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Live Report SOMMARIO

IQ: ‘It all stops here in Roma’!

LA NASCITA DEL GRUPPO

Roma, Largo Venue 24/06/2022 – Sono trascorsi oltre quarant’anni da quando, nel 1981, Michael Holmes (chitarra) e Martin Orford (tastiere) sciolgono i The Lens – progetto in studio prevalentemente strumentale nato cinque anni prima – per dare vita a una formazione con ben altre ambizioni: nascono gli IQ, acronimo di Intelligence Quotient. I due membri fondatori si mettono alla ricerca di musicisti per completare la line-up. Con gli innesti di Tim Esau (basso) e Mark Ridout (batteria) viene ultimata la sezione ritmica ma manca ancora un tassello: il cantante.

Holmes decide quindi di convincere Peter Nicholls ad intraprendere questo nuovo percorso musicale insieme a loro. I destini dei due si erano incrociati casualmente il 10 luglio del 1976 alla New Bingley Hall di Stafford durante un concerto dei Genesis, in tournée per promuovere l’album A trick of the tail. Da quel momento, nasce un’amicizia che non li farà più perdere di vista: dopo due anni insieme nei già citati The Lens, le loro strade convergono nuovamente nel maggio del 1982 quando Holmes propone all’amico di entrare a far parte degli IQ dopo averlo visto cantare (e suonare la batteria!) allo UMIST di Manchester in quella che rimarrà l’unica data live dei The Same Curtain.

L’esordio ufficiale di Nicholls avviene il 1 giugno del 1982 al The Moonlight Club, un locale situato nel West Hampstead, uno dei più eleganti e ricchi distretti residenziali di Londra. Appena un mese dopo, la band subisce un piccolo scossone di assestamento dato che il posto lasciato libero dal dimissionario Ridout viene prontamente occupato da un batterista di notevole talento che rimarrà in formazione in maniera più o meno continuativa fino ad oggi: Paul Cook, omonimo dell’ex-batterista del gruppo punk Sex Pistols.

Sul finire degli anni settanta, si profilano tempi difficili per musicisti e fruitori di progressive rock. Il genere è bollato dalla stampa di settore come pretenzioso e démodé ed è mediaticamente schiacciato da punk, disco e new wave, ma non è ancora defunto. I superstiti del glorioso decennio – King Crimson, Genesis, Yes, Jethro Tull, ELP, la nostrana PFM e via dicendo – sono costretti a stare al passo con i tempi rinnegando, in tutto o in parte, le loro origini. Ma l’Inghilterra è, per l’ennesima volta, anticipatrice di nuove tendenze: si delinea, infatti, all’orizzonte un’agguerrita schiera di musicisti determinati a riprendere il discorso laddove era stato bruscamente interrotto. Più o meno contestualmente, nascono gruppi del calibro di Pendragon, Marillion, Pallas, Twelfth Night e, appunto, IQ le cui proposte musicali vengono accolte con favore da una cospicua fetta di mass-media dell’epoca. Il ribattezzato movimento neo-progressive raccoglierà, lungo il proprio cammino, una folta e geograficamente diversificata schiera di nuovi adepti, sopravvivendo fino ai giorni nostri come genere di nicchia. Gli IQ rientrano nel novero di quei pochi gruppi che non si sono fatti ammaliare dal canto pop delle sirene, restando negli anni fedeli al proprio dogma progressista.

Il logo del quarantennale del gruppo

IL CONCERTO

Ma veniamo al concerto, inizialmente previsto per il 12 novembre dello scorso anno e successivamente spostato, causa pandemia, al 24 giugno di quest’anno. Una fugace sequenza di campionamenti accelerati s’interrompe con il refrain circolare di tastiere di The Darkest Hour. Un drumming robusto e le stupende linee di basso e chitarra che ricordano l’attacco chitarristico di Going For The One degli Yes precedono l’ingresso di Nicholls, accolto con un caloroso applauso. Una ritmica uptempo e gioiosa cela un testo malinconico che riflette la lunga scia di eventi luttuosi che colpiscono alcuni membri della band nei due anni precedenti l’uscita dell’album Ever: “In spite of everything I recognise the end / And feel the scars that never heal / I keep the purity buried as I am”. Una fase centrale travagliata dalla ritmica irregolare – in cui batteria, basso e tastiere spezzano a più riprese il ritmo – cede il passo a un finale nel quale il velo di malinconia avvolge anche la musica: le bacchette accarezzano dolcemente i piatti, la chitarra diffonde note in sottofondo sempre più eteree e Nicholls canta le ultime strofe con doloroso trasporto. Impeccabile è l’esecuzione del brano, potente e corposo il sound, notevole il bilanciamento degli strumenti così come l’acustica della sala. La non perfetta forma fisica che aveva condizionato la prestazione vocale di Nicholls nel corso dell’ultima esibizione romana al CrossRoads (costringendo la band a tagliare due brani della scaletta, Ryker Skies e Awake and Nervous) è, fortunatamente, solo un lontano ricordo.

