Una vera e propria bordata di decibel e di scariche adrenaliniche è ciò che ci attende stasera, Sabato 23 Febbraio 2019, e che ha messo in atto lo Slaughter Club di Paderno Dugnano, a due passi da Milano, organizzando questo evento per veri cultori di metallo Old School, duro, puro e incontaminato come l’acciaio incandescente: accanto a molti old fans puristi del genere più attempati, accorsi in discreto numero per questa imperdibile serata, fa un certo piacere notare anche la partecipazione di parecchi ragazzi molto più giovani di età, che potrebbero essere tranquillamente scambiati per i loro figli o per i loro nipoti. D’altra parte la carne al fuoco era davvero tanta: dagli headliner Satan, gruppo storico che non ha certo bisogno di tante presentazioni, tra i capostipiti ed esponenti massimi di quella corrente inglese denominata NWOBHM che tanto rivoluziono’ il Metal nella prima metà degli anni 80, per arrivare ai RAM e agli Screamer, giovani ed emergenti bands svedesi, che proprio a quella scena inglese sono fortemente debitori, incanalandone e incalzandone lo spirito e proseguendo con il giusto piglio quel discorso iniziato molto tempo addietro. Prima di addentrarci nel racconto vero e proprio del concerto, mi preme porre i miei più sinceri e sentiti complimenti a tutto lo staff dello Slaughter Club, sia per la totale riuscita dell’evento, che per la grande organizzazione e cortesia con cui sono stato accolto in qualità di inviato, dal momento del mio arrivo nel locale fino alla fine della manifestazione stessa, con un ringraziamento particolare e una nota di merito alla persona di Gigi Corinto della Etrurian Legion Promotion, agenzia promotrice dell’evento, che ci ha permesso e ci permetterà sempre in futuro (lo speriamo vivamente), di assistere in Italia ad eventi metal di questa caratura e portata. Suoni, luci, visibilità, accesso alle aree di servizio varie (bar, toilette, area fumatori esterna), sono tutte eccellenze pressoché perfette, di cui può vantarsi lo Slaughter Club!
Si ringrazia pubblicamente l’amico Sandro Buti e tutta la redazione di Loud and Proud per averci fornito e concesso l’utilizzo dello stupendo materiale fotografico di questa serata.
Screamer
Alle 20:30 in punto inizia quindi questa carrellata di metallo pesante, e i primi a scaraventarcela in faccia con molta “arroganza” e senza fare troppi complimenti sono gli svedesi Screamer! Durante la loro esibizione il pubblico scarseggia ancora un po’ in sala, ma questo aspetto non ha certo impedito che i presenti non sia siano deliziati le orecchie con il loro mix letale di metal Old School di chiarissima ispirazione e scuola anglosassone Maiden/Priest/Saxon in primis. Pur essendo attivi solamente dal 2009 gli Screamer, con 3 full-lenght all’attivo, più un mini EP (‘Monte Carlo Nights’) e vari singoli pubblicati, tra cui il recentissimo ‘Ride On’ (2019), hanno già parecchio materiale su cui spaziare e da inserire in scaletta, dove pescheranno infatti sia dai dischi passati che dal più recente ‘Hell Machine’ (2017). Danno sempre idea di grande sicurezza e coesione sul palco, trasmettendo tutta l’adrenalina che hanno in corpo, specie quella rabbiosa del vocalist Andreas Wilkstrom, un vero mattatore e funambolo, mai domo, incapace di stare fermo sul palco per un solo istante, dotato di un’ugola squillante e potente. Non da meno l’accoppiata chitarristica Fingal/Rosic, sempre sul pezzo, dotati di buona tecnica e potenza. L’unico appunto che mi sento di smuovere alla loro prestazione (complessivamente più che buona), è una certa ripetitività e staticità dei pezzi, che dopo un promettente inizio hanno smarrito strada facendo un po’ di incisività e hanno inevitabilmente abbassato il livello di attenzione, finendo per annoiare un po’ in chiusura di set. Le iniziali “Demon Rider”, “Slavegrinder” e soprattutto “Lady Of The Night”, delle proposte sono decisamente le più convincenti e accattivanti, catturando e trasmettendo quella adrenalina che nella seconda metà del loro show, come dicevo pocanzi, non sono riusciti a ripetere, se si vanno escludendo “Phoenix” e la conclusiva “Can You Hear Me”, pezzi di grande impatto e dal piglio giusto! Gli Screamer, seppur derivativi e poco originali, hanno talento da vendere, e troveranno a loro seguito sempre un folto gruppo di nostalgici (come il sottoscritto) e amanti di certe sonorità datate 80’s Style! Perché, in fondo, non sta scritto da nessuna parte che per fare grande musica bisogna inventarsi qualcosa di nuovo e di originale per forza! Loro sanno come divertire e intrattenere i metallari, e per quanto mi riguarda, basta e avanza..Forever … Screamer!
