Oggigiorno sembra sempre più difficile e complicato, se non addirittura improbabile, riuscire a scoprire nuove realtà musicali moderne, al passo con i tempi, ma che, ripescando in modo originale da un passato musicale variegato e multiforme, riescono a produrre e ad offrire dei prodotti interessanti e di spessore. Ma per fortuna esistono ancora anche nel contesto italiano, seppur poche, realtà musicali ricche di idee e sonorità che ti penetrano dentro l’anima: gli Exempla appunto fanno certamente parte di questa categoria!
La rock band laziale, precisamente proveniente da Civitavecchia (RM), nasce dall’esigenza e dal desiderio di mettere in gioco la creatività e la poliedricità di ciascuno dei rispettivi membri. Il quintetto è composto rispettivamente da Marta Melis (voce), Carlo Piernovelli (batteria), Marco Damu (chitarra), Luciano D’Ortenzio (tastiere) e Daniele Baldani (basso). Le loro radici musicali traggono riferimenti, diretti ed indiretti, dal progressive rock di stampo britannico con altrettante forti presenze di psichedelia, avantgarde e un pizzico di new wave di matrice ottantiana (The Cure, Porcupine Tree, solo per citarne alcuni).
Ma tutte queste influenze riscontrabili certamente nella loro musica, sono però sempre assimilate e rielaborate in modo originale e sempre avvincente: la capacità del quintetto di comporre musica mai scontata e sempre profonda, deriva sicuramente dal variegato background che contraddistingue i rispettivi musicisti. Ed è proprio questo connubio ben riuscito tra le loro differenti ed eterogenee esperienze musicali a costituire il quid in più che li rende speciali ed interessanti da conoscere e scoprire nel variegato e forse anche un po inflazionato panorama musicale italiano odierno. Dopo una lunga gestazione musicale, che li ha visti pubblicare diverso materiale inedito nel corso degli ultimi anni (“Go Up The Stream”, “You Can’t Go Back”, “Snake’s Hiss” e “No Confusion” solo per citare i più importanti – n. d. r.), i nostri hanno finalmente dato alle stampe, visto il loro ottimo riscontro soprattutto in sede live, il loro album di debutto ‘Precious’, uscito a Marzo 2018 per la Progredire Records, nuova etichetta discografica indipendente del panorama musicale italiano.
L’ottimo risultato raggiunto con questo primo gioiello discografico di recente uscita, sia in termini di critica che di interesse da parte degli appassionati, ha permesso alla band di eseguire i nuovi brani del disco anche in sede live, con esibizioni anche in teatri e location storiche a dir poco suggestive: tra cui il Castello Viscogliosi a l’isola del Liri, il medievale Palazzo D’Avalos a Vasto, ecc. Tantissimi dunque gli argomenti che abbiamo trattato con la splendida e disponibilissima Marta Melis, frontwoman del gruppo, la quale ci ha raccontato l’evoluzione stilistica del gruppo, dalle origini ad oggi, parlandoci anche del loro approccio “sognante” ma pur sempre “realistico” relativo agli argomenti e alle tematiche affrontate nei loro testi e nei loro brani. Anche l’aspetto visivo è un altro aspetto che contraddistingue la loro sintassi artistica, accompagnando l’ascoltatore/spettatore in un mondo catartico, dove lo spazio ed il tempo acquistano una relatività disarmante. E’ stato anche interessante conoscere il punto di vista di Marta su questioni inerenti il difficile momento che stiamo tutti vivendo a causa della pandemia di covid-19, così come sulla difficoltà di esprimersi all’interno dell’attuale scena musicale italiana.
Un ringraziamento speciale va alla gentilissima Anna Zick e alla Progredire Records – una nuova realtà veramente da scoprire – per la cortesia, disponibilità e supporto tecnico che ci hanno fornito nel condurre questa interessante intervista a Marta Melis. Buona lettura a tutti e come sempre: Rock On!
Salve Marta, grazie innanzitutto per il tempo prezioso che ci stai concedendo e benvenuta su VeroRock.it! E’ veramente un piacere poterti intervistare e darti modo di farci conoscere la vostra musica. Partiamo con la prima “inflazionata” ma doverosa domanda: puoi raccontarci brevemente la nascita e la genesi degli Exempla?
(Marta): La scelta di unirci per dare vita agli Exempla è stata motivata dalla volontà di creare un nostro modo di fare rock, attraverso l’alchimia delle personali esperienze. Siamo soddisfatti del risultato. La nostra musica segna un’inversione di tendenza rock.