Roma, Largo Venue 24/06/2022 – The Darkest Hour (Peter Nicholls)
Roma, Largo Venue 24/06/2022 – The Darkest Hour (Peter Nicholls / Michael Holmes / Neil Durant)

La macchina del tempo ci trasporta indietro di ulteriori dieci e passa anni, ai primissimi esordi del gruppo. It All Stops Here è immortalata per la prima volta su una cassetta demo dal titolo Seven Stories Into Eight e registrata nel 1998 su compact disc, opportunamente titolato Seven Stories Into 98. Il pezzo rappresenta l’ideale punto d’incontro tra progressive e new wave, con il suo mix di tempi irregolari e uso massiccio di sintetizzatori. All’iniziale pattern robotico di batteria e tastiere dal suono lacerante fa eco Holmes con ripetuti ruggiti chitarristici mentre Nicholls impersona – con tamburello alla mano e voce ribelle – un agitatore di folla che incita alla rivoluzione: “I can hear the language of the revolution every day / If you pledge to join me we can fight for reason everywhere”. Una progressione di guizzi tastieristici, eseguita magistralmente da Durant, prelude a un finale tra i più struggenti dell’intera discografia del gruppo. La rivoluzione si trascina dietro una scia di morte e desolazione raccontata da una prospettiva futura con voce malinconica supportata da lunghi e sostenuti assoli di chitarra in primo piano e in sottofondo: “Many years ago we lived here / All too soon our hopes were drowned / And I can walk round you, past you, through you because you’re only ghosts now”. Il leggero downtempo di questa versione rispetto a quella in studio non ne intacca carica propulsiva ed emotiva.

Roma, Largo Venue 24/06/2022 – It All Stops Here (Michael Holmes / Peter Nicholls)

Roma – It All Stops Here (Michael Holmes)

Roma – It All Stops Here (Tim Esau)

Dopo questo inebriante tuffo nel passato, Nicholls saluta il pubblico invitandolo scherzosamente a non soffermarsi sull’abbigliamento informale di Holmes: “Before we go any further, I have an important request to make: would you please not look at Michael Holmes’ dress! Please keep your eyes up here!” facendo cenno di guardarlo dalla vita in su. E prosegue il siparietto con la consueta ironia anglosassone: “We are gonna play some instruments and we are gonna play some music this evening as well!”.

Il concerto prosegue con un brano tratto dall’ultimo album. L’intro di sola voce e riff circolari di tastiera – Durant usa, tra l’altro, una Oberheim Midi Master Controller 2000 Expandable – di Stay Down trasmette un senso di solitudine e di smarrimento che permea gran parte di Resistance. Con il passare dei minuti, la spoglia atmosfera si arricchisce di delicati suoni percussivi e di effetti voce ma l’apparente stasi delle prime tre strofe raggiunge ben presto un punto di rottura: il canto si fa sempre più concitato e l’intensità crescente della musica viene scandita da una batteria aspra, riff hard di chitarra e tastiere apocalittiche. Nicholls, autore delle liriche, palesa tutto il suo pessimismo di fronte al fragile momento che l’umanità sta attraversando: “May you never live like this / Without the world you’ve known / When every turn reveals no way home”. Il profetico testo è stato scritto qualche anno fa quando il mondo non era stato ancora travolto da pandemie, nuove guerre e repentini cambiamenti climatici. Sul pannello alle spalle del gruppo, le lancette di un orologio scandiscono un inesorabile conto alla rovescia per il pianeta terra.

