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Live Report SOMMARIO

JETHRO TULL: il flauto rock di Ian Anderson incanta nella serata di apertura dell’Oversound Music Festival a Matera!

MATERA, Oversound Music Festival, 29/06/2023 – Non poteva che iniziare col botto la nuova attesissima edizione dell’Oversound Music Festival, giunta oramai alla sua terza edizione! La kermesse, a partire da quest’anno, è diventata infatti un festival itinerante, con appuntamenti previsti tra giugno e settembre nelle località di Lecce, Matera, Molfetta, Gallipoli e Paestum. Ancora una volta, tantissimi i nomi di spicco previsti per il bill di questa nuova edizione: dagli Articolo 31, a Fiorella Mannoia & Danilo Rea, a Piero Pelù (il cui tour è stato però recentemente posticipato alla prossima estate – n. d. r.), Jimmy Sax, & Symphonic Dance Orchestra, Massimo Ranieri, Nek & Francesco Renga, Black Eyed Peas, Giorgia, Coma Cose, Levante, Tananai, Rocco Hunt, tra gli altri.

L’evento di quest’anno, organizzato dalla società di spettacoli Dogma95, tra le più importanti e attive attualmente nel panorama della musica live nel Sud Italia (nata grazie alla collaborazione  con altre note realtà quali Musica e Parole, MilanoK3 e PM Eventi), ha visto inoltre la scelta di suggestive location dal punto di vista storico-culturale per ciascuna delle località che ospiteranno gli spettacoli in programma: dalla cornice mozzafiato del Castello Tramontano nel centro di Matera, in pieno stile aragonese, alla Banchina San Domenico sul lungomare di Molfetta, ecc.

Insomma, non poteva che trattarsi quindi di una serata speciale quella di Giovedì 29 giugno 2023, che ha visto aprire ufficialmente la terza edizione dell’Oversound da parte di una leggendaria band che ha scritto pagine indelebili della storia del rock internazionale e della musica dell’ultimo mezzo secolo. Stiamo parlando degli storici redivivi Jethro Tull, capitanati dall’istrionico e carismatico leader Ian Anderson, tornato in pista in anni recenti con una nuova formazione e soprattutto con un nuovo album (‘RökFlöte’, uscito a fine aprile per la InsideOut/Sony Music – n. d. r.), ventitreesimo lavoro in studio della loro longeva carriera costellata da grandi successi.

Il menestrello scozzese ha infatti previsto uno show in cui riproporre i brani classici del repertorio, unitamente ad alcuni estratti dalla recente produzione discografica. Non poteva esserci dunque occasione migliore per rivedere nuovamente questa storica band britannica, tra le più influenti formazioni degli ultimi cinquant’anni. Tanta anche la partecipazione di pubblico, tra fan più attempati e giovani leve, per un vero e proprio evento transgenerazionale che ha regalato, ancora una volta, un nome importante della musica internazionale alla città dei Sassi.

Sono da poco passate le ore 21:00 quando lo speaker annuncia l’inizio dello spettacolo, invitando tutti i presenti a “non utilizzare dispositivi fotografici e telefonici”, essendo poco graditi allo stesso Anderson. Applausi scroscianti accolgono l’ingresso in scena dei nostri beniamini, pronti ad offrirci un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo. Non a caso, si parte con l’opener “Nothing Is Easy” (scritta nel lontano 1969 – n. d. r.) ed è subito un tripudio di luci e suoni vintage, sui quali svetta incontrastato il flauto magico di Ian e la sua voce calda seppur un po fievole vista la non più giovane età del nostro e i suoi ben noti problemi di salute. Ciononostante, il buon Anderson, giunto oramai quasi alla soglia dei suoi 76 anni, ha dimostrato di saper ancora ammaliare intere file di appassionati, tanto a livello di performance complessiva che di coinvolgimento emotivo.

Il secondo brano in scaletta è dedicato dallo stesso “a suo fratello Robin”, scomparso il giorno stesso: una toccante esecuzione di “With You There to Help Me” (dallo storico capolavoro ‘Benefit’ del 1970 – n. d. r.), costellata da una performance immaginifica da parte di tutti e cinque i musicisti che ci regalano un primo momento più soft. Dal celeberrimo ‘Living in The Past’ (1972) viene eseguita la struggente “Sweet Dream”, dall’incedere quasi westerniano: a discapito del tempo che passa, questa pietra miliare di tutta la discografia dei Tull rimane un vero e proprio caposaldo immancabile anche negli ultimi live. Altro classico intramontabile e dall’incedere malinconico, “We Used to Know” (da ‘Stand Up’ del 1969 – n. d. r.), è condito da funamboliche escursioni di flauto traverso e soli di chitarra elettrica, magistralmente eseguiti dal giovanissimo Joe Parrish-James (chitarra elettrica/acustica, mandolino), degno erede del leggendario Martin Barre.

