È sempre un’impresa ardua doversi trovare a recensire l’ultimo prodotto discografico di una band con la quale da sempre si ha un rapporto speciale e personale (nonché familiare, essendo due componenti su tre cugini di secondo grado del sottoscritto – n. d. r.), di cui soprattutto si è seguita poco a poco, passo dopo passo, l’evoluzione stilistica nonché i cambi di lineup che ne hanno sancito la crescita progressiva nel corso di questi quasi venticinque anni di carriera. Nel corso di questa lunga ed affascinante quanto oscura esistenza sulle scene metal, il combo lucano, proveniente precisamente da Potenza, si è guadagnato un ottimo seguito di tutto rispetto sia in patria e sul territorio nazionale, ma anche e soprattutto a livello europeo e d’oltreoceano. La creatura nata dalla mente di Mancan, leader e fondatore, oramai quasi un quarto di secolo fa, ha saputo quindi ritagliarsi una fetta importante di fan nel variegato e nutrito panorama metal underground tricolore, complice certamente l’evoluzione delle sonorità proposte che con il tempo hanno portato alla creazione oramai di un trademark ricercato ed originale. Dalle origini contraddistinte da riferimenti più prettamente di matrice black/doom metal, alle sperimentazioni intermedie dark wave/ melodic death metal, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui le sonorità più cupe e minimaliste degli albori si incontrano con paesaggi sonori a tinte mediterranee, psichedeliche e progressive.
Quella che certamente è risultata essere una costante nella loro crescita musicale è la loro ricerca lirica basata su tematiche riferite al mondo dell’occultismo, del misticismo e satanismo, con le quali da sempre la band si confronta con coerenza, cercando di ricreare “immagini sonore” che rappresentino al meglio questi momenti oscuri ma pur sempre facenti parte del nostro mondo quotidiano. Questa coerenza inoltre è da sempre presente oltre che nei testi anche nella loro musica che, come sottolineavamo in apertura, cerca di coniugare un sound grezzo, granitico ed estremo a parti intrise di melodie ricercate e mai banali su di una base sonora che cerca di reinterpretare le influenze e i riferimenti musicali (Moonspell, Tiamat, Type O Negative, Rotting Christ, Goblin, Ulver, Anathema, ecc.) con reminiscenze di matrice locale. Ne sono prova le eccellenti uscite che hanno sancito, soprattutto negli ultimi sette anni, l’ascesa dei nostri nel panorama metal italiano e non: il punto di svolta segnato da ‘Inferno’ (2011, Scarlet Records) e dal successivo ‘Necrogod’ (2013, Code666 Records), in cui si è finalmente materializzata l’essenza della loro proposta già presente dagli esordi, proseguito con la maturazione artistica e stilistica nell’omonimo ‘Ecnephias’ (2015, My Kingdom Music Records) e nel successivo “sperimentale” ed atipico ‘The Sad Wonder Of The Sun’ (2017, My Kingdom Music Records), album quest’ultimo che ha segnato anch’esso una sorta di rinascita sonora dovuta anche ad alcuni cambi nella lineup, fino all’ultimo settimo sigillo ‘Seven – The Pact Of Debauchery’, uscito a fine Marzo 2020 anch’esso per la nostrana My Kingdom Music!
Ma veniamo adesso a questa nuova creatura sonora targata Ecnephias che, sin dalla demoniaca copertina ad opera della bravissima artista Luciana Nedelea, ci conduce per oscure ed eteree lande, dove l’angoscia e la tristezza si intrecciano con una melodia decadente e pregevole. L’apertura di questo full lenght è affidata a “Without Lies”, con una intro caratterizzata da un tappeto sinfonico e da un crescendo fino a sfociare in una vera e propria heavy gothic song, con arrangiamenti eccellenti nonché da un solido riff e da un drumming roccioso sui quali si staglia la roca e graffiante voce dell’oscuro Mancan! Insomma un pezzo che ci riconferma nuovamente lo stato di grazia del combo lucano, composto attualmente da una formazione a tre, grazie soprattutto alle sapienti variazioni ritmiche, assai variegate, ma che riescono ad essere bene amalgamate da un’armonia generale: da menzionare l’ottimo solo di chitarra come il midtempato bridge centrale prima della conclusione. Dopo questa partenza col botto, passiamo alla seguente “The Night Of The Witch”, altra song di ottima fattura, introdotta da un arpeggio etereo di chitarra accompagnato da un arrangiamento pianistico dolce ma sinistro allo stesso tempo: il cantato growl di Mancan si alterna a parti pulite nell’epico ritornello, riuscendo a creare delle atmosfere tetre, quasi catartiche, inframmezzate da intermezzi chitarristici mai scontati. Passiamo così ad una delle vere e proprie hit alle quali i nostri ci hanno già da tempo abituato: “Vampiri”, un brano in pieno stile dark wave ottantiano, aperto da un possente stacco di batteria sorretto da soffuse tastiere, mentre sullo sfondo è la voce clean in italiano a tessere le trame sonore di questo pezzo che va a posizionarsi certamente tra gli episodi più interessanti e meglio riusciti della loro intera discografia, sia per intensità musicale che per il bellissimo testo e solo centrale! “Tenebra Shirts” costituisce un altro pezzo meritevole di menzione: aperture sparata sorretta da chitarre taglienti e tastiere di sottofondo, con pregevoli stacchi di chitarra prima delle strofe, mentre ancora una volta è il lavoro preciso e detonante di batteria a rendere il tutto fluido senza parti ostiche da ascoltare e digerire! Con la seguente “The Dark” torniamo nuovamente su sonorità più aperte e distese, con un leitmotif di pianoforte a dipingere paesaggi sonori metafisici, sui cui la demoniaca voce di Mancan torna a ruggire tanto nelle strofe che nel bridge centrale! Proseguiamo così con le atmosfere orientaleggianti di “Run”, altro brano sperimentale che continua questa costante ascesa negli inferi sonori, ancora una volta con la ricotta vincente di un cantata alternato growl/clean capace di generare emozioni sulfuree. Da sottolineare l’ottimo stacco di percussioni, sempre ad opera di Demil, che certamente riesce a rendere il brano accattivante, rifuggendo da qualsiasi monotonia di sorta.
