In occasione del loro ritorno sulle scene capitoline, con il “release party” del loro ultimo album “Hell III” tenutosi all’Orion Live Club di Ciampino (Roma) lo scorso Venerdì 11 Ottobre 2019, non potevamo mancare dallo scambiare quattro chiacchiere con i seguitissimi alligatori capitolini, uno dei gruppi certamente più meritevoli e interessanti della scena underground rock/metal italiana! Di seguito una breve ma esaustiva carrellata, soprattutto per coloro che non li conoscono, delle tappe principali di quella che è la loro ormai decennale carriera sulle scene musicali nostrane.Gli Helligators nascono a Roma alla fine del 2009. Nel 2011 pubblicano il loro primo full lenght “Against All Odds”, autoprodotto e registrato nei Moon Voice Studio. Nel novembre dello stesso anno viene pubblicato il video del singolo “Tattooed Killer”, prodotto dalla Solobuio Visual Factory. Nel luglio 2012 esce il singolo “Snake oil Jesus” e il lyric video (prodotto da EstremArte). Nell’agosto del 2014 la band entra nuovamente nei Moon Voice Studio per registrare il secondo album. Nella primavera del 2015 gli Helligators firmano per la Sliptrick Records. “Road Roller Machine”, il nuovo album, è uscito nel maggio 2015. Nel dicembre 2016 esce in formato digitale “Nice Boys”, tributo ai Rose Tattoo. Nel marzo 2017 esce l’Ep “Back to life”, contenente due nuove canzoni: “Born Again” e “Servant no more”. Nel giugno 2019 esce il terzo album, intitolato ‘Hell III’, sempre per la Sliptrick Records.Buonasera Helligators, partiamo con la prima domanda: ci raccontereste come nascono e si evolvono gli Helligators dal 2009, anno di nascita della band, ad oggi?
(Mik): gli Helligators nascono nel febbraio 2009 col nome Snakebones. All’inizio c’era solo l’intenzione di fare musica ogni tanto senza avere nessun obbiettivo, era un modo per riunirci tra amici. Si componeva assieme e abbiamo registrato qualcosa senza neanche pubblicarlo. Poi nel 2010 cambiammo nome in Helligators e già si cominciava a capire che questo progetto non era più un passatempo, ma qualcosa che suscitava interesse. Da allora molte cose sono cambiate, in particolare la presa di coscienza della personalità di gruppo che all’inizio è semplicemente una comprensione delle diversità o affinità di ognuno di noi. Ora posso dire che abbiamo un corpo compatto e che, pur avendo diversità caratteriali e diversità di gusti musicali, siamo riusciti a trovare il punto forte che caratterizza il progetto Helligators.
(Kamo): più precisamente 2010, nel 2009 eravamo ancora Snakebones con la primissima line up. La band è nata semplicemente da un gruppo di amici tutti provenienti da altre situazioni musicali che avevano voglia di fare un pò di musica insieme. All’inizio senza nemmeno sapere cosa sarebbe venuto fuori, poi piano piano tutto ha preso più o meno una forma. A Roma c’erano molte band che suonavano molte cose diverse nel 2010 ma di mia conoscenza nessuna che suonasse del rock’n’roll come il nostro. Abbiamo iniziato a fare i primi live nei piccoli club, sembrava che la gente si divertisse, noi pure ci divertivamo e così siamo andati avanti ed eccoci ancora qui, nonostante diversi cambi di line up. Di quelli del 2009 siamo rimasti solo io e Mik.
Per quanto riguarda “Hell III”, vostro nuovo album, quali sono le differenze salienti che per voi ha questo terzo disco rispetto ai primi due? Sappiamo che in questo ultimo lavoro avete sperimentato nuove sonorità senza però compromettere il vostro stile originale di sempre, ci direste qualcosa a proposito di questo?
(Alex): avendo cambiato 2 elementi della line-up, per forza di cose un cambiamento c’è stato. L’ingresso di Simone e Pinna ci ha permesso forse di sperimentare un po’ di più a livello melodico, senza però perdere l’impatto tipico del nostro sound. La nostra libertà compositiva poi ci ha portato a scrivere anche una ‘suite’ di circa dieci minuti e una strumentale in collaborazione con Gianni Colaiacono (ex bassista di Banco del Mutuo Soccorso e Angelo Branduardi), cose un pochino atipiche rispetto ai nostri standard precedenti.