Dal meno datato ‘J-Tull Dot Com’ (1999) viene riproposta la sognante “Wicked Windows”, su cui il cantato quasi sussurrato di Anderson fa da controcanto alle parti strumentali: pur non essendo uno dei brani più conosciuti della loro carriera, questo pezzo risulta ad ogni modo gradevole ed apprezzabile anche in una veste più moderna e riarrangiata. C’è anche tempo per una breve ma intensa escursione in tema natalizio, nonostante la serata estiva, con “Holly Herald”, strumentale tratta dal loro ‘Christmas Album’ (2003).

Si passa così ad alcuni brani di recente pubblicazione, le cui tematiche e riferimenti lirici, come dichiarato dallo stesso Ian in alcune recenti interviste, vertono soprattutto su argomenti attuali: dall’ultimo album, “Hammer on Hammer”, dedicata manco tanto celatamente a Vladimir Putin, fa riflettere sui tempi cupi in cui viviamo grazie al suo testo e all’incedere quasi dark e sinistro. Canzone godibilissima sebbene non memorabile rispetto ad altri cavalli di battaglia del repertorio storico. Rimanendo sempre in anni recenti, “Mine Is the Mountain” (dal penultimo album ‘The Zealot Zone’ del 2022 – n. d. r.) è anch’esso un brano caratterizzato dall’alternarsi di parti introspettive e quasi malinconiche nelle strofe con ritornelli aperti e conditi da melodie di ampio respiro, fino al bridge centrale su cui svetta ancora una volta l’immancabile flauto. Il primo set si chiude con il classicone “Bourrée in E minor”, rivisitazione originalissima di un’aria di Johan Sebastian Bach, accompagnata dagli applausi di tutti i presenti.

Pausa ricreativa di soli dieci minuti scarsi, e si ritorna a viaggiare nel mondo senza tempo dei Jethro Tull in compagnia di una monumentale “Heavy Horses” (dall’omonimo album del 1978 – n. d. r.), intonata da molti fan della prima ora: anche in questo caso, la versione che ci viene offerta questa sera riesce ad equilibrare al meglio le sonorità originali con una freschezza sintomatica del nuovo corso intrapreso dalla band negli ultimi dischi. In questo senso, i migliori complimenti vanno fatti alla perizia strumentistica e tecnica profusa nei numerosi arrangiamenti da John O’Hara (pianoforte, tastiere e organo hammond). Sempre dall’ultimo album, “The Navigators” è la perfetta rappresentazione di quello che è il sound attuale dei Tull: incursioni nell’elettronica, nell’hard’n’heavy, con gli immancabili riferimenti alla matrice progressive/folk rock settantiana che li ha resi famosi in tutto il globo. C’è spazio anche per alcune improvvisazioni strumentali sulla antemica e battagliera “Warm Sporran” (dallo sperimentale ‘Stormwatch’ del 1979 – n. d. r.): l’incedere quasi magistrale, da parata militare, viene esaltato da tutti i membri chiamati in causa di volta in volta con interventi solistici mirati e circoscritti.

David Goodier (basso e cori), già da molti anni alla corte di Ian Anderson, è il vero e proprio cuore pulsante del gruppo, coadiuvato in tal senso dal funambolico Scott Hammond (batteria): entrambi infatti sono presenti in tutti i lavori del menestrello rock da ormai quasi più di dieci anni, costituendo una sezione ritmica impeccabile ed alquanto affiatata. E del repertorio più recente viene infatti eseguita l’arrembante “Mrs Tibbets”, aperta da un solo di flauto da capogiro: pur trattandosi di un brano dal sapore prettamente pop rock, la sua riproposizione in sede live risulta assai ben riuscita senza annoiare minimamente l’attenta platea che sembra anzi apprezzare anche le ultime composizioni del combo britannico. Ancora una volta infatti, l’istrionico Ian Anderson si rivela una persona di grande cultura e soprattutto al passo coi tempi, non soltanto dal punto di vista musicale, con inserti anche provenienti dall’elettronica e dal rock contemporaneo, bensì anche dal punto di vista delle tematiche trattate: gli antichi rimandi a menestrelli e più in generale all’immaginario fantasy sono oggi spesso soppiantati da argomenti riguardanti l’attualità, la religione, la politica e il destino dell’umanità.

