ROMA, Ippodromo Capannelle (Rock in Roma), 18/07/22 – Non poteva essere altrimenti, se non una vera e propria “festa rock”, quella vissuta dai più di 8000 presenti all’attesissimo evento dell’”Ultimo Girone 1980-1922”, svoltosi nell’ambito della rassegna Rock In Roma 2022, e che ha visto gli storici Litfiba protagonisti assoluti della serata di Lunedì 18 Luglio scorso! Questo tour celebrativo di addio dalle scene, iniziato già dallo scorso mese di aprile e che ha già visto la band esibirsi in terra romana per ben due memorabili appuntamenti (il 10 e l’11 maggio all’Atlantico Live!, di cui la prima data sold out – n.d.r.), vuole appunto omaggiare la storia del gruppo di via de’ Bardi, giunti oramai alla encomiabile soglia dei 40 (+ 2) anni di onorata carriera, con dieci album in studio e altrettanti live e raccolte di inediti nonché migliaia di concerti sul groppone!
La premiata ditta Pelù & Renzulli, per l’occasione ha scelto di regalare ai fan uno show indimenticabile, a partire da una scaletta accuratamente selezionata tra le quasi 160 canzoni presenti in repertorio, con una cinquantina di brani scelti soprattutto dagli album che li hanno resi celebri al pubblico italiano ed internazionale: nella fattispecie, quelli provenienti dalla cosiddetta “trilogia del potere” (‘Desaparecido’, 1985; ’17 Re’, 1986 e ‘Litfiba 3’ del 1988’ – n.d.r.) e da quelli della “tetralogia degli elementi” (‘El Diablo’, 1990, celebrante il fuoco; ‘Terremoto’, 1993, la terra; ‘Spirito’, 1994, riferito all’aria; ‘Mondi Sommersi’ del 1997 con tema l’acqua – n.d.r.). Ad accompagnarli in questo loro preannunciato lungo addio dalle scene, sono presenti musicisti di elevata caratura tecnica e strumentistica che già da anni collaborano con lo storico duo rimasto dalla formazione originale: Luca “Luc Mitraglia” Martelli alla batteria, Fabrizio “Simoncia” Simoncioni alle tastiere e Dado “Black Dado” Neri al basso. Nonostante l’importanza fondamentale indubbiamente ricoperta, soprattutto a livello compositivo, dagli storici Antonio Aiazzi (tastiere e sintetizzatori), Gianni Maroccolo (basso) e Ringo De Palma (batteria), i “nuovi entrati” non hanno certo fatto rimpiangere i loro gloriosi predecessori, apportando freschezza e nuova grinta agli storici cavalli di battaglia! Insomma, questo e molto altro sono gli ingredienti alla base di questo indimenticabile show appena vissuto e che ha certificato ancora una volta l’invidiabile stato di forma di una delle formazioni italiane di maggior successo da oltre quattro decadi. Non ci resta dunque che augurarvi una buona lettura, lasciandovi trasportare nei ricordi dalle immagini e dai testi a cura del sottoscritto.
Si ringrazia la Daniele Mignardi Promopress Agency, e nella fattispecie Nadia Rosciano e Lucia Anna Santarelli, nonchè tutto lo staff del Rock In Roma per la cortesia e disponibilità accordateci, permettendoci ancora una volta di raccontarvi le emozioni di questa serata da ricordare! Un ultimo ringraziamento va anche a Maria Denise Simeoni per avermi consentito di realizzare un sogno che mi porto dietro dall’infanzia e agli amici Francesco Pozone, Claudio Simonetti ed Eugenio Stefanizzi per aver condiviso con me questa fantastica serata avanti e dietro le quinte.
A cavallo tra il tramonto e il crepuscolo, tocca ai Ministri l’onere e l’onore di aprire questa tanto attesa serata all’insegna del rock italiano. La band milanese, attiva ormai da quasi vent’anni, ci offre una prova molto positiva, condita da atmosfere alt-rock che ne caratterizza l’eterogeneo sound. Capitanati dal carismatico Davide “Divi” Autelitano (voce e basso), il combo lombardo riesce ad intrattenere il folto pubblico capitolino per una buona mezz’ora, tra brani più datati e alcuni estratti dal loro ultimo lavoro in studio (‘Giuramenti’, uscito lo scorso maggio per la Woodworm/Universal Music Group – n.d.r). Nonostante la maggior parte dei presenti sia quest’oggi per assistere soprattutto alla performance di commiato dello storico gruppo toscano, i nostri si rivelano ancora una volta una delle più interessanti realtà musicali del nostro Paese, grazie soprattutto al forte impatto live di alcuni brani di recente produzione, quali “Comete”, “Numeri”, “Esploratori” o “Vipere”, così come per le immancabili “Mammut” e “Peggio di Niente”, costellati da un’esibizione incisiva anche di Federico Dragogna (chitarra, seconda voce) e di Michele Esposito (batteria) che ben supportano il loro compagno Autelitano. In sintesi una buona esibizione, confermata altresì dal riscontro del pubblico romano che sembra gradire a più riprese nonostante l’elevato calore estivo che induce i più a prendersi una pausa ricreativa prima di assistere all’evento clou della serata.
