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BANCO DEL MUTUO SOCCORSO: ‘50 anni di ininterrotto amore‘!

FIRENZE, Teatro Puccini, 01/02/23 – Taranto, primavera 1972, ero un bambino di appena 10 anni quando la band romana programmò nella mia città natia due show nello stesso giorno, uno alle ore 16 ed il successivo alle ore 21,00 (allora era una consuetudine purtroppo poi persa), ricordo ancora come fosse ieri il mio arrivo al Teatro Alfieri, vicino al lungomare, per l’esibizione pomeridiana, e l’immagine che ancora mi accompagna è quella di Francesco di Giacomo, in salopette blu, che al centro del bar di fronte al teatro è intento a spiegare ai tantissimi ragazzi curiosi che lo circondavano dei cambiamenti sociali e musicali di quel periodo, erano anni d’oro quelli, anche se forse non ne avevamo piena consapevolezza. Il Banco aveva appena pubblicato il primo album che ancora non immaginavamo sarebbe diventato una pietra miliare di un intero movimento prog ma l’aria di cambiamento già la si avvertiva, eravamo tutti partecipi e spettatori di una ‘controcultura’ nata pochi anni prima nelle università ed ovunque ci fossero ‘tracce’ di aggregazioni giovanili, in Italia come nel resto del mondo.

Dopo cinquant’anni il messaggio del Banco gode ancora di attualità, alcuni compagni di viaggio ci hanno lasciato, altri si sono aggiunti e Vittorio li nomina tutti, nelle piacevoli conversazioni tra un brano e l’altro dove il maestro si sofferma sul percorso culturale non solo della band ma anche della società in cui viviamo sempre in bilico tra le speranze e le lotte disincantate di quegli anni ed un presente non roseo figlio di un’analfabetismo (soprattutto musicale) che trova soddisfazione in una sorta di fagocitazióne collettiva, dove tutto dura poco senza lasciarti il tempo di assorbire niente, proprio il contrario della cultura prog nel senso di ‘progresso e progredire o ricerca di cambiamento’, non a caso infatti Vittorio sottolinea con amarezza il decadimento di un certo approccio alla musica delle nuove generazioni, ridotte alla cultura del mordi e fuggi, dove a contare non è più la ricerca, la melodia o la struttura delle canzoni ma l’apparire più o meno blasfemo o provocatorio, alla disperata ricerca di un successo immediato studiato più a tavolino che magari raggiunto grazie ad un proprio percorso di studio e di crescita.

Il concerto si apre con l’esecuzione integrale del primo storico ed omonimo album in cui si viaggia dall’approccio molto hard rock di ‘R.I.P’ alle trame quasi fusion de ‘Il Giardino del Mago’, vero manifesto prog di un’intera generazione dove l’alchimia tra i musicisti raggiunge il suo massimo ed ogni volta è come se si ascoltasse queste canzoni per la prima volta, mai uguali a se stesse e con ricami e dettagli sempre diversi, d’altronde l’apporto di Michelangelo alle tastiere e del nuovo batterista Dario Esposito aggiungono nuovi colori e sensazioni al tessuto armonico delle song, si prosegue con altri brani tratti dagli ultimi due splendidi lavori ‘Transiberiania’ ed ‘Orlando: le forme dell’Amore’ in cui i musicisti danno veramente il meglio di sé con un sempre più sorprendente Tony D’Alessio in forma smagliante che raggiunge vette vocali impensabili (con Vittorio che non manca di sottolinearlo), con il rodatissimo Michele Marchegiani, colonna imprescindibile della band da quasi trent’anni coadiuvato impeccabilmente da un Michele Di Già diviso tra acustica ed elettrica (bellissimo il suo assolo in ‘Eterna Transiberiana’), e dal collante principale costituito dal basso di Marco Capozi che nel sound del Banco rappresenta spesso l’anima del gruppo con il suo incedere a volte tetro, cupo e drammatico.

E’ in “Non mi spaventa più l’amore” che poi raggiungiamo uno degli apici dello show in cui Vittorio Nocenzi abbandona lo sgabello delle sue tastiere per cimentarsi con maestria con la fisarmonica regalando nuovi brividi ad una platea già estasiata. Si prosegue con la rilettura di altri brani tratti da un’altra pietra miliare come ‘Darwin’ prima di congedarsi con la classica ‘ Non Mi Rompete’ ma non prima di aver conosciuto da Vittorio la genesi di questa canzone tra aneddoti e dettagli particolari che ama raccontare soprattutto nei suoi incontri con il pubblico.

Il concerto finisce tra l’apoteosi dei fans che s’intrattengono coi i musicisti scesi dal palco per il consueto scambio di foto ed autografi e fu così che io mi ritrovai a conversare amichevolmente con il buon Tony D’Alessio esattamente come mi accadde cinquant’anni fa con Francesco Di Giacomo, anche se allora fu prima dello show … e non finisce qui!!

Foto e video by Marcello Dubla

NOTA: nel 2016 in occasione del concerto del Banco a Città della Pieve, ebbi modo di conversare prima del concerto con Vittorio Nocenzi e fu qui che gli dissi che li avevo visti per la prima volta nel 1972 o ’73 (nessuno dei due ricorda con certezza), a distanza di tanti anni Vittorio ricordava con esattezza ancora ogni dettaglio, quel palco che a me sembrava grandissimo per lui era invece abbastanza piccolo ma soprattutto non si era dimenticato dell’enorme mangiata di frutti di mare che si fece tanto da arrivare a scrivermelo, a mo’ di dedica, sul salvadanaio del cd celebrativo dei primi due album del 1991. In quell’occasione gli promisi anche la registrazione di quel concerto i cui nastri, pur cercandoli, li devo ancora avere da qualche parte … e la ricerca continua!

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