Ci avviciniamo così verso la chiusura di questa memorabile serata, con un brano forse un po troppo sottovalutato della loro ricca e variegata discografia ma non per questo di minor spessore compositivo: “Dark Ages” è un piacere per le orecchie di tutti gli appassionati di questa band leggendaria, grazie ai quasi dieci minuti di puro progressive di matrice settantiana. Come dicevamo, l’aspetto esecutivo è la cifra che ha sempre contraddistinto il gruppo britannico, e tutt’ora anche l’attuale lineup si dimostra all’altezza della pesante eredità lasciata dai numerosi ex membri che hanno scritto pagine indelebili della musica tulliana. Ebbene si, nonostante una setlist di tutto rispetto che ha saputo egregiamente omaggiare il glorioso passato ma, al contempo, non disdegnare assolutamente i brani più recenti, mancano certamente i due cavalli di battaglia che hanno reso celebre in tutto il mondo questo monumento della musica prog/folk rock internazionale. Siamo giunti quindi alla fine anche del secondo set quando il buon O’Hara ci introduce al giro di accordi della inevitabile ed onnipresente “Aqualung”, riproposta però in una versione totalmente rivisitata dallo stesso Anderson e soci: sia dal punto di vista ritmico che degli arrangiamenti, il brano forse più famoso dei Tull risente di nuova linfa vitale grazie ad una reinterpretazione moderna che però cerca di mantenere inalterati gli elementi originali, valorizzandone invece le peculiarità strumentistiche affidate ai singoli componenti.

Sembra così terminare la serata, quando invece, dopo un’ennesima breve pausa ricreativa, i nostri rientrano sul palco richiamati a gran voce dal pubblico presente per offrirci un ultimo doveroso bis finale: non poteva quindi chiudersi l’esibizione se non sulle note introduttive di piano della celeberrima “Locomotive Breath”, eseguita esattamente come la versione primigenia. Finalmente, siamo tutti invitati ad alzarci e ad andare sotto il palco, potendo anche usare i nostri dispositivi fotografici e telefonici per poter immortalare alcuni istanti di questo bellissimo concerto svoltosi in una location da sogno. Tra un solo di flauto ed un duetto di chitarra, Anderson e i suoi fedeli compagni d’avventura si congedano con un inchino a tutta l’audience presente in platea, dopo quasi due ore di musica intensa che ha saputo emozionare, e talvolta commuovere, sia i più anziani che i più giovani tra le file del pubblico.

Jethro Tull setlist:

Set 1:

“Nothing Is Easy”

“With You There to Help Me”

“Sweet Dream”

“We Used to Know”

“Wicked Windows”

“Holly Herald”

“Hammer on Hammer”

“Mine Is the Mountain”

“Bourrée in E minor” (Johann Sebastian Bach cover)

Set 2:

“Heavy Horses”

“The Navigators”

“Warm Sporran”

“Mrs Tibbets”

“Dark Ages”

“Aqualung”

Encore:

“Locomotive Breath”

Questa serata di apertura della nuova edizione dell’Oversound Music Festival ha indubbiamente ripagato le attese dei numerosi presenti, molti dei quali provenienti anche dalle regioni limitrofe oltre a diversi turisti di passaggio. Non ci resta dunque che fare i più sinceri complimenti a tutta l’organizzazione del festival – in particolare alla Dogma95, Angelo Calculli e Alessandra D’Alessandro anche per la loro cortesia e disponibilità nei nostri riguardi – sia per aver saputo egregiamente gestire un evento di tale portata a ridosso del centro storico, in una location a dir poco spettacolare, che per aver portato un nome altisonante del calibro dei Jethro Tull in terra lucana! Non ci resta dunque che invitarvi a seguire anche i prossimi appuntamenti in programma, da fine giugno fino alla metà di settembre, di questa terza edizione di una kermesse divenuta tra le più importanti di tutto il Sud Italia e che si spera possa offrire sempre un cast di altissimo livello!

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