoci sui significati delle parole abbiamo colto i sensi più aderenti alla nostra visione della musica, e forse anche della vita. Quindi anche in questo caso il tentativo è quello di trasmettere un messaggio positivo e propositivo.

Un altro punto di forza della vostra proposta originale è sicuramente l’alternanza di un timbro di voce graffiante e diretta maschile (a cura di Andrea) con quella più suadente e lirica di stampo soprano (a cura di Gabriela). Da cosa è nata questa inusuale esigenza soprattutto in un genere, come l’hard rock/alternative italiano? (Andrea): durante la scrittura di “Specchio” ho avuto l’esigenza di scegliere tra due linee vocali con due testi differenti che però ben si inserivano l’uno con l’altro. Ho chiesto a Gabriela di cantare una delle melodie mentre io facevo l’altra , il risultato ci è piaciuto e abbiamo deciso di farlo diventare una nostra caratteristica.

Altro aspetto inusuale è l’assenza (o quasi) dell’impiego della chitarra elettrica. Da cosa è dipesa questa scelta? Ci sono eventuali parti di chitarra presenti o che comunque avete intenzione di utilizzare nei brani futuri? (Andrea): la chitarra è emulata con degli effetti dal basso ed è stata l’idea base dalla quale è partito tutto. Dopo l’uscita dal gruppo di cover del chitarrista abbiamo provato a cercare un sostituto senza trovarlo. Così come ti dicevo Carlo si è proposto con alcune composizioni che aveva nel cassetto per le quali si era ispirato seguendo l’esempio di bands come Royal Blood e Death From Above 1979. Non esiste una parte di chitarra intesa nel senso tradizionale e quelle che ci sono le suona Carlo. (Carlo): la chitarra è assente come strumento, il basso è l’unico strumento armonico/ritmico presente, il suono prodotto viene diviso su due catene di effetti che vanno verso l’ampli di chitarra da una parte e quello del basso dall’altra. Non ci sono sovraincisioni in questo EP, anche la parte iniziale di Limite, che in alcune recensione è stata percepita come pianoforte/sequenza in realtà proviene dal basso. Al momento l’intenzione è quella di sperimentare ancora questa soluzione e non utilizzare la chitarra come strumento all’interno del progetto.

Andiamo adesso ad analizzare più in profondità i singoli brani presenti in questo EP di debutto! Partiamo dalla opener “La Vanità”: quali sono a livello musicale e lirico gli elementi che la caratterizzano? (Andrea): “La Vanità” è il pezzo più diretto di tutto il lavoro, un treno “proto-stoner” con un cantato asciutto ed essenziale quasi punk ed una ritmica incalzante, il riff di Carlo apre le danze e rivela subito le intenzioni del brano. Ci piace ogni tanto spingere sul pedale! (Carlo): gli elementi caratterizzanti di questo pezzo sono l’aggressività “fuzzosa” della parte di basso/chitarra, il ritmo incalzante della batteria, i cantati che si sposano con l’impianto sonoro e un finale che cambia le carte in tavola.

Da un brano di grande impatto sonoro, si passa così al secondo estratto, “Limite”, caratterizzato invece da atmosfere più eteree e soft, per poi sfociare in un vero e proprio refrain rock. Un brano veramente originale ed inusuale: come nasce e come si è evoluto dalle prime idee fino alla stesura finale? (Andrea): “Limite” nasce durante una jam in sala prove. Carlo ha iniziato ad improvvisare il giro iniziale e noi lo abbiamo seguito. Pian piano abbiamo definito prima la strofa poi la parte centrale fino allo sbocco finale. Mentre ci muovevamo nel pezzo sentivamo che non aveva bisogno di una struttura “canonica”, con strofa e ritornello per capirci, ma che tutto dovesse iniziare, emergere, esplodere ed implodere fino a rientrare come in un flusso. (Carlo): ci siamo affacciati verso una corrente più post-rock con questo brano, penso che un altro elemento fondamentale sia la batteria e il suo costante crescere fino all’esplosione finale, basso/chitarra fanno da fondamento poi agli intrecci vocali.

