Dopo “Farts From The S.E.T.I. Code” il primo lavoro dei Nothern Lines del 2014, esce nel 2017 il loro secondo album: “The Fearmonger”. Il trio strumentale romano propone un concept album interamente autoprodotto e composto da undici tracce, incentrato sul tema della paura della morte.
Uno stile prog rock, hard rock, metal, con sfumature fusion e jazz e ispirazione al rock psichedelico anni´70 con un occhio di riguardo ai gruppi che più hanno caratterizzato il genere in quegli anni (Led Zeppelin, Pink Floyd, Deep Purple, Rush). In più la particolarità dell´aggiunta di parti recitate, quasi a voler dare una sorta di teatralità al lavoro. Il disco presenta stili musicali diversi ed alcuni addirittura inaspettati. Ma andiamo con ordine: si inizia con “Mast Cell Disorder”: song che ha un inizio hard rock potente, tanto potente quanto è invece melodica la componente di piano che interrompe la prima parte della traccia e che poi si velocizza e si intreccia nuovamente con gli altri strumenti nella seconda parte.
Dopo la prima canzone vi è la prima parte recitata; gli intermezzi sono recitati in italiano, nonostante i titoli delle canzoni e lo stesso nome del gruppo siano in inglese, e creano un´atmosfera ancora più intrinseca e profonda. Dopo l´ intermezzo parlato irrompe “Shockwave” brano caratterizzato anch´esso dallo stile hard rock deciso e potente e uno stile prog che si evolve dall´inizio alla fine della traccia in maniera fluida e decisa. “Nightwalk” è la quarta traccia, qui il suono diviene più fantasioso rispetto alle song precedenti poiché abbiamo più stili: il prog, il metal ma anche degli spunti jazz, funky e fusion; il basso fa un lavoro degno di nota. Dopo la seconda session recitata inizia “Machine Man”, brano con esplorazioni di ritmiche particolari quali tango e twist in chiave rock con continui stop and go che attingono ad ispirazioni blues.
In “Meteor” particolare è l´intro di organo: alle parti rock si alternano le parti acustiche ed è forse questa la song con più uso del piano. Segue “Jukkurpa” dove si avverte subito l´ispirazione al rock psichedelico anni ´70 e al metal. A questa segue “Toward The End” dove nuovamente il piano si intreccia allo stile prog-rock. “Apathy Field” e “Most People Are Dead” sono le due songs che concludono in maniera ideale il lavoro: mentre la prima traccia è molto melodica grazie anche all´uso della chitarra acustica e catapulta l´ascoltatore nell´atmosfera angosciosa e malinconica del tema trattato dall´album, la seconda song riprende nuovamente il parlato e allo stile melodico si sostituisce nella seconda parte della traccia tutta la carica hard rock che troviamo all´inizio del disco, quasi come a voler chiudere tutto il lavoro riprendendone l´inizio.
In conclusione, “The Fearmonger” si rivela un lavoro meritevole, interessante e ben prodotto con elementi quali, ad esempio, gli intramezzi recitati e le eleganti sfumature melodiche che rendono davvero particolare, emozionante e profondo l´ascolto di questo disco. Album particolarmente toccante sotto il punto di vista emotivo ma anche compositivo con ritmiche non sempre complesse ma sempre ben elaborate, modulazioni e cambi di tempo eseguiti con grande maestria; ispirazione al passato ma con sonorità moderne. Un grande senso melodico che dà una buona continuità tra i brani anche se così diversi fra loro.
Voto: 8
Tracklist:
1. Mast Cell Disorder
2. Session 1
3. Shockwave
4. Nightwalk
5. Session 2
6. Machine Man
7. Meteor
8. Jukkurpa
9. Towards The End
10. Apathy Fields
11. Most People Are Dead
Line up :
Cristiano Schirò (Drums)
Alberto Lo Bascio (Guitar)
Stefano Silvestri (Bass)
Genere: Instrumental Progressive Rock/Fusion
Anno di pubblicazione: 2017
Etichetta: autoproduzione
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