(Simone): il sound degli Helligators ha mantenuto tutto il suo impatto. Il cambio di line-up ci ha permesso appunto di poter “sperimentare” con la melodia, usare un cantato un po’ più pulito in alcune parti e anche un bell’intreccio tra chitarre e voce. E’ stato divertente e bello poter fare questo mantenendo intatti sia il nostro sound che la nostra attitudine heavy. ‘Confession’ parte I e II ne sono un bell’esempio.
(Mik): l’ingresso di Simone alla voce ci ha permesso di approfondire il discorso melodico e di addentrarci in campi diversi. L’utilizzo di una voce versatile ci ha permesso anche di esibirci in dei live in acustico, quindi perché non riportare questo in un disco? Compositivamente anche il basso di Pinna ci ha dato un notevole apporto di melodia, portando spesso una linea non solo ritmica ma anche ricca di fraseggi che, incastrati alle chitarre, hanno impreziosito molto il sound dei brani.
(Kamo): il primo album, ‘Against all odds’, è un esordio timido e poco consapevole di una band appena nata che aveva forse troppa fretta di uscire subito con un disco. Personalmente credo che ci siano 5 pezzi buoni che ancora suoniamo infatti, ma non suona totalmente Helligators in quanto ancora non avevamo sviluppato la nostra vera identità sonora. Si stava lavorando e crescendo. ‘Road Roller Machine’ invece è un disco che amo davvero, mi piace dall’inizio alla fine, rock’n’roll in puro stile Helligators senza niente di studiato o superfluo ma di effetto immediato. Ancora oggi quando mi capita di ascoltarlo mi esalto. ‘Hell III’ è sicuramente il più completo dei tre, con molta melodia e momenti diversi, sia nella dinamica che nell’intenzione. Spero che in tutto questo non si sia perso il nostro stile, la nostra impronta…secondo me no, ma è l’impressione dell’ascoltatore quella che conta di più.
In futuro pensate di dedicare ancora spazio alla sperimentazione, se sì in quale modo?
(Alex): ci sentiamo molto liberi nelle nostre scelte e non escludo qualche novità. Ad esempio, parlando tra noi, negli ultimi tempi ci sta stuzzicando l’idea di registrare qualcosa in acustico, una specie di ‘Jar Of Flies’, con tutto il rispetto per un album meraviglioso come quello. Negli ultimi due anni abbiamo fatto molti concerti in unplugged che ci hanno divertito e fatto crescere. Chissà se porteremo anche in studio questa ‘veste’ diversa degli Helligators.
(Kamo): dell’acustico lo ha già detto Alex, ed è una cosa che mi piacerebbe fare anche a livello di spiritualità all’interno della band stessa. Da tempo chiedo una settimana da passare in montagna, isolati dal mondo, durante la quale suonare e comporre in piena spensieratezza. Per quanto riguarda l’elettrico, sul prossimo disco vorrei proprio sperimentare un nuovo modi di lavorare alla composizione. Spero di trovare nei miei compagni una comunione di intenti per portare la nostra musica verso altre direzioni compositive. Vedremo cosa succede.
(Mik): stiamo cercando di variare alcune cose nella fase compositiva, prestando attenzione a cose nuove da sperimentare senza uscire fuori dal nostro istinto che ci fa dire al primo ascolto “Questo funziona andiamo avanti!”. Non abbiamo mai studiato nulla a tavolino e di fatto non ci siamo mai fatti troppi problemi. Ormai sappiamo e lo sentiamo subito se il pezzo che si compone è degno di arrivare fino in fondo.
(Simone): non ci prefissiamo mai nulla in sede di composizione. Nulla è mai studiato a tavolino, c’è sempre spazio per la “sperimentazione” senza però distaccarsi troppo da ciò che siamo. Sono un paio di anni ormai che facciamo anche concerti acustici che prima non si facevano, quindi direi che c’è sempre spazio per crescere ed esprimersi. Detto questo, la nostra vena heavy rock sarà sempre presente.
(Pinna): cerchiamo di scrivere belle canzoni, ‘sperimentale’ per noi sarà il non ripetersi….Quindi si, ci dedicheremo alla sperimentazione!
Quali sono le tematiche trattate in “Hell III” e chi di solito si occupa di scrivere i testi?