Roma, Largo Venue 24/06/2022 – Stay Down (Neil Durant)
Roma, Largo Venue 24/06/2022 – Stay Down (Peter Nicholls)

Quarta tappa del concerto è Frequency, brano eseguito in anteprima nello European Tour 2007-2008 in una veste ancora embrionale e pubblicato due anni dopo nell’album omonimo. Batteria, basso e chitarra irrompono aspramente erigendo una roccaforte sonora zeppeliniana à la Kashmir, le tastiere di Durant tentano di addolcire l’atmosfera con suoni suadenti, Holmes assurge a condottiero cavalcando magnificamente tappeti musicali con sublimi assoli alla sua Fender custom Stratocaster mentre una voce spaesata di Nicholls fa capolino qua e là narrando, su una crescente base ritmica, un mondo iperconnesso in cui si sono smarrite le frequenze affettive (“I slide between the waves and ride the frequency”).

Roma, Largo Venue 24/06/2022 – Frequency

Forse non è un caso che prima di presentare Shallow Bay – altro brano di Resistance dedicato, nella circostanza, a tutti coloro che non sono al sicuro – Nicholls affronti brevemente alcuni temi che sono al centro dell’odierno dibattito mediatico: le anomale temperature che è dato registrare ovunque, la ripresa e la sicurezza delle relazioni sociali dopo due lunghi anni di pandemia. Partono quindi le note dalla baia poco profonda, la canzone emotivamente più coinvolgente di Resistance che non teme il confronto con l’ingombrante passato del gruppo. Il testo si scaglia contro l’insensata rassegnazione dell’uomo di fronte agli eventi esterni (“And nothing will be the same… Like a fool believes it’s all right / Won’t fight anymore”) mentre i lunghi e strazianti assoli chitarristici di coda vengono accolti da boati di approvazione del pubblico, in estasi di fronte a cotanta bellezza.

Roma, Largo Venue 24/06/2022 – Shallow Bay (Tim Esau)
Roma, Largo Venue 24/06/2022 – Shallow Bay (Paul Cook)

Un gruppo prog che si rispetti non può non annoverare nel proprio repertorio almeno un concept album. Dopo The Wake (il cui tema principale è la morte) gli IQ pubblicano, sul finire degli anni novanta, il monumentale doppio ellepi Subterranea, simile nella struttura a The Lamb lies Down On Broadway dei Genesis (guarda caso l’album preferito di Nicholls) piuttosto che a Thick As A Brick dei Jethro Tull o a Tales From Topographic Oceans degli Yes. Stasera propongono gli ultimi due brani dell’album, iniziando con la breve ma struggente High Waters e terminando con The Narrow Margin che viene eseguita integralmente: venti minuti di pura bellezza nel corso dei quali la band attraversa, senza pretenziosità e con elegante disinvoltura, un ampio spettro di paesaggi sonori fatti di chitarre laceranti, tastiere lunari e batterie androidi. C’è spazio anche per qualche breve omaggio ai grandi del passato: dagli Yes di Drama ai Camel di Moonmadness e, immancabilmente, ai Genesis di Foxtrot (le vittime dell’esperimento oggetto della trama vengono controllate dai propri aguzzini attraverso una tana di volpe, la “foxhole”). La storia del protagonista principale ha una struttura circolare: la dolorosa ode alla compianta Maya lascia spazio al drammatico faccia a faccia con il suo persecutore per concludersi con l’accettazione del dolore per l’assassinio dell’amata compagna. Per chi, come me, non ha avuto la fortuna di assistere alla tournée dell’album non resta che consolarsi con il dvd “Subterranea The Concert” che ne immortala performance e spettacolari scenografie.