Arriviamo adesso ad un altro apice di questo avvincente disco, “The Clown”, introdotta da un ipnotico riff in crescendo di synth, basso e chitarra, che riesce a rapire l’ascoltatore sin dal primo ascolto soprattutto nei refrain e nei cori: ascoltandola mi è quasi sembrato di rivivere le scene del famoso “IT” di Stephen King, con un Pennywise pronto a sorridermi e a spalancare le fauci, mentre infiniti palloncini rossi si stagliano sul cielo luminoso. Proprio la capacità dei nostri di saper trasporre in musica emozioni tetre e sognanti, creando un universo sonoro e immaginifico di grande intensità, è una costante presente anche in questo ultimo lavoro in studio: da menzionare in quest’ultima track l’ottima scelta nel bridge centrale di utilizzare un arpeggio di chitarra/mellotron atto ancora una volta a mantenere i fili sottili di questa oscura ma ammaliante architettura sonora! Un sincopato interludio di percussioni e voce sussurrata ci conduce invece in un altro dei brani che più ho apprezzato dell’album, “Il Divoratore”: questa volta il cantato in italiano si rivela un’opzione efficace a creare quelle atmosfere decadenti supportate da testi profondi nonché da arrangiamenti di tastiere e chitarre sublimi, fino a sfociare in un altro eccellente assolo di chitarra, sapientemente elaborato ed eseguito da Nikko! Siamo giunti così all’ultimo sigillo di questo disco che, come sottolineavamo in apertura, ha sancito nuovamente la consacrazione degli Ecnephias nel panorama underground nazionale: la sperimentale “Rosa Mistica”, dall’apertura quasi elettronica, in pieno stile Nine Inch Nails, è la degna conclusione di un album che ha pienamente confermato tutte le attese e aspettative previste. Caratterizzata da strofe taglienti e da un drumming potente e serrato, la song riesce ancora una volta a creare atmosfere apocalittiche nel ritornello centrale (…“scoppiano i sepolcri nella stanza”…), conducendoci verso l’epilogo finale, senza lasciarci il tempo di rifiatare!
Per concludere, un album avvincente che certamente soddisferà i palati di tutti i fan degli Ecnephias, oltre certamente ad attrarre nuovi ascoltatori alla loro interessante ed originale proposta sonora. Da sottolineare inoltre la collaborazione nei testi da parte di Matteo Restaino e il mixaggio ad opera di Federico Falasca, che certamente hanno apportato un contributo notevole alla buona riuscita del prodotto. E’ alquanto difficile oggi scoprire nuove proposte musicali che riescano a farci emozionare proprio per la loro mutevole e variegata natura sonora delle composizioni, risultando ogni volta sorprendente e destabilizzante (in senso positivo), ma ancora una volta i nostri si dimostrano artisti ricchi di sorprese e di creatività da vendere: bentornati Ecnephias!
Voto: 8/10
Tracklist:
1. Without Lies
2. The Night Of The Witch
3. Vampiri
4. Tenebra Shirts
5. The Dark
6. Run
7. The Clown
8. Il Divoratore
9. Rosa Mistica
Line-up:
Mancan (basso, voce, programmazione-effetti, tastiere)
Demil (batteria)
Nikko (chitarre e tastiere)
Genere: Dark Metal, Mediterranean Metal, Extreme Occult Metal, Gothic Metal
Data di pubblicazione:
Marzo 2020
Etichetta: My Kingdom Music
Distributore: Goodfellas/Audioglobe
Contatti:
ecnephias@hotmail.it
https://www.facebook.com/ecnephias/
http://www.reverbnation.com/ecnephias
http://www.metal-archives.com/bands/Ecnephias/52457
http://www.metalkingdom.net/band/6999_ecnephias
http://ecnephias.bandcamp.com/