VeroRock
Image default
Album 2020 Recensioni

ROAD SYNDICATE – Smoke

Quando ci si appresta a recensire al giorno d’oggi un lavoro sanguigno e dalle tinte abbastanza vintage prodotto da un quartetto di navigati musicisti della scena rock e metal capitolina è sempre d’obbligo porsi in partenza la seguente domanda: ha ancora senso parlare oggi, nella seconda decade dei duemila, di hard rock di matrice anglofona con riferimenti a quelle sonorità che hanno portato in auge il nostro genere preferito tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso? Nonostante i tempi presenti sembrino poco propizi ad una possibile risposta positiva al presente quesito, almeno per il sottoscritto sono ancora molte le ragioni per le quali questo genere ha ancora molto da dire e può tornare, seppur ridimensionato e con diverse modalità, a rivivere nel cuore e nelle orecchie di tutti noi appassionati! A supporto di questa tesi, il debut album dei rockers romani Road Syndicate, ‘Smoke’, ci conferma come ancora oggi, in un mondo dominato dalle tecnologie e dalla musica sintetica e minimalista (anche aimé in ambito hard’n’heavy nelle produzioni dei gruppi storici – n. d. r.), sia possibile produrre musica rock di qualità, suonata con grande passione e perizia tecnica, nonché con un’attenzione particolare alle singole composizioni, pur non rinnegando i loro evidenti riferimenti musicali anglofoni!
Tutto questo, e molto altro, è presente nel primo attesissimo album di debutto di questa giovane realtà del panorama hard’n’heavy capitolino. O meglio, giovane solo in quanto ad anni di attività come Road Syndicate (nati nel Settembre 2018 dalle ceneri dei precedenti Dr. Speed – n. d. r.), perché composta invece da musicisti rinomati e d’esperienza oramai da diverse decadi nella scena rock e metal romana: alla voce e chitarra ritmica Lorenzo Cortoni(Johnny & the Gozzillas, The Blues Preachers, Tom “Bones” Malone), alla chitarra solista Fabio Lanciotti(Enrico Capuano, Balletto di Bronzo, Alice Pelle), al basso Emiliano Laglia(Aibhill Striga, Anno Mundi, Max Smeraldi) ed infine alla batteria Cristiano Ruggiero (Post Scriptum, Cosmofrog, Graal). I nostri hanno presentato in anteprima assoluta il loro primo album in studio, ‘Smoke’Domenica 16 Febbraio 2020 presso la rinomata location del Kill Joy, storico e importante club di Roma, ricevendo un ottimo riscontro da parte del pubblico e degli addetti ai lavori presenti, nonché da parte dei molti amici e colleghi musicisti. Quello che più di tutto colpisce sin dai primi ascolti di questo ottimo debutto, è la sapiente miscela di influenze provenienti prevalentemente dal mondo rock a stelle e strisce delle due decadi d’oro (Kiss, Bon Jovi, Van Halen, Damn Yankees, ecc.), con qualche virata anche ai primordi della terra d’Albione (Deep Purple ed Uriah Heep su tutti). Ma la capacità e l’esperienza non soltanto tecnica e strumentistica quanto riferita in particolare al loro variegato e consolidato background artistico, sia in termini di musicisti che di attenti ed appassionati ascoltatori, ha consentito loro di miscelare e di fondere sapientemente questo cocktail devastante di matrice rock’n’roll senza risultare pressoché banali ne scontati. Certamente, soprattutto per gli ascoltatori più attenti ed esigenti come il sottoscritto, la classica sensazione di ‘dejavù’ e di già sentito ogni tanto a sprazzi fa capolino tra un brano e l’altro, ma non per questo incide o sminuisce un buon prodotto che, ripeto, risulta assai piacevole e godibile dall’inizio alla fine!