(Kamo): a differenza di ‘RRM’ dove ero stato molto attivo e coinvolto nella scrittura dei testi, su ‘Hell III’ se ne è occupato unicamente Dude, quindi lasciamo a lui la risposta.
(Simone): i testi di Hell III li ho scritti io e le tematiche trattate nascono da esperienze, riflessioni e opinioni sia personali che sociali. Ad esempio la opener ‘Rebellion’ parla appunto di ribellione contro chi ci vuole controllare ed opprimere, ma non solo. Si tratta di ribellione anche verso tutte le cose della vita che non ci piacciono o che ci fanno star male. Amicizie, relazioni, amori, politica, lavoro, ecc. Fare uscire la propria natura senza paura. ‘Here To Stay’ invece è una canzone che parla di consapevolezza del proprio essere e del fregarsene di ciò che pensano gli altri. ‘Confession I’ affronta il tema delle dipendenze, mentre ‘Confession II’ è una riflessione sulla depressione. ‘Where I belong’ parla di quanto sia importante dare il giusto valore agli affetti e alle cose fondamentali della nostra vita, nonostante questa possa spesso essere dura e ingiusta. ‘Until I feel No More’ parla di come spesso sembri che tutte le nostre emozioni, sensazioni e sentimenti siano diventati talmente superficiali da aver perso qualsiasi valore. Infine c’è ‘Pedal To The Metal’ che parla di noi e di quanto ci piaccia suonare la nostra musica. Si può dire che ‘Hell III’ sia, a livello lirico, un disco piuttosto personale ed introspettivo.
In che modo ognuno dei componenti pensa di creare ed arricchire la musica degli Helligators? Nei live si avverte molto l’importanza di essere una band unita, compatta; siete anche molto uniti nella vita di tutti i giorni?
(Pinna): cerco sempre di fare da ‘ponte’ tra le chitarre e la batteria, quindi suonando ‘essenziale’. Meglio togliere che aggiungere. Con Alex, Kamo e Mick ci conosciamo da una vita, con Simone da qualche anno…In pratica dovrei cambiare frequentazioni ah ah ah!
(Mik): è fondamentale, siamo amici da quando avevamo 13 anni e abbiamo un’attitudine rock da sempre, anche quando non siamo su un palco. Questo ci permette di essere sempre noi stessi e di risultare credibili quando ci esibiamo.
(Alex): Personalmente cerco di suonare la batteria nel modo più semplice e quadrato possibile, cercando di dare compattezza e groove alle canzoni. Non cerco cose imprevedibili, ma cerco di dare alle nostre quel tipo di drumming semplice come Phil Rudd o Vinnie Appice insegnano. Nella vita siamo tutti molto uniti, si può dire che siamo come fratelli. La maggior parte di noi si conosce da circa trent’anni! Una vita! E credo che questa affinità si percepisca anche vedendoci sul palco, dove ci divertiamo esattamente come quando stiamo a cena fuori o sul furgone in tour insieme.
(Simone): la cosa bella è che spesso e volentieri ci si capisce con un solo sguardo. Ognuno di noi mette del proprio nella nostra musica e il risultato è ciò che finisce su disco. Non c’è mai un pezzo che viene creato da una persona sola, ogni volta ci si lavora tutti insieme e le caratteristiche, le idee e le preferenze di ognuno di noi si uniscono in una cosa sola.
In riferimento ai concerti di questi dieci anni di attività, uno di questi che ricordate con particolare soddisfazione? Rispetto al vostro primissimo live cosa pensate sia cambiato da quel giorno ad arrivare al live più recente (Orion 11/10/2019)?
(Alex): al primo live degli Helligators (che all’epoca si chiamavano Snakebones) ero presente tra il pubblico! Era un pub piccolino sul litorale laziale. Da lì fino alla recentissima data all’Orion, il live club più importante da queste parti, di strada ne è stata fatta! Un percorso lungo ma coerente, in cui ci siamo sempre posti onestamente e durante il quale non abbiamo mai avuto corsie preferenziali di nessun tipo. Anzi, posso serenamente dire che tutto quel poco che ci siamo conquistato lo abbiamo ottenuto con umiltà e lavoro. E senza ‘pay to play’, dal momento che siamo la band più povera e indebitata del pianeta! Ricordo con piacere ogni singolo concerto fatto in Italia e all’estero, perché la gente fortunatamente ci ha sempre supportato anche senza conoscerci. Ad esempio, una volta abbiamo suonato a Liepaja, in Lettonia, su un gran bel palco e davanti a tanta gente che ci ha sostenuto rumorosamente dall’inizio alla fine nonostante ci vedesse dal vivo per la prima volta. Ecco, questa è l’essenza del rock’n’roll: divertirci tutti insieme anche se ci siamo conosciuti da pochi minuti!
