ARNHEM (Nl), Luxor Live, 30/09/16 – Data particolarmente importante quella di Arnhem, con è partito il tour dedicato a “Moonbathers”, nuovo album dei Delain accolto molto positivamente dalla critica e dai fan del combo olandese.
Un folto pubblico è accorso al Luxor Live, un suggestivo locale ricavato da una vecchia chiesa a pochi passi dalla stazione centrale del piccolo ma accogliente paese nel cuore dell´Olanda. Dopo l´esibizione dei supporter “The Charm The Fury” giovane band metal capitanata anch´essa da una ragazza, partono le note di “The Monarch” il brano che chiude il nuovo album dei Delain e che qui serve da intro.
Ad aprire le danze è la batteria potente di Ruben Israel, nuovo acquisto della band che già si fa notare per la sua energia e precisione. Nella penombra della scena prendono posizione gli altri membri del gruppo e quando le luci si accendono vediamo Martijn Westerholt, fondatore del gruppo, dietro le tastiere, Timo Somers e Merel Bechtold alle chitarre ed Otto Schimmelpenninck al basso.
Sulle Note di “Hands of Gold” entra finalmente l´affascinante Charlotte Wessels che subito rapisce gli spettatori con la sua voce incantevole. Qualche piccolo intoppo sul secondo brano in scaletta: “The Glory and the Scum”, qualcosa sembra non quadrare fra il canto e la musica. Ma senza perdersi di coraggio Charlotte riesce a rientrare nei tempi del brano ed a chiuderlo dignitosamente.
Alcuni dei pezzi presentati in questo live erano già stati proposti nelle recenti tournèe, poichè inclusi in “Lunar Prelude” un EP che aveva aperto la strada al full lenght vero e proprio. Quindi brani come “Suckerpunck” e “Turn the Lights Out” erano gia stati assimilati dal pubblico che ne ha accompagnato in coro l´esibizione. Invece altri brani nuovi come “The Hurricane” erano già stati presentati in versione acustica in alcuni eventi live.
La scaletta qui proposta alterna classici della band a brani nuovi riuscendo a mantenere vivo l´entusiasmo di un pubblico partecipe ed allo stesso tempo composto. “April Rain” “Sleepwalker Dream” e “Get the Devil Out of Me” si sposano bene con le nuove composizioni del gruppo, come “Pendulum”, “Danse Macabre” e la già citata ” The Hurricane”, destinate a diventare i nuovi classici della band.
L´attuale formazione dei Delain ci sembra abbia raggiunto un ottimo equilibrio, con il rapporto fra le parti ritmiche e le generose parti di chitarra di Marel e Timo. Il basso di Otto continua ad essere una garanzia, e Martijn solo apparentemente in disparte, cura tutta la parte “sinfonica” con i suoi interventi e tappeti di tastiere che danno originalità al sound del gruppo. La voce di Charlotte mantiene un ottima resa per tutto il tempo dell´esibizione, ed anche il suo rapporto con la scena mostra sicurezza e maturità, nonché un verace entusiasmo rimasto intatto in oltre dieci anni di attività.
Alla bellissima “Not Enough”, con le sue epiche e liriche note finali, viene affidato il compito di chiudere il concerto prima del consueto bis che non si fa attendere.
Il live riprende con le infuocate “Mother Machine” e “Don´t Let Go” e per la seconda volta viene riproposto il brano “Fire with Fire” con l´intenzione di farne un video ufficiale che ancora non abbiamo avuto il piacere di vedere. Il gran finale esplode con “We Are The Others”, un inno alla “diversità” dove tutti cantano in coro e ballano, come in una grande festa.
Una festa che continua anche dopo l´esibizione, quando Martijn , Charlotte e tutta la band abbandonano le quinte per mescolarsi con il proprio pubblico, un esperienza che speriamo di rivivere nella loro prossima venuta, a breve, in Italia.
SETLIST:
1) Hands of gold
2) The Glory and The Scum
3 )Suckerpunch
4) Get the Devil Out of me
5) Army of Dolls
6) Danse Macabre
7) The Hurricane
8) April Rain
9) Here Come the Vultures
10) Pendulum
11) Fire with the Fire
12) Sleepwalkers Dream
13) Turn The Light Out
14) Stay Forever
15) The Gathering
16) Not Enough
Encore:
17) Mother Machine
18) Don´t Let Go
19) Fire with Fire (played again because the video was shot)
20) We Are the Others
Fonte: Testo & foto by Paolo Pagnani