E arriviamo così, all’incirca verso le ore 21.50, alla tanto attesa esibizione dei nostri beniamini, mentre oramai l’Ippodromo Capannelle si è letteralmente riempito di tante anime, giovani e meno giovani, la maggior parte delle quali (come il sottoscritto – n.d.r.) cresciute a pane & Litfiba. La scenografia prevista per questo tour celebrativo è rappresentato da quattro grandi “X” bianche su di un telone nero, a simboleggiare le quattro decadi di storia che la band di origine fiorentina ha scritto nell’ambito del panorama musicale italiano, nonché quattro persone che alzano le braccia in segno di vittoria contro le guerre e i potenti del mondo (ogni riferimento alle recenti tristi vicende belliche in Ucraina è puramente casuale – n.d.r.). Quello che da sempre affascina del gruppo guidato da Ghigo e Piero è certamente la loro capacità di aver saputo raccontare in tutti questi anni di carriera, con musiche e parole, la realtà che ci circonda, spesso con riferimenti filosofici e storici calati però nella realtà attuale e al passo con i giorni d’oggi. Difficile trovare band che siano riuscite come loro a coniugare entrambi questi aspetti, compositivi e letterari, utilizzando spesso metafore o testi onirici per rappresentare e denunciare, a più riprese, una cornice storica, quale quella moderna, costellata da guerre, devastazioni ambientali, pandemie ed oppressioni verso i più deboli, siano essi i nativi americani o le minoranze etniche, religiose, ecc.
Siamo tutti in trepidante attesa quando si accendono le luci e il buon Luca Martelli introduce, coadiuvato dal fido Dado Neri e dal maestro Simoncioni il groove martellante di “Ritmo 2#”, capace di scatenare un’ovazione generale, mentre per ultimi salgono sul palco il nostro Ghigo ed uno scatenato Piero, pronto a farci ballare a suon di rock dall’inizio alla fine di questo accattivante show. Il pubblico risponde subito cantando a squarciagola tanto il ritornello quanto le strofe, mentre non vi è un’attimo di tregua tra un brano e l’altro. È la volta di un classico come “Proibito” che non ha certo bisogno di presentazioni, mentre veniamo catapultati nelle praterie d’oltreoceano sulle note dell’arrembante “Tex”, urlata da tutti e dallo stesso Pelù la cui performance inizia a farsi incandescente, con uno scambio di saluti tra le prime file delle transenne. Si torna agli esordi con le immancabili “La Preda” e l’epicheggiante “Eroi nel Vento”, capisaldi della prima ondata new wave-post-punk anni Ottanta di cui i nostri furono protagonisti indiscussi: a distanza di quasi quarant’anni questi brani suonano ancora molto attuali, tanto nelle musiche quanto per i testi, merito soprattutto della perizia esecutiva anche dei nuovi membri. “Apapaia” ci avvolge nelle sue atmosfere malinconiche, supportata da un giro di basso ipnotico, mentre la ritmica “martellante” del nostro Luca riesce a dare nuova linfa ad un altro brano immancabile nel repertorio live. Un suadente tappeto di tastiere, quasi flautate, ci conduce nell’etnicheggiante “Woda Woda”, la cui versione live risulta a tratti quasi reinterpretata in chiave reggae: le linee vocali riescono a ben evidenziare la profondità di denuncia contenuta nel testo, anch’esso rivolto alle ingiustizie perpetrate dall’uomo bianco in terra africana.
Tra i momenti più intensi del set di questa sera, l’esecuzione della storica “Istanbul”, intonata da tutti gli astanti con la consueta deriva finale in “Yassassin” di bowieiana reminescenza: è innegabile come, sebbene le strade dei nostri si siano divise per quasi un decennio e ciascuno abbia intrapreso un proprio differente percorso artistico e nel campo dello spettacolo, ancora oggi questo capolavoro riesca a farci venire la pelle d’oca grazie ad una genuina unione d’intenti tra le melodie profuse da Ghigo e Simoncioni con il carisma ineguagliabile del Piero nazionale! Un breve escursus di fine/metà anni Novanta, con la cullante melodia di “Vivere il mio Tempo” (unico brano presente dall’album ‘Infinito’ del 1999 – n.d.r.), anch’essa cantata da tutti noi presenti, con una lacrima a ricordare i bei tempi della giovinezza che furono, mentre il consueto sitar orientale ci trasporta nella onirica “Fata Morgana”, volta a farci riflettere sul reale significato delle cose che non sempre sono quelle che sembrano, attraverso la metafora della sete e del deserto, fino alla devastante sezione rockeggiante sulla quale tutto il pubblico canta questo vero e proprio inno generazionale! Ancora una volta sono i paesaggi sonori dipinti da Simoncioni a introdurci nell’eterea “Bambino”, presentataci oramai in una veste molto più d’impatto rispetto alla pur bellissima versione studio: i cori dei presenti non si fanno attendere dalla prima all’ultima strofa, mentre il quintetto ci ammalia con le note di un altro brano immortale.