Relativamente al vostro nuovo singolo “So Take Me Away” (uscito nel Settembre 2020 per Progredire Records) lo descrivete come “il grido di speranza di ogni essere umano oppresso dalle ideologie materialiste che soffocano gli aneliti immortali dell’anima […] L’ideologia è solo una maschera, il vero volto dell’ideologia è la supremazia sui rivali […] E’ ideologia pensare che tutti possano vivere controllati. La soluzione è in un amore superiore. Il bisogno di un amore infinito è la forza che salverà questo pazzo mondo”. Com’è nata questa struggente rock song? Qual è la location dove è stato girato il bellissimo videoclip?
(Marta): è la storia struggente di una ragazza che a seguito di una delusione d’amore, rapita,subisce uno shock tale da non riuscire più a ragionare in modo lucido. Creduta pazza viene richiusa in un istituto mentale. Fin qui la storia è vera. Noi l’abbiamo arricchita di contenuti che esprimessero la volontà di ritrovare la libertà di cui era priva. Perciò, volutamente, abbiamo inserito alcuni riferimenti alla reclusione immaginando un luogo di detenzione per positivi covid. Il drone che controlla gli spostamenti dei malati, le maschere antigas che esprimono un contesto di contagio globale. Il video è stato girato in provincia di Roma, all’interno di una ex struttura ambulatoriale della ASL.
Altra domanda abbastanza scontata ma doverosa! Puoi sinteticamente descriverci le vostre variegate influenze musicali o quantomeno gli artisti e le band alle quali vi sentite più vicini?
(Marta): veniamo da influenze musicali diverse. Gli artisti che maggiormente ispirano la nostra musica, vanno dal jazz rock al rock progressive. E sono: Brand X, Genesis, Pink Floyd, Porcupine Tree.
Se non erro tu provieni dall’universo jazz. Quali le principali fonti d’ispirazione o le voci che reputi siano state fondamentali per la tua evoluzione musicale nel corso degli anni?
(Marta): si, provengo dal Jazz. Amo Arita Franklin, Ella Fitzgerald, Mina.
Il vostro rock “sognante” (come voi stesso lo definite) mira in qualche modo a scavare nei reconditi dell’animo umano, cercando di fare emergere energie positive che possano in qualche modo portarci ad una crescita interiore e verso il mondo esterno. Come nasce e si sviluppa questo filo conduttore presente nella vostra musica? Come può secondo te la musica di oggi migliorare il nostro rapporto con chi ci circonda?
(Marta): la nostra musica nella fase di composizione e di arrangiamento è pensata per dare appoggio a parole che possano indicare un valido percorso. Apriamo spazi dove la mente può immaginare. La musica è l’arte più spirituale e si presta ad elevare l’essere. Ma la maggior parte degli artisti ne fanno un mezzo per veicolare contenuti distruttivi. Il nostro rock è controcorrente. Il nostro pensiero non è omologato. Non amiamo pensare quello che pensano tutti. Non amiamo fare quello che fanno tutti. Non amiamo suonare quello che suonano tutti.
Nel 2018 avete pubblicato il vostro primo album ‘Precious’, definito come un “concept di energia positiva”. Qual è il trade d’union che lega i vari brani di questo gioiellino sonoro? Qual è stato il responso dei fan e della critica al disco?
(Marta): il filo che unisce ogni singolo pezzo del nostro Album, Precious, è il mistero che ci avvolge. C’è una dimensione spirituale che si estende dentro di noi, più potente di ogni dipendenza, di ogni paura. Quanto al responso della critica, abbiamo ottenuto un buon riscontro. Soprattutto nei live. Ma non pretendiamo piacere a tutti.
Ad inizio anno avete pubblicato un altro singolo, “You Can’t Go Back”, seguito da un altro interessante videoclip (quasi un vero e proprio corto, interpretato da Carlotta Graverini e Michele Ferlito – n. d. r.) che ha come tema portante il dolore delle vittime deportate, torturate, uccise e gettate nelle Foibe, ma che si riferisce più in generale alla violenza subita dai militari e dai civili sotto i regimi totalitari. Com’è nata l’esigenza di sviluppare questo tema?
(Marta): le foibe sono uno squarcio di storia sottaciuta per decenni. Noi abbiamo voluto evidenziarne le atrocità. E’ stata un’esigenza di giustizia. Le atrocità sono state fatte sia a destra che a sinistra. Evidenziare quelle della destra e tacere quelle della sinistra non ci sembrava giusto. Questo brano esprime il coraggio di dire le cose come stanno. Le ideologie stanno alla base delle più sanguinose rivoluzioni.