Setlist:
Demon Rider
Adrenaline Distractions
Slavegrinder
Lady Of The Night
Monte Carlo
Ride On
On My Way
Phoenix
Highway Of Heroes
Can You Hear Me
Line-Up:
Andreas Wilkstrom-Vocals
Anton Fingal-Guitars
Dejan Rosic-Guitars
Fredrik Svensson Carlstrom-Bass
Henrik Petersson-Drums
RAM
I motori ora iniziano a scaldarsi prepotentemente e girare a pieno regime, alzando ulteriormente il livello dello show: sempre dalla Svezia , precisamente da Göteborg, provengono i RAM, pronti sul palco per demolirci definitivamente con il loro metal sempre tipicamente ottantiano e di ispirazione NWOBHM inglese, ma che però, rispetto ai connazionali Screamer, risulta essere più vario, sia a livello tecnico-compositivo che come tematiche trattate, dove nei testi si parla di tragiche apocalissi, di morte fino a toccare (in parte) l’occultismo vero e proprio. Pelle, borchie, attitudine e zero mode musicali è il loro motto e non fanno nulla per nasconderlo, anzi: era dai tempi del primo Rob Halford che non mi imbattevo in un vocalist di HM classico come Carlquist così attrezzato e ornato di “acciaio”, e, a giudicare dall’esaltazione palese manifestata del pubblico dal momento della loro apparizione sul palco dello Slaughter Club, sembrerebbe proprio che ai più la cosa sia stata di grande apprezzamento e gradimento, creando pertanto subito un feeling e un’impatto emotivo positivo con la band in questione. Oscar Carlquist e’ indubbiamente un validissimo frontman, carismatico, dotato di un’ugola potente e rocciosa quanto basta, interagisce e intrattiene costantemente i fans accorsi sotto il palco (ora in numero sempre più consistente) con molto mestiere e professionalità, esattamente come sanno fare i grandi leader metal più navigati e consumati, a cui lui stesso si ispira. Non di minor livello pure la coppia d’asce proposta alle chitarre, formata da Granroth e Johnsoon, precisa e letale, supportata da una sezione ritmica travolgente e precisissima, dove il drummer Morgan Pettersoon picchia e scarica sui muti della batteria tutta la sua energia e potenza! In una prestazione davvero magistrale, si è distinta particolarmente “Flame Of The Tyrants”, “Machine Invaders” e “Infuriator”, con cui hanno chiuso la serata in modo devastante, spazzando via tutto e tutti con la stessa rabbia e furia di un tornado vero e proprio! Nell’ora circa a loro disposizione i RAM hanno davvero dimostrato di saperci fare, e di meritare di essere considerati tra le maggiori realtà del metal Europeo contemporaneo in circolazione. Personalmente, a loro continuo a preferire i colleghi connazionali Enforcer, ma al di là del gusto personale soggettivo, stasera abbiamo ammirato una band di assoluto valore , che ci ha fatto sognare ad occhi aperti, ricapultandoci negli anni 80, in un tuffo nel passato di quei bei tempi che, purtroppo, non torneranno mai più..Ma grazie a band come i RAM…il “Sogno Continua”!
