A poche ore dalla sua performance in compagnia della tribute band di Vasco, gli Etereo, al cineteatro “Due Torri” di Potenza, abbiamo avuto il piacere di incontrare la sera del 23 Dicembre 2014, uno dei musicisti più prolifici nel panorama musicale italiano, attivo sin dalla fine degli anni ´60, che vanta all´attivo collaborazioni con grandi nomi e artisti della musica italiana e internazionale: Claudio Golinelli, in arte il “Gallo”, ci ha simpaticamente raccontato molti aneddoti, i suoi ricordi più cari con alcuni dei colleghi con cui ha condiviso il palco, il tutto a partire dai suoi esordi musicali, dal suo background e dai suoi incontri “inaspettati”, che hanno felicemente segnato la sua lunghissima carriera in campo musicale (più di 40 anni)! L´intera intervista si è svolta piacevolmente all´interno di uno dei locali più ricercati del centro storico del capoluogo lucano, lo 0971 Lounge Bar, di Piero Coviello, che insieme al Bar Antoine, hanno organizzato e promosso questa prima “Rock Christmas Night”, grazie anche all´aiuto tecnico e logistico di Michele Labriola. Un ringraziamento particolare va anche a tutti gli Etereo, e in particolare a Pierangelo Lapadula, Eugenio Ciampa, Vitoantonio Santucci e al prezioso supporto di Maria Caulo, che hanno contribuito all´ottima riuscita di questa piacevole chiacchierata, in esclusiva per VeroRock!
Ciao Claudio, sono Raffaele di VeroRock, come va? Quali sono le tue influenze musicali e i principali artisti di riferimento che ti hanno maggiormente ispirato?
(Claudio Golinelli): ciao Raffaele, allora, siccome ho 64 anni, le mie influenze musicali sono parecchie e non credo di riuscire ad elencarle tutte prima dell´imminente concerto (ride). E´ partito tutto con i Beatles: a 14 anni ero in conservatorio, ho sentito “She Loves You” e sono letteralmente partito di testa! Sai all´epoca studiavo esclusivamente musica classica. Ho fatto i soldi e via, a 17 anni ero a Londra, e sono rimasto folgorato da tutta la scena musicale dell´epoca: prima i Beatles, poi i Rolling Stones, gli Yes, insomma ho macinato tutta quella roba li. Un bassista che mi piace molto è Chris Squire degli Yes, soprattutto per l´uso del basso Rickenbacker, e poi Jaco Pastorius, cioè il re del basso per me. Comunque bisogna prendere sempre quello che ti serve a livello stilistico da ognuno, mantenendo però sempre la propria impronta e la propria personalità, altrimenti copi solamente gli altri e non avrai mai uno stile tuo.
Raccontaci la tua breve ma intensa esperienza musicale londinese negli anni ´60. Che differenze hai trovato rispetto alla scena musicale italiana dell´epoca?
(Claudio Golinelli): io a 16 anni ero abbastanza bravino con l´arco per la musica classica. Poi andai dalla mia ragazza a Birmingham e vidi a una festa un complessino, il cui bassista suonava con un dito e aveva un sound pazzesco. Li scoprii che per un bassista è essenziale avere il “mood” e non prendere tante note tutte d´un colpo. Scoprii come è importante avere il feeling, anche solo con un dito: la tecnica serve dopo, ed è a servizio dello strumento che suoni.
Che ricordi hai dell´esperienza di fine anni ´60 con la band “I Baci”, insieme a Jimmy Villotti?
(Claudio Golinelli): ma dove le hai scoperte tutte queste cose?(ride). “I Baci” nel ´69, fu il primo disco che incisi e la prima esperienza anche in televisione. Eravamo già avanti per l´epoca! Eravamo già ai Kiss noi (scherza sul´omonimo nome della band americana). Bellissima esperienza quella con Jimmy, perché all´epoca ero poco più che un bimbo: al “Cantagiro” nel ´69 conobbi Dodi Battaglia, che era anche lui il “bimbo” dei Pooh, essendo entrato da poco nella band. Poiché eravamo entrambi giovanissimi stringemmo subito amicizia io e Dodi, visto che erano tutti molto più grandi di noi. Pensa che una volta Maurizio Vandelli e Franco Ceccarelli (Equipe 84) ci spillarono a me e a Dodi tanti di quei soldi a poker, si sa come sono i più grandi (ride)!
Come è avvenuto il tuo primo incontro con Vasco e questa lunghissima collaborazione che vi vede ancora insieme dopo decenni?