Un altro brano che ho apprezzato molto (forse addirittura uno dei miei preferiti) è il recente “No Confusion”, dallo stile veramente molto anni ’80, a cavallo tra i The Cure e gli Spandau Ballet. In particolare ho apprezzato, oltre alla tua ispiratissima ed evocativa voce, anche gli arrangiamenti di basso – vero perno del brano – e l’azzeccatissimo assolo di sax nel bridge centrale, così come il semplice ma efficace pad di tastiera. Quali le tematiche sottese a questo pezzo dalla melodia raggiante e positiva?
(Marta): “No confusion” è un pezzo che chiarisce la questione del vero e del falso, del bene e del male. Il male va evitato a tutti i costi perché porta con sè sofferenza e disperazione. La coincidenza degli opposti è ideologia teosofica delle sette occulte e gnostiche. Queste esaltano il male al fine di conseguirne un determinato bene soggettivo. Noi diciamo che c’è il bene e c’è il male. Non una sintesi superiore che le fonde, fino a giustificare le peggiori scelte, i peggiori crimini. E’ la luce che splende in questo pezzo. Nel video la droga mercificata uccide. Un giovane vi trova la morte per overdose. Ma la sua anima si innalza libera verso i confini infiniti di Dio. Il male non è l’ultima parola della storia. La morte non ghermisce l’anima immortale.
Un’altra influenza che ho riscontrato molto forte nella vostra proposta sonora è certamente quella di Alan Parsons (ingegnere del suono dei The Beatles nonché anche produttore di alcuni capolavori dei Pink Floyd – n. d. r.), soprattutto per quanto concerne la fase di arrangiamento e postproduzione. Concordi con me su questo mio pensiero? Quali lavori dell’artista britannico vi sono particolarmente cari?
(Marta): è vero. Per la registrazione in sala e per il mixaggio ci ispiriamo ai suoni curati e raffinati di Alan Parsons. Amiamo sentire i rullanti suonare bene e in modo potente. I giri di bassi devono essere distinti e puliti. Le distorsioni delle chitarre non troppo sature. I pad devono aprire spazi sconfinati dove far viaggiare la mente. Gli effetti devono essere ben dosati. Comunque gli album di Alan Parsons che amiamo di più, anche se meno conosciuti, sono: ‘On Air’, ‘A Valid Path’, ‘Turn It Up’.
Com’è nata la vostra collaborazione con la Progredire Records? Cosa vi ha fatto scegliere di intraprendere questo percorso discografico con loro?
(Marta): l’etichetta con la quale collaboriamo è un miracolo. Possiamo esprimerci artisticamente. Oltretutto, apprezzando il nostro raffinato rock, si occupa anche di live management. I teatri e le location storiche sono preferite dall’etichetta per valorizzare le atmosfere create dal nostro sound.
A proposito del vostro rapporto con il palco. Com’è andato il vostro concerto dello scorso 1° Febbraio al Teatro Greco di Roma? Qual è stato il responso dell’audience presente?
(Marta): il live al Teatro Greco di Roma è riuscito perfettamente. L’audio era eccellente. La gente ha vissuto con entusiasmo il crescendo della scaletta, fino ad esplodere con tre inediti. Solitamente iniziamo con pezzi più tranquilli, ma a metà serata cominciamo a spingere il nostro rock fino a travolgere con potenza gli spettatori, i quali rimangono elettrizzati.
La vostra proposta musicale ‘avant-garde’ rock, è permeata come dicevamo da influenze eterogenee ma fuse in maniera a mio parere originale e sublime. Oltre alla decadente new wave degli anni ’80 sono presenti forti riferimenti anche al progressive rock. In generale, quali sono le band attuali che reputate più vicine al vostro approccio sonoro?
(Marta): in Italia nessuno. In altri paesi sicuramente, ma sarebbe da esplorare nell’underground anglosassone.
Dalla vostra nascita ad oggi quali sono le band o gli artisti e compagni di etichetta con i quali avete instaurato un rapporto ed un’empatia musicale se ci sono? Eventuali future collaborazioni esterne sui vostri brani di prossima uscita?
(Marta): abbiamo fatto diversi concerti con i SevenDaysBefore. Sono dei carissimi amici e il loro sound è veramente bello.
La scelta di cantare in inglese secondo me è ideale sia a livello compositivo – per la musicalità dell’idioma con la vostra proposta musicale – sia per le enormi possibilità che possono nascere da una diffusione e quindi fruizione a livello internazionale. Avete però pensato, anche per qualche brano di prossima uscita, di fare uno “strappo alla regola”? O magari una doppia versione sia in italiano che in inglese?