Setlist:
Eyes Of The Night
On Wings Of No Return
Sudden Impact
Gulag
Flame Of The Tyrants
The Usurper
Machine Invaders
Infuriator
Line-Up:
Oscar Carlquist-Vocals
Harry Granroth-Guitars
Martin Johnsoon-Guitars
Tobias Pettersoon-Bass
Morgan Pettersoon-Drums
SATAN
I Satan sono una di quelle band che definirei imperdibili, da vedere e rivedere mille volte, senza mai stancarsi, capitanati dall’estroverso Brian Ross, un vero english man dallo sguardo glaciale e magnetico ma dai modi altrettanto raffinati, gentili ed eleganti, come conviene a un vero gentleman. Anche il concerto di questa sera è stato pressoché perfetto e privo di macchie dal punto di vista esecutivo, dove però alcuni spezzettamenti e dilungamenti nel tentativo di interagire e rendere partecipe il pubblico con domande e facendo un po’ di cabaret con battute anche molto simpatiche e spiritose, sono apparsi francamente eccessivi. A onor del vero, in loro difesa, va anche detto che in un paio di circostanze le pause sono state fatte per permettere di risolvere alcuni piccoli inconvenienti tecnici sorti strada facendo, fortunatamente velocemente risolti. La storica band britannica in questo tour europeo supportano la loro ultima fatica discografica ‘Cruel Magic’ (uscito nella seconda metà del 2018 per la Metal Blade Records – n. d. r.), di cui sentiremo ben cinque estratti, in cui ha primeggiato su tutte l’esecuzione di una “Legions Hellbound” magicamente interpretata da Brian Ross con classe disarmante, abbassando e alzando le tonalità vocali senza alcuna fatica apparente e con grande naturalezza. Quello infatti che mi ha sempre colpito di lui è come riesca a cantare con questa disinvoltura e spontaneità, nonostante abbia superato abbondantemente i sessant’anni da un bel pezzetto: davvero un fuoriclasse senza tempo Sir.Brian Ross! In scaletta, come del resto in ogni concerto dei Satan che si rispetti, non possono mai mancare dei super classici estratti dal loro più famoso album ‘Court In The Act’ (1983), e non a caso in apertura viene proposta l’abbinata storica che manda in delirio i fans: ”Trial By Fire/Blades Of Steel”, pezzi che funzionano sempre e che reggono alla prova del tempo, risultando essere carte vincenti da giocarsi sempre con molta sicurezza. Particolarmente emozionante è stato sentire anche ben tre brani da ‘Life Sentence’ (2012), forse il migliore album in assoluto post reunion, dove durante l’esecuzione di “Testimony” si è distinta la premiata ditta Rampsey/Tippins, due chitarristi di altissimo profilo e dotati di grande personalità individuale, che avrebbero meritato ancora maggior fama e popolarità di quella raggiunta coi Satan. Finita qua? Neanche per sogno! Il pubblico acclama i Satan e loro rispondono alla loro maniera, riportandoci a ritroso in un suggestivo viaggio nel tempo con “Heads Will Roll” e con “Kiss Of Death”, brani estrapolati e rispolverati dai loro più datati singoli degli esordi ottantiani. “Alone In The Dock”, sempre da ‘Court In The Act’ chiude questo spettacolare concerto, con un Brian Ross mai domo, che possiede ancora sorprendentemente fiato in gola da spendere: intento a lanciarsi in spaventose e conclusive urla SATAN(iche ) finali che mettono più a dura prova i nostri timpani che le sue corde vocali. Gruppi così oggi non esistono più e forse non ce ne saranno mai più in futuro, ma per ora godiamoceli per come sono i Satan: vivi e vegeti! Alla prossima!
Setlist:
Trial By Fire
Blades Of Steel
The Doomsday Clock
Twenty Twenty Five
The Devil’s Infantry
Into The Mouth Of Eternity
Break Free
Ophidian
Siege Mentality
Cruel Magic
Incantations
Legions Hellbound
The Fall Of Persephone
Testimony
Heads Will Roll
Kiss Of Death
Alone In The Dock
Line-Up:
Brian Ross-Vocals
Steve Ramsey-Guitars
Russ Tippins-Guitars
Graeme English-Bass
Sean Taylor-Drums