TILBURG, 013, 03/09/22 – Il ventennale degli Epica era atteso come uno degli eventi metal dell’anno, programmato da tempo ma con la paura latente di nuove restrizioni covid che ne potessero determinare la cancellazione, ha presto (ma non prestissimo) registrato il sold out, tanto che la band ha ritenuto opportuno far mettere in vendita anche i biglietti per lo streaming, come è già accaduto dieci anni addietro per il colossale Retrospect.
E proprio con Retrospect che parta subito il confronto: a Tilburg gli Epica non saranno accompagnati dall’orchestra e dal coro come avvenne per il decennale, immaginiamo anche per ragioni economiche, dobbiamo dunque aspettarci uno spettacolo più austero? Ma passiamo allo show. Dopo ore di fila sotto un sole insolitamente caldo per il Settembre olandese entriamo finalmente allo 013. La prima sorpresa annunciata è quella dei supporter: i Sahara Dust, che altri non sono che gli Epica prima di chiamarsi Epica. La formazione che si presenta è quella attuale senza gli altri membri storici, ma il repertorio è quello che veniva proposto già nel 2002, incentrato sull’album “The Phantom Agony” (diventato poi il primo full length degli Epica), ad eccezione di una cover degli After Forever nei quali ha militato Mark Jansen prima di creare la sua band. Ricordiamo la formazione attuale, oltre al citato Mark Jansen, chitarra, voce growl e motore del gruppo, abbiamo Simone Simons alla voce , vera icona del metal sinfonico al femminile e Coen Janssen alle tastiere che, come Mark e Simone, è cofondatore del gruppo. Gli altri membri che si sono aggiunti nel corso degli anni in sostituzione a quelli che sono andati via: Isaac Delahaye alla chitarra solista, Ariën van Weesenbeek alla batteria e Rob Van Der Loo al basso.
I Sahara Dust partono sparati con ‘Sensorium’ e Simone appare in scena con un outfit quasi da motociclista con tanto di giacca di pelle (nel corso dello show cambierà spesso gli abiti). La singer puntualizza che quello a cui stiamo assistendo è il secondo live dei Sahara Dust in assoluto, il primo è avvenuto 20 anni prima, proprio lì a Tilburg. Ed in seguito ironizza: sono 20 anni che li sopporto! Da segnalare una versione devastante di ‘Seif Al Din’, brano complesso pieno di cambi ritmici, scale orientali e momenti di pura vocalità alla Morricone. Poi, attesissima dal pubblico, una sognante versione di ‘Feint’. Sulla conclusiva ‘The Phantom Agony’ ecco salire sul palco Yves Huts, bassista e membro fondatore, l’ultimo a lasciare la band in termini di tempo, circa 10 anni fa.
Nel lungo intervallo che ha permesso il cambio set, viene calato un telone sul quale vengono proiettate tutte le date degli Epica dagli esordi fino al ventennale, creando così una sorta di gioco fra i fan nel cercare di individuare a quali concerti si è assistito (un amico italiano, di cui non faccio il nome, ne ha contati ben 89!). Finalmente comincia lo show degli Epica vero e proprio sulle note di ‘Cry of the Moon’ . La scaletta che segue è in parte vicina a quella di Omega Alive, ovvero il concerto registrato senza pubblico che ha rischiato di sostituirsi allo show di Tilburg. Le note dell’inno ‘Unchain Utopia’ risuonano dolci e potenti allo stesso tempo, poi con le versioni di ‘Kingdom of Heaven’ 1 e 3 partecipiamo ad un vero e proprio rito. Sempre emozionante il coro di voci bianche su ‘Skeleton Key’, quando alla fine vediamo apparire i bambini in scena.