(Marta): all’attivo, abbiamo un grande repertorio sia in italiano che in inglese. Sicuramente qualche sorpresa ci sarà nel prossimo progetto. Siamo in fase di riflessione se uscire con un EP oppure con un Album.
A livello compositivo, come nascono e si evolvono i vostri brani? Avete un processo oramai abbastanza standardizzato per la scrittura dei testi e delle parti suonate oppure vi regolate di volta in volta a seconda dalle idee che vengono fuori?
(Marta): composizione e arrangiamenti preparano lo spazio musicale. L’ultimo step sarà la melodia per la voce che farà da sostegno al testo.
Vedendo i vostri videoclip e sentendo la vostra musica si percepisce comunque una forte componente tecnologica e digitale presente. Qual è il tuo e il vostro rapporto con le nuove frontiere del digitale? In che direzione artistica pensi che questi dispositivi – opportunamente utilizzati – possano migliorare anche il processo compositivo o di fruizione della musica?
(Marta): “Dark Vision”, “Snake’s Hiss”, “Delirium Of Mind”, “Rain From The Sky”, “Go Up The Stream”, sono stati pensati con una imponente presenza tecno. Anche questo rende il nostro rock diverso. Dentro la nostra musica c’è molta riflessione per le idee nuove, c’è molta creatività sonora.
Domanda un po particolare. Se avessi un sogno nel cassetto, ad esempio poter suonare dal vivo con uno dei tuoi artisti preferiti (viventi o deceduti), con chi sceglieresti di esibirti e perché?
(Marta): è pura fantasia, ma sceglierei di esibirmi con i Pink Floyd, oppure, almeno con Steven Wilson.
Questi difficili mesi che tutti noi stiamo vivendo a causa della pandemia, ci hanno portato spesso a riflettere anche sulla nostra condizione interiore di essere umano. Come hai vissuto questo periodo a livello personale e artistico? Pensi che nel breve periodo si possa ritornare al mondo dei concerti oppure si penserà anche a forme alternative di fruizione della musica live?
(Marta): a livello personale le restrizioni imposte dalla pandemia, hanno fatto riscoprire, e parlo per me, la dimensione più interiore. Non credo ritorneremo alla normalità. Piuttosto penso che la pandemia sia un pretesto per instaurare un nuovo ordine sociale ed economico nel mondo. E fino a quando non sarà consolidato non usciremo dalla palude.
Sembra prematuro pensarlo – vista appunto la pandemia ancora in corso – ma avete già iniziato a pensare a nuove possibili date live magari per l’estate o l’autunno prossimo? Magari qualche concerto in live streaming per i fan?
(Marta): se il contesto generale lo permetterà, siamo pronti per un concerto a Luglio, in un contesto completamente naturale. Per quanto mi riguarda non amo il live in streaming. Sarebbe come offrire una bevanda virtuale, invece di un buon vino.
Come reputi l’attuale scena underground alternative italiana? Cosa manca secondo te alla musica rock in Italia per poter diventare mainstream o seguita da un pubblico più numeroso come avviene da sempre in altri paesi (penso alla Germania o alla Svezia)? Quali sono secondo te le principali criticità presenti nella scena rock tricolore? Dove possono secondo te migliorare anche le band nell’approccio verso un pubblico abituato purtroppo spesso ad ascolti passeggeri?
(Marta): è una questione di cultura. La musica è spalmata, appiattita, omologata al gusto dell’incompetenza diffusa.
A prescindere dal covid-19, avete dei progetti musicali in cantiere? State componendo i brani per un nuovo disco o EP di prossima uscita?
(Marta): certamente. Usciremo con un altro progetto. Ci stiamo lavorando.
Grazie ancora per la pazienza nel rispondere a tutte nostre domande e curiosità. Se vuoi lasciare un messaggio a tutti i vostri fan, ai lettori di VeroRock.it e magari anche ai giovani musicisti questa è l’occasione giusta!
(Marta): ricordo a tutti che potete seguirci sui nostri canali social ufficiali, quindi su Facebook,Twitter, Instagram, Youtube. Inoltre, sul nostro sito web www.exemplatraunt.com. Siamo presenti in tutti i digital stores: Spotify, iTunes, AppleMusic, Amazon, Napster, GooglePlay, ecc…Ringrazio VeroRock.it e tutti i lettori e vi saluto con affetto. Ciao!