E siamo giunti seppure a fatica, alla fine di questo 2020, anno che nonostante le sue mille sfumature molto negative, secondo me, almeno nel campo della creatività delle 7 note comunque si è distinto per aver dato alla luce molte cose belle e degne di nota. Come ultima recensione di questo anno ho ancora tra le mani un disco tutto quanto tricolore. In queste righe si parlerà di Glare Of Deliverance, il terzo e maestoso nuovo platter, dei Genus Ordinis Dei. Partiamo subito dalla fase complimenti e varie, anche perchè il combo proveniente da Crema ci ha messo tutto se stesso per creare un concept dai tratti artistico musicali molto imponenti. Disco i cui solchi sono stati corredati da dieci video rappresentativi, presenti sul loro canale youtube, narranti la storia di una giovane accusata di stregoneria e quindi torturata e tomentata dal tribunale dell’Inquisizione che le estorcerà una tragica confessione con tanto di abiura ma che poi non la salverà dalla condanna al rogo. Il tutto poi è suonato con grande bravura e capacità da questi quattro ragazzi. Insomma di premesse ce ne sono tante e la curiosità di ascoltare il tutto è molto alta, quindi cuffie sparate sui timpani e si parte.
La strada è aperta da “Ritual” una strumentale piena di colori plumbei e sonorità sinfoniche dal gusto squisitamente nordico e anche un po’ vichingo, paura e mistero si vanno a fondere per poi aprire la caccia alla giovane e sventurata Eleanor. “Hunt” è la logica nonchè naturale consecutio musicale di ciò che è già iniziato, melodie con venature che sanno di classico trasmettono l’ansia e la paura della protagonista su cui sarà riversata tutta la follia di una terrena dannazione. Il combo suona sin dalla prima nota compatto e roccioso, la forza ritmica di Richard e Steven fà da tappeto tonante alle asce di Tommy e Nick, il tutto colorato da orchestrazioni belle è importanti così che il pathos resti emotivamente molto alto. Si và avanti con “Edict” , le note sembrano essere soffici, come a lenire il dolore che trasuda da questa storia, di nuovo sinfonia e di nuovo cori classicheggianti e ruffiani che purtroppo non fanno altro che indicare come “…..my past is dead/my view is black/a rat in trap…..hate/faith/they’re suffocating me…..” la voce di Nick narra dolorosamente questo editto che condanna l’anima di questa ragazza. La musicalità di questo brano è maestosa e cangiante fino a diventare a tratti asfittica e oppressiva dove l’eco dei Dimmu Borgir fa capolino nei vari spartiti. Il dolore continua per Eleanor che viene “…..interrogata e interrogata…..” fino all’ordine ultimo di “…..legarla e condurla sui carboni…..” ; molto interessante la scelta di optare per l’uso contemporaneo di inglese ed italiano, il che aumenta ancora di più l’impatto che hanno la sofferenza e la follia ossessiva di “Examination”. Sofferenza che sfocia anche in “Torture” dove i dialoghi in italiano presenti nel video danno un tocco di sublime e oscura emotività. Una calma sconfortante, come a lenire le ferite grondanti di sangue innocente che scorre in questa storia permea “Judgement” fino a sfociare in una prepotenza sonora, dove il narratore Nick usa la sua ugola violenta, inflessibile, e ci conduce per mano negli oscuri abissi inquisitori degli uomini che giudicano. Voce che viene degnamente sostenuta da colori, sfumature e riff potenti e distorti ai limiti del thrash, ma non è assolutamente un limite, anzi le soluzioni adottate dalla band sono sempre efficaci e funzionali alla storia che giace fra i solchi del disco.
Tra un cambio di atmosfera e l’altro si arriva a “Dream”, una canzone sì lunga, quanto bella e altalenante nei suoi colori, una sorta di sollievo per Eleanor che allevia le sue sofferenze nella speranza di una vita oltre la morte più benigna. È il turno di “Abjuration e Exorcism” , le metto insieme perchè, primo sono le mie canzoni preferite, e poi perchè anche in questo caso si può notare come musicalmente tutto sia unito e coeso non solo dal lato lirico, ma anche dal lato del pentagramma. Una introduzione eseguita da cori Gregoriani molto molto belli e melanconici, fino poi a sbocciare di nuovo in quel sound imponente, fiero ed energico che ci va a mostrare l’atto di abiura. La cornice si arricchisce di cori classicheggianti e fa da tappeto a intermezzi gutturali recitati in italiano che rendono il tutto ancora più demoniaco, le sfumature cangianti non si fermano quì perchè l’esorcismo diventa macabro, pesante e oscuro con le note basse di Steven su tutti a dettare legge e descrivere emozioni e vibrazioni molto forti. La fine è tutta per la suite “Fire”. Sì proprio una suite perchè il pezzo in questione dura oltre i 10 minuti, dove il pathos non diminuisce anzi con esso si vanno a raccontare come le ardenti fiamme di una pira infuocata possano fungere da letto per dare l’eterno sonno a presunte e peccaminose ammaliatrici, fiamme che ora scrivono la parola fine al respiro innocente e terreno di Eleanor.
Senza respiro. Un ascolto veramente ad alto tasso emotivo, dove prende vita una storia che proviene da molto lontano, nel mezzo oltre a tanta buona musica, eseguita in maniera magistrale, una band con idee ottime e una identità ben definita, sì perchè questo è un disco Genus Ordinis Dei al 100%. Coerenza e coraggio sono tratti somatici indelebili di cui questo combo si fregia da tempo, derivanti da un bel connubio artistico e anche umano fra questi ragazzi, che proseguono la loro parabola artistica con la potenza di uno schiacciasassi e in questo capitolo della loro storia và anche aggiunto il potente calore della musica classica. Piccola precisazione per chi si aspettava un platter più o meno old school oriented, non avete fra le mani e nei vostri timpani un disco death – metal tout court, ma un’opera di symphonic death metal magistralmente ideata e composta e che quindi, a prescindere da gusti e preferenze, è meritevole di almeno un ascolto per almeno tre motivi. Il primo è che Nick, Steven, Tommy e Richard sono dei valenti e preparati musicisti il che giova molto al cuore e ai nostri timpani; il secondo motivo risiede nel fatto che, oltre ad essere un gran lavoro basato sull’unione tra il metallico impatto e le magnificenze classicheggianti, merita di essere scoperto anche nell’artwork e nei videoclip girati a corredo del tutto; ed infine il terzo ed ultimo motivo, che secondo me ritengo il più importante, risiede nel fatto che il disco in questione và ascoltato perchè è un disco Genus Ordinis Dei quindi un disco totalmente ITALIANO. Insomma cari ragazzi devoti al rock’n’roll usate il vostro ditino indice e premete PLAY sullo stereo, sul lettore musicale o sul vostro pc e buon ascolto.
Stay rock!!!!!
Tracklist:
1-Ritual (instrumental)
2-Hunt
3-Edict
4-Examination
5-Torture
6-Judgement
7-Dream
8-Abjuration
9-Exorcism
10- Fire
Fonte: Rocco Faruolo
Line up:
Nick K: voce e chitarra
Tommy Mastermind: chitarra e orchestrazioni
Steven F. Olda: basso
Richard Meiz: batteria
VOTO: 8/10
ANNO: 2020
GENERE: Symphonic Death Metal
ETICHETTA: Eclipse Records