(Claudio Golinelli): bè guarda fu tutto molto semplice: Vasco andò a sentire un concerto di Gianna Nannini, di cui ero all´epoca il bassista, al “Picchio Rosso” a Modena, e io iniziai il mio assolo con un motivo tipo quello di “Siamo Solo Noi”. Il giorno dopo lui mi chiama chiedendomi se potevo andare in studio e rifare quella parte che suonai la sera prima. Siccome “Siamo Solo Noi” ha gli stessi accordi di “Colpa d´Alfredo” (brano dell´omonimo album precedente di Vasco), mi chiese di provare a mettere il motivo del mio assolo nelle strofe che stava scrivendo, ed ecco che li è cambiato tutto il pezzo. Il primo brano che incisi per Vasco nel 1980 fu proprio quello (“Siamo Solo Noi”). Ma in quel momento io non sapevo chi fosse Vasco, non lo conoscevo minimamente: diciamo che gli ho “regalato” il suo celebre brano. E il giorno dopo partii con Gianna per un tour in Germania. Passa il tempo e intanto Vasco iniziava ad avere successo e mi richiamò diverse altre volte, facemmo “Bollicine”. Poi nell´84, io stavo incidendo con Gianna “Fotoromanza”, a Colonia, e lui mi chiama dicendomi che era appena uscito di galera (ride). Mi chiese di accompagnarlo in tournèe, e poiché ero stufo di mangiare i crauti tedeschi, ho deciso di tornare in Emilia e di partire con lui. Sai, Gianna non la prese bene e per tre anni mi tolse il saluto, cose che succedono. Facemmo delle prove con lui a Casalecchio e partimmo per le date.
Hai qualche ricordo in particolare della tua esperienza con gli “Stadio”?
(Claudio Golinelli): con loro feci il brano di Ron, “Anima” nel 1982, dal disco “Guarda Chi si Vede”, che vinse anche quell´edizione del Festivalbar, e andai con loro in tour. Non è il mio genere preferito quello che suonavamo, ma sono contento di aver contribuito a scrivere la musica di “Anima”. Il nostro produttore era Lucio Dalla, e per me questo era una grande sicurezza, per il resto è andata come doveva andare!
Che rapporto hai oggi col tuo storico compagno, Maurizio Solieri, con cui hai militato per tanti anni sia nella Steve Rogers Band che con Vasco?
(Claudio Golinelli): ottimo! E´ un po´ antipatico alla gente, ma sai ognuno ha il suo carattere, ma io gli voglio molto bene. Diciamoci la verità, un po´ se la tira, però dopo 35 anni è ovvio che “anche la cacca puzza meno”(ride)! Assolutamente, siamo amicissimi con Maurizio, e anzi Vasco deve molto anche a lui, perché soprattutto i primi brani belli li compose lui. Che poi abbia fatto scelte musicali personali e opinabili sono affari suoi, quindi da quel punto di vista non mi riguarda il suo percorso attuale, ognuno è padrone del proprio destino, non sono mica sua madre!
Hai un ricordo particolare di Massimo Riva, lo storico chitarrista, nonché voce della Steve Rogers Band, con cui hai condiviso i palchi insieme anche con Vasco fino alla sua tragica scomparsa nel 1999?
(Claudio Golinelli): no, guarda ripensare a lui, per me un fratello, ogni volta mi addolora. Un aneddoto che ricordo sempre, e che ho raccontato anche a “Red” Ron: quando mi diagnosticarono il tumore al fegato nel febbraio del 2009 e mi diedero al massimo 5 mesi di vita, una notte sognai Massimo. Nel sogno io ridendo gli proponevo di andare a fare i monelli in giro e di andarcela a spassare insieme e lui mi rispondeva “No, non ti voglio!”. Così, finito il sogno, dopo pochi giorni feci degli accertamenti e il cancro risultò scomparso. Basta, questo è l´aneddoto più bello che adoro ricordare. Per me Riva era un fratello, tutto qui.
Puoi parlarci della tua esperienza musicale con Steff Burns (ex Y & T ed Alice Cooper)?
(Claudio Golinelli): bravissimo Steff, ha la mia più totale stima, sia come musicista che come persona! Ma anche con Matt Laug (l´ex batterista di Vasco, nonché di Alice Cooper e Slash), anche lui per me era una cara persona. Pensa che all´ultimo concerto che facemmo insieme a Torino, nel 2008, si mise a piangere: lui aveva già annunciato che sarebbe uscito dalla band di Vasco, e a me da lì a pochi mesi avrebbero diagnosticato quel brutto male. Io non capii e gli chiesi perché piangesse e lui continuava dicendomi che temeva non ci saremmo più rivisti. Invece per fortuna eccomi ancora qui Matt (ride)! Anche con Will Hunt (ex batterista dei Black Label Society e di Tommy Lee, attualmente in forza agli Evanescence) che ha preso il posto di Matt ho veramente un bel rapporto!