Un tributo doveroso viene rivolto anche a chi oggi non c’è più sul palco, avendo contribuito a scrivere la storia durante gli anni d’oro del gruppo come lo sono stati i compianti Ringo De Palma e Candelo Cabezas, oltre all’amico Erriquez dei Bandabardò. La sei corde del buon Ghigo fa da apripista con il suo malinconico riff a “Il Volo”, mentre la toccante interpretazione di Piero ci rende tutti partecipi di questo pensiero rivolto a questi artisti immensi che ricorderemo per la musica che ci hanno donato. Ma da momenti più tristi e riflessivi si passa ad atmosfere più goliardiche e spensierate con la trascinante“Spirito” e la sensuale “Regina di Cuori”, introdotta dal consueto siparietto di Pelù verso il numeroso gentil sesso presente sotto il palco. È ancora il chitarrone di Ghigo ad essere protagonista indiscusso con la ritmica “Paname”, altro brano che sembra costituire un ponte tra oriente ed occidente, tanto a livello musicale che per i testi metafisici, mentre con la saltellante “Lacio Drom (Buon viaggio)” torniamo a ballare all’unisono, incamminandoci verso il finale di serata, non prima di una infernale versione di “El Diablo”, rivolta come di consueto a Ratzinger e al vicino Vaticano. Dopo questa performance debordante, gli animi dei presenti non sono ancora del tutto appagati e pronti ad un altro scampolo di rock’n’roll in compagnia dei nostri eroi di gioventù.
Breve pausa ricreativa, viste le temperature elevate, ed eccoci ricompensati con la sognante “Lulù e Marlene”, altro cavallo di battaglia sulla denuncia dei diritti umani assai apprezzato da tutti, complice la nuova veste in cui ci viene riproposta, con il piano/tastiere a sorreggere la performance scenica e canora di Piero, a discapito della sua età ancora in forma smagliante, mentre il terremoto rock viene scatenato dall’hard rock di “Dimmi il Nome” e della detonante “Lo Spettacolo”, sui cui riff si scatena un pogo serrato tra le prime file. L’epilogo della serata è segnato da un’esecuzione sugli scudi di “Cangaceiro”, vero e proprio manifesto della band e chiusura di tutti i concerti del periodo di fine anni Ottanta/primi Novanta: l’inno di ribellione è sorretto dal canto delle migliaia di presenti, come tributo finale al “Bandido Ltfiba” che ci ha accompagnato dall’infanzia ai giorni nostri, colonna sonora di un’intera generazione di giovani (forse ormai non più giovanissimi) disillusi ma mai arrendevoli verso le ingiustizie del mondo e della vita quotidiana. Una versione trascinante, quasi punk rispetto a quella in studio, che ci lascia senza fiato per questa vera e propria celebrazione corale di una delle realtà più importanti dell’intero panorama rock tricolore.
Sarà veramente la fine di un’epoca questo “ultimo girone” rock? Vista l’energia dimostrata anche in questa occasione è difficile pensare che possa veramente essere così, una volta che i nostri amati Ghigo e Piero lasceranno il palco alla fine di questo tour. Chissà, magari non sarà un vero e proprio addio ma soltanto un arrivederci, continuando a collaborare assieme facendoci nuovamente rivivere la colonna sonora della nostra gioventù.
Per il momento, grazie ancora ragazzacci!
Litfiba setlist:
“Ritmo 2#”
“Proibito”
“Tex”
“La Preda”
“Eroi nel Vento”
“Apapaia”
“Woda Woda”
“Istanbul” (With a Snippet of “Yassassin” by David Bowie)
“Vivere il mio Tempo”
“Fata Morgana”
“Bambino”
“Il Volo”
“Spirito”
“Regina di Cuori”
“Paname”
“Lacio Drom (Buon viaggio)”
“El Diablo”
Encore:
“Lulù e Marlene”
“Dimmi il Nome”
“Lo Spettacolo”
“Cangaceiro”