L’apertura è affidata alla tagliente ed arrembante “Why”, ottima aprtura con riff di chitarri monolitici, sui quali si staglia la voce graffiante di Lorenzo, mentre molto easy listening risultano i cori sul ritornello centrale, seguiti da un eccellente solo alla sei corde di classica matrice bluesly rock, eseguito con grande maestria. Si passa alla seguente traccia, “Drifting”, aperta da un coro “a cappella”, a mio modo di vedere leggermente dissonante rispetto al resto del brano, che invece si sviluppa su coordinate più british con riferimenti agli ultimi lavori targati Deep Purple o dei connazionali Uriah Heep, soprattutto per quanto concerne l’ispirata prova canora di Lorenzo, mentre il ritornello resta sui binari classici con un coro melodico che riprende l’intro iniziale, fino ad arrivare ad un altro ottimo solo di chitarra con uno stacco interessante in coda al brano. “Get Away” è aperta invece da un riff granitico, classica heavy song dei primi anni ’80, molto in stile Krokus, sia nelle strofe che nei cori centrali: ecco, proprio questo brano, tra i migliori certamente di questo debutto, può essere il biglietto da visita per chiunque voglia conoscere la band e per mostrare anche ai più scettici come si può ancora oggi fare del sano e buon hard rock d’annata! Con la successiva “Turning To Smoke” cambiano invece leggermente le coordinate stilistiche e sonore: siamo qui invece al cospetto di una sorta di semi ballad acustica/elettrica in pieno stile “Wanted (Dead Or Alive)” dei Bon Jovi (complice forse anche la precedente militanza dell’amico Emiliano Laglia nei Jersey Cowboys, storica tribute dei Bon Jovi – n. d. r.), come si evince chiaramente dall’intro di chitarra acustica e basso iniziale, mentre il cantato quasi sussurrato ci fa immergere in atmosfere roventi, in paesaggi incontaminati nel cuore degli USA. Anche qui un ritornello melodico caratterizza un brano che lascia certamente non indifferente l’ascoltatore, soprattutto come dicevamo per la bravura ed esperienza dei musicisti coinvolti nel riuscire ad amalgamare in maniera egregia il tutto. “Not Coming Back”, di cui è stato girato anche un videoclip, è una sorta di hit/singolo di presentazione della band: anche in questa circostanza le influenze hardrockeggianti americane ed anglosassoni riescono a fondersi molto bene, con un cantato che ricorda un po Gillan (in più di un’occasione mi ricordava la storica “Hush” – n. d. r.) ed un assolo veramente ben riuscito dopo il bridge centrale: forse il brano più significativo di tutto il disco! Uno stacco ritmato di batteria, con un ottimo lavoro sui tom, coadiuvato da una intro di chitarra ci catapultano in “Woodoo Queen” che, a discapito dell’apparente nome che potrebbe rimandare a sonorità southern rock dell’area del Mississipi, resta sui binari più british sia nelle strofe che nel refrain centrale, mentre lo stacco iniziale di batteria riesce a legare bene il bridge con la parte finale. Si ritorna invece negli states con la ritmica “Out of My Head”, brano sicuramente molto energico e frizzante ma che mi sa un po di già sentito, non che però dispiaccia assolutamente ascoltarlo ma certamente non apporta nessuna grossa novità interessante al tutto: molto interessante e ben riuscita la parte più lenta prima del finale. “Silent Scream” è invece la penultima traccia dell’album, ultimo brano inedito presentato, che alterna in un midtempo parti più introspettive nelle strofe ad altre più grintose nei ritornelli: la classica heavy song dalle tinte malinconiche e dalle melodie intense! Il disco si chiude infine con una inaspettata reinterpretazione del classico “Do You Love Me?” dei Kiss: una rilettura abbastanza fedele all’originale, con i classici cori catchy e il mood rock’n’roll settantiano che da sempre lo contraddistingue. Insomma un piccolo ma doveroso tributo ad uno dei loro riferimenti musicali più evidenti in questo primo lavoro in studio presentatoci!

Per tirare le somme, cosa si può aggiungere più di quanto già dettagliatamente detto e descritto con dovizia di particolari, riguardo questo primo sigillo discografico a firma Road Syndicate? Sicuramente siamo di fronte ad un lavoro interessante che, pur non regalandoci nessun particolare sussulto tra le otto tracce (più una cover) proposte, certamente risulta essere un buon prodotto, ben suonato e composto con alcune tracce certamente accattivanti e godibili, soprattutto in sede live. Insomma un lavoro vivamente consigliato per tutti gli appassionati del genere che sicuramente troveranno pane per i loro denti. Anything else? It’s Only Rock’n’Roll (But I Like It)!

Voto: 7,5

Tracklist:
1. Why
2. Drifting
3. Get Away
4. Turning To Smoke
5. Not Coming Back
6. Woodoo Queen
7. Out of My Head
8. Silent Scream
9. Do You Love Me? (Kiss cover)

Line-up:
Lorenzo Cortoni (voce, chitarra)
Fabio Lanciotti (chitarra, cori)
Emiliano Laglia (basso, cori)
Cristiano Ruggiero (batteria)

Genere: Hard Rock, Mainstream Melodic Rock

Data di pubblicazione: 10 Luglio 2020

Etichetta: autoprodotto

Editore: Orange Park Records, Kill Joy Reloaded e Stirred Zone Agency

Contatti:
https://www.facebook.com/pg/RoadSyndicate/
Instagram @road_syndicate
You Tube Road Syndicate
Twitter @RoadSynd
roadsynd@gmail.com

Related posts

PRETTY MAIDS – Red, Hot And Heavy

Rocco Faruolo

EXEMPLA – Mystic Perceptions

Raffaele Pontrandolfi

NO NAMES – Piano 21

Rocco Faruolo

Leave a Comment

This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.