Il terzo pezzo presente, “Sciacalli” (uno dei miei preferiti di questo EP – n. d. r.), è invece caratterizzato da continui rimandi ad un sound di matrice settantiana, dalle tinte vintage hard rock, in particolar modo con riferimenti ai Deep Purple, Uriah Heep e alle band britanniche di quel periodo. Quali le fonti di ispirazione sia per i testi che per l’approccio musicale? (Andrea): ogni riferimento a mostri sacri del passato e del presente non può che farci piacere. Anch’io sento molto il sound degli anni ’70 nei riff di Carlo anche se magari non con quei gruppi , non saprei esattamente dirti da dove trova ispirazione. Il testo invece è una critica sociale rivolta ai vari detentori di verità e a chi si insinua nella trame delle nostre vite attraendoci con messaggi subliminali che catturano la nostra attenzione alimentando i nostri istinti più bassi, che spesso portano a conflitti e scontri , per puro interesse personale. (Carlo): come per la maggior parte dei brani che poi condivido, anche questo nasce da un improvvisazione in solitaria, di norma disegno una batteria minimale su logic attivo la registrazione e inizio a suonare, quello che ne esce identifica a mio sentire il vissuto della giornata, questo può comprendere stati d’animo, emozioni o più semplicemente gli ascolti del periodo, non saprei quindi trovare un vero e proprio gruppo di riferimento sicuramente, come dici, la matrice 70 si fa sentire.

L’ultimo brano presente, “Specchio”, mi ha riportato invece alla mente la stagione dello psychedelic/acid rock di fine anni Sessanta, soprattutto in alcuni passaggi con rimandi agli storici Iron Butterfly! Al contempo, però, soprattutto nel cantato centrale di Andrea, sembrano esserci anche riferimenti alla scena progressive rock italiana dei Settanta (gli Area di Demetrio Stratos in primis – n. d. r.). Qual è stata l’evoluzione stilistica di questa composizione, musicalmente e a livello lirico? (Andrea): come ti dicevo ogni paragone con i mostri sacri del passato sono ben accetti e prendere a riferimento Stratos non può che lusingarmi, anche se la distanza è siderale. “Specchio” parla della necessità di guardarsi dentro e di trovarsi. Siamo immersi in una società dove l’immagine è fondamentale ed è il primo elemento che ci mette in relazione con il mondo esterno. Ma quanto di ciò che vediamo e di ciò che gli altri vedono di noi è reale? (Carlo): sempre ottimi riferimenti grazie. La cosa che trovo sempre interessante è che ogni persona che recensisce o ascolta il nostro lavoro trova riferimenti estremamente eterogenei e questo non può che farci piacere. Per la parte musicale l’intenzione era di avere un main riff rock-blues che facesse da perno per tutto il brano: questo ci ha concesso di poter giocare con strofe differenti, outro e bridge.

In concomitanza con l’uscita di ‘Tra Ignoranza e Realta’, avete iniziato questa interessante partnership don la DELTA Records & Promotion di Fabio Pedolazzi. Come nasce questa importante collaborazione? (Andrea): una volta ultimata la realizzazione dell’ EP ci siamo rivolti a DELTA Records & Promotion facendogli ascoltare i pezzi. La risposta di Fabio è stata subito positiva e ci ha proposto un piano di lavoro ben definito che ci ha convinto subito. Va detto che oltre alla professionalità c’è anche la disponibilità e la personalità di Fabio che ci ha fatto sentire più che in un’etichetta discografica in una famiglia. É stata l’esperienza fondamentale di questo 2021! (Carlo): davvero una collaborazione interessante che personalmente mi ha fatto rivalutare il settore, con Fabio & Co. ci stiamo trovando davvero bene.

Avete avuto modo, seppur a distanza, di conoscere altri vostri artisti e colleghi di etichetta presenti nel roster DELTA Records & Promotion? Se si, a quali vi sentite musicalmente o anche emotivamente più legati? (Andrea): il 23 maggio scorso si è tenuta la prima DELTA Records & Promotion Fest, dopo mesi di lockdown. É stata l’occasione per riprendere a suonare e per condividere il palco con altre band dell’etichetta (Mountain’s Foot, WildKing). Come ti dicevo ci siamo sentiti in una dimensione familiare e abbiamo conosciuto per la prima volta i ragazzi delle altre band. Sono tutte persone disponibili e alla mano. La passione per la musica è sicuramente l’elemento che ci unisce tutti!

In generale, nel panorama underground rock e metal italiano, quali invece le band con cui siete in contatto o con cui ritenete di avere un rapporto speciale? (Andrea): in tutta sincerità non abbiamo nessun contatto particolare. Siamo una band appena nata e negli anni precedenti abbiamo fatto altro uscendo dalla scena underground. Va detto inoltre che rispetto a qualche anno fa le cose sono cambiate parecchio.

