FIRENZE, 29/03/16 – Quattro mesi dopo l’ultima quasi ‘invisibile’ calata italiana, gli Amorphis giungono in Italia per due date da headliners, ruolo che più si addice per una band di tale levatura dopo che quattro mesi fa a Bologna fu relegata a gruppo di apertura per i connazionali Nightwish in cui gran parte del pubblico fu ‘volutamente’ tenuto fuori dal palasport per motivi di sicurezza (il concerto si svolse pochi giorni dopo le stragi di Parigi).
Per la gioia di molti fan accorsi allora nel capoluogo felsineo e rimasti delusi fuori dal cancello (come il sottoscritto), le date italiane hanno rappresentato il giusto premio riparatore all’assurda decisione adottata quattro mesi orsono, ed in molti la devono aver pensata così visto che il locale al momento dell’entrata in scena dei finlandesi si è riempito in ogni ordine di posto.
Persi i primi due gruppi per problemi di arrivo (le band hanno iniziato a suonare dalle ore 19,00), gli Amorphis hanno spaccato gli orologi rispettando l’orario prefissato per le 21,10.
Ciò che subito colpisce è la pulizia sonora e i volumi non esageratamente alti, il chè dimostra che non occorre fracassare i timpani a suon di decibel per suonare questo genere e l´inizio sontuoso e dolcissimo del piano che introduce ´Under The Red Cloud´, dall´ultimo fresco album omonimo, è lì a testimoniarlo.
Con una sala che nel frattempo si è quasi esaurita e con un´atmosfera che diventa sempre più caliente, i finlandesi decidono di puntare forte sul nuovo album (bellissimo tra l´altro) presentando una dietro l´altra Sacrifice´ e ´Bad Blood´ prima di piazzare il primo classico ´Sky Is Mine´ tratto dal fortunatissimo ´Skyforger´ del 2009.
Il pubblico risponde alla grande ed interagisce continuamente con il vocalist Tomi Joutsen, a giudizio di chi scrive uno dei migliori singer che meglio sanno alternare momneti ´growl´ a voce ´pulita´, il tutto con una timbrica ad dir poco sorprendente visto che sembra di sentirlo cantare quasi come su disco, segno che in sala d´incisione non è avvezzo a ricorrere a vecchi trucchi pur di risultare all´altezza.
La band che, ricordiamo, nasce nel bel lontano 1992, prosegue imperterrita ad ammaliare i fans convenuti da ogni parte d´Italia con il suo folk metal/progressive death metal, molto personale e dallo stile unico ed inconfondibile, ma tastiere a parte stasera il folk e la parte acustica vengono lasciate un pò da parte per enfatizzare il lato più duro ed oscuro anche se non mancano le eccezioni che si esplicano attraverso brani dai contorni progressive come la splendida ´My Kantele´, sottolineata da uno splendido hammond, la raffinata (e famosissima) ´Silent Waters´, l´anathemica ´House of Sleep´ o le conclusive super hit ´Silver Blade´ e la sensuale ´Smoke´, forse la canzone più rappresentativa degli Amorphis (oltre che una delle più famose) che racchiude un po´ tutte le virtù del gruppo, ovvero quello del saper fondere varie influenze in un´unico stile.
Che dire in conclusione se non che abbiamo assistito ad uno splendido concerto da parte di uno di quei gruppi che personalmente classifico nella categoria delle band più ´colte´ (o ´open mind´) della scena a cui appartengono supergruppi come Opeth, Riverside, gli Angra di Kiko Louriero o altri, musicisti che non hanno paura di osare e con la capacità innata di scrivere musica dal forte impatto emotivo, mai banale o scevra di emozioni. Ce ne vorrebbero di più di concerti così, altro che talent show o cover band !!