(Simone): il festival a cui abbiamo partecipato a Liepaja in Lettonia avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. Prima di tutto perchè era una situazione davvero speciale con molti gruppi, in un paese straniero, con un palco e un pubblico bellissimi, ma anche perchè è stato il mio primissimo concerto come frontman degli Helligators. Non potevo chiedere un miglior inizio. Ricordo dei bellissimi concerti qui a Roma in un Jailbreak sold out e una bellissima serata da headliner a Parco Schuster su un altro palco enorme e con un bellissimo pubblico. Abbiamo avuto la fortuna di suonare qui a Roma, in giro per l’Italia e in Europa e devo dire che ogni concerto è speciale per noi. Tra questi ci metto anche l’ultimo concerto all’Orion, che è stato davvero bello e che speriamo possa ripetersi ancora e con altre band della scena romana.
(Kamo): posso dire di ricordare con soddisfazione diverse date che mi sono rimaste nel cuore, ma credo che poche band possano vantarsi come noi di aver fatto una serata con zero, e sottolineo ZERO pubblico. Noi si, ed è una delle serate che non dimenticherò mai. Stavamo a Brno, un martedi sera invernale dove gli unici sotto palco mentre suonavamo erano i The Great Divide che stavano in tour con noi. Non c’era nemmeno il fonico, ZERO. Ma ci siamo divertiti come ragazzini a fare i coglioni con i TGD scatenati sotto palco. A fine concerto entra il barman del locale e ci fa: “wow guys, great music, the best gig of the year…” hahahaha fantastico, la cazzata migliore con la quale concludere una serata con zero pubblico. Poi potrei raccontarvi dell’albergo dove dormimmo quella notte, ma questa è un’altra storia!
(Mik): ogni live porta sempre il suo prezioso ricordo. Posso dire che dal primo live, dove era tutto embrionale, ora è tutto migliore, suonare dal vivo ti fa fare passi avanti come esperienza e comprendi anche alcune dinamiche su come relazionarti con i fonici, con le band con le quali condividi il palco ed in fine con il pubblico al quale sai come dare o ricevere energia.
Cosa ne pensate della realtà musicale rock/metal attuale nazionale e internazionale?
(Kamo): credo che ormai sia sempre più musica seguita soprattutto da gente di una certa età (come noi del resto). C’è poco ricambio generazionale, quindi sempre meno business intorno, sempre meno spazi, interesse, possibilità di poterci sopravvivere. E’ pieno di fantastiche band di uomini e donne mosse dalla fede e dalla passione che ben conosciamo per il metal e che fanno grandi cose, grandi sforzi, grandi sorrisi ma non ci guadagnano una lira. Tranne le solite Big mega super band che sono le uniche che ancora ci possono campare.
(Alex): la scena rock/metal propone quotidianamente ottime band, è sempre viva e scalpitante. Amo ascoltare le nuove uscite e riesco a trovare ancora tanti ottimi album pubblicati sia da band storiche che da giovani musicisti. Ad esempio in questi giorni sto ascoltando gli ultimi lavori di D-A-D e dei The Treatment, due band anagraficamente molto distanti che hanno tirato fuori due album di rock’n’roll davvero cazzuti!
(Simone) Rock ‘n’ Roll will never die!!!!
Venite dalla città di Roma, cosa ne pensate della scena rock/metal capitolina?
(Alex): non so che impressione si abbia da fuori, ma posso dire che la scena rock e metal romana è davvero di grande livello. Quando ero ragazzino c’erano pochissime band di qualità, la maggior parte erano incredibilmente amatoriali. Oggi invece ci sono decine di band davvero valide che non sfigurerebbero sui palchi più importanti del mondo. Non cito le band solo perché ne dimenticherei qualcuna e farei un torto.
(Mik): la scena di Roma è stupenda, c’è molta partecipazione e sostegno tra di noi, è piena di gruppi di notevole qualità musicale ed è sempre un piacere incontrarci alle nostre o alle loro esibizioni musicali. Da musicista e da spettatore, sono orgoglioso della scena rock e metal romana.