Parlando sempre della scena musicale italiana, qual è il vostro giudizio a riguardo? Quali gli aspetti che potrebbero migliorare in relazione anche ad una maggiore accessibilità delle proposte a livello europeo (vedi ad esempio il recente successo dei Måneskin all’Euro Vision Contest – n. d. r.)? (Andrea): il rock in Italia è sempre stato il fanalino di coda della musica. Tolti gli anni ’70 dove esisteva una scena pazzesca e un fermento incredibile con bands che hanno fatto la storia del rock nostrano e internazionale, per il resto è sempre stato un genere di nicchia con band brillanti ma destinate all’oblio. Nei ’90 c’è stata una rinascita, alcune ottime bands si sono affermate ma stiamo parlando comunque di 30 anni fa! Il fenomeno Måneskin passa attraverso una strategia di mercato ben definita,  occorrono diversi milioni di euro per gestire un progetto di quella portata. Sono le persone giuste al momento giusto, hanno l’immagine giusta e le caratteristiche ideali per creare un fenomeno a livello internazionale, personalmente non li seguo e conosco solo il loro singolo pluripremiato, però se tutto questo serve per dare una scossa al mercato e far rinascere l’interesse per un genere relegato al passato allora ben venga. Magari questa volta la rivoluzione partirà dall’alto :-)). (Carlo): personalmente posso dire che sono solo contento che dei ragazzi di vent’anni abbiano riportato un po’ di rock, e perché no non solo con la musica ma anche nel look, che mancava davvero da tanto. L’underground per carità continua a esserci ma, a mio avviso, manca il fermento degli anni passati, in questo caso forse non si avverte l’odore tipico ma rimane un lavoro che potrebbe far accender una miccia per far uscire altre realtà interessanti.

Riguardo i vostri progetti musicali futuri, state già scrivendo i nuovi brani per il prossimo full lenght? A quando l’uscita del primo disco dei LaCùra? (Andrea): abbiamo diversi pezzi pronti e altri in fase di composizione. Vorremmo registrare qualcosa entro la fine dell’anno ma non abbiamo ancora profilato una tabella di marcia. Non sappiamo se sarà un album o ancora una raccolta con 4/5 pezzi. Le idee non mancano!

Sempre parlando dell’album di debutto prossimo, sarà un vero e proprio concept sempre relativo alle tematiche esposte in questo EP d’esordio? Sono previsti eventuali ospiti e, se si, quali? (Andrea): le linee di base sono sempre legate all’analisi e all’osservazione, alcuni brani sono nati in piena pandemia e qualche riflessione sarà rivolta a quel periodo. Per ora non ci sono ospiti, ma come sempre non ci poniamo limiti, tutto può accadere.

Con quali artisti, italiani o internazionali, vi piacerebbe collaborare in futuro o vederli coinvolti nella composizione dei brani futuri dei LaCùra? (Andrea): se devo immaginare una collaborazione allora mi piacerebbe contaminare ulteriormente la nostra proposta aggiungendo altri elementi/strumenti non convenzionali nel genere, però non ho un nome o un riferimento particolare da dare. Se qualcuno che ci legge vuole proporsi noi siamo disponibili al dialogo , sempre. 🙂 (Carlo): se devo prendere la domanda come desiderio personale citerei Victor Wooten tanto per sognare 🙂

Oltre all’attività musicale dei LaCùra, in quali altri progetti paralleli o band siete personalmente coinvolti attualmente? (Andrea): nessuno. (Carlo): sono coinvolto in un quartetto jazz e un trio che potrei definire impro jazz funk.

Se poteste scegliere la vostra lineup dei sogni, comprendente sia artisti viventi che deceduti, da chi sarebbe composta? Forza ragazzi, fateci sognare! (Andrea): ok allora azzardo:

  • Voce : Demetrio Stratos
  • Batteria: Dave Grohl
  • Basso: John Paul Jones
  • Chitarre: Eddie van Halen /Lee Ranaldo
  • Sintetizzatori/piano: Martin Gore 

(Carlo): Rimanendo in ambito rock (altrimenti sarebbe molto differente 😀 ) direi:

  • Voce: Corey Taylor / Jón Þor Birgisson
  • Basso: Ryan Martinie / Les Claypool
  • Chitarra: Frank Zappa / Randy Rhoads 
  • Batteria: Dave Grohl
  • Synth/programming: Trent Reznor

Tornando sul vostro EP d’esordio, avete già in programma delle date estive per promuovere intanto questo lavoro recentemente pubblicato? (Andrea): viviamo alla giornata, piano piano sta ripartendo tutto, dopo la data con DELTA Records suoneremo al Connessioni Festival organizzato al Ride di Milano.

Ragazzi, grazie infinite per la vostra disponibilità e cortesia, è stato un piacere conoscervi, seppur a distanza. Volete mandare un saluto o un messaggio speciale a tutti i vostri followers e ai lettori di VeroRock.it? (Andrea): Grazie a VeroRock per la disponibilità, è stato un piacere rispondere alle vostre domande, un saluto a tutti i lettori, seguiteci e speriamo di vederci presto dal vivo, Stay Rock! (Carlo): grazie a voi per lo spazio dedicatoci e la possibilità che date a tante realtà come la nostra!

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