Roma, Largo Venue 24/06/2022 – High Waters (Peter Nicholls)
Roma, Largo Venue 24/06/2022 – The Narrow Margin (Michael Holmes)
Roma, Largo Venue 24/06/2022 – The Narrow Margin (Peter Nicholls)
Roma, Largo Venue 24/06/2022 – The Narrow Margin (Michael Holmes / Tim Esau)
Roma, Largo Venue 24/06/2022 – The Narrow Margin (Neil Durant)
Roma, Largo Venue 24/06/2022 – The Narrow Margin (Peter Nicholls)

Il terzo e ultimo brano della serata tratto da Resistance viene ironicamente presentato come “a romantic little ballad”. Al contrario, A Missile piomba addosso al pubblico come un peccato originale, condannando con durezza di testo e musica l’inconsapevolezza del genere umano di fronte alle minacce esterne. L’artwork di copertina dell’album ne è la perfetta sintesi: un uomo intento a fare giardinaggio non si accorge del sopraggiungere di una supernova. Il granitico attacco di chitarra e batteria riporta alla mente quello di From The Outside In, brano di apertura del precedente album, di cui A Missile sembra rappresentarne la naturale prosecuzione. Riff chitarristici a metà strada tra hard-rock e metal e una sezione ritmica martellante evocano taluni assiomi compositivi dei Dream Theater, tastiere volutamente cariche di angoscia sono invece retaggio di lavori passati della band. In evidenza Durant, che esaspera il clima inserendo all’interno di ogni strofa inquietanti bridge di effetti voce.

Roma, Largo Venue 24/06/2022 – A Missile

Guiding Light segue una breve presentazione di due membri della band: Paul Cook, chiamato confidenzialmente “Cookie” (biscotto in inglese, per l’assonanza con il cognome) e Neil Durant, cui Nicholls antepone l’affettuoso appellativo “Professor” per sottolinearne classe e doti tecniche. Il magnum opus che chiude The Seventh House (2001) – dedicato nella circostanza a persone care che non ci sono più – è uno dei capisaldi della produzione artistica del gruppo. Dopo un commuovente interludio iniziale di sola voce e piano che viene sussurrato in sottofondo dal pubblico, batteria, chitarra e tastiere vivacizzano magistralmente una fase centrale tutta strumentale dalla ritmica piuttosto inquieta, con alternanza di parti solistiche. Cook rulla come non mai anche se in questa circostanza il suo drumming è un pò ruvido e invasivo, Holmes brilla particolarmente prodigandosi in assoli melodici ricchi di effetti eco, Durant dimostra di conoscere molto bene l’inestimabile bagaglio tastieristico lasciato in eredità da Orford: il suo timido approccio dei primi tempi è oramai un lontano ricordo.

Roma, Largo Venue 24/06/2022 – Guiding Light (Peter Nicholls)
Roma, Largo Venue 24/06/2022 – Guiding Light (Michael Holmes)

Nel 1989 gli IQ pubblicano il seguito di Nomzamo dal titolo Are You Sitting Comfortably? Paul Menel, voce solista su ambedue i lavori, abbandonerà il gruppo al termine del tour, consentendo a Nicholls – che nel frattempo matura la sua seconda e definitiva esperienza personale al di fuori del gruppo con i Niadem’s Ghost – di rientrare nuovamente in formazione. Il duo Nostalgia / Falling Apart At The Seams (in pratica una suite di due movimenti, di cui il primo strumentale) è una delle highlights dell’album che, infatti, entrerà in pianta quasi stabile nei live set post-Menel. La tensione di Nostalgia si taglia con il coltello: il cupo strumentale è il preludio al brano successivo che ne riprende la melodia, proprio come le hackettiane Land Of A Thousand Autumns / Please Don’t Touch. Dopo l’iniziale ed unica sbavatura della serata di Durant, batteria e basso costruiscono una ritmica regolare sulla quale si innestano ripetuti assoli alla elettrica che richiamano, seppur con accentuata asprezza, la onirica Ripples. Cala metaforicamente il buio e al termine di un inquietante bridge sonoro, si materializza Falling Apart At The Seams. La prestazione di Nicholls non convince appieno: Menel si esprime su frequenze diverse su cui Nicholls ha qualche difficoltà. La coda strumentale è, al contrario, notevolissima: lo stuolo di tastiere è più che mai avvolgente, la batteria sferza come una tempesta tropicale, il basso pulsa con vigore e i ripetuti e squarcianti assoli alla elettrica hanno durata biblica. Il pubblico mostra di apprezzare tanta bellezza e, soprattutto, tanto cuore. Il testo narra in prima persona la non felice condizione psicologica dell’ex-frontman Menel che ha forte nostalgia del suo Yorkshire (“Sto cadendo a pezzi”) a seguito del trasferimento obbligato a Londra, base logistica degli IQ. I personaggi citati nella canzone sono reali: il suo medico, Winsley Stolz, gli prescrive pillole di amicizia diventando, di fatto, il suo psicologo: “Meet strangers and turn them into friends”. Il proprietario di casa, Les, gli offre denaro per lasciare l’appartamento, trasformatosi nel tempo in un molesto, a suo dire, studio di registrazione. Grazie Paul per il tuo prezioso contributo di informazioni!