Un altro momento di pura intensità e quando un piccolo gruppo di coristi affianca Simone per eseguire ‘Rivers’ a cappella con l’entrata degli altri strumenti in coda al brano. A seguire l’altrettanto intensa ballad ‘Once Upon a Nightmare’ introdotta dal piano di Coen e dalla chitarra di Isaac. Poi la novità. Nei mesi scorsi si era parlato di un “secret project” che aveva lasciato tutti i fan con il fiato sospeso. Entra in scena un sassofonista e fa un assolo con il suo strumento. Si tratta di Jørgen Munkeby, musicista norvegese che lavora in ambito sia jazz che heavy, attualmente in una band chiamata Shinning. Viene eseguita in anteprima “The Final Lullaby “, primo brano di questo secret project che prevede la collaborazione fra Epica e musicisti di diversa estrazione. La canzone, con un attacco heavy, ha un ritornello molto catchy, e vede un vero e proprio duetto fra Simone e Jørgen con tanto di assolo finale di sax.
Nell’annunciare ‘Omega’ ovvero l’ultimo brano in scaletta, Simone viene colta dall’emozione e vediamo i suoi occhi inumidirsi mentre Mark ascolta ammirato le sue parole, un immagine che rimarrà a lungo nella nostra memoria. Ma lo show non finisce qui, anche se si è andati oltre gli orari stabiliti. Vengono proposti i tre bis ormai diventati consuetudine negli spettacoli degli Epica. Il primo è ‘Sancta Terra’ dove Coen si sbizzarrisce saltando fra il pubblico e facendosi trasportare insieme alla sua tastiera portatile. A seguire ‘Beyond The Matrix’ dove il pubblico è invitato a saltare al ritmo della canzone, dopodiché è il turno del più classico dei finali: ‘Consign To Oblivion’, dove Simone richiede il “Wall of death” e fra il pubblico si creano due opposti schieramenti pronti a scontrarsi in un gran finale che sembra un rito pagano e catartico allo stesso tempo.
Ci sarebbero tante cose da dire su questo ventesimo anniversario, bello ed imperfetto, verace fino al midollo e per questo destinato a rimanere indimenticabile. Fra fuochi di artificio, fiamme, fumi ed acrobati, i nostri si sono districati prendendo il meglio del loro repertorio recente, giocando con la complessità, giocando anche fra di loro, con dei siparietti continui, soprattutto fra Isaac e Coen, quest’ultimo un folletto che salta continuamente da una parte all’altra del palco. Rob ed Ariën sono due macchine da guerra ed incastrano alla perfezione basso e batteria ad ogni passaggio, dando dei saggi di bravura che poco hanno da invidiare a band più blasonate.
La chitarra di Isaac ci regala piogge di note ma anche momenti di suggestiva tranquillità. Mark sprigiona allegria e positività da tutti i pori, nonostante sia impegnato in oscuri canti growl che dovrebbero essere, per loro natura, inquietanti. Infine Simone che per quanto abbia rinunciato all’headbanging ed altre forme di ritualità scenica del metal, non si è certo risparmiata nel canto, affrontando prove delicate in cui è facile sbagliare, come nella già citata Rivers. Infine, cosa non di poco conto per noi fan, è quella che ci è apparsa come una ritrovata intesa fra Mark e Simone, una nuova armonia che può far solo bene al progetto che loro stessi hanno creato. Concludo dicendo che mi reputo un privilegiato per aver avuto modo di assistere a questo evento che resterà nella storia del metal e, spero, del rock tutto. A presto Epica, e grazie!
SETLIST Sahara Dust
1 Sensorium
2 illusive consensus
3 Seif al Din
4 Feint
5 Follow in the Cry (after forever cover)
6 The Panthom Agony
SETLIST Epica
1 Cry for the Moon
2 Essence of silence
3 Storm the Sorrow
4 Unchain Utopia
5 The Skeleton Key
6 kingdom of Heaven part 1
7 Kingdom of Heaven part 3
8 Rivers
9 Once Upon a Nightmare
10 The Final Lullaby
11 In All Conscience
12 Code of Life
13 Omega
14 Sancta Terra
15 Beyond the Matrix
16 Consign to Oblivion