(Kamo): la scena romana è una grande famiglia. Tante grandi band, tutti amici, ci si vuole bene anche se sento molti parlare di invidie e altre cazzate del genere. Boh…gli invidiosi sono vermi, sarà per questo che non li vedo, sottoterra non si vedono. Peccato che l’altra sera all’Orion molti siano mancati. Era la possibilità che tutti avevano di dare un segnale forte all’ambiente e portare i gestori di spazi grandi e prestigiosi di puntare e scommettere sulle band della scena underground, ma forse è proprio questo il motivo, a molti piace restarsene a suonare nei clubbetti e poi lamentarsi che non ci sono spazi grandi e ben organizzati. La sindrome dei borderline.
(Simone): la scena di Roma e’ davvero una gran bella scena. Ci sono molti gruppi che si meriterebbero molto di piu’ e speriamo che si potra’ dare sempre piu’ spazio alla musica originale della scena romana.
(Pinna): a Roma ci sono ottimi musicisti e ottime band. Se parliamo di metal o rock comunque arriviamo tutti con decenni di ritardo!
Avete un vostro sogno nel cassetto come band?
(Alex): alla mia età nei cassetti ci metto solo i vestiti. Ho smesso di sognare e resto coi piedi per terra. Conosco le nostre potenzialità e conosco da troppo tempo il mondo musicale per poter sperare in chissà cosa. L’unica cosa che sogno è di migliorare disco dopo disco, di suonare ovunque sia possibile e di incontrare sempre più Helli-friends in giro per il mondo. Questo mi renderebbe tremendamente felice. Se poi, durante queste peregrinazioni, avessimo la possibilità di calcare lo stesso palco dei Metallica, beh…non ci tireremmo indietro ahahahahah!
(Kamo): essere ricordati come una band onesta e trasparente come ci sentiamo di essere. I sogni di gloria li lascio ai giovani o ai vecchi illusi, per quanto mi riguarda vorrei trasferirmi al più presto in montagna e lasciare tutto questo gran casino. Faremo i tour nelle valli alpine, ecco, questo è il mio sogno nel cassetto!
(Pinna): cassetti non ne ho quindi i sogni vanno dove gli pare. Comunque personalmente mi piacerebbe continuare a fare musica, migliorare come band e toglierci qualche soddisfazione, magari ricevendo qualche apprezzamento da parte di artisti o band che ascolto/ascoltavo…… Sarebbe bello vedere Steve Harris con la maglia non degli Helligators ma di Pinna…. Ecco il sogno è andato insieme alle scemenze che dico!
(Mik): uno solo, poter continuare a suonare senza alcuna pretesa, perché mi sento vivo e mi fa stare bene.
(Simone): semplicemente continuare a fare ciò che amiamo portando la nostra musica ovunque possibile nel mondo.
Grazie per il tempo che ci avete dedicato! Volete lasciare un messaggio ai lettori di “Vero Rock”?
(Alex): grazie a voi per averci concesso questo spazio e questa chiacchierata! L’unico messaggio che vorrei lasciare ai lettori è quello di supportare la scena, i locali e le band locali. Non necessariamente supportare noi, ma supportare quelle piccole band che incontrano i vostri gusti musicali e i locali che si sbattono quotidianamente per divulgare musica originale e cultura.
(Kamo): ai giovanissimi voglio dire questo: drogatevi di vita, e per vita intendo tutte le cose semplici e belle che ci può offrire. La musica, le femmine, la natura…non serve altro per stare bene, il resto sono solo cazzate. E non giocate troppo a fare i metallari ubriaconi: bere come delle merde e stamparsi contro un palo non è rock’n’roll, ma solo una grande stronzata!
(Simone): prima di tutto vorrei ringraziarvi per lo spazio, il tempo e il supporto che ci date. E anche io vorrei dire di dare supporto alla scena di musica originale locale. I locali, le band, le webzine, le radio e tutti coloro che lavorano sodo per poterci permettere di suonare. La scena di Roma se lo merita.
(Mik): grazie a Voi per questa opportunità! A chi segue Vero Rock dico di non smettere mai di essere curiosi e di cercare quelle giuste e bellissime vibrazioni che la musica regala. E se trovate delle band che sanno comunicarvi questo seguitele e sostenetele perché senza la vostra presenza non è facile riuscire a proseguire.