Roma, Largo Venue 24/06/2022 – Nostalgia
Roma, Largo Venue 24/06/2022 – Falling Apart At The Seams (Michael Holmes)
Roma, Largo Venue 24/06/2022 – Falling Apart At The Seams (Neil Durant / Tim Esau)
Roma, Largo Venue 24/06/2022 – Falling Apart At The Seams

The Road Of Bones è il brano che dà il titolo al penultimo lavoro in studio della band (2014). Su una base musicale filmica, Nicholls costruisce la macabra vicenda di un serial killer in cerca di notorietà (“I’ve taken all control for I am someone now”) che terrorizza gli abitanti di una non meglio precisata cittadina americana disseminando per miglia le ossa delle proprie vittime (“Shallow graves I mark with stones as I walk the road of bones”) e mostrando soddisfazione ad ogni ritrovamento di cadavere (“They survey the frozen scene … and they hang their heavy heads”). Una voce narrante si innesta su semplici accordi di tastiera, rievocando in prima persona i tragici fatti. Con il passare dei minuti, il brano cresce di intensità: un riff ripetitivo di batteria, una ruvida linea di basso e suoni xilofonici sintetizzati creano un’atmosfera da macabro rituale. Sul finale, la teatralità di Nicholls rivela la personalità oscura dell’omicida seriale: il frontman indossa guanti bianchi e occhiali scuri mimandone le folli e lucide gesta.

Roma, Largo Venue 24/06/2022 – The Road Of Bones (Peter Nicholls)
Roma, Largo Venue 24/06/2022 – The Road Of Bones (Peter Nicholls)
Roma, Largo Venue 24/06/2022 – The Road Of Bones (Peter Nicholls)

La serata raggiunge il suo apice emotivo con i quindici e passa minuti di Further Away, capolavoro da manuale del progressive rock. Su un soave tappeto di campionamenti, si inseriscono fiabeschi accordi di tastiera, delicate linee di basso – Esau non ha mai cambiato il suo Musicman Stingray a cinque corde – e piacevoli effetti eco alla Stratocaster. Nicholls riflette sulla vita dopo la morte, il tema ricorrente dell’album, descrivendo con parole crude i momenti successivi al trapasso: “Now it’s done and I resolve to make no sound so they’re come / Are they the ones who’ll take me down? / Don’t you cry precious tears for me”. Da questo istante in poi, batteria e tastiere imprimono una decisa accelerazione alla ritmica: le rullate di Cook sono energiche e fantasiose, Durant si prodiga in un bellissimo e veloce fraseggio al Prophet-6, sintetizzatore dal suono analogico particolarmente caldo e ammantante. L’atmosfera tocca il punto di massima rarefazione: da posizione seduta, Holmes imbraccia una Takamine acustica a sei corde e inizia ad arpeggiare in maniera dolce ed ipnotica per poi passare nuovamente alla elettrica diventando protagonista assoluto fino alla fine. Negli IQ non è consuetudine gettare fumo negli occhi dell’ascoltatore/spettatore: il fine ultimo di tutte le parti solistiche – e non solo di quelle – è di trasmettere emozioni allo stato puro. Sul pannello alle spalle del gruppo vengono proiettate le bellissime e inquietanti immagini dell’interno copertina di Ever, disegnate da Nicholls. Il brano non risente del peso degli anni e l’esecuzione dal vivo si mantiene su livelli di eccellenza assoluta. A partire dal 2018, anno di celebrazione del venticinquesimo anniversario di Ever, gli IQ ne eseguono una versione live allungata, in quanto il bridge finale cantato viene ripetuto una seconda volta.