Vuoi brevemente illustrarci i tuoi progetti e collaborazioni imminenti e future a cui stai lavorando?
(Claudio Golinelli): no, al momento, come ben sai, a parte Vasco, ho il mio progetto musicale, il “Gallo Team”, e poi vorrei collaborare insieme con Maurizio Vandelli ( ex Equipe 84), a cui sono molto legato da decenni, per me è sempre stato un mito. Pensa che gli dedicai una canzone, “Sei già di un altro”, dell´Equipe84, e volevo fare una cover loro con la mia band (il “Gallo Team”) e girare un video in cui Vandelli compare e fa un po´ di autoironia: è una persona per me veramente speciale. Per il resto non voglio fare altro al momento.
Come è cambiato secondo te l´approccio alla musica e il modo di comporre dai tuoi esordi ad oggi? E soprattutto il rapporto col mercato discografico?
(Claudio Golinelli): rispetto a quando iniziai, alla fine degli anni ´60, le case discografiche oggi non contano più nulla e non rischiano più! Un tempo c´era una ricerca artistica e musicale, e il panorama italiano era pieno di realtà interessanti per l´epoca: i Dik Dik, i Nomadi, i New Trolls, gli Equipe 84, i The Rokes. Oggi invece si punta tutto su molte, forse troppe band, senza ricercare le realtà più interessanti. Io ad esempio ho prodotto tutti i dischi dei “Dear Jack”, a me piace la loro musica, però nel panorama odierno è sempre la stessa identica proposta musicale, e la casa discografica non investe più e non rischia più i soldi per qualcosa di nuovo e più ricercato. Io per il mio disco con i “Gallo Team” sto investendo tantissime energie di tempo e anche economiche, e spero che qualche banca mi dia una mano prima che chiuda, visti i tempi (ride)!
Vista la tua pluridecennale esperienza nel campo musicale italiano, e le molte collaborazioni prestigiose che hai avuto, che ricordo hai in particolar modo di quelle condivise con Gianna Nannini e Franco Battiato?
(Claudio Golinelli): ma guarda io in generale ho sempre lavorato con dei pazzi: Gianna, Celentano, Battiato, Finardi, Vasco, anche se tra tutti proprio quest´ultimo è il più professionale (ride). Franco Battiato è veramente matto, pensa che mi spedì gli spartiti prima di debuttare a Brescia senza fare le prove: io ovviamente, essendo professore di contrabbasso, so leggere la musica. Arrivò dall´aereoporto con in mano un vassoio di dolci siciliani per noi ed esordì dicendo che voleva eseguire un brano nuovo per il concerto di quella sera. Io e il batterista, Melotti, ci mettemmo in macchina a comporre il pezzo nuovo che Battiato voleva fare. E´ veramente fuori di testa! Finardi invece mi invitò ad una sua tournèe, con soli tre giorni di prova: io, non avendo molta memoria, col poco tempo a disposizione, avevo tappezzato tutto il palco con i foglietti su cui avevo trascritto le mie parti. Con Vasco invece facciamo un mese di prove, quindi riesco a ripetere tutto il repertorio senza problemi.
Quali sono i tuoi album preferiti di sempre?
(Claudio Golinelli): adoro tutta la discografia dei Beatles, con cui appunto sono cresciuto. Moltissimo anche i Pink Floyd, gli Stones un po meno ed infine ho una grande passione per gli October Project. Ecco fondamentalmente questi sono gli artisti che hanno composto i miei album preferiti.
Allora Claudio, siamo giunti al termine, grazie infinite per il tempo dedicatoci. Vuoi lasciare un messaggio a tutti i giovani musicisti e ai lettori di VeroRock?
(Claudio Golinelli): grazie a voi per l´occasione concessami, mi ha fatto molto piacere parlare con te, Raffaele, e ripercorrere molte cose che mi ero lasciato alle spalle. A tutti i giovani musicisti il miglior consiglio che posso dare, da professore ma anche da musicista stesso, è di studiare tanto e di non fermarsi alle prime difficoltà che uno incontra. Un saluto a tutti i lettori di VeroRock, ciao, spero di vedervi presto ai miei concerti!