Roma, Largo Venue 24/06/2022 – Further Away (Michael Holmes)
Roma, Largo Venue 24/06/2022 – Further Away

La band esce di scena tra applausi fragorosi e richieste di bis: non è un semplice rituale, bensì una vera e propria manifestazione di affetto che si perpetua ad ogni concerto. Un paio di minuti dopo, rieccoli nuovamente alle loro postazioni. Mi preparo a ricevere un sonoro “ceffone del nemico” quando Nicholls saluta il pubblico annunciando il brano che chiude The Wake. Niente The Enemy Smacks dunque, bis del precedente concerto londinese alla Islington Assembly Hall. Al suo posto Headlong, brano conclusivo dell’ispirato secondo lavoro in studio: l’anima si distacca dalla persona deceduta e conclude il lungo viaggio, durato per l’intero album, con la reincarnazione in un nuovo corpo (“Spirit, bear me away to the place of birth”). Nicholls sussurra la strofa iniziale, partono quattro rintocchi campionati, la batteria rulla nervosamente, dalle tastiere si generano vorticosi giri di accordi che proseguono con una splendida e vigorosa linea di chitarra high-pitched: lo spirito, dopo tanto girovagare, ha trovato una nuova casa. Durant esegue ancora una volta fedelmente le parti tastieristiche nate dal genio di Orford, senza personali riarrangiamenti. E fa benissimo: è giusto preservare ciò che è già bello.

Roma, Largo Venue 24/06/2022 – Headlong (Michael Holmes / Peter Nicholls)

Una breve considerazione conclusiva. Non è facile condensare in poco più di due ore di concerto una carriera ultra quarantennale che annovera dodici album di notevole fattura e non registra alcun punto di caduta artistica. Ebbene, la scaletta di questa sera è, a mio avviso, una ragionevole sintesi tra i grandi lavori del passato e il meglio della produzione recente.

Si chiude così una serata magnifica ma con scarsa partecipazione di pubblico. Mi verrebbe da dire: (troppo) pochi ma buoni, vista la gran caciara che hanno – giustamente – fatto, tributando applausi a scena aperta a una band che meriterebbe, numericamente parlando, ben altri palcoscenici. Il centinaio di presenti torna a casa soddisfatto e alcuni di loro si recheranno a Milano il giorno successivo per assistere alla seconda tappa italiana del gruppo. L’attività live degli IQ riprenderà poi a metà settembre con due date in Spagna e proseguirà l’anno prossimo sia in patria che all’estero: chissà se in quelle circostanze verrà presentato in anteprima qualche inedito – prassi oramai consolidata nella storia del gruppo – che ne lasci intravvedere il nuovo percorso artistico. Gli album pubblicati dopo il ritiro dalla scena musicale, nel 2007, di Martin Orford difettano – chi più, chi meno – di spunti solistici alle tastiere: sarebbe bello che la nuova produzione segni un’inversione di tendenza.

A fine concerto, in compagnia di amici attendiamo l’arrivo dei musicisti per qualche autografo e foto e, con l’occasione, approfittiamo della loro estrema disponibilità e cortesia per scambiare quattro chiacchiere. Cook non fa mistero di essersi divertito (“I enjoyed my drumming very much”), Durant e Nicholls si sbottonano raccontandoci che è iniziata la scrittura dei brani del prossimo album che, realisticamente, dovrebbe vedere la luce fra tre anni. I tempi biblici sono un marchio di fabbrica degli IQ anche se, conoscendone meticolosità e perfezionismo, la lunga attesa tra un album e quello successivo alla fine è sempre stata ripagata.

Non resta quindi che fare i complimenti a Nicholls e compagni per il raggiungimento di questo importante e meritato traguardo, con l’auspicio che sia l’ennesimo punto di partenza di una trionfale carriera artistica.

Scaletta:

1. The Darkest Hour

2. It All Stops Here

3. Stay Down

4. Frequency

5. Shallow Bay

6. High Waters

7. The Narrow Margin

8. A Missile

9. Guiding Light

10. Nostalgia

11. Falling Apart At The Seams

12. The Road Of Bones

13. Further Away

Bis:

14. Headlong

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3 comments

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oriana ippoliti 25 Luglio 2022 at 17:00

Eccezionale!

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Alberto 25 Luglio 2022 at 22:58

Articolo molto ben scrittp

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Eugenio Scampini 25 Luglio 2022 at 23:02

Grazie mille per l’ottima recensione su questo gruppo storico!!!

